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Articoli filtrati per data: Lunedì, 17 Luglio 2017

 

Prende corpo il progetto di riqualificazione del sito ad opera
del mecenate Antonio Presti, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte.

Dal 27 luglio al 27 settembre i visitatori potranno ammirare
una serie di mostre fotografiche dal titolo “Incantesimo”

TAORMINA - Dopo mezzo secolo di abbandono si spezza finalmente l’Incantesimo alle Rocce di Capo Mazzarò. Il poggio sospeso in una delle baie più belle della Sicilia viene restituito ai cittadini, al popolo e al mondo grazie all’impegno di Antonio Presti: il mecenate siciliano sta guidando infatti il percorso di riqualificazione di questo paradiso perduto, oggi al centro di un progetto di rilancio internazionale attraverso l’arte e l’impegno civile. Uno spazio che rivivrà dunque nel nome del paesaggio e grazie al valore etico ed estetico che ha sempre caratterizzato l’identità di Fiumara d’Arte; giovedì 27 luglio, alle ore 18.30, a sette mesi di distanza dalla firma del comodato d’uso siglato con la Città Metropolitana di Messina, avrà luogo l’apertura ufficiale al pubblico di un sito reso nuovamente fruibile dopo decenni di incuria e degrado.

 Foto 2 Giovanni Pepi min

Le Rocce, consegnate per cinquant’anni al nulla e all’invisibile, alla dimenticanza e all’indolenza, rinasceranno grazie alla luce e alla Bellezza: «Voglio presentare alla collettività la favola di un luogo rimasto intatto nella sua purezza dopo un lungo incantesimo. Questo mondo fatato ha resistito a speculazioni e interessi opachi, ora è il momento che le nuove generazioni siano protagoniste del lieto fine», afferma Antonio Presti. L’apertura sarà solo il primo passo di una lunga serie di iniziative che condurranno alla realizzazione di un complesso artistico-monumentale sull’esempio del museo a cielo aperto strutturato in oltre trent’anni nella Valle dell’Halaesa e dell’Atelier sul Mare di Castel di Tusa. «La nostra vita è un comodato d’uso offerto dall’Universo: l’esistenza non è possesso, ma condivisione. Recuperiamo uno spazio unico, profanato dal disinteresse della politica e dall’avidità di chi avrebbe voluto sfregiarlo - spiega il mecenate - costruiremo attorno al paesaggio un nuovo codice di fruizione: aboliremo la logica del cemento nel pieno rispetto di questo luogo, con le anime tese a quell’orizzonte che si apre davanti agli occhi. La Fondazione sta già lavorando per consentire a questo poggio incantato di dare cittadinanza all’Arte in tutte le sue forme».

Ad accogliere i visitatori - fino al 27 settembre - una serie di mostre fotografiche dal titolo Incantesimo: sotto questa insegna si svilupperanno i percorsi dedicati alla memoria delle Rocce (con progetti originali, studi e immagini d’epoca provenienti dal Fondo Spatrisano; allestimento a cura dell’arch. Francesca Carditello), alla testimonianza della storia della Fondazione Fiumara d’Arte e dell’Atelier sul Mare e infine alla dolce vita degli anni ’60 con le suggestioni di Taormina Cinema (a cura di Ninni Panzera). Il giorno prima, il 26 luglio (ore 19), preludio a Castelmola con un’esposizione firmata dal fotografo Giovanni Pepi, un’ampia ricognizione tra passato e presente dell’ex villaggio turistico di Capo Mazzarò. La mostra, realizzata grazie alla collaborazione del sindaco Orlando Russo e del vicesindaco Eleonora Cacopardo, sarà ospitata per l’intera stagione estiva al Castello di Mola (tutti i giorni dalle 10.30 alle 21) con ingresso gratuito. Tutte le attività promosse sono sostenute dal Consorzio Valle dell’Halaesa e dall’assessorato regionale ai Beni Culturali. 

La conferenza stampa di presentazione dell’intero progetto si terrà giovedì 27 luglio (ore 10.30) alle Rocce; saranno presenti il presidente della Fondazione Fiumara d’Arte Antonio Presti, l’assessore regionale alla Cultura Carlo Vermiglio, i sindaci Renato Accorinti (Città Metropolitana di Messina), Eligio Giardina (Taormina) e Orlando Russo (Castelmola) oltre all’ex commissario straordinario della Provincia Filippo Romano, al presidente del Consorzio Valle dell’Halaesa Giuseppe Franco e al segretario generale di TaoArte Ninni Panzera. Contestualmente sarà anche illustrata la campagna di fundraising che la Fondazione vuole condurre nei prossimi mesi in previsione di un sempre più ampio coinvolgimento del territorio alle sorti di un bene finalmente restituito alla comunità artistica internazionale.

