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Articoli filtrati per data: Martedì, 28 Agosto 2018

 - di M. C. -

Un nuovo prestigioso riconoscimento è stato conquistato dai “Piccoli Cantori” di Barcellona Pozzo di Gotto ma questa volta la competizione ha superato i confini nazionali mettendo a confronto cori provenienti da diversi continenti.

A conclusione del Concorso Polifonico Internazionale “Guido d’Arezzo”, giunto alla 66a edizione, i coristi barcellonesi hanno ottenutoil primo premio nella categoria “Voci bianche”: un risultato storico, considerato che tale premio, non assegnato dal 2010, torna ad insignire un coro italiano dopo ben 23 anni.

A sancire il successo ottenuto dai piccoli coristi si è aggiunto anche il 3° premio nella Categoria 2 (programma sacro). In questo ambito “I Piccoli Cantori”si sono confrontati con ben 7 cori di adulti, alcuni dei quali di altissimo livello.

Il concorso si è svolto alla presenza di una qualificata giuria internazionale formata dal presidente Walter Marzilli (Italia), da Peter Broadbent (Gran Bretagna), Burak Onur Erdem (Turchia), Jasenka Ostojić Radiković (Croazia), Gancho Ganchev (Bulgaria), Alexander M. Schweitzer (Germania) e Paolo Da Col (Italia) e di un pubblico competente di addetti ai lavori. Tra gli ospiti infatti erano presentii rappresentanti dei Concorsi Internazionali di Tours, (Francia) Varna (Bulgaria) e Maribor (Slovenia), i direttori artistici dei festival di Taipei e Tokyo, direttori di coro, compositori e cantanti di fama internazionale che hanno apprezzato ripetutamente le qualità tecniche, vocali e interpretative dei Piccoli Cantori, considerati coro rivelazione di questa edizione.

Il concorso è stato un susseguirsi di emozioni: il concerto inaugurale nella splendida Basilica di S. Francesco, le impegnative esibizioni delle categorie sacro e profano e, soprattutto, l’ammissione dei Piccoli Cantori, unico coro italiano, al Gran Premio Città di Arezzo insieme al MarymountSecondary School Choir (Hong Kong – Cina), Akademski Pevski Zbor Maribor (Maribor – Slovenia)e University of the Philippines Singing Ambassador (Quezon City – Filippine), vincitore del Gran Premio Città di Arezzo.

“Incredulità, gioia, emozioni indimenticabili – sottolinea il direttore Salvina Miano. Al di là dei risultati, il concorso ha rappresentato un’indelebile esperienza formativa: ha offerto ai coristi l’opportunità di confrontarsi con cori di altissimo livello apprezzandone il valore e condividendoreciprocamente questa importante tappa. Ancora una volta la musica ha azzerato le differenze etniche, generazionali e culturali, ed il Teatro Petrarca di Arezzo, sede storica del concorso, gremito in ogni ordine di posti, è diventato la cornice di una vera e propria festa corale”.

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Tutto questo è stato possibile anche grazie a chi ha sostenuto il coro: i genitori innanzitutto, tutti i coristi dell’Associazione, le aziende, gli esercenti e i professionisti, le associazioni, l’amministrazione comunale, le parrocchie e i tanti che hanno aderito alla campagna di sponsorizzazione “Regala un Km al coro”. La diretta streaming è stata seguita con grande entusiasmo e ha offerto a tutti la possibilità di seguire le varie fasi della manifestazione; un affetto che è stato confermato dall’altissimo numero di interazioni ricevute sui social network.

Protagonistidi questo straordinario risultato sono 33 coristi dagli 8 ai 15 anni di età, accompagnati magistralmente al pianoforte da Dario Pino: Adele Arcoraci, Benedetta Barbalace, Vincenzo Barbalace, Giulia Benvenga, Sofia Biondo, Sofia Bonavita, Carola Buttino, Domenico Calabrò, Elena Crifò, Giulio Crisafulli, Sara Dainotti, Aida D’Amico, Magda D’Amico, Alessandro Genovese, Lorenzo Genovese, Alice Gentile, Enrico Gentile, Marta Gentile, Dora La Spada, Sara La Spada, Sara Mangano, Elisa Mazzeo, Anna Milone, Piero Molino, Anita Munafò, Chiara Perdichizzi, Irene Perdichizzi, Giulia Rappazzo, Sofia Rappazzo, Ivana Recupero, Carlo Spinella, Matteo Maria Trifilò, Emma Valenti.

