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Sabato, 20 Luglio 2019 11:32

PER ANDREA CAMILLERI

Numerosi e strameritati gli elogi tributati dagli uomini liberi ad Andrea Camlleri. Scontate le "negligenze" di giornalisti e intellettuali fascistoidi nei confronti di uno scrittore che si è sempre dichiarato comunista, che ha sempre combattuto a viso aperto tutte le battaglie della Sinistra (per la libertà, la giustizia sociale, la dignità umana) e che ha condannato, senza mezzi termini, il neofascismo subdolo di Salvini e dei suoi accoliti.

Vorrei solo aggiungere che il suo Montalbano è il prototipo del siciliano finalmente immune dal tarlo del pirandellismo (deprecato dallo stesso Pirandello) e dalle insidie del relativismo (a cui non sempre sfuggiva Sciascia): deciso nello svelamento del male (sociale e/o individuale) e risoluto nel perseguire il bene; solare, diretto, ironico quanto basta; il primo siciliano della letteratura che sa mangiare e amare, senza piangersi addosso.

In realtà. Camilleri è, a mio giudizio (ne ho scritto in "Vero e immaginario tra Sicilia e Calabria", Editore Pellegrini, Cosenza 2014), lo scrittore italiano che, autonomamente, ha inaugurato in letteratura il Nuovo Realismo teorizzato da Maurizio Ferraris e altri: la realtà esiste, è reale (non sempre una mistificazione ideologica del pensiero dominante) e vuole essere svelata, a dispetto del Relativismo che, da strumento di conoscenza e di liberazione (in Leopardi, Pirandello, Nietzsche, Heidegger, Vattimo), è diventato oggi un comodo alibi per i potenti e gli ignoranti.
Non per nulla i gialli di Camilleri si concludono sempre con la scoperta del colpevole (non sono "ambigui" come quelli - pure bellissimi - di Sciascia) e i suoi romanzi storici aggiungono sempre tasselli di verità e di vita vissuta alle nostre conoscenze.
In questo quadro, meglio si coglie l'alta valenza della mescidazione lingua-dialetto nell' opera narrativa del grande siciliano. Ma di ciò un'altra volta. Casomai.

Prof. Giuseppe Rando

Ordinario di Letteratura Italiana

Critico letterario

Pubblicato in Angolo di Giuseppe Rando

Giuseppe RANDO

Due fatti colpiscono immediatamente e simultaneamente il lettore de I leoni di Sicilia di Stefania Auci: I) l’assoluto realismo della narrazione; II) l’estrema leggibilità del testo. Ed è pure prevedibile che qualche raffinatissimo collega storca il naso di fronte a un linguaggio del tutto immune da «ardui» sperimentalismi lessicali e di fronte al racconto fluido di eventi, magari drammatici, ma estranei a certe tortuosità tipiche della letteratura novecentesca. Può anche darsi che, con questi chiari di luna, il romanzo della Auci venga considerato «un’opera retro», un “passo indietro” rispetto agli alti (davvero) traguardi darrighiani, consoliani e camilleriani della narrativa nostrana, per restare in Sicilia.

Tutto può capitare, in questa strana fase della cultura e della critica italiana, ma non v’ha dubbio che I) I leoni di Sicilia sia un bel romanzo; che II) Stefania Auci possieda la dote fondamentale per chi voglia raccontare storie, cioè l’affabulazione; e che III) l’affabulazione sia molto probabilmente innata, come riteneva Moravia: c’è chi ne è dotato e chi no.

Il romanzo della Auci conferma, intanto, la vitalità del romanzo storico, come «componimento misto di storia e d’invenzione» (Manzoni), ma anche come romanzo tout court, che è ancora «giovane» da noi (si è affermato, in Italia a partire dall’Ottocento – laddove in Europa aveva conquistato le vette dell’arte e della popolarità già nel Seicento – ed è, quindi, mobile, non grammaticalizzato, suscettibile di modifiche), sempre secondo Moravia.

