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Locandina UNICEF rid

 

L'Ammi, Associazione mogli medici Italiani sez. di  Messina, unitamente alla Fidapa e all'Associazione Maria Cristina di Savoia, ha organizzato per il giorno 3  Maggio al  Monte di Pietà, una serata in favore dell'Unice.

Si esibirà il gruppo musicale  Feelin Good, diretto dal maestro Edo Graziani, e la nota cantante Paola Miraglia.

Sarà una bella occasione ed un momento gioioso per festeggiare insieme la " Mamma " .

                  -   di   Avv. Francesca De Domenico Leonardi -

sangiovannidimalta

 

Associazione AURA 

Chiesa Gerosolimitana di San Giovanni di Malta - San Placido e Compagni Martiri

 

Sabato 30 Aprile, in occasione della Settimana della Cultura, il complesso monumentale di San Giovanni di Malta resterà straordinariamente aperto dalle ore 19.00 alle ore 21.00. I visitatori, accompagnati dai soci dell'Associazione Aura, avranno modo di conoscere l'antico luogo di culto fondato nel VI secolo da San Placido, l'annesso Museo del Tesoro e la seicentesca Cappella delle Reliquie. La Chiesa di San Giovanni di Malta, in occasione del 1500° anniversario della nascita del suo fondatore il Martire San Placido, gode dal 21 Marzo 2015 di uno speciale Anno Giubilare concesso dalla Santa Sede. 
 

Reggio calabria

- di  Giovanni ALVARO -

La vicenda della città di Reggio Calabria, che ha visto la propria vita democratica sospesa con lo scioglimento, per contiguità mafiosa (!??), del suo Consiglio Comunale, torna prepotentemente all’attenzione dei reggini che, in questi giorni, vengono sollecitati a firmare una petizione popolare, per chiedere che vengano risarciti i danni causati dalla terna di Commissari prefettizi, nominati per gestire il Municipio, che, infatti, ha assunto una serie di iniziative provocando gravi perdite economiche.

Danni che assommano a centinaia e centinaia di milioni per “l’annullamento di procedimenti amministrativi, quali la dismissione del patrimonio edilizio… il blocco…. di opere… con la perdita di ingenti risorse comunitarie… previste dal Piano della mobilità, dal Piano per il risparmio energetico, dal Decreto Reggio e da altri programmi strategici…” e che, in parole semplici, sono stati una vero e proprio disastro che aggiunto all’innalzamento, ai massimi livelli, dell’imposizione fiscale hanno causato colpi mortali all’economia cittadina.

Ma la vicenda patita dalla città di Reggio permette anche una riflessione su quanto avesse ragione Giovanni Giolitti quando affermava che “se per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”. Ed è quel che avviene in Italia dove una disposizione di legge, che butta nel cestino delle immondizie lo stato di diritto, viene applicata discrezionalmente contro quelle città che si considerano ‘avversarie’, mentre vengono lasciate in ‘pace’ realtà come Rende (difesa a spada tratta dalla Rosy Bindi) e la stessa Roma che appartengono alla stessa parrocchietta dei governi Monti, Letta e Renzi.

Mentre Reggio ha subìto il rigore delle disposizioni di legge che, molto ipocritamente, l’ex Ministro Cancellieri presentava come “un atto sofferto ma fatto a favore della città” (sic!) a Rende c’era chi metteva, come gli struzzi, la testa sotto la sabbia, mentre a Roma scendeva in campo, per disattendere lo sbocco naturale di quella vicenda, lo stesso Renzi con una chiarissima affermazione come “essendo di competenza del Consiglio dei Ministri è una decisione politica (lo scioglimento ndr) che prescinde dalle indagini e dagli atti previsti dalle norme”. In soldoni: il Consiglio Comunale di Reggio può essere sciolto (perché in mano alla coalizione di centrodestra), Rende e Roma non lo possono perché in mano a rappresentanti della sinistra quali Principe (ancora ai domiciliari) e Marino (ritornato attualmente su Marte).

