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- di Marcello Crinò -

Continua l’affascinante progetto culturale “Impronta d’autore”, promosso dal Museo Epicentro di Gala con l’Associazione “Barcellona Live” e la testata giornalistica “24live.it”.  Il progetto ha già visto la partecipazione dell’artista e poetessa Salva Mostaccio, dello scultore Salvatore De Pasquale, dell’artista e storico della città Marcello Crinò, del Direttore artistico del Teatro “P. Mandanici” Sergio Maifredi, del critico d’arte Andrea Italiano, del fondatore di Fumettomania Mario Benenati, dell’editore Pierangelo Giambra, del musicista Antonio Vasta, del cantautore Carlo Mercadante, del politico Domenico Nania, della giornalista e scrittrice Francesca Romeo, del poeta e critico letterario Carmelo Aliberti, della poetessa e pittrice Patrizia Donato, del pittore e scultore Filippo Minolfi.

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Sabato 12 agosto 2017, nei giardini dell’Epicentro, è stata la volta del giornalista, scrittore e regista Melo Freni, barcellonese d’origine, che divide la sua vita tra la casa di Roma e la residenza estiva di Marchesana. Nato nel 1934, laureato in giurisprudenza, ha lavorato alla Rai di Palermo per poi approdare al TG1, dove si è occupato del settore cultura. E’ stato inviato in tutto il mondo per seguire importanti eventi culturali, ed ha condotto la rubrica domenicale TG l’una. Ha scritto numerosi romanzi, saggi, ha fatto regie teatrali e cinematografiche.

La serata è stata aperta e chiusa dalle note del pianista jazz Santi Scarcella, un musicista originario di Santa Teresa Riva, con concerti a Roma alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e prossimamente esibizione al Parco della musica di Roma.

Nino Abbate, artefice dell’Epicentro, ha introdotto la serata ringraziando  Pierangelo Giambra, editore dell’ultimo libro di Melo Freni, Il piacere dell’amicizia, graffiti siciliani, oggetto della conversazione con Andrea Italiano. Questo incontro dell’Epicentro infatti è stato, oltre che di assoluto livello (peccato per i tanti “operatori culturali” assenti), anche anomalo nella struttura, per la presenza del musicista e per la conversazione con Italiano, seguita dall’intervista di Flaviana Gullì. Nel corso della conversazione, incalzato da Italiano, Freni ha spiegato il senso di questo libro, una raccolta di articoli su personaggi siciliani già pubblicati sul quotidiano “La Sicilia” di Catania. Frutto anche delle sue frequentazioni con queste figure, da dove emerge, Freni lo ha sottolineato più volte, l’estremo individualismo dei siciliani, l’esasperato egoismo del popolo siciliano. Molti autori siciliani, di assoluto valore, in grado di fotografare la situazione dell’isola sono completamente sconosciuti, una Sicilia che rimane dunque nascosta e alla quale non corrisponde una crescita politica e organizzativa. La cultura e la vita vissuta, ha precisato lo scrittore, in Sicilia sono disgiunte. Avviene quindi la disgregazione sociale, i figli sono incapaci di leggere le favole di Capuana, tanto per fare un esempio; il ruolo dell’intellettuale è di assoluta difficoltà. La letteratura siciliana nel Novecento è stata un faro, basti pensare a Tomasi di Lampedusa, tradotto in tutto il mondo. E’ mancata dunque  la “cultura siciliana”, che si trova ad essere un arcipelago di culture.

Nel corso dell’intervista condotta da Flaviana Gullì, caporedattore di “24live,it”,  Freni ha spiegato quali sono gli ingredienti che permettono ad una persona di lasciare un’impronta nella storia. I risultati, ha spiegato, arrivano per i fatti loro, bisogna però impegnarsi, lavorare con serietà. Alla domanda della Gullì di evidenziare gli aspetti positivi dei siciliani, ha risposto: la sagacia! Il siciliano sa dove vuole arrivare, anche se l’individualismo può essere un ostacolo. La Sicilia è un arcipelago di cose bellissime, ma continua a sognare, gli manca la coscienza politica. Infine si è soffermato sul ruolo delle scrittura: è il “sancta sanctorum” che ci può salvare, la scrittura  deve essere il punto di riferimento fondamentale, per questo bisogna educare i figli al rapporto col libro e con la scrittura.

