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Articoli filtrati per data: Lunedì, 02 Novembre 2020

Negli ultimi 4 anni: missione ONU in Libano, “Strade Sicure” e concorso alle istituzioni locali per pubbliche calamità e contenimento del CoVid-19.

Palermo, 30 ottobre 2020. Si è svolta oggi alla caserma “Scianna” di Palermo, sede del 4° reggimento genio Guastatori, la cerimonia del cambio del comandante tra il colonnello Antonio Sottile e il parigrado Mario Rea.

La cerimonia, svolta a ranghi ridotti per rispettare le misure di distanziamento sociale previste dalla vigente normativa per il contrasto al COVID-19, è avvenuta alla presenza del comandante della brigata meccanizzata “Aosta” generale Giuseppe Bertoncello e di altre autorità civili e militari del capoluogo siciliano.

2. Passaggio della Bandiera di Guerra tra comandanti

L’atto simbolico della cessione della bandiera di guerra tra i due comandanti, peraltro decorata di una medaglia d'oro, una medaglia d'argento e due medaglie di bronzo tutte conferite al valore dell'Esercito, e la lettura della “formula di riconoscimento” - atto formale a firma del Presidente della Repubblica – hanno sancito la cessione del comando dell’unità palermitana dell’Esercito.

Durante i suoi quattro anni di comando, il colonello Sottile ha guidato i genieri in un duro e complesso addestramento che ha consentito di essere impiegati in patria e all’estero. In tale contesto, da maggio a dicembre 2019 il dipendente battaglione “Simeto”, pedina operativa del reggimento, è stato impiegato in Libano nell’ambito della missione delle Nazione Unite UNIFIL. Da luglio 2018 a giugno 2020, il reggimento ha assunto il comando del Raggruppamento “Sicilia Occidentale” dell’operazione “Strade Sicure”, impiegando circa 400 uomini nel controllo del territorio con oltre 27.000 pattugliamenti motorizzati ed appiedati e con più di 8.000 ore di vigilanza presso le rappresentanze consolari di paesi esteri. Sono stati, inoltre, vigilati i principali scali marittimi, ferroviari e aerei, ed effettuate oltre 60.000 ore di vigilanza presso le varie tipologie di centri di accoglienza per gli immigrati extracomunitari della Sicilia occidentale. Tra le altre peculiarità d’impiego del 4° reggimento genio Guastatori vi è stata la bonifica dei residuati bellici, di continuo rinvenimento in tutti in tutta la Sicilia. In tale quadro, da settembre 2016 ad oggi sono state distrutti 2169 ordigni, per complessivi 325 interventi.

Altrettanto intensa è stata l’attività svolta dal reparto a supporto della popolazione siciliana. Tra le emergenze più recenti l’intervento dello scorso luglio per liberare i sottopassi stradali di Palermo dai numerosi metri cubi di detriti depositatisi a seguito di un eccezionale nubifragio estivo che ha paralizzato la viabilità cittadina, nonché la realizzazione a marzo 2019 di un ponte militare a Mussomeli (CL) per risolvere i gravi problemi di viabilità a seguito del crollo di un cavalcavia di una strada provinciale, a causa del quale la popolazione locale era costretta a percorrere lunghe deviazioni su strade poco agevoli.

 3.Allocuzione del Comandante della Brigata Aosta

Il nuovo comandante, colonnello Mario Rea, proviene dal Comando delle Forze Operative Terrestri e Comando Operativo Esercito di Roma.

OCCHIELLO: Al colonnello Antonio Sottile subentra il parigrado Mario Rea

FONTE: Brigata “Aosta”

DIDASCALIE FOTO:

-         momento della cerimonia

-         Passaggio della Bandiera di Guerra tra comandanti

-         Allocuzione del Comandante della Brigata Aosta

Pubblicato in Comunicati stampa

Per la prima volta sarà presentato sul web il Fondo "Sezione militare didattica" appartenente alle collezioni della Biblioteca Regionale di Messina. Il momento culturale si svolgerà esclusivamente sul web, con diretta sulla pagina Facebook d'Istituto. L'esposizione bibliografica "Le Forze Armate e la loro presenza a Messina" sarà poi resa fruibile all'utenza d'Istituto e agli interessati in modalità contingentata e nel rispetto delle norme di contrasto al Covid-19, dal 4 al 13 novembre, dalle 9:30 alle 13.

