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Vero e immaginario tra Sicilia e Calabria di Giuseppe Rando presentato al Museo Etnoantropologico di Castanea- Messina

-di Maria Teresa Prestigiacomo -

Intervistiamo il prof Giuseppe Rando dell’Università degli Studi di Messina, scrittore raffinato, in occasione della presentazione del suo libro, da parte della giornalista Patrizia Danze’, al Museo Etnoantropologico di Castanea, diretto dal dr Gerbasi.

Qual è l'obiettivo che intende perseguire questo suo libro?

In questo volume, tento un primo sondaggio di due fondamentali percorsi della letteratura meridionale tra Sicilia e Calabria: quello propriamente realistico (più conosciuto) e quello fantastico, che variamente si allineano, si alternano, s’intrecciano in opere significative di alcuni grandi scrittori delle due regioni, da sempre affratellate, ma qui, per la prima volta, accomunate nel solco della tradizione verghiana.

Quale capitolo desidera segnalare ai suoi lettori?

Nella prima parte (In Sicilia), ritengo sia particolarmente interessante il denso capitolo su Edoardo Giacomo Boner, un novelliere messinese, morto prematuramente nel terremoto del 1908, che ha onorato la città con la sua attività letteraria, tentando una difficile conciliazione tra il Verismo-Positivismo di Verga e le insorgenze dello Spiritualismo rinascente di fine secolo.

Cosa rileva, in particolare, nelle Novelle di Boner?

Esamino, una ad una, le novelle delle due raccolte (Racconti Peloritani e Sul Bosforo d’Italia) di Boner, sottolineandone il vigore stilistico ed evidenziando, del pari, la notevole perizia demo-antropologica dello scrittore, che recupera, nelle sue novelle, testi significativi della cultura popolare messinese (preghiere, proverbi, poesie, filastrocche).

“Oltre la barriera del naturalismo” ci incuriosisce: ce ne può parlare?

Costituisce la prima, approfondita analisi tematica, strutturale e stilistica delle due raccolte di novelle, decisamente antiveriste ed elettivamente dannunziane, di un altro grande messinese dell’Otto-Novecento, Giovanni Alfredo Cesareo: le libertine Avventure eroiche e galanti e le affascinanti Leggende e fantasie, che rappresentano il primo, vasto repertorio di leggende messinesi (da quella di Colapesce a quella della perduta città di Risa), redatto da uno scrittore messinese.

Non poteva mancare, certamente Camilleri che, ancora più attira il grande pubblico?

Si, infatti: il capitolo successivo è dedicato alla «trilogia fantastica» di Camilleri (Maruzza Musumeci, Il casellante e Il sonaglio), che illustra, nei modi seducenti della fiaba popolare, episodi salienti della storia e della cultura contemporanea: dalle nefandezze del fascismo al recupero della democrazia (grazie all’intervento in guerra dell’America e alla resistenza degli uomini liberi), alla rinascita della vita, insieme con la democrazia, nelle contrade siciliane, alla liberazione sessuale.

Riscontriamo, nel suo libro, anche un’ esaustiva indagine critica del bel romanzo verghiano-sciasciano di Bongiovanni?

Certamente, segue, quindi, nel mio libro, la prima, esaustiva, credo, indagine critica (con una interpretazione psicologica e storica di grande fascino) del bel romanzo verghiano-sciasciano del giovane scrittore messinese Giorgio Bongiovanni, Acqua tinta, imbastito attorno alla storia settecentesca della palermitana “vecchia dell’aceto”, che tiene alta la bandiera della letteratura nella disattenta città dello Stretto, affrontando, con le armi della mimesi linguistica e del discorso indiretto libero, temi di portata universale, come il rapporto tra bene e male, tra responsabilità personale e condizionamento ambientale, tra rivoluzione e tradizione.

Lei ha anche trattato la tematica della poetessa delle Case Basse ?

Si, è vero. La prima parte del volume si chiude con un denso saggio sulla produzione dialettale, in prosa e in versi, di Maria Costa, cuntastorie e puetadu mari, nata e vissuta nelle “Case Basse” di Paradiso, che ha esaltato con la sua poesia i valori eterni dell’onesta gente di mare messinese.