Per concludere, come da rituale dell’Epicentro, ha lasciato l’impronta della mano destra su una mattonella d’argilla cruda, che dopo la cottura andrà ad aggiungersi a tutte le altre della collezione.

- di Maria teresa Prestigiacomo - 

Taormina. Non poteva esserci migliore location per raccontare l Odissea se non il Teatro Antico greco romano di Taormina ed in particolare con un' attrice straordinaria quale Emma Dante sarà un evento garantito e da non perdere sicuramente.

 

Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, terrà una conferenza stampa domani, lunedì 14 agosto, alle ore 10.30, nella sala consiglio di Palazzo dei Leoni a Messina. Nel corso dell’incontro con i giornalisti, il presidente Ardizzone illustrerà i provvedimenti più significativi riguardanti la città metropolitana di Messina, approvati dall’Ars in questi 5 anni.

 

                        Fabio De Pasquale   Portavoce del Presidente dell'ARS

 

                   

 

ARS: DOMANI A MESSINA CONFERENZA STAMPA DEL PRESIDENTE ARDIZZONE

- di Marcello Crinò -

Il 12 agosto, come ogni anno, si ricorda l’anniversario del bombardamento di Barcellona avvenuto nel 1943 ad opera degli alleati. La città di Barcellona Pozzo di Gotto, oltre a settantaquattro civili morti durante i bombardamenti, e numerosi feriti, pagò un tributo di sangue attraverso centinaia di militari morti nelle due guerre mondiali. I nomi di tutti i caduti, civili e militari, delle due guerre, sono incisi sulle lapidi poste accanto al Monumento ai caduti, purtroppo in parte illeggibili perché sbiaditi dal tempo e senza manutenzione. Si tratta di circa 365 militari morti nel primo conflitto mondiale, e di circa 207 militari morti dal 1935 al 1945, per un totale di circa 572.

Gli alleati, quel 12 agosto del 1943, secondo informazioni errate, cercavano i tedeschi (che non c’erano), ma bombardarono e spararono deliberatamente sui civili innocenti e disarmati, accanendosi soprattutto sul centro di Barcellona. Colpirono anche l’ufficio postale, nei cui pressi cadde il dottor Gaetano Bavastrelli mentre si recava a prestare la sua opera all’ospedale, compiendo

quella che è ricordata da Carmelo Bilardo, nel libro Amo, la mia città (edito dalla Corda Fratres nel 1993), come “una strage inutile”. Le case distrutte, riferisce Nello Cassata nella storia di Barcellona

(vol. III, p. 17, 1982) furono 154, le danneggiate 287, circa duemila sinistrati senza tetto.

Di prima mattina l’Amministrazione comunale ha fatto deporre una corona d’alloro sulla lapide che ricorda il tragico avvenimento, senza la manifestazione pubblica come avveniva fino allo scorso anno, quando un piccolo corteo (di anno in anno sempre più ridotto) dal Municipio raggiungeva il Monumento ai caduti. In un comunicato il sindaco Roberto Materia scrive: “Nella consapevolezza che la memoria, seppur dolorosa, dell’evento mantenga sempre vivo il ricordo dei nostri concittadini e rinnovi l’importante valore dell’amor di Patria e la motivazione al perseguimento della pace e della tolleranza tra gli uomini, l’Amministrazione comunale ha predisposto per il giorno dell’evento un doveroso tributo floreale”.