“Ai miei piccoli grandi cantori – conclude Salvina Miano – i più sinceri ringraziamenti per aver affrontato con serietà e diligenza una prova tanto impegnativa che ha consentito di mettere in luce il loro talento ma soprattutto la loro determinazione. Tuttavia non dimentico che il mio lavoro è sempre stato supportato dalla collaborazione dei genitori, di Santi Castellano e Dario Pino, del Consiglio direttivo dell’Associazione presieduto da Salvatore Perdichizzi, tutti costantemente coinvolti sia negli aspetti pratici e organizzativi che in quelli didattici. Sono certa che questo risultato costituirà anche per i coristi più piccoli dell’Associazione un forte incentivo alla loro crescita e offrirà opportunità coinvolgenti e stimolanti”.

Pubblicato in Comunicati stampa

- Di Giuseppe Messina -

   SI sente ancora l’eco delle manifestazioni organizzate, come ogni anno, da 22 anni dal “Movimento per la Divulgazione Culturale” il 7 e l’8 luglio scorso per onorare i compianti Pippo Labisi poeta-storico-dialettologo e Pippo Fava scrittore-giornalista-drammaturgo e, poi, il 12 ancora una serata in onore del cantautore, ex musicista dei “Pandemonium” Antonio Labate.

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   Adesso, a sorpresa, una serata di alta intensità umana e culturale, voluta dall’attrice Rosemary Calderone dedicata ai padroni di quella casa, nella zona marina di Barcellona Pozzo di Gotto, nel cui giardino hanno luogo gli eventi culturali estivi ovvero a mia moglie ed a me, nel 40° anniversario del nostro matrimonio, per cui non finiremo mai di ringraziare tutti quelli che si sono prodigati per la riuscita nonché tutti gli amici intervenuti.

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   “Magnifica serata ieri sera per i 40 anni di matrimonio del prof. Giuseppe Messina e la sua consorte. Magnifico evento in cui ho avuto modo di esibirmi con "IL TORMENTO DI PENELOPE" opera scritta dallo stesso maestro MESSINA... Grazie Maestro per avermi permesso di realizzare questo mio sogno interpretando Penelope e Grazie a tutti i presenti”.

   Così si esprime l’attrice Rosemary Calderone in un post sulla sua pag. Facebook dopo la serata in cui ha trionfato per la bella interpretazione di una Penelope assediata dai proci e tormentata nell’attesa del ritorno di Odisseo da Troia dopo venti anni.

   Sono stati diversi i commenti favorevoli che hanno sottolineato il valore culturale del sorprendente evento del 27 agosto u. s. che, come tanti hanno detto, dovrebbe girare nelle scuole dal momento che si tratta di un monologo intenso che percorre tutto il tragitto che porta dal motivo dell’inizio della guerra di Troia fino alla vigilia del ritorno di Odisseo a Itaca; un’opera che metaforicamente ci ricorda come il dramma della guerra è sempre uguale e pesa enormemente sui più deboli ed indifesi.

LAURA

   Potrei astenermi, ma mi piace raccontare come a volte le cose nate per caso, quando sono fatte con grande sentimento e professionalità , possono generare un momento di alta cultura:

   Conosco ormai da tempo l’attrice Rosemary Calderone ed ho potuto constatare che non si tratta soltanto di un’avvenente ragazza. Tutt’altro. Non sembra vero, ma il suo straordinario talento si manifesta appena entra in scena, grazie al suo portamento ed alla sua voce impostata oltre alla bellezza. Non per niente allieva della scuola teatrale del grande Giancarlo Giannini. L’ho conosciuta per caso grazie ad un altro talentuoso elemento ovvero il giovane attore regista Salvatore Cilona al tempo in cui preparavamo l’opera teatrale “Il Gladiatore” in cui mi è toccato interpretare il ruolo dell’imperatore Marco Aurelio mentre Rosemary interpretava Augusta Lucilla, la figlia. La nostra è diventata una vera amicizia con protagonista un rapporto di grande stima. Grazie a questo nostro rapporto, il 4 di agosto u. s. sono andato ad ascoltarla in occasione della sua esibizione alla “Notte della Cultura” a Santa Lucia del Mela in cui s’è fatta apprezzare dal pubblico per avere interpretato alcuni monologhi tratti da importanti opere teatrali e cinematografiche. Fu proprio in quella occasione che mi confidò il suo antico desiderio di interpretare un monologo nel ruolo di Penelope e mi chiese che glielo scrivessi. Avendo già trattato l’argomento che mi ha portato, qualche anno fa, a pubblicare un poemetto proprio dal titolo “Penelope”, accettai e così appena avuto nelle mani il mio monologo “Il tormento di Penelope” si è buttata nella lettura. Qualche giorno dopo mi ha contattato per comunicarmi che gli era piaciuto e che l’avrebbe voluto mettere in scena. L’occasione si è presentata: lo scorso 27 giorno del 40° anniversario del mio matrimonio, e lei ha pensato bene di fare un omaggio a mia moglie e a me. Devo confessare che non mi aspettavo tanta caparbietà, infatti, nonostante abbia potuto fare due prove soltanto, è riuscita in ciò che soltanto chi è dotato di grande talento può fare. Praticamente ha incantato la platea, tutta gente di gusto raffinato che l’ha ripagata con scroscianti applausi.

   Una serata come alcuni hanno detto: trascorsa con la grande arte. Ciò grazie anche alla straordinaria flautista Laura Paone, studiosa di musica antica e docente di flauto traverso al conservatorio musicale Arcangelo Corelli di Messina, che ha curato la scelta delle musiche ed ha eseguito brani di Claude Achille Debussy, il compositore francese vissuto tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento.

Pubblicato in Comunicati stampa

Alessandro Fumia -

Nell’attuale città di Messina si continuano a ricordare fra i personaggi illustri della sua toponomastica, dei veri assassini fatti passare per eroi nazionali. L’esempio potrebbe mettere in evidenza quello che provocò Nino Bixio presso la città di Bronte, recentemente fatto oggetto del recupero di materiale d’archivio, che inchioda alle sue responsabilità uno dei maggiori soldati garibaldini, scesi in Sicilia sotto le insegne di un’Italia che era ancora da divenire, sovvertendo l’ordine pubblico di una nazione, la Sicilia, allora attraversata da orde di predoni divenuti più tardi eroi da ricordare.

640px Giuseppe Garibaldi 1861

Fra questi campioni non sfugge neppure il generalissimo, Peppiniello il nizzardo, meglio conosciuto col suo nome di battesimo Giuseppe Garibaldi. L’eroe dei due mondi fu ricordato dalle cronache liberali del tempo, come un trionfatore nella campagna di Sicilia, giudicato eroe per sentimento condiviso e per tale motivo innalzato nell’olimpo dei grandi uomini nazionali o nazionalizzati. Chi penetra in quell’antro, assume sopra di se tutte le più ampie virtù morali e materiali. Pertanto Garibaldi diventerà il prototipo dell’eccellenza fatta sistema, trovando negli storici che ne recuperano le opere e le insegne, il modello comportamentale da ribadire alla simbologia italica di quei tempi. Un modello non può assumere sopra di se, tutte le eccellenti qualità umane previste nel catalogo degli eroi di stato. Garibaldi col passare dei decenni e dei secoli, diventerà un prototipo positivo di personalità da ricordare e benedire nel suffragio nazionale. Eppure, Messina non ricorda, o non ha mai conosciuto, alcune marachelle commesse da questo campione fra i campioni, e noi messinesi ancora oggi, ne celebriamo le insegne ponendolo nel principale teatro viario cittadino. Sarebbe ora di recuperare queste nuove sul conto di uno spregevole stratega, e di un pseudo soldato. Basterebbe ricordare ad esempio, cos’era per Garibaldi l’onore militare, e quanto questo fosse ben presente nei suoi modi di soldato. A suggerirci la strada per raggiungere un episodio non certo eroico da lui commesso, bisogna risalire a uno scritto dell’ammiraglio piemontese Persano, uno dei suoi più cari estimatori e amici. In quell'occasione però, la stima di Persano vacillò, perché a mutare il suo giudizio furono le frasi sibilline pronunciate dall’eroe dei due mondi. Eccovene uno stralcio.

