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Altolia

di Michele Cappotto

Altitudine: 282 m s.l.m.

Come arrivare: il villaggio è distante circa 16 km. dalla città e 5 km. dalla Strada Statale 114 Orientale Sicula, altezza bivio di Giampilieri Marina.
Servizio bus e navetta 


Prefissi:  tel. 090  - c.a.p. 98143
Numeri utili: Ufficio Postale - Via Luogogrande tel: 090847325
                      Comunità di S.Egidio - ACAP - Piazza Duomo n.32 Tel. 090663042
                      Chiesa Cristiana Evangelica - Via Ponte

Etimologia: il termine potrebbe riferirsi ad un “luogo lontano dal mare”

Abitanti: altoliesi (601 unità nel 2002)

Patrono: S. Biagio (festa ultima domenica di luglio)

Territorio e risorse: Altolia è una frazione collinare della I Circoscrizione (la più a sud) del Comune di Messina. Molto diffusi nel suo territorio sono i castagneti, gli agrumeti, i vigneti e gli uliveti che rappresentano la principale fonte di reddito.

Cenni storici :Il villaggio si è probabilmente sviluppato al tempo delle incursioni saracene, che tra il IX secolo e il X secolo, devastarono la costa e costrinsero le popolazioni rivierasche a cercare rifugio sulle alte colline, fondando nuovi insediamenti o andando ad ingrossare quelli già esistenti. L’impianto urbano formatosi, ad oggi rimasto immutato, fu una ragnatela intrecciata di vicoli stretti, scalette, balconcini, ed angusti ingressi dove una porta guarda verso l’ altra.
Sotto la dominazione araba si ebbe un notevole sviluppo agricolo con l’impianto di nuove colture, come quella degli agrumi e soprattutto quella del gelso. Quest’ultima diede impulso alla manifattura artigianale della seta, che di ottima qualità, fu esportata in Italia ed in Europa, sino a quando l’avvento delle fibre sintetiche (più economiche) e l’eruzione vulcanica dello Stromboli, le cui ceneri portate dal vento causarono la morte dei bachi, determinarono la cessazione dell’attività con gravissime conseguenze economiche e sociali per l’intera zona. Agli Arabi seguì la dominazione normanna, con i Chiaromonte (XII secolo). Durante la rivolta antispagnola del 1674-78, le case e le contrade della vallata vennero ripetutamente saccheggiati ed incendiati, ora dagli Spagnoli e ora dai Francesi. Nel 1678, alla fine della rivolta, le terre della vallata compresa Altolia, furono confiscate e pose in vendita. Esse furono acquistate da don Placido Ruffo principe di Scaletta e della Floresta che divenne così “Barone di Artalìa, Molino e Giampilieri”. I vari terremoti succedutisi a Messina nel 1783, 1854 e 1908 non danneggiarono particolarmente il paese, tranne il crollo del soffitto ligneo della chiesa Madre. Dal 1918 iniziò il fenomeno dell'emigrazione che impoverì il paese di giovani determinandone una lenta decadenza. Nel 1940 fu costruita la strada provinciale che da Giampilieri Marina porta fino al villaggio, in sostituzione della vecchia e limitata mulattiera.
Il 1 ottobre del 2009 una disastrosa alluvione e frana ha colpito Altolia insieme ai vicini borghi di Molino e Giampilieri provocando la distruzione di vite umane, case, infrastrutture, autoveicoli, strade, negozi: tutto travolto ed inghiottito dal fango. Altolia è rimasto isolato per due giorni, raggiungibile solo con gli elicotteri. Ancora oggi il dolore, lo sgomento e l’incredulità sono presenti nell’animo della popolazione che attende con grande speranza e dignità di poter ritornare a vivere nelle loro case la loro semplice ed onesta quotidianità.

Da visitare: La Chiesa di S.Maria del Tindari, molto antica,era originariamente ad una sola navata. Restaurata una prima volta nel '500, fu in gran parte ristrutturata nel 1841 quando si realizzarono le due navate laterali, fu allungata di cinque metri quella centrale, fu rifatto il pavimento e furono edificate la sacrestia e il campanile. Anche la facciata subì una elegante trasformazione di abbellimento in stile barocco.
In occasione del terremoto del 1908 la chiesa rimase danneggiata nel suo magnifico soffitto ligneo, di epoca cinquecentesca. In questa chiesa si trovano numerose opere d'arte, tra cui la statua marmorea di S. Caterina d'Alessandria della bottega deli Gagini, con alla base bassorilievi raffiguranti scene del martirio della Santa; la statua lignea della Madonna di Portosalvo; quella di analoga fattura dell’Ecce Homo, firmata Filippo Calicci (1772); una tavola della Natività di Gesù, opera di Alfonso Franco (1466-1533); la tela del Martirio di S. Caterina d'Alessandria, realizzata da Carlo Minaldi nel 1829, e quella di S. Andrea Apostolo, datata 1743. Pregevoli sono pure le tele raffiguranti la  “Deposizione dalla Croce” e “S. Giovanni Battista” entrambe di Michele Panebianco (1806-1883) e la tavola della “Madonna col Bambino” (1782). Da ammirare, infine, una sontuosa sedia pontificale in legno dorato di stile barocco, alcuni preziosi pezzi di argenteria, tra cui un secchiello secentesco di Sebastiano Juvarra e una croce astile di autore ignoto, datata 1696.

Ultima modifica il Sabato, 08 Ottobre 2016 20:22
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