Questi i nomi dei caduti civili così come riportati sulla lapide: Aliberti Santa, Aliquò Erminia, Aliquò Rosaria, Aliquò Santa, Anastasi Michele, Barresi Margherita, Battista Agata, Dott. Gaetano Bavastrelli, Benedetto Giovanni, Biondo Carmelo, Biondo Francesca e Flavia, Biondo Maria, Brigandì Angelo, Brigandì Giuseppe, Brigandì Salvatore, Brigandì Santo, Bucalo Rosa, Bucolo Tindaro, Bucca Sebastiano, Calabrò Giuseppe di Mariano, Calabrò Giuseppe di Salvatore, Caliri Domenico, Caliri Francesco, Cicciari Domenico, Cipriano Salvatore, Conti Salvatore, Cortese Agnese, Currò Salvatore, Currò Sebastiano, Cutropia Filippo, Cutugno Carlo, Cutugno Francesco, Cutugno Salvatore, Cutullo Sebastiano, D’Amico Carmelo, Di Bartola Angela, Fazio Angela, Genovese Antonio, Genovese Lorenzo, Genovese Santo, Guido Antonino, Iannello Attilio, La Motta Carmelo, Lazzaro Alfredo, Leotta Giuseppina, Longo Giuseppe Garibaldi, Lo Presti Mariano, Mazza Eugenia, Mazzeo Angelo e Fortunato, Mazzeo Giuseppa, Merenda Grazia, Pandolfo Giuseppe, Perdichizzi Giovanni – Giov., Petrella Michele, Pino Sebastiana, Pittari Santo, Presti Francesco e Sebastiano, Rotella Vittorio Emanuele, Scarpaci Caterina, Scollo Paolo, Scopelliti Carmela, Siracusa Vincenzo, Siracusa Vito, Sortino Carlo, Spada Antonino, Trattaro Luigi, Trimboli Antonino, Triolo Nunziato, Trovato Caterina, Trovato Giovanni, Perdichizzi Giovanni – Ant.

- di Marcello Crinò -

Continua senza tregua, anche ad agosto, l’affascinante progetto culturale “Impronta d’autore”, promosso dal Museo Epicentro con l’Associazione “Barcellona Live” e la testata giornalistica “24live.it”.  Il progetto ha già visto la partecipazione dell’artista e poetessa Salva Mostaccio, dello scultore Salvatore De Pasquale, dell’artista e storico della città Marcello Crinò, del Direttore artistico del Teatro “P. Mandanici” Sergio Maifredi, del critico d’arte Andrea Italiano, del fondatore di Fumettomania Mario Benenati, dell’editore Pierangelo Giambra, del musicista Antonio Vasta, del cantautore Carlo Mercadante, del politico Domenico Nania, della giornalista e scrittrice Francesca Romeo, del poeta e critico letterario Carmelo Aliberti. L’impronta è stata lasciata anche da Patrizia Donato, vincitrice della settima edizione del Premio di Poesia Circolare 2017.  

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Mercoledì 9 agosto 2017, nei giardini dell’Epicentro, è stata la volta del pittore e scultore Filippo Minolfi. Dopo i saluti di Nino Abbate, fondatore e anima dell’Epicentro, il quale ha ricordato che Minolfi lo ha incoraggiato all’inizio della sua carriera artistica, la figura dell’artista è stata introdotta dal critico d’arte Andrea Italiano, il quale ha parlato dei suoi incontri con Minolfi, le lunghe discussioni intraprese in questi anni, da quando lo conobbe in occasione di una mostra in un locale barcellonese oggi scomparso, il Caffè tra le righe, dove si conciliava l’intrattenimento e la cultura. Ha parlato della mostra al Palacultura di Messina, poi replicata a Barcellona nel 2012, le difficoltà burocratiche e l’estrema pazienza di Minolfi di fronte a tutte le avversità. Un artista, ha ricordato Italiano, di grande modestia lontana dal clamore, e di assoluta grandezza artistica, partito dal realismo per approdare al surrealismo, il cui uso del colore e del segno può farci parlare di uno “stile minolfiano”.

Flaviana Gullì, caporedattore della testata on-line “24live.it”, prima dell’intervista ha proposto una nota biografica di Minolfi. Nasce nel 1930, frequenta Salvatore Stancanelli, suo compagno di scuola, ed entra, grazie a lui, in contatto con la “fucina” futurista del “Villino Mamertino” di Terme Vigliatore, di proprietà di Guglielmo Jannelli (1895-1950), arredato da Depero, con opere di Balla, Severini, Boccioni e Carrà, e con il Grand Hotel delle Terme dove erano esposte opere di Tosi e Morandi. Questo approccio con la grande arte italiana non poteva non lasciare il segno. Successivamente ebbe contatti con il pittore Nino Leotti (1919-1989), tornato da Roma negli anni Cinquanta, le prime mostre alla Corda Fratres e l’incoraggiamento dello scultore barcellonese Nino Randazzo, vissuto nella prima metà del Novecento.