“…Lo trovai molto alterato col comandante del Tuckery, luogotenente di vascello Liparacchi, perchè non si era condotto sotto il cannone del castello di Milazzo come eragli stato ordinato, a mitragliare le truppe che, battute, vi correvano a scampo. Né ai suoi occhi lo scusa l'essersi sfondato uno dei cilindri della macchina, mentre manovrava per approssimarsi al lido. Parla di farlo fucilare sommariamente”. [Diario privato politico militare, dell'ammiraglio C. di Persano, p. 85].

In soldoni ecco il passaggio cruciale: Garibaldi s'inalbera contro un suo ufficiale perché non spara sopra i soldati napoletani che si arrendevano in quel di Milazzo, svelando un suo lato sanguinario. Soprattutto questo suo comportamento mette in luce il sentimento altre volte rivelato, che l’onore di un soldato in guerra, o durante uno scontro cruento, avrebbe dovuto armare il suo animo, vietando di sparare addosso a soldati che si arrendevano al suo esercito. Ma Peppiniello il nizzardo se ne infischiava dell’onore militare e replicava come meglio capitava, stizzito dal criterio che in guerra non si doveva adempiere a sentimenti troppo civili, da ripetere nelle occasioni   suffraganee del suo fare in campo di battaglia. Nello stesso frangente storico, Garibaldi superava se stesso per crudeltà replicando in atrocità il suo comportamento, contro coloro che non la pensavano come lui.

“…Ti ringrazio della tua, e ho scritto ti mandino la Lombardia. Certo è curioso che col disordine delle truppe di Garibaldi si possa far tanto. Quindi maggior merito nel condottiero. Se è vero ciò che si legge nei giornali, gli abitanti di Melazzo avrebbero preso parte molto viva nella difesa, e che una trentina ne sarebbero stati fucilati dopo la resa. Come sai, io non fo il sentimentale fuori tempo, ma sempre cerco la giustizia; e in questo caso trovo che si sarebbe andati un pò alla spagnuola. In guerra d'indipendenza, chi aiutasse così lo straniero ci sarebbe da vedere e discutere: ma qui è guerra per forma politica, e fra italiani! E se cominciamo a far fucilare chi desiderasse una forma politica che non piace a noi, si può arrivare presto alla ghigliottina. Firmato Persano”. [Diario privato politico militare, dell'ammiraglio C. di Persano, p. 98].

La storia insegna, che la verità presto o tardi ritorna alla ribalta. Garibaldi canaglia? Garibaldi bandito? Garibaldi furfante? Un po’ tutto come un po’ al contrario. Per quella Italia un mercenario poteva assurgere al grado di eroe praticando il ruolo di boia. Se vi pare oltraggioso il mio pensiero, vi invito a leggervi la cronaca riportata da due giornali certamente non di parte borbonica sui fatti di Milazzo dove a cadere furono siciliani, o meglio messinesi che combattevano dalla parte sbagliata contrapposti al generalissimo.

“…tradotto dal «The Examiner. n° 2739, Saturday, July 28, 1860» … GENOVA Il 26 luglio è arrivata la notizia che i garibaldini hanno subito gravi perdite nel scontro nei pressi di Melazzo. Si afferma che Garibaldi stesso fu ferito ai piedi. Garibaldi aveva ordinato di fucilare diversi abitanti di Melazzo per aver combattuto contro di lui. Appena il signor Depretis arriva al campo, Garibaldi lo investirà dell'autorità dittatoriale”.