Sarebbe ora di cambiare questa disposizione che, oltre a mandare a quel paese lo stato di diritto, penalizza soprattutto i cittadini amministrati da Consigli Comunali considerati ‘contigui’ (aggettivo che dice poco o niente), mentre è giusto sanzionare quel o quei consiglieri che abbiano potuto ricevere il sostegno della criminalità organizzata. E’ una assurdità privare i cittadini degli organi istituzionali previsti mentre è sacrosanto liberarli da presenze molto scomode.

Chiedere la modifica dell’art. 143 del T.U.E.L. significa, anche, liberarsi di una disposizione che, come l’esperienza ha dimostrato, viene usata spesso come arma per la lotta politica. Non riuscendo, infatti, a battere il proprio avversario con le regole della democrazia, si stupra la stessa e si cambia il destino di intere collettività. Così com’è, purtroppo, è avvenuto a Reggio Calabria.

(foto da internet)

                                                                  

FRONTE

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

La città di Vittoria invita alla presentazione de "L'edificio antico di Mezzagnone.

 Il gioiello del casale di Sanctae Crucis de Rasacambra" di Giovanni Distefano e Giovanni Modica, che si terrà domani 29 aprile alle 18.30 presso Sala E. Giudice di Vittoria.

RETRO

Lorna Byrne  rid

 

LORNA BYRNE

#1 Autrice internazione di bestseller

e

Ambasciatrice di Pace a

Brescia il 7 maggio.

 

E’ attesa per il prossimo 7 maggio in Italia l’irlandese Lorna Byrne, scrittrice di bestseller internazionali, ambasciatrice di Pace, sostenitrice di opere di beneficenza e fondatrice della Lorna Byrne Children’s Foundation. Sarà a Brescia, unica data italiana del suo fitto programma internazionale, all’Auditorium Capretti, alle ore 17.00.

Lorna Byrne è autrice di quattro libri bestseller mondiali,

Un angelo tra i capelli, Una scala per il cielo, La speranza degli angeli e L'amore viene dal cielo - quando gli angeli ci guidano verso la felicità, pubblicati in oltre cinquanta Paesi e tradotti in più di trenta lingue. Il numero di lettori, superiore al milione, è in costante crescita, basti dire che i suoi due ultimi libri sono stati immediatamente numeri uno nella classifica del Sunday Times britannico.

Questo eccezionale incontro con Lorna Byrne, per la prima volta in Italia peninsulare, si colloca tra i suoi impegni internazioni in vari continenti, dopo i convegni a Hong Kong e Taiwan e prima dell’Angel World Summit 2016 a Londra in programma per il 25 giugno prossimo, che la vedrà tra i protagonisti. Lo scorso febbraio Lorna ha compiuto un lungo viaggio in Etiopia, dove la Lorna Byrne Children’s Foundation lavora fianco a fianco con enti benefici del posto.

Intervistata da

CNN, NBC Today, BBC, The London Times, The Economist, Lorna Byrne con la sua incredibile semplicità nel linguaggio e nei gesti, sempre presentando se stessa come un mero "mezzo", riesce, in tutto il mondo, ad arrivare al cuore delle persone e a riscaldarlo, registrando immancabilmente il tutto esaurito. È un messaggio di pace, infatti, quello che Lorna Byrne esprime in ogni suo scritto, dove presenta messaggi di Dio e degli angeli che sono il risultato di un dono straordinario che lei possiede da sempre, ovvero il vedere e comunicare continuamente con gli angeli.

Il fine ultimo di Lorna è il trasformare il mondo in un luogo più amorevole, promuovendo la Pace e aiutando il mondo a raggiungerla attraverso la speranza che infonde ogni giorno non solo attraverso i suoi libri, ma anche tramite il suo blog e i social network.

"

Un angelo tra i capelli",

il suo primo libro, che l’ha resa famosa in tutto il globo, è stato definito da Matthew E. Adams, New York Times, autore del bestseller Chicken Soup for the Soul of America, "Molto di più di una semplice autobiografia. Si tratta di una rivelazione che vi aprirà gli occhi e cambierà le vostre vite. Un angelo tra i capelli contiene un messaggio che il mondo ha bisogno di sentire".