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Nell’intervista condotta dalla Gullì ha spiegato che certamente lo ha influenzato l’ambiente in cui è cresciuto, e importante è stata la frequentazione, l’ascolto soprattutto, di Guttuso e Migneco, spesso  ospiti di Nino Leotti a Barcellona. Ha ripercorso le fasi della sua vita, dalla laurea in Giurisprudenza al trasferimento a Messina per lavoro, ma senza trascurare i contatti con la città natale. Si è parlato delle sue opere pubbliche a Barcellona, dal Cristo Pantocratore nel catino absidale nella Basilica di San Sebastiano, opera alla quale è legato per l’impegno e le difficoltà tecniche, al Monumento a Sebastiano Genovese, e al dispiacere legato al monumento a Bartolo Cattafi, in piazza Duomo. Nel corso della ristrutturazione della piazza il monumento fu rimosso e mutilato della base in acciaio, parte integrante dell’opera. Per concludere è stata chiesta l’origine delle sue campiture di colore. Ha spiegato che è stato colpito dalla grandi distese dei campi di grano al centro della Sicilia, che riporta nei suoi quadri come mondo della libertà. Infine, su domanda di Flaviana Gullì di cosa consiglierebbe ai giovani che si orientano verso l’arte, ha risposto che i giovani sognano di essere artisti, di essere arrivati, ma per giungere a dei risultati validi devono studiare ed essere umili.

Tra il pubblico era presente anche lo scultore Salvatore De Pasquale, con cui Minolfi, assieme a Nino Leotti, espose le sue opere in una grande mostra alla Corda Fratres nel 1984.

Per concludere, come da rituale dell’Epicentro, ha lasciato l’impronta della mano destra su una mattonella d’argilla cruda, che dopo la cottura andrà ad aggiungersi a tutte le altre della collezione.

- di Marcello Crinò -

La città di Barcellona Pozzo di Gotto (41.632 abitanti) si trova nella costa tirrenica messinese, in una pianura attraversata dal torrente Longano, nei cui pressi, nel 269 a.C., avvenne la Battaglia del Longano tra Gerone II di Siracusa e i Mamertini.

In epoca antica nel territorio esistevano degli insediamenti  sparsi sulle colline. Tra questi riveste  grande interesse storico-archeologico l’insediamento di Monte Sant’Onofrio presso Acquaficara, scoperto dall’architetto Pietro Genovese, messo in luce dalla Soprintendenza negli anni Settanta del XX secolo, e cospicui resti della necropoli costituita da centinaia di tombe a grotticella lungo le pendici del Monte S. Onofrio. Lungo la strada per Castroreale si apre la Grotta Mandra, al cui interno, presenta su una parete delle incisioni con grandi occhi, tipici dell’età del rame (III millennio a. C.). Sulla sovrastante collina si trova una tomba, presumibilmente di epoca bizantina-normanna.

Numerosi villaggi  presenti nel territorio barcellonese, alcuni sin dal Medioevo, hanno dato vita ai due centri di Pozzo di Gotto e Barcellona.

Il monastero basiliano sorto nel 1105 nella frazione collinare di Gala rappresenta l’inizio della storia artistico-architettonica-religiosa di Barcellona Pozzo di Gotto e  uno dei primi interventi  di organizzazione agricola  del territorio.

La costruzione di un pozzo per ragioni agricole, attuata nel 1463 dal messinese  Nicolò Goto, può essere considerato l’atto di nascita del casale di Pozzo di Gotto, che da quel gesto iniziale e dal suo artefice ne trasse il nome.

Nel 1522 Barcellona era una semplice contrada, un caseggiato compreso in parte nell’ex territorio della frazione di Nasari. La costruzione, intorno al 1595, della chiesa di San Sebastiano costituisce la vera e propria nascita di Barcellona. Barcellona e Pozzo di Gotto, separati solo dal torrente Longano, con decreto reale del 1835, entrato in esecuzione l’anno dopo, si fusero costituendo il nuovo Comune, con una popolazione di 20.246 abitanti.

Nel Novecento la città è cresciuta notevolmente, superando nel 2000 i 40.000 abitanti. I primi Piani Regolatori, a partire da  quello del 1927 (non attuato), si occupavano dell’espansione delle aree centrali, escludendo le periferie e le frazioni. Nel 1979 viene approvato il nuovo Piano Regolatore, esteso all’intero territorio comunale; si realizzano numerose opere pubbliche e si costruisce, soprattutto negli anni Settanta, gran parte dell’intero patrimonio edilizio (anche abusivo). L’immagine complessiva della città risulta moderna, con brani di tessuto antico e punteggiata da preesistenze sparse su tutto il territorio.

