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Il comunicatore: umile cercatore di vita, mai arrogante dominatore della stessa.- Celebrata a Messina la solennità di San Francesco di Sales Patrono dei Giornalisti

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- di Rachele Gerace -

Comunicazione e Misericordia: un incontro fecondo è il titolo del messaggio che il Santo Padre Francesco ha scritto in occasione della cinquantesima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Un tema interessante e di necessaria riflessione sul quale anche i giornalisti messinesi si sono soffermati, sabato 23 gennaio, in un incontro/confronto con Monsignor Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale e attualmente amministratore apostolico dell’Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela e il vice capo redattore della Gazzetta del Sud e Direttore dell’emittente televisiva Rtp, Lucio D’Amico.

La fecondità di questo rapporto, si basa su una questione relazionale: la comunicazione, che ormai identifica i media come “luoghi da abitare”, non può trascurare gli attori principali di questa realtà, che sono le persone. “La comunicazione - afferma Bergoglio - ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione, arricchendo così la società […] L’incontro tra la comunicazione e la misericordia è fecondo nella misura in cui genera una prossimità che si prende cura, conforta, guarisce, accompagna”.

Una verità necessaria, questa, non solo per il comunicatore di fede cattolica, ma anche per chi svolge la professione giornalistica o si occupa di comunicazione, sulla quale si sofferma in maniera incisiva Monsignor Raspanti. “La società - ha detto - si basa sulla fiducia come elemento relazionale. La diffusione di notizie inesatte o lesive della dignità umana favorisce la decrescita del senso critico e quindi il fallimento dell’informazione”.

Questo - oggi più che mai, con l’avvento dei social media - risulta evidente se si considera che ogni testata segue un preciso filone editoriale, quasi sempre legato all’ideologia del singolo. In merito a questo, il Vescovo acese sostiene che è necessario “suscitare maggiore consapevolezza sull’uso di questi mezzi, soprattutto nelle giovani generazioni, cercando di riappropriarsi del codice deontologico”.

Un messaggio forte, dunque quello del Santo Padre, che interpella non solo gli uomini di chiesa, ma tutti i laici, gli addetti ai lavori in ambito comunicativo, pur nella difficoltà di “calarlo nella realtà dei fatti”, ha detto il giornalista Lucio D’Amico. “Le parole possono uccidere o dare sollievo, fluendo in maniera quasi schizofrenica poiché, tra miliardi che passano senza lasciar traccia, ve ne sono altrettante che pesano come macigni e possono cambiare la vita di una persona, di una famiglia o di un’intera società”.

Chi fa giornalismo, oggi, si trova a fare i conti con una tempistica necessariamente veloce e questo induce spesso a trascurare il valore delle parole usate e l’approccio che si ha con esse nel fare notizia: “Le parole - ha proseguito il giornalista - sono calate in un ambito in cui ci si trova a fare i conti con i concetti di fede e misericordia anche chi non è vicino alla fede”.

Compassione, dunque, ma anche veemenza, quando serve, poiché la notizia deve mettere in crisi: D’Amico ha voluto menzionare l’immagine evangelica di un Cristo che si è posto con forza dinanzi ai malfattori scacciandoli dal tempio, riferendosi all’esigenza che la Chiesa sia presente nella vita delle società concretamente e con fermezza, così come la stampa abbia il coraggio e la dignità di accogliere sempre le istanze che vengono da tutti gli ambiti, anche quelli meno “prossimi” a noi.

Nel richiamare infine, i rapporti della Chiesa con la mafia, nella misura in cui comunicare la misericordia diventa ponte indispensabile tra la giustizia terrena e quella divina, Monsignor Raspanti ha ammesso che la Chiesa ha il limite umano di autodifesa oltre a un’arretratezza comunicativa, per cui è necessario imparare una trasmissione degli atti di governo e di vita pastorale in ambito comunicativo al passo coi tempi.

L’incontro, realizzato con l’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali in collaborazione con l’Ordine Professionale dei Giornalisti di Sicilia, è stato l’occasione propizia per “avvicinare, in un confronto garbato e costruttivo la realtà ecclesiastica locale con il mondo giornalistico”, ha dichiarato la giornalista Gisella Cicciò, consigliera dell’Ordine e responsabile della formazione professionale continua per Messina.

 

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