Notizia riportata dalle testate italiane che fanno eco ai fatti cruenti della battaglia di Milazzo dove i garibaldini trovarono una resistenza mai sperimentata in nessun luogo di Sicilia.

“Un dispaccio da Genova del 26 luglio reca che gravi son le perdite dei garibaldini nella presa di Milazzo. Parecchi abitanti di Milazzo gittarono sui garibaldini dalle finestre olio ed acqua bollente. I carabinieri genovesi soffersero grandemente. Presa la piazza Garibaldi fece fucilare 39 Milazzasi e birri. [Il vero amico del popolo. Anno XII, n° 86. Roma, 31 luglio 1860   p. 2]

Tutto fu lecito anche l’omicidio di cittadini milazzesi, purché si raggiungesse l’obiettivo prefissatosi dal governo subentrante. Come ci si sarebbe arrivati era irrilevante. In guerra ogni mezzo è lecito; ma sta proprio qui il problema. Il regno delle due Sicilie non era in guerra con nessuno degli stati italiani di quel tempo. E l’eroe dei due mondi diede il meglio di se e i suoi «garibaldini» posero in mostra quanta determinazione e quanta ferocia erano in grado di esprimere sul «campo di battaglia», per dimostrare quale destino si stava ritagliando sopra le teste di quegli italiani.

“Nino Bixio, Nella tornata del 10 seguitò a narrare come realmente i Siciliani non si fossero battuti. Dopo la vittoria di Milazzo Garibaldi aveva 15,000 uomini, di cui 6000 Veneti, 5000 Lombardi, come Lombardi erano tutti quei della prima spedizione, eccetto qualche Genovese e qualche Napoletano; 1000 Toscani e 3000 Siciliani. Parla d'un equipaggio svedese che allora naufragò, e i naviganti vennero trucidati per derubarli: ha visto egli stesso mangiarsi cadaveri, cavandone il cuore. Se non vi fossero stati i comitati di Genova e di Torino, (dic'egli) Garibaldi sarebbesi trovato davanti a Messina con 3000 uomini appena. [Dall'Enciclopedia popolare italiana volume II. p. 48,].

Un capo e i suoi subalterni passati dalla stampa dell’epoca come modello e come esempio da seguire e ricordare. Noi che siamo i discendenti dei trucidati, degli ammazzati senza motivo, dei derubati per destino cosa facciamo oggi? Gli dedichiamo la principale arteria di Messina. Certo questa toponomastica è relativamente vetusta. Per fortuna, dal coro, una voce ha preso posizione e rinnova il sentimento di onestà e di onore dei nostri padri. La civiltà ci impone di perseguire memorie degne di una comunità evoluta pertanto, se un consigliere, Salvatore Sorbello, adombra la possibilità di rinominare la strada Garibaldi ponendola sotto le insegne della nostra Vergine Assunta, si dovrebbe incominciare nella nostra Messina, a rivedere dal passato quegli esempi positivi che non inficiano l’onore di questa comunità. Perché le generazioni future potrebbero disperdersi confuse da atteggiamenti ingiustificabili agli occhi delle nostre tradizioni storiche, quando a motivare le reciproche azioni v’è l’ignoranza, che motiva le azioni. Quando invece l’ignoranza è rimossa, perdurare sulle medesime posizioni è diabolico. Messina deve ricordare il meglio del suo passato, dedicando il suo corredo urbano a esempi positivi. Rimanere abbarbicati alle insegne di un assassino, pur se giudicato dalla storia padre di questa nazione, non significa che i discendenti d’essa comunità, devono ancora camminare nell’errore. Messina ha sì pagato prezzo altissimo di sangue per contribuire a formare questo paese; ciò nonostante, bisognerà lavare parte di quel sangue innocente versato dai nostri bisnonni, raggirati da promesse che il tempo ha rivelato fallaci e incerte, almeno per la nostra città, del tutto o in parte raggirata sulle posizioni previste da una costituente, che è rimasta democratica a parole e sulla carta assente. Messina non può rimanere ferma sulle sue posizioni del passato quando la storia prepotentemente ne presenta il conto.