Lorna, con una vita tutt’altro che facile alle spalle, un’infanzia segnata dalla sua dislessia per cui era stata definita "ritardata" ed emarginata anche per il fatto che spesso sembrava parlare da sola, quando, invece, comunicava con gli angeli, ha sempre affrontato i problemi, anche quelli enormi come la perdita del marito a soli 47 anni e il ritrovarsi, povera, con quattro figli piccoli da crescere con una grande Fede e Speranza. Ed è proprio ciò che oggi Lorna infonde nei suoi lettori e in chi la ascolta. Lorna promuove il Bene ultimo,

indipendente dall’essere o meno religiosi e al di là dell’eventuale appartenenza di culto. Gli eventi che vedono Lorna Byrne protagonista sono sempre diversi ma costantemente con l’obiettivo finale di una visione di Pace e tolleranza. Non da ultimo, l’anno scorso, Lorna insieme a Betty Williams, Premio Nobel per la Pace, ha visitato la moschea Sufi di New York per una preghiera comune al fine di promuove unità tra musulmani sunniti e shiiti.

Attraverso la Lorna Byrne Children’s Foundation, fondata nel 2015, la scrittrice si propone di aiutare concretamente numerose opere di beneficenza già profondamente impegnate senza sosta a cambiare in meglio la vita dei bambini che soffrono a causa di guerre, devastazione, povertà e malattia. Il sogno di Lorna, riguardo alla sua fondazione, è che la stessa possa raggiungere e aiutare ancora molti più bambini che hanno disperatamente bisogno di aiuto in tutto il mondo.

Di tutti i successi che ha raggiunto nella vita, Lorna dice che il migliore è stato l’essere riuscita a crescere quattro figli dopo che il suo amato marito morì in giovane età. E leggendo "

Un angelo tra i capelli", la sua biografia, si capisce quanto questa donna così minuta e sia in realtà grandiosa.

Nel corso dell’evento a Brescia sarà data al pubblico presente la possibilità di porle domande direttamente e alla conclusione dell’evento Lorna sarà lieta di dare una benedizione individuale ai presenti che lo desidereranno.

Un pomeriggio con Lorna Byrne avrà luogo Sabato

7 maggio 2016 dalle ore 17 alle 19 all’ Auditorium Capretti, a Brescia, con parcheggio gratuito interno. Il biglietto, 20 euro, è acquistabile solo a questo indirizzo http://bit.ly/LORNABYRNE. L’intero ammontare raccolto all’evento sarà esclusivamente destinato alla Lorna Byrne Children’s Foundation.

Contatti:

Informazioni: Lorna Byrne Children’s Foundation: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Agente letterario: Pearl Mackey Agente Letterario Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Contatti in lingua

italiana per informazioni sull’evento di Brescia: +39 331 1938136, 347 0152898

Contatto in lingua

inglese per informazioni sull’evento di Brescia: + 320 9286381

Sul web:

www.lornabyrne.com

https://www.facebook.com/lornabyrneangels

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crocifisso di monreale

 

Quella volta correva già il 2000. Chi doveva dirlo… . Comunque sia fu anno giubilare.

Proprio per questo, a Monreale venne organizzata una processione straordinaria del SS. Crocifisso.

Uscito come di consueto il 3 maggio, il miracoloso simulacro dimorò nel magnifico duomo fino al 14, domenica, giorno fissato per l'altra processione.

Quest’anno, anch’esso giubilare, sarà la stessa cosa.

Il SS. Crocifisso uscirà dalla Collegiata nel suo giorno consueto, ritirandosi però al duomo, ed esattamente come allora, vi rimarrà fino al 7 maggio. Quel giorno, un’altra processione straordinaria lo restituirà alla Collegiata. E come nel 2000, sarà un bagno di folla. Possiamo esserne certi. Sarà il solito abbraccio fra la gente del posto e quell' immagine prodigiosa che attraversò la città lungo un percorso un po’ più breve del solito ma con attorno l' identico contesto di tutte le volte in cui a Monreale è la Festa, momento apicale della festa; anzi, un festa speciale perché non ammette deroghe, non consente cambiamenti, rinnovando semmai solo le attese, sviscerando emozioni e devozioni quasi d' altri tempi.