Il territorio comunale possiede beni culturali e ambientali nei tanti villaggi sparsi sulle colline, ricchi di memorie greche, bizantine, arabe, normanne, medievali, e presenze archeologiche di notevole interesse.

Il centro urbano conserva ancora i vecchi quartieri con antiche case e vecchie strade. I principali palazzi del Settecento e dell’Ottocento, che avevano al piano terra i laboratori artigiani, sorgono soprattutto lungo la storica via Garibaldi. Nel quartiere di San Giovanni e di Sant’Antonino c’erano fino a qualche decennio fa le fabbriche artigianali di botti per il vino; nel quartiere dei “Quartalari” si producevano manufatti di terracotta e mattoni per l'edilizia.

Il patrimonio artistico è rappresentato principalmente dalle chiese. Quella di San Giovanni, dichiarata Monumento Nazionale, è del 1635, con ampliamenti nel 1754; all’interno è tutta affrescata, con gli altari sono riccamente decorati. Sulla via Garibaldi sorge la cinquecentesca chiesa di San Vito, ampliata nel corso del Settecento, oggi adibita ad Auditorium.  Proprio accanto si trova la piccola e preziosa chiesetta delle Anime del Purgatorio, decorata con stucchi barocchi.

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Alla cultura dei monaci basiliani appartengono i resti dell’antichissimo Monastero di Gala (1105); l’importante Tempio di Santa Venera (la Santa secondo una tradizione era originaria di questa zona), il cui nucleo più antico è del periodo bizantino, e la nuova chiesa dei Basiliani, con il settecentesco prospetto in pietra da taglio. Al periodo bizantino è da ascrivere anche la poco nota “Cuba” di Sant’Antonio, una chiesetta fornita di cupoletta emergente dal corpo della costruzione, denominata erroneamente “Torrione saraceno”.

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Il primo convento costruito in città dopo il periodo basiliano è quello del Carmine, della seconda metà del Cinquecento, situato in posizione panoramica su una collina sovrastante l’abitato di Pozzo di Gotto. Il convento di Sant’Antonio di Padova, del 1622, si caratterizza per il suo aggregarsi attorno ad una corte quadrata con portico scandito da colonne in pietra.

La città possiede due chiese madri: a Pozzo di Gotto il Duomo di Santa Maria Assunta (1620, ricostruito nel 1859), a Barcellona la Basilica Minore di San Sebastiano (1936). Quest’ultima custodisce le opere d’arte appartenute al vecchio Duomo demolito negli anni Trenta del Novecento per permettere il prolungamento della via Roma.

In pieno centro storico sorge l’ex Monte di Pietà “Giovanni Spagnolo”, costruito nel 1799 per interessamento del filantropo Giovanni Spagnolo e restaurato nel 1986. Al primo piano si apre un auditorium di circa centocinquanta posti, molto utilizzato per incontri culturali, dove è collocata la collezione di grafica contemporanea “Dall’uno alla serie”, la sala lezioni dell’Università della Terza Età, e la Sala Vetri. Al piano terra si trovano le sedi della Pro Loco e di altre associazioni.

All’angolo tra la via Roma e la via Operai il Villino Liberty, costruito nel 1911, è sede di eventi culturali, così come l’ex Pescheria, ristrutturata nel 2011 con linguaggio architettonico moderno. Nella zona di Sant’Antonio si trova l’ex Centrale del latte, recuperata anch’essa nello stesso anno con  linguaggio moderno.

Nella Villa Primo Levi sorge il nuovo Teatro Mandanici, inaugurato nel 2012, e il Monumento a Sebastiano Genovese, scultura moderna in acciaio di Filippo Minolfi. Poco distante, immerso nel verde, si trova il Monumento ai Caduti, del 1970, opera di concezione moderna progettata dall’architetto Giuseppe Fanfoni con la scultura in bronzo di Giuseppe Mazzullo.