“Frattanto il Garibaldi mena innanzi la sua opera: dipoi Palermo cade in sue mani Messina, e si torna alle uccisioni: il dittatore tranquillo ordina di fucilare i prigionieri disarmati, e ciò per dare un salutevole esempio, e preparare la libertà dei voti Siciliani. E questi sono gli atti che acquistano al Garibaldi il titolo di Liberatore dell'Italia, e il sostegno morale della libera Inghilterra!” [Félix Dupanloup, La sovranitá del Pontefice secondo il diritto cattolico e il diritto europeo p. 5]

Mentre un’altra fonte non meno aggiornata rilancia la traccia di un dispaccio telegrafico assegnato al mano del console svizzero: «Nel settembre del 1865 un giornale triestino rilanciava la notizia riferita alle cronache di Felix Dupanloup cinque anni prima, che presso Torre Faro furono fucilati dal pro dittatore Garibaldi 40 popolani ostinati».

Garibaldi eroe, mica tanto. In quel tempo in cui assume il comando, ponendosi sotto le insegne della dittatura, emette tutta una serie di proclami confusionari, che gettarono scompiglio nelle comunità siciliane che ne subivano a suffragio l’amministrazione. Dal primo momento che volle deferire chi potesse salire sul carro dei vincitori, gareggiando con i suoi tigrotti, detto alla Salgari, trovò la necessità di evitare che altri personaggi si potessero infiltrare nelle sue gloriose fila. Ma dopo un primo momento d’imbarazzo, allor quando furono ammazzati innocenti ritenuti rei, fu costretto a replicare con un ulteriore proclama che se non avesse dato delle conseguenze tragiche, potremmo annoverarle fra le battute di un moderno comico.

“Prefettura di Polizia dispone: Art. 1, Tutti quelli che portano l'uniforme e non appartengono alle truppe del Dittatore, saranno arrestati e fucilati provvisoriamente. Art. 2, E' proibito ancora d'indossare l'uniforme dei galeotti, che per la quasi eguaglianza di colore, può equivocarsi con l'altra uniforme. Art. 3, La polizia è incaricata dell'arresto e dell'esecuzione capitale provvisoria. [Napoli 12 settembre 1860, anno I, n° 53. I Tuoni, giornale quotidiano]”.

Infatti, era accaduto che i galeotti fatti uscire a mena dito dalle patrie galere, indossanti la relativa uniforme di detenzione di color rosso con brache di tela bardate di grigio, non fossero più distinguibili dai garibaldini vestiti allo stesso modo. Pertanto chi può dire che nel campo di battaglia combatterono le due brigate lombarde piuttosto che i galeotti siciliani? Sta di fatto che la ferocia messa in campo li accomunava come fratelli, e per tanto non potendo discernere fra i due gruppi quale fosse più assassino degli altri, divennero eroi tutti quanti. Noi celebriamo nelle nostre strade questa gente, comandata da un capo che per taluni adepti, ha dimostrato di saperli comandare, immedesimandosi con essi e per ironia di sventura, viene ancora annoverato padre della patria legittimandolo in luoghi pubblici a futura memoria. Messina come tante realtà civiche italiane rinnovano questo esempio. Oggi sarebbe arrivato il tempo di smacchiare questa macchia che tutti ci insudicia. Per quanto mi riguarda, trovo il progetto del consigliere Salvatore Sorbello di dedicare l’attuale corso Garibaldi alla Madonna Assunta ricevibile nei tempi e nei modi previsti dalle leggi vigenti; invitando i nuovi oppositori a dimostrarsi innanzitutto messinesi prima ancora che italiani. Le loro esigenze commerciali rispettabilissime possono essere comunque ovviate, con una dose di buona volontà. Insistere a mantenere il «Brand Garibaldi» come atto distintivo, non credo che alla lunga porterà vantaggi commerciali, man mano che la verità storica prenderà piede fra le nostre comunità.

                                                                                                          

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