Si invita all’utilizzo della mascherina,guanti e penna personale.



Cordialmente 


 

Ufficio Relazioni con il Pubblico

Il Funzionario Direttivo

Maria Rita Morgana

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Pubblicato in Comunicati stampa

-La redazione -

 Gigi Proietti è considerato uno dei massimi attori della storia del teatro italiano. Nella sua carriera ha vestito i panni di comico, conduttore televisivo, regista, poeta ma anche cantante e direttore artistico.

Scompare nel giorno del suo 80esimo compleanno.

2 novembre 2020

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Roma. Massimiliano Ferragina noto pittore calabrese romano d' adozione ci ricorda il significato della Festa di Ognissanti

 FESTA DI OGNISSANTI 1 NOVEMBRE

Nelle primitive comunità cristiane i credenti venivano identificati come "santi". San Paolo spesso nelle sue lettere circolari si rivolgeva ai membri delle comunità con il titolo di Santi. Ovviamente non si intendeva con "santi" in questo caso, quello che oggi la maggior parte di noi identifica, ovvero, la riconosciuta autorità morale di un credente, se non solamente la sua figurazione artistica "post mortem". Santi trasformati in "portafortuna" da portafoglio o statuetta sul comodino. I Santi sono stati persone, come lo erano i primi credenti che tra loro si appellavano come santi...scambiandosi il bacio santo...segno di comune unione. A me piace conoscere le vite dei Santi. Quelle fondate storicamente, non edulcorate da fideismo o buonismo a tutti costi. Mi piace invece credere che i Santi abbiano vissuto una lotta continua tra la loro umanità fragile, come ciascuno di noi, e la loro vocazione alla santità, potente, irresistibile, irrompente, drammatica. Ricordare i Santi è ricordare coloro che hanno creduto che solo attraverso l'umanità si tocca il cielo. Molti cercano la via per giungere alla santità di vita, pochi la trovano. Perché? Perché la via è il prossimo. Dio si conosce passando dall'uomo. I Santi hanno amato l'uomo per poter vedere Dio. Strada obbligata. In questo giorno di festa per i cristiani, che rischia di passare nel non-sense il miglior modo per celebrarlo è dire "ti amo" a chi ci è prossimo. Torniamo a chiamarci santi tra di noi. Perché Santo possa fare rima con Uomo, con Donna. Un mondo di uomini e donne sante. La parola "santo" ha la stessa radice del verbo Sancire, Sanzionare....ovvero correggersi a vicenda. Il mio augurio oggi è quello di avere la fortuna di essere visti come santi e di vedere come i santi...nella correzione fraterna...correggere l'odio con l'amore. Affinché tutti possano intravedere il loro pezzetto di cielo divino oltre le nuvole della fragilità umanità. Buona festa di Ognissanti. 

Massimiliano Ferragina "Tutti i Santi" Roma 2020. Acquerello acrilico su carta Canson 50x70.