Ci parli della seconda parte del libro, professore

La seconda parte del libro (In Calabria) è un variopinto diorama della letteratura calabrese dell’Otto-Novecento: individuo, dapprima, la giusta posizione storico-letteraria dei Racconti calabresi di Nicola Misasi (tra Romanticismo e Verismo)

Nota della scrivente: il professore Rando offre, quindi, compiute analisi stilistiche delle opere del primo Alvaro (documentando soprattutto la genesi giornalistica e l’elaborazione di Gente in Aspromonte); indaga, poi, in termini nuovi, sul rapporto tra mafia e letteratura in Calabria da Padula ad Alvaro; coglie, di seguito, elementi di continuità tra le opere del primo e le opere dell’ultimo Saverio Strati; evidenzia, infine, per primo, dati comuni e differenze specifiche tra Horcynus Orca del siciliano D’Arrigo e L’ultima erranza del calabrese Occhiato, due grandi scrittori del Novecento, che hanno colto e rappresentato, nei loro romanzi, l’anima - realistica e fantastica - dello Stretto. Un libro da non perdere per chi ama le radici dello Stretto e intenda cogliere l’anima del luogo attraverso questi scrittori che non hanno conseguito oro ed allori come tanti altri ma non per questo siano meno pregnanti di contenuti e messaggi e metafore le loro opere-

Dove nasce Giuseppe Rando per scrivere, con tanto amore, degli scrittori dello Stretto?

Mi si lasci dire che vengo dalle barche del Faro, dal mondo dei valori concreti della gente di mare, dalla vita semplice e sudata dei pescatori, che forse il senso del dovere l’hanno acquisito– per secolare frequentazione - nel patrimonio genetico, e a me, insieme con altri … difetti, l’hanno geneticamente trasmesso. Sia come sia, non mi è mai pesato il lavoro – cioè lo studio, la ricerca, la scrittura, la pubblicazione di articoli, saggi, libri – come se la voglia di fare fosse, appunto, cosa naturale, genetica.

Non ho nominato la pratica dell’insegnamento tra le attività lavorative, perché, di fatto, non ho mai considerato un lavoro – men che mai un lavoro pesante – la (pure intensissima) attività didattica che ho svolto per un quarantennio, senza concedermi mai un giorno di riposo, di licenza, di congedo che sia: sconosco peraltro, del tutto, le delizie del cosiddetto anno sabatico. È che trasmettere le mie conoscenze agli studenti, coinvolgerli nella ricerca, portarli almeno alle soglie del mondo meraviglioso della letteratura, evidenziando parimenti la dimensione formativa dei testi letterari e l’incanto insostituibile del bello poetico, è stato sempre per me un piacere.

Come ritiene sia stata la sua vita?

Certo, non ho «attraversato la vita in carrozza», ma non mi stanco di ricordare ai giovani che, in una democrazia, sia pure «incompiuta» come la nostra, si può vincere (o non perdere), senza sgomitare e senza servire.

Cosa rappresenta per lei la didattica e la ricerca scientifica?

Voglio sottolineare che la didattica e la ricerca scientifica hanno sempre costituito, per me, un binomio inscindibile: il dialogo che intesso con i testi letterari, evitando ogni forma di impressionismo e curando, col supporto della storia e della filologia, di non violarne la personalità, prosegue, con identici intendimenti, nel corso delle lezioni frontali con gli alunni, che non ho mai considerato sacchi vuoti da riempire o clienti da imbonire, ma persone da rispettare ed aiutare, casomai, a crescere.

Certo, pur seguendo la lezione di molti maestricartacei, ho avuto la fortuna – o l’ardimento – di sottrarmi al “tutorato” di chicchessia, godendo sempre della più ampia libertà di ricerca, senza la quale non si ottengono, com’è noto, risultati duraturi a livello scientifico. Quanto dire che ho sempre contestato, e contesto, di fatto, con la mia vita, oltre che con il mio modo di intendere e praticare l’attività didattica e scientifica, una visione rozza e mistificatoria dell’Università come potere, privilegio, apparenza, rifiutandone decisamente tutte le lusinghe e pagandone, talora, di persona, l’inevitabile scotto.

Ci congediamo arricchiti, sicuramente, attraverso questa conversazione con il prof Giuseppe Rando…e per chi volesse acquistare una copia del libro?

Potrà farlo, telefonando al direttore del Museo etnoantropologico di Castanea dr Gerbasi tel 3927650307: su ogni copia venduta, sarà devoluta buona parte per opere di charity.

La scheda del libro? Autore G. RANDO, Vero e immaginario tra Sicilia e Calabria (da Verga a Occhiato), Pellegrini, Cosenza 2014.

 

Ultima modifica il Martedì, 24 Gennaio 2017 17:44
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