E' un'oasi culturale, etnica, religiosa dove, grazie a Dio, l'esatta ripetizione degli atti e dei gesti, in un rituale sempre uguale a se stesso, rappresenta la grande forza della stessa festa, della incomparabile, puntuale, ineccepibile processione del SS. Crocifisso.

Quando venne fuori, quella ormai lontana domenica 14 maggio, attraversò le cancellate del duomo alle solite grida che l'accompagnano quando è tra le strade della sua gente, con i confrati, nella consueta tenuta bianca con il fiocco rosso a cingergli la vita, a gridare la loro gioia (che era la gioia di tutti) in giaculatorie così possenti da fare tremare perfino le fondamenta del tempio.

L'anno dopo tutto ritornò normale. Nel senso che la processione ebbe luogo soltanto il 3 maggio. Come sempre, del resto. Solo taluni lavori di ristrutturazione della chiesa costrinsero ad effettuare la tradizionale discesa delle scale dalla rampa che finisce sulla via Veneziano, col Crocifisso che uscì di traverso dalla porta laterale; senza lo "zoccolo", la struttura piramidale dove vengono inserite le "aste" corte che necessitano per la discesa delle due, appunto. E poi per la risalita. Quando la notte è alta e l'ombra del simulacro proiettata sulle parete della Collegiata regala fremiti quasi di paura durante quell'ascesa che non è da meno della discesa.

Solo che alle due del pomeriggio tutto è appena incominciato. E l'aria delle cose che incominciano è sempre più calda, più viva, più allegra. E' la felicità di chi rincontra un amico, di chi riabbraccia la gioia scandita dalla straordinarietà del ritorno: l'appuntamento del 3 maggio. Mentre nella luce assoluta, lungo le vie di Monreale i venditori di fiori, per lo più rose, propongono la tradizionale mercanzia legata alla festa, ai prodigi, all' arcivescovo Venero e alla sua guarigione improvvisa e miracolosa in quella lontana mattina del 3 maggio 1625, giorno già dedicato all'Invenzione, al ritrovamento cioè dei frammenti lignei della santa croce, come pretenderebbe un'antichissima tradizione.

Guarito dalla peste durante la messa che l'arcivescovo aveva voluto celebrare ugualmente, egli benedì e donò ai presenti i fiori di cui l'altare era inondato. I fedeli li portarono nelle loro case dove anche i familiari affetti da peste guarirono, segno che i fiori erano diventati miracolosi.

Dall'anno dopo inizia ufficialmente per i monrealesi la festa del SS. Crocifisso, imprescindibilmente legata ai fiori. Alle rose. Le rose che accarezzano Gesù nell'attesa della processione, durante la processione, in certe fermate prestabilite. I fedeli porgono il mazzettino di rose (ma anche bambini da accostare per un momento al Gesù in croce) al confrate posto sulla vara e quello si adopera per un rapido, sacro contatto. Quindi li restituisce, i fiori di Venero... . E del mercante. Quel monrealese che non riuscendo a vendere a Palermo le rose coltivate nel proprio giardino aveva pensato, in un momento di sconforto, di gettarle in mare. Sulla banchina però, un marinaio lo convinse di barattarli con un crocefisso conservato nella sua barca, per lui inutile in quanto privo della testa.

Il venditore acconsentì allo scambio, la cassa contenente la scultura venne poi issata sul solito carro trainato dai buoi, condotta a Monreale e lasciata per tre giorni nei pressi della chiesa della Collegiata.

Quando la cassa venne aperta, come scrive il Pitrè, "venne trovato bello e compiuto con la espressiva testa che ora ha".