Nell’area della vecchia stazione ferroviaria è stato realizzato il Parco Urbano intitolato al concittadino Maggiore Giuseppe La Rosa, morto in Afganistan nel 2013 durante un attentato. Nel Parco è presente il Seme d’arancia, grande scultura in resina  dell’artista barcellonese Emilio Isgrò  e il Giardino di Proserpina, opera dello scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa.

Nel territorio comunale esistono tre Musei: uno è intitolato allo storico Nello Cassata (realizzato dal figlio magistrato Franco), e conserva oltre 20.000 oggetti antichi; l’altro è il Parco Museo Jalari (realizzato dalla famiglia Pietrini), con case in pietra e botteghe artigiane immerse nel verde riproducenti ambienti d’epoca. Nella frazione di Gala lo scultore Nino Abbate ha aperto il Museo delle mattonelle Epicentro, con un migliaio circa di mattonelle, espressamente realizzate da artisti italiani e stranieri, rappresentative di tutte le correnti e le tendenze dell’arte d’oggi.

La Biblioteca Comunale di via Regina Margherita contiene circa 30.000 volumi, incunaboli e cinquecentine, e un archivio stampa organizzato per soggetti. E’ spesso sede di incontri culturali legati alla valorizzazione della lettura e alla diffusione dei libri. Una sezione dedicata ai ragazzi si trova nell’Oasi di Piazza San Sebastiano.

Completate le località che ospiteranno i gruppi partecipanti alla 46^ Edizione  del  “Gala Internazionale Del Folklore”.

La  46^ Edizione del Gala Internazionale del Folklore  organizzato dal Centro Studi Tradizioni Popolari “Canterini Peloritani” con il patrocinio  dell’Amministrazione Comunale di Messina  con la collaborazione dell’Assessorato Comunale alla Cultura, della Confcommercio di Messina, dell’Università di Messina, della Federazione Italiana Tradizioni Popolari e il CID-UNESCO, si svolgerà a  Messina Piazza Duomo il 11 Agosto 2017

I gruppi partecipanti alla serata di Messina sono:

RUSSIA            -  THE FOLK DANCE ENSEMBLE «KLIMOVCHANKA»,       

COLOMBIA        -  AGRUPACIÓN FOLCLÓRICA" LOS OPITAS"”          

INDIA                -  INDIA WORLD CULTURAL FORUM”                               

ITALIA               -  CANTERINI RIVIERA JONICA MELINO ROMOLO

      Appuntamento alle ore 21.30 in Piazza Duomo a Messina  

- di M.C. - 

Musicisti, operatori turistici, danzatori, registi e attori: giovani e pieni di talento gli stagisti che saranno messi alla prova nell’assistenza alla regia di Sergio Maifredi, direttore artistico del Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto, per la realizzazione dello spettacolo d’apertura della nuova Stagione, “Le parole volano. Festa della lettura pubblica” con Tullio Solenghi, Massimo Wertmuller e Roberto Alinghieri e Rosario Lisma in cartellone il 23 settembre alle ore 21 nel Parco della Villa Primo Levi.

Paolo Cutroni Graziano Molino Fabio Pirrotta

Paolo Cutroni-Graziano Molino- Fabio Pirrotta

I candidati selezionati sono Veronica Giambò e Martina Genovese, entrambe di 23 anni e di Barcellona Pozzo di Gotto, Graziano Molino (26 anni), anch’egli della città del Longano, Fabio Pirrotta (25 anni, di Furnari) e Paolo Cutroni (25 anni, residente a Barcellona ma negli ultimi anni a Roma per motivi di studio). Gli stage sono cinque perché altrettante saranno le postazioni in cui si strutturerà lo spettacolo. 

“Desidero che ciascuno stagista possa seguire una postazione – spiega Sergio Maifredi – e per questa ragione abbiamo deciso di scegliere cinque candidati, e non sei come avevamo immaginato in un primo momento. Ma il curriculum di tutti coloro che si sono presentati è eccellente e non è stato facile fare una selezione. Mi auguro che ci sia presto la possibilità di lavorare anche con chi oggi non è rientrato in questo percorso”.

