Ricordiamo a dieci anni dalla sua scomparsa, il prof. Giuseppe Cavarra, Peppino per gli amici. Un Uomo di grande cultura, un grande amico della nostra Associazione Culturale, generoso e sempre disponibile. -
L'Associazione Culturale Messinaweb.eu mai ti dimenticherà.
Nato a Lìmina il 7 agosto 1933, vive tra Messina e Nizza di Sicilia. Conseguita la maturità classica, ha frequentato l’Università degli Studi di Messina, dove con Giorgio Petrocchi si è laureato in letteratura italiana con una tesi su Iacopone da Todi. Ha iniziato la sua carriera di insegnante in Umbria; rientrato in Sicilia, ha insegnato nelle scuole messinesi fino al 1991, anno del suo collocamento a riposo. Si occupa dei dialetti e della cultura che ne è espressione fin dagli anni universitari, durante i quali ha cominciato a svolgere ricerche sotto la guida di Oronzo Parlangeli.
Quanto alle sue collaborazioni, suoi interventi e recensioni appaiono su periodici di varie località e riviste specializzate. Tra i periodici “La Gazzetta del Sud” e “Centonove” di Messina, “La Sicilia” di Catania, il “Giornale di Sicilia” di Palermo; tra le riviste “Pagine dal Sud” e “Annali del Centro di studi “F. Rossitto”” di Ragusa, “La Nuova Tribuna Letteraria” di Padova, “Ethnos” di Siracusa e “Stilos” di Catania.
Cavarra ha fondato a Limina il Premio di poesia dialettale “Bizzeffi”, di cui sono state celebrate sette edizioni. Ha fondato e diretto “Il Puntale”, periodico di cultura liminese, spentosi al secondo numero per ragioni indipendenti dalla sua volontà.
Figura tra i fondatori dell’Associazione Culturale “Pagnocco”, istituita a Messina nel 2004; è direttore scientifico della rassegna quadrimestrale di cultura e informazione “Pagnocco” ed è presidente della commissione giudicatrice del Concorso Letterario Nazionale “Messana”, riservato alla poesia edita e inedita sia in lingua che in dialetto.
Attualmente dirige per le Edizioni E.D.A.S. la collana di poesia e prosa contemporanea “Abralia”.
Da anni svolge attività di ricerca nel settore delle feste tradizionali insieme con Francesco Coglitore. La collaborazione ha prodotto i seguenti video: Il santo che corre (uno spaccato della festa di S. Filippo d’Agira a Limina); I viaggi (interpretazione di un momento di intensa spiritualità nell’ambito della festa dedicata a Fiumedinisi alla SS. Annunziata: il rito della processione penitenziale che si svolge la vigilia); U Quatrittu (ragguaglio su un particolare rito che si svolge annualmente a Saponara); U Muzzuni (articolato resoconto di un rito penitenziale che si svolge annualmente ad Alcara Li Fusi); I Giudei e i Babbaluti (immagini di due riti che si svolgono sui Nebrodi nel periodo pasquale: quello dei “Giudei” a S. Fratello e quello dei “Babbaluti” a S. Marco di Alunzio); La Lucia (una sacra rappresentazione sul martirio della santa siracusana a Savoca).
I suoi testi teatrali sono inediti tranne Il popolo e la storia e Arghennakron.
Un lungo sodalizio con Mario Rizzo all’interno del Gruppo di Ricerca “Argeno” – con sede a Nizza di Sicilia (ME) – ha fruttato lavori più volte presentati nei teatri e nelle piazze della Sicilia e all’estero: Arghennakron, All’anta, Sparramentu, Le sette strade, Fataciumi, Notte Santa, Passio, Al di là del mare, Lo Stretto questa gabbia.
La sua collaborazione con l’etnomusicologo Orazio Corsaro ha prodotto un recital, Donna in Sicilia, e un’opera lirica, Colapesce.