Sono dati storici del racconto: a) quelli costituiti dall’albero genealogico della famiglia Florio (1723- 1868), opportunamente pubblicato in appendice; b) quelli deducibili dalla documentazione delle imprese commerciali dei Florio stessi, offerta soprattutto dal saggio magistrale di Orazio Cancila, dentro il quadro complessivo della storia dell’Italia meridionale (dal terremoto del 1783, alla Repubblica Napoletana del 1799, alla Costituzione del 1812, ai moti antiborbonici e alla Costituzione del 1848, all’impresa dei Mille, all’Unità d’Italia e ai primi anni dello stato unitario), le cui tappe fondamentali sono puntualmente ricostruite ad inizio di ognuna delle sette sezioni del romanzo, tra il Prologo e l’Epilogo.

L’invenzione è, per converso, evidente nella magistrale ricostruzione della vita sentimentale dei Florio (deducibile, in primis, dalle date dei matrimoni e delle nascite dei figli), e nello scandaglio psicologico della loro – congenita, parrebbe – «testardaggine», cioè del loro impellente e totalizzante bisogno di riscatto da un passato di povertà, dietro la spinta di una sorta di religione laica (imprenditoriale) del fare, del guadagnare, dell’investire, del crescere economicamente e socialmente: dalla casa di Pietraliscia a Bagnara, insomma, alla Villa dell’Olivuzza, «la futura reggia dei Florio», a Palermo.

Epperò, I leoni di Sicilia sono un ampio romanzo a focalizzazione zero, narrato (in terza persona) da un narratore onnisciente che non disdegna di «regredire» perfino al livello mentale di un bambino, il piccolo Ignazio, ricostruendone i pensieri («Ignazio pensa che non esista donna più bella di sua madre. Nemmeno madmuasel Brigitte, con la sua r strana e i suoi capelli biondi», p. 315). Romanzo acceso da forti passioni (la voglia divorante del successo economico-sociale, l’amore, la morte) e attraversato da una notevole tensione narrativa che si alimenta con un sapiente uso della prolessi («Fino al giorno in cui sarà Giulia a tenere la mano di Vincenzo e lui avrà il coraggio di dirle quanto l’ha amata pur senza dirglielo», p. 290), dell’analessi («Era stato allora che suo zio si era reso conto che il nipote non sapeva nuotare – che vergogna, lui, figlio di mariani – e aveva deciso d’insegnarglielo», p. 313)e dello stile indiretto libero («Lei li voleva un marito e dei figli, ma, se avesse saputo che il matrimonio era questo, se ne sarebbe scappata per le montagne», p. 54), nonché modulato secondo un ampio, fluviale andamento narrativo in cui si alternano, quasi musicalmente, fasi idilliache (poche) e fasi tragiche (una dei vertici tragici del racconto è nella narrazione della morte di Paolo, alle pp. 95-99) della vita dei Florio. Romanzo del tutto estraneo, et pour cause, a certi contorcimenti tematici e stilistici che aduggiano, purtroppo, molta narrativa contemporanea. Romanzo luminoso, dispiegato perlopiù in superficie e tuttavia capace di scandagliare negli abissi più riposti del cuore, ma sempre dentro un salutare bagno di realtà: le pagine sono sempre fitte di avvenimenti, di pensieri e di sentimenti. Romanzo leggibilissimo, come dicevamo, in cui la lingua mediana della conversazione è arricchita da limpidi innesti in dialetto calabrese e siciliano («Campa tu e cu mori, mori», p 50) e da fulminee notazioni di stile novecentesco, cioè allusive, simboliche, antirealistiche («Lo scoramento passa dall’uno all’altro, li avvolge, si accomoda tra il petto e la gola», p. 40), proprie di un autore implicito che mostra dimestichezza anche con la lingua dotta (della poesia ermetica e postermetica).

Ma I leoni di Sicilia sono anche un « romanzo famigliare», sulla scia di Verga, di De Roberto, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, e forsanche di Thomas Mann, nonché «romanzo di formazione» (Bildungsroman) centrato sul forte legame della madre (mediterranea) con i figli maschi e sulla mitologia maschilista del capofamiglia (ved. p. 375).