“Consideriamo di grande importanza aver aperto questa opportunità formativa a giovani caratterizzati da grande creatività e grande voglia di fare”, sottolinea il sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, Roberto Materia. “Si tratta di un’iniziativa che si inserisce appieno nella politica di valorizzazione e promozione delle eccellenze del territorio che è al cuore delle scelte dell’amministrazione. L’anno scorso i percorsi laboratoriali hanno dato  vita a ‘Un canto mediterraneo’, che, dopo il debutto straordinario al ‘Mandanici’, è poi stato selezionato per i palcoscenici dei teatri antichi di Taormina e Catania. Quest’anno le produzioni del nostro Teatro saranno due: una è appunto ‘Le parole volano’, che inaugura l’intera Stagione, e l’altra, in agenda per giorno 5 maggio 2018, è ‘Il canto di Nessuno. ODISSEA secondo l'Orchestra Popolare di Barcellona Pozzo di Gotto’, anche questo un progetto speciale ideato da Sergio Maifredi, con la regia di Mario Incudine e Antonio Vasta maestro concertatore”.

Non per caso, dunque, l’avvio ufficiale degli stage sarà un evento pubblico. Mercoledì 6 settembre alle ore 19 il sindaco Roberto Materia, il dirigente dell’Ufficio Teatro, Lucio Catania, segretario generale del Comune, e il direttore artistico Sergio Maifredi accoglieranno i cinque stagisti nel foyer del “Mandanici” per la firma della convenzione.

I cinque stagisti, intanto, mettono in campo le proprie ragioni. Curiosità, voglia di provarsi, ritorno a quella sala in cui ha svolto un apprendistato come hostess sono le motivazioni di Veronica Giambò, laureata in turismo culturale e già esperta di servizi di animazione e gestione turistica. “In questo stage mi piacerebbe poter mettere in pratica quello che ho potuto apprendere, e, soprattutto, imparare molto”.

“Mi aspetto di scoprire cosa si nasconde dietro al successo di una rappresentazione teatrale”, dice invece Martina Genovese. “Mi auguro che questa nuova esperienza possa avere risvolti positivi anche nella mia formazione da musicista”. Martina ha infatti al suo attivo attività concertistica e la laurea di I livello in pianoforte al Conservatorio Corelli di Messina, e sono vicine la laurea di II livello al Conservatorio e la laurea in Giurisprudenza.

Artistica anche la formazione di Graziano Molino, regista di documentari, corti e videoclip, assistente di produzione per film per il grande schermo, operatore di ripresa e organizzatore di set. “Sono certo – spiega – che questo stage sarà per me un’occasione unica per confrontarmi sia con la struttura del Teatro sia con persone che come me sono appassionate di spettacolo e creatività e hanno tanto da insegnarmi”.

Dal turismo alla musica, dai video alla danza; ballerino e istruttore di ballo, oltre che art director e service per spettacoli, Fabio Pirrotta  ha anche lui le idee molto chiare. “Credo che lo stage possa decisamente ampliare le mie conoscenze e, perché no?, creare le basi per un mio futuro impegno anche nel ruolo dell’assistenza alla regia”.

Dulcis in fundo, un giovane attore di teatro, che ha anche già svolto il ruolo di assistente. Paolo Cutroni è salito sul palco per la regia di Walter Manfré, Isabella Del Bianco e Kira Ialongo, Luigi Siracusa, tra gli altri. E’ stato assistente di Matteo Quinzi e Marika Murri. E’ al terzo anno di specializzazione su selezione al Teatro Azione condotto da Paolo Zuccari e Letizia Russo, e ha conseguito il diploma d’arte drammatica presso la scuola di recitazione “Teatro Azione” di Roma. “L'opportunità di poter collaborare, dopo tre anni di studi fuori dalla mia città, ad una produzione del Teatro Mandanici e l'occasione di affiancare il direttore artistico Sergio Maifredi mi hanno immediatamente spinto ad inviare la mia candidatura”, racconta. “Le parole volano”, aggiunge, “nasce dall’intento dichiarato di avvicinare e coinvolgere il pubblico in una festa della lettura comune e condivisa, intento che mi ha affascinato ed interessato. Sono eccitato dalla possibilità di lavorare al fianco di grandi attori come Tullio Solenghi, Massimo Wertmuller, Roberto Alinghieri e Rosario Lisma, ‘rubando’ quanto più possibile dall'esperienza di Sergio Maifredi”.

Martina Genovese Veronica Giambo

 Martina Genovese-Veronica Giambo