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Ci piace ricordare Andrea Camilleri, in queste giornate. La sua descrizione dell' attesa del giorno dei morti per i piccoli, in Sicilia, e'  accattivante e straordinaria. Da palermitana, posso affermare che era davvero una gioia, una vera felicita' fare la caccia al tesoro, nei giorni dei morti, per scoprire il nostro meritato dono. Un anno (mio padre era morto l'anno prima) avevo sei anni; mia madre mi fece trovare, "portato da mio padre"una  pregiata parure per il mio ...futuro... matrimonio! Non un giocattolo!  I miei parenti di Palermo, invece, per tradizione, mi regalarono sempre, i Pupi di zucchero. Io amavo i Cavalieri de La Chanson de Roland o i principi, con tanto di cavallo bianco e piume sul criniero.A volte, ricevevo da mio zio Fifi', la Ballerina di Tarantella, con tanto di tamburello e  stagnole brillanti che a volte ti si impasticciavano nel palato.Noi piccoli:l cugini: Salvo, Nicola, Pino, eravamo indecisi se minare alla stabilità  dei cavalli o delle ballerine o iniziare  a decapitarli, degustandone la testa. A volte, optavamo per le pasticche dolci coloratissime di colori oggi banditi: facevano parte  della Borraccia di plastica "da viaggio" con tanto di tracolla, regalo storico annuale dello zio Fifi'. In tutti i casi era una festa: tra frutta di martorana (che portavamo da Messina a Palermo)  e Ossi di morto, decisamente dark : gli scardellini che, una volta, erano duri come pietre...una gara a chi li rompesse prima: teschi, ossa, angeli con le ali spiegate, croci La frutta martorana era una bomba calorica,  piu' di adesso: arance, grandezza naturale,  di pasta di mandorla, riempite di mandorle o altra frutta secca e poi, come adesso, fichi , manderini, limoni...ma noi, piccoli, optavamo per le ciliege, perché  potevamo adornare le nostre orecchie, per scattare qualche foto che avremmo visto dopo qualche mese. l 'ingresso di mia zia Angelina, a Palermo, in Via Sammartino 112, era un salone di gran festa nei giorni dei morti, per esorcizzare il dolore della perdita dei nostri cari, si banchettava alla grande: con 18 persone a tavola, anche con qualcuno in doppia fila, ma pure sempre una grande festa...una grande gioia. Non come Camilleri, ma anch' io ho inteso farvi partecipi della mia memoria storica da classe Sessanta.

"Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.

Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa. Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo. I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre.

I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il “pupo di zucchero” che in genere raffigurava un bersagliere e con la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo di danza. A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». Domanda che non facemmo a Tatuzzo Prestìa, che aveva la nostra età precisa, quel 2 novembre quando lo vedemmo ritto e composto davanti alla tomba di suo padre, scomparso l’anno prima, mentre reggeva il manubrio di uno sparluccicante triciclo.

Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa consuetudine. Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari l’albero di Natale e lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati. Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire". 

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Della messa in sicurezza della frazione di Malò, a Naso nel Messinese si parla da decenni ma fino a ora solo come una mera intenzione. Grazie alla Struttura contro il dissesto idrogeologico, guidata dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, si potrà finalmente passare dalle parole ai fatti, con tutti i benefici che è facile immaginare per la sicura fruibilità dei luoghi e per la tranquillità dei residenti. Gli Uffici di piazza Ignazio Florio, sotto la direzione di Maurizio Croce, hanno infatti pubblicato le gare relative ai due lotti in cui è stato diviso l'appalto per la progettazione esecutiva. Di centotrentamila euro l'importo del primo, di poco inferiore ai centocinquantamila l'importo di gara del secondo lotto. Una tempistica programmata proprio per dare unitarietà ai lavori e per velocizzarli e la scadenza per la presentazione delle domande ne è una dimostrazione plastica: il prossimo dieci dicembre per il primo lotto, e il sette dello stesso mese per quello di completamento.


I due bandi riguardano le opere di consolidamento del centro abitato in una contrada come quella di Malò che, dopo quella di Cresta e di Sant'antonio, è la più popolata del Comune di Naso. Il versante in esame risulta seriamente compromesso dal punto di vista idrogeologico e ha subito eventi franosi di scorrimento molto profondi, con un ulteriore peggioramento in seguito ai nubifragi del 2010 e del 2011. Considerevoli i danni sino ad ora subiti dagli edifici, dalla rete di sottoservizi e dalla viabilità interna. L'area di intervento, peraltro, è esposta a picchi di umidità invernale e a una forte siccità estiva: fattori che incidono sulla coesione e sulla stabilità generale.

Da una prima analisi risulta evidente che il dissesto in atto non è imputabile soltanto a fenomeni di erosione superficiale, ma trova origine anche nella natura geologica del territorio, e per questo le soluzioni da predisporre mireranno a fortificare le fondazioni, ancorando la parte debole del terreno a quella che dovrà sostenere i maggiori sforzi.Le opere consistono nella realizzazione di palificate in cemento armato collegate in testa da un cordolo di coronamento tirantato. Si procederà inoltre con la cucitura delle cavità esistenti nella zona interessata dall’evento franoso, per proseguire con la regimentazione delle acque superficiali e con misure finalizzate al ripristino e alla salvaguardia ambientale.

als/fdp
 

--
Fabio De Pasquale
Portavoce presidente
Regione Siciliana

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