Non sorprende, quindi, che la narrazione assuma talora l’allure del «romanzo esistenziale», così battezzato da Moravia sulla scorta di Dostoievskji: la vita vi appare leopardianamente insidiata dal dolore e dalla coscienza del limite della condition humaine, tanto che i Florio, pur vincendo quasi tutte le loro battaglie, sono sempre tormentati da ansie, rinunce, cadute, sconfitte, tutte registrate fedelmente, all’insegna della oggettività narrativa, da un autore implicito che non concede nulla all’enfasi, alla retorica, alla partigianeria.

Non c’è dubbio, tuttavia, che il tema dominante del romanzo auciano sia quello amoroso: le facce tipiche dell’amore (quello sognato, quello vissuto, quello rimpianto) vi sono egregiamente rappresentate. Si alternano, difatti, tra le pagine, come in un’ariosa sinfonia, l’amore giovanile, sognato e non realizzato, di Paolo e Isabella; l’amore inespresso, soffocato di Giuseppina, moglie di Polo, per Ignazio, suo cognato; l’amore passionale, totale di Vincenzo e di Giulia; l’amore di convenienza di Ignazio, figlio di Vincenzo, per Giovanna d’Ondes. Ne deriva, peraltro, una sorta di romanzo dell’incomunicabilità: quella che si insinua, per i più svariati motivi, nei rapporti umani, inibendo il dialogo costruttivo non solo tra Paolo e Giuseppina, ma anche tra le sorelle (Angelina e Giuseppina) e il fratello Ignazio, figli di Vincenzo, nonché tra Vincenzo stesso e il cugino Raffaele, e infine tra Ignazio e la sua prima ragazza di Marsiglia. Vincenzo e Giulia si sottraggono, in parte, a tale peste: novelli Adamo ed Eva, comunicano con i corpi, col sesso, e solo alla fine, oramai vecchi, forse si capiscono.

Tra i personaggi femminili spicca, certamente, Giulia, figlia di un imprenditore milanese, una delle più vere, intense, figure di donna di tutta la narrativa contemporanea: dapprima, amante coraggiosa, indomita di Vincenzo, quindi madre di Angelina, di Giuseppina, di Ignazio, e finalmente moglie di Vincenzo stesso (dopo la nascita del sospirato maschio), contro i pregiudizi della suocera Giuseppina, della società maschilista, dello stesso Vincenzo. I fremiti della sensualità femminile – registrati esplicitamente dall’autrice – e la determinazione a restare legata al suo uomo, fanno di Giulia una femminista ante tempus (a lei l’Auci affida peraltro il messaggio progressista dei liberali dell’epoca, cultori dell’Unità nazionale, contro le resipiscenze neoborbomiche del marito).

Giuseppina Saffioti, la madre di Vincenzo, nata a vissuta a Bagnara (il suo ricordo di Bagnara, unito al rimpianto, attraversa orizzontalmente e verticalmente il romanzo), fino a quando il marito Paolo non decide di trasferirsi a Palermo, si porta dentro tutti i pregiudizi, nonché la passività, la sofferenza, ma anche l’atroce onestà che contrassegnarono le donne del meridione d’Italia nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento.

Sicché Giuseppina e Giulia si configurano, nel romanzo, come due figure femminili emblematiche di due culture diverse, se non antitetiche: quella milanese e quella calabro siciliana dell’Ottocento. E va detto che raramente – dietro un aggettivo o una nuance stilistica – sfugge al narratore implicito, celato dietro il velo dell’oggettività narrativa, un giudizio di plauso o di condanna per l’una o per l’altra.

E tuttavia I leoni di Sicilia sono anche, implicitamente, un romanzo di denuncia sociale: contro lo strapotere dei nobili, contro il parassitismo-indifferenza di troppi siciliani (di ieri di oggi, parrebbe) e contro il maschilismo dominante in tutti gli stati della società.

C’è, in conclusione, un romanzo vero e pregno di fatti reali (senza fughe nell’irrealtà), e c’è una narratrice che, documentandosi, è riuscita a tradurre sulla pagina, in forma narrativa, la sua visione del mondo, probabilmente imperniata sulla consapevolezza della dura lotta per la vita, della lotta dei sessi, della prevaricazione maschile nella società e della disumanità del potere. What else?