Dal 1984 scrive versi in lingua e in dialetto. La sua poesia in dialetto ha radici: autobiografiche ” […] diciamo subito che l’esito fondamentale della poesia dialettale di Cavarra- e per questo tutto peculiare e, per altro verso, perfino esemplare – è quello di un’ispirazione che riesce a saldare contenuti di tradizione popolaresca e forme lessicalmente demotiche ma sintatticamente ed eideticamente evolute; ovvero, invertendo l’ordine dei fattori il cui rapporto non cambia, a manipolare temi, anche mitologici, dunque dotti, e affidarli ad esiti letterariamente moderni in virtù della loro contemporaneizzazione e simultanea dialettizzazione. C’è di più: c’è che tanto più spicca tale risultato lirico, quanto più si pensa alla distanza tra materie a volte di antica leggendarietà e vasta letterarietà ed esiti formali affidati a un dialetto attinto da un’area ristretta come quella di Limina, suo paese d’origine” (Pietro Mazzamuto, Prefazione a Sdullìu, in corso di stampa); psicologiche: “Un mondo (quello di Cavarra) che sembra così lontano ed estraneo alla sequenza del vivere storico e così indifferente alle preoccupazioni quotidiane che non siano legate al difficile rapporto con gli elementi, un mondo nel quale solo l’ulivo, nume metafisico, diventa mirabile simbolo della resistenza a tutte le avversità” (Manlio Cortelazzo, Presentazione a Fantàsimi); “una scelta – la sua – non mistificante né tantomeno sperimentale o provocatoria, una scelta che si definisce consustanzialmente alla sua visione, che è soprattutto interiore… Una scrittura che non deriva dai sapienti criteri della strategia del bilinguismo, non soffre degli inevitabili attriti tra linguaggio nativo e linguaggio acquisito, non fa ricorso ai lessici asettici degli etnografi e dei dialettologi, perché la lingua di Cavarra c’era e c’è ancora, ma soprattutto c’è nella coscienza e nella memoria del suo dittatore, che l’ha vissuta e continua a viverla, vale a dire a foggiarla ininterrottamente dentro di sé, a modellarla secondo i suoi ritmi interiori” (Cosimo Cucinotta, Prefazione a Vamparizzi); – culturali: “Deve essere disperata la situazione d’un poeta che alla perdita del codice, alla moltiplicazione incontrollata dei canali, alle sovversioni del senso e dell’indifferenza, in una parola alla distruzione, al resoconto della distruzione (dello sdirregnu, proprio), non può contrapporre il resoconto di una creazione. E certo di lui, di un siffatto poeta (del buon poeta dialettale tout court, e forse anche di quello in lingua), parlano spesso questi versi: di lui, e dell’impassibilità e della crudeltà (per loro conto, poi, nella fattispecie, tanto verghiane) che venano la storia (la Storia)” (Sebastiano Grasso, Prefazione a Sdirregnu).
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SAGGISTICA
Hanno scritto di lui:
Giuseppe Amoroso, Salvatore Arcidiacono, Francesco Bonardelli, Vincenzo Bonaventura, Angela Caffo, Sebastiano Calabrò, Salvatore Camilleri, Manlio Cortelazzo, Anna Crisafulli Sartori, Cosimo Cucinotta, Patrizia Danzè, Sergio Di Giacomo, Salvatore Di Marco, Benedetto Di Pietro, Corrado Di Pietro, Carmelo Duro, Luigi Ferlazzo Natoli, Domenico Franciò, Andrea Genovese, Gigi Giacobbe, Rino Giacone, Giovanna Giordano, Mario Grasso, Sebastiano Grasso, Andrea Guastella, Giuseppe Iannello, Felice Irrera, Santi Lo Giudice, Franco Loi, Giovanni Lombardo, Anna Maimone, Marcello Mento, Pietro Mazzamuto, Giuseppe Miligi, Sergio Palumbo, Tino Parisi, Angela Pipitò, Antonio Piromalli, Pino Prestia, Giuseppe Puglisi, Gerhard Rohlfs, Sebastiano Saglimbeni, Emanuele Schembari, Santi Spadaro, Sergio Spadaro, Angelo Sterrantino, Nicola Terranova, Salvatore Tramontana, Salvatore C. Trovato, Javier Vidal
- Rosario Fodale -