In allegato alcune foto, il comunicato stampa, la storia e il programma degli appuntamenti

La fotogallery completa è disponibile al seguente link: https://we.tl/JN9Bhbeid7

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Assia La Rosa

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Giuseppe Messina -

   La stima che ho per il giovane regista-attore Salvatore Cilona mi ha portato ad accettare di ricoprire la parte dell’imperatore Marco Aurelio nell’opera teatrale “Il Gladiatore”, così come nel settembre dello scorso anno quando è andata in scena all’arena “Michele Stilo” di Barcellona Pozzo di Gotto dove ritornerà il 22 p. v. Non era mia intenzione parlare di me o degli amici che in vesti diverse hanno collaborato per la riuscita del lavoro in due atti, ma credo sia giusto, a questo punto citarli tutti, dallo stesso Cilona che ha vestito i panni del Gladiatore a Rosemary Calderone che ha interpretato Lucilla a Daniele Bisignani che è stato Commodo, ma anche da Vincenzo Cannistrà a Alasi Sawan, Sergio Lupo, Stefano impallomenni, Adriano Russo, Il piccolo Giuseppe Monteleone, Alessandro Monteleone, Mario Lanza, Carmelo Bellinvia, Giuseppe La Malfa, Pasquale Gitto, Faburama Celesaji, Loum Ismaila, Francesca Alesci, le ragazze del “Don Bosco Dance” di Antonella Scolaro, compreso il P. M. S. Servis l’aiuto regista Nino Trapani  e la costumista Francesca Furnari.

In scena a Milazzo

   Da non credere! I componenti l’associazione teatrale “Testugine” hanno fatto i salti mortali per mettere in scena un lavoro teatrale incredibilmente difficile: appunto “Il Gladiatore”, una tragedia ambientata nella Roma antica tratta dall’omonimo film di Ridley Scott, curata e diretta da Salvatore Cilona che ha anche ideato i costumi. Tutto sarebbe andato per il verso giusto se il lavoro non fosse andato in scena al castello di Milazzo, dove nei pressi non esiste un parcheggio per cui ciò scoraggia chi, per vari motivi, non può attraversare mezza città a piedi per arrivare sul posto non essendoci alcun servizio di navetta (Come chiunque può notare più ci si avvicina al castello e più aumentano i divieti di sosta, e non pochi dicono che ciò serva all’Amministrazione Comunale per fare cassa con le multe che gli avventori trovano sul parabrezza delle proprie auto). Come se ciò non bastasse, gli organizzatori questa attività culturale-artistica al castello suddetto, hanno constatato le imposte condizioni che lasciamo valutare a chi legge: pagare al Comune un contributo di 200 euro per un giorno più il 10% sull’incasso, spese S. I. A. E.,procurare estintori, fare arrivare al castello non più di 150 sedie, servis luci ed audio etc. etc. etc. facendo grossolanamente i conti c’è da considerare che 150 biglietti a 7 euro ciascuno portano 1050 euro, togliendo le spese e le percentuali per il Comune, praticamente chi affronta sacrifici, organizza e spende è destinato a fare un lavoro gratis, sempre ammettendo che ci siano i 150 spettatori paganti, che non è il nostro caso. A questo punto l’Amministrazione Comunale dovrebbe spiegare in che modo spende i finanziamenti destinati alla cultura, se poi il “Mastio” del castello è infestato di erbacce e rovi (che in certi punti abbiamo dovuto attrezzarci per toglierli) e alla fine dello spettacolo teatrale, gli spettatori sono costretti ad illuminarsi il buio percorso con i telefonini per non inciampare tra l’acciottolato che dal castello conduce fuori le sue mura. La verità è che, probabilmente, gli Amministratori sono persone che non hanno l’idea di che cosa sia la cultura, sono come chi possiede una Ferrari e non sa neppure come si mette in moto. Noi ci consoliamo sapendo di aver fatto il nostro dovere di operatori culturali e lo continueremo a fare proprio per amore di questa bistrattata materia ostacolata spesso da chi dovrebbe agevolarne il passo. Crediamo dovrebbe essere doveroso, specie da parte di chi rappresenta le pubbliche istituzioni, pensare che l’arte, la cultura sono i componenti di un’industria pulita che permette la crescita della società dal momento che la civiltà di un paese si misura dal suo livello culturale. Per quanto riguarda Milazzo è personale convincimento che i suoi amministratori non agevolino la divulgazione della cultura mettendo gratuitamente i propri locali a disposizione di chi onora la città, come fanno tanti altri comuni, ma crei ostacoli se non difficoltà anche economiche oltre che burocratiche.

Pubblicato in Comunicati stampa

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