Stefania AUCI, I leoni di Sicilia. La saga dei Florio (Editrice Nord, Padova 2019, pp.437, € 18,00)

Pubblicato in Angolo di Giuseppe Rando

- La redazione - 

Lunedì u. s., si è svolto, a Bagnara, nella piazzuola antistante la Biblioteca Comunale, un incontro della cittadinanza con Stefania AUCI, autrice del fortunato romanzo, “I leoni di Sicilia”.

La scrittrice è stata presentata, a più voci, dalla prof.ssa Roberta Macri, dalla direttrice della Biblioteca Comunale e dalla presidentessa dell’Associazione “Insieme per riaprire la città” (che ha organizzato l’incontro in collaborazione con la Biblioteca Comunale, con il Laboratorio musicale “La Saletta”, con l’Associazione Caravella).

Pippo Rando

-Prof.Giuseppe Rando -

Hanno dialogato con l’autrice il professore Giuseppe Rando, ordinario di letteratura italiana e critico letterario, che ha illustrato sinteticamente il romanzo, evidenziandone i pregi stilistici e contenutistici, e il giornalista Domenico Nunnari, che ha ricostruito efficacemente la genesi del libro, proponendo quindi all’amministrazione comunale di intitolare ai Florio una via della città e di concedere la cittadinanza onoraria a Stefania Auci, È intervenuto il Sindaco di Bagnara, che ha accolto con entusiasmo la duplice proposta di Nunnari. Tutta Bagnara è convenuta, affollando la piazzola e partecipando attivamente al dibattito, con cui si è conclusa la manifestazione.

Il meridione, per crescere ha bisogno anche di questi eventi.

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Gennaro Galdi -

Bruxelles. Diana Marschall protagonista a Bruxelles di una mostra personale a Maison Sensi nella via rue de la regence presentata dal critico prof.ssa Maria Teresa Prestigiacomo .Marschall con le sue eccellenti opere protagonista la pittrice ed il mare.

Bruxelles.La capitale europea consacrera' con l' alloro dell' eccellenza il 20 luglio (a rue de la regence, Au sablon, in una galleria d' arte con annesso ristorante italiano , nella cave), uno scultore svizzero italiano, il brillante  maestro Paolo Ghibaudo, tra  elmi e spade medievali, la raffinata pittrice tedesca Diana Marschall in personale nella collettiva,

La pittrice portoghese francese Clara Laurent, la pittrice Marina Petrescu, Riccardo Musumeci, l'italiana Giuliana Cali, pittrice e la pittrice Maria Grazia Bonfanti.Premiati con l'Award excellence, il brillante ricercatore in campo medico dr Sandro Barbuscia, per il make up artis  and Performer e per la coreografia  e per la versatilita' a Jonathan Tabacchiera, per la brillante attività  immobiliare  a Francesco Pellegrino, per i manufatti pregiati dell' antica tradizione del chiacchierino e del tombolo a Maria Greco, per le acconciature creative ed eleganti a Loredana Calogero, per i percorsi artistici brillanti, nel campo della coiffure  a Giuseppe Cauti, per l' eccelsa qualità  del vino dell' Etna, alle Cantine Calogero Mignacca, a Enza Mignacca per l' esaltazione dell' immagine della bellezza in Europa, a Eleonora Musmeci per la valorizzazione della Bellezza con Kadié ed alla  valente stilista Agnieszka Kolano per il suo originale brand. Ai templari federiciani una targa eccellenza, per mano di Lucia Caccamo promotrice, per la fondazione del caffe' letterario e d' arte a Bruxelles, come ha già fatto l' accademia Euromediterranea delle Arti, per la mission di valorizzazione dell' arte e della cultura in Europa. 

Ospite d' onore l' on.le Massimo Romagnoli. Il periodo è  splendido a Bruxelles: la capitale festeggia la sua ricorrenza nazionale , ricordando il 1831 e la firma del re Leopoldo Primo nel regno del Belgio. Orari di visita della mostra dalle ore 11.30 alle 14.00 e dalle 18.30. alle 22.00 sino al giorno 5 agosto; se la galleria deciderà  di trattenere ancora le opere per manifesto interesse da parte del pubblico, sarà  prorogata al 5 settembre. Gli artisti ed i visitatori saranno informati dai galleristi stessi o dall' accademia euromediterranea delle arti, organizzatrice della mostra internazionale. 

Pubblicato in Comunicati stampa

 

Un intervento per il consolidamento dell’abitato della frazione di Soccorso, a Gualtieri Sicaminò, nel Messinese: è quello previsto dalla Struttura contro il dissesto idrogeologico, guidata dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. E’ stata infatti aggiudicata alla impresa Sud Pali di Palermo - dall’Ufficio di piazza Ignazio Florio diretto da Maurizio Croce - l’opera che restituirà, dopo cinque anni di attesa e di disagi per l’utenza, la piena percorribilità di via Idria, e condizioni di sicurezza in tutta la zona che ha classificazione R4, ossia con un rischio idrogeologico molto elevato. I lavori prevedono la realizzazione di un sistema di palificazione e il ripristino del canale di regimentazione delle acque, danneggiato dalle frane degli ultimi anni, ma anche la ricostruzione del muro di contenimento del costone, oltre alla riparazione della pavimentazione dell’importante arteria viaria.

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Fabio De Pasquale
Portavoce presidente
Regione Siciliana

Pubblicato in Comunicati stampa

Le Autorità Libanesi richiedono il supporto del contingente italiano in missione in Libano per il contrasto agli incendi

Nei giorni scorsi, il contingente italiano del Sector West di UNIFIL, è intervenuto, a seguito di espressa richiesta delle Lebanese Armed Forces(LAF), nel sud del Libano per arginare l’emergenza roghi ed incendi divampati a seguito delle torride temperature e dei venti caldi di sud-ovest. L'emergenza, che ha interessato una vasta area, è stata gestita unitamente con i firefighters della Civil Denfece.

UNIFIL La sala operativa di Sectro West coordina le attivita antinincendio 1

UNIFIL La sala operativa di Sectro West coordina le attivita antinincendio 

Gli abitati di Alma-As-S’hab, Jouaya, Kounin, Baraachit, Wadi-Al-Hjeir sono stati i più colpiti ed alcune frazioni completamente accerchiate dalle fiamme prima che fossero estinte.

L’intero dispositivo di Sector West (SW), attualmente a guida della Brigata Aosta di Messina, è stato orientato a dare supporto alle Autorità locali e il loro coordinamento affidato al Tactical Operations Centre che, oltre alle consuete attività operative pianificate, ha potuto monitorare, dirigere e indirizzare le unità sul terreno, grazie all’impiego di autobotti e dei peacekeepers in forza ai gruppi tattici italiano, irlandese, ghanese e malese.

UNIFIL La sala operativa di Sectro West coordina le attivita antinincendio 2

NIFIL La sala operativa di Sectro West coordina le attivita antinincendio 

Nell’emergenza è stato allertato anche un elicottero AB212 della Task Force ITALAIR, la componente elicotteri italiana schierata da 40 anni nell’ambito della missione delle NazioniUnite in Libano, posto in flight readiness a 30’.

 

L'antincendio rientra tra le expertise che UNIFIL  mette quotidianamente a disposizione per la collettività libanese nei casi di pubbliche calamità, dove capacità nate per scopi prettamente militari sono impiegabili proficuamente anche per esigenze civili, esattamente come avviene in Italia grazie alla collaborazione, in atto già da diversi anni, tra ForzeArmateCorpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e Protezione Civile (PROCIV), per rendere più efficace ed incisiva la lotta agli incendi boschivi.

UNIFIL Mezzi antincendio libanesi e Unifil in azione 3

UNIFIL_Mezzi antincendio libanesi e Unifil in azione 

Attualmente il contingente italiano in Libano è basato sulla Brigata Aosta che, al comando del generale di brigata Bruno Pisciotta, è schierata nella Terra dei Cedri con le proprie unita' provenienti dalla sede di Palermo e costituite dal reggimento Lancieri di Aosta (6˚), dal reggimento Logistico “Aosta” e dal battaglione “Simeto” del 4˚ reggimento genio guastatori; nonché dal 1˚ battaglione del 62˚ reggimento fanteria “Sicilia” di Catania.

UNIFIL Peacekeepers ghanesi in azione contro gli incendi

Pubblicato in Comunicati stampa

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