Il noto folclorista voleva dire il volto, ovvio. Quel volto imperscrutabile attorno al quale si narra l'altra storia, la storia di un pellegrino venuto da Alessandria d'Egitto il quale ebbe il coraggio e la sfrontatezza di scostare i sette veli che una volta lasciavano coperto il simulacro per tutto l'anno.

"E' desso, è desso!", egli gridò una volta visto. Forse lo aveva cercato a lungo. Sicuramente aveva intrapreso il suo viaggio alla volta della Sicilia volendo constatare personalmente se quanto si diceva in giro corrispondesse a verità, se era vero cioè che il volto del crocefisso conservato a Monreale fosse l'autentico ritratto del viso del Salvatore.

E per il misterioso viandante evidentemente lo fu. Scostate le tendine non ebbe dubbi. Era quello: l'unico Crocifisso al mondo che si dice sia il vero ritratto di Gesù.

" E' desso, è desso!". Non ebbe dubbi davvero. E a noi piace credergli.

Anche se poi, quando arriva il 3 maggio, nessuno pensa più a queste storie, immerso com’è nell’ineguagliabile atmosfera della solita festa monrealese e della più bella processione di Sicilia.

                                                                                                   

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- di Giuseppe RANDO -

Il libro di Antonino Micale, San Pier Niceto. Avvenimenti e personaggi, Seconda edizione riveduta ed ampliata, Messina 2016, si segnala, tra tutti gli altri di storia locale ch’io conosca, per tre validi motivi: per l’estrema leggibilità del testo; per la vastità e la varietà del quadro storico, politico, economico, sociale che vi si disegna; per lo sguardo adulto, sereno, saggio, equanime, immune da sentimentalismi, con cui l’autore guarda ai luoghi, ai fatti e alle persone di questo piccolo, splendido comune dei Peloritani, che guarda al porto di Milazzo e alle isole Eolie.

Per sincerarsi della pregnanza del primo punto, basta leggere il capitoletto, intitolato Il fascismo (pp. 72-84) che si presenta come la più attendibile, documentata, imparziale microstoria del regime, dei suoi miti, del suo “successo” e dei suoi limiti intrinseci: San Pier Niceto diventa, invero, in queste brevi, succose, ma limpide pagine, l’ombelico del mondo e la storia locale trascende i limiti del campanile per incontrarsi con la macro storia del fascismo in Italia, nel funesto ventennio 1922-1943.

Il nesso micro-macro è peraltro operativo in tutto il libro, attraversando la storia di San Pier Niceto, sinteticamente ricostruita da Antonino Micale, dall’arrivo dei Sicani, dei Siculi e quindi dei Calcidesi, dei Greci, dei Messeni, dei Romani, dei Bizantini, degli Arabi, dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini, degli Spagnoli, fino ai moti del 1848, l’impresa dei Mille di Garibaldi, l’unificazione d’Italia, la nascita della Società Operaia, il fascismo, la seconda guerra mondiale, la nascita della democrazia e la legge regionale 30 giugno 1956 n. 39, con cui ebbe fine la «colonìa perpetua».

Il metodo storico pare inappuntabile, basato com’è sulla signoria fondamentale delle fonti: quelle scritte, opportunamente citate (degli storici greci, latini e arabi, degli storici di Messina come La Corte Cailler e Principato, degli storici della Sicilia come Michele Amari, degli storici locali come Guglielmo Scoglio, dei memorialisti locali come Salvatore Polito, il fabbro Francesco Basile, Salvatore Certo, Francesco Borgese): quelle epigrafiche (rinvenute nelle iscrizioni delle chiese antiche); quelle documentali (raccolte nell’Appendice) e quelle orali, cui si dà lo spazio che meritano. Di tutte le fonti suddette Antonino Micale risulta non solo gestore abilissimo, ma anche sagace epitomatore, capace cioè di darne un’informazione esaustiva ancorché sintetica, per esigenze di spazio e – diresti - per rispetto del lettore (che potrebbe essere infastidito o depistato da certi cavilli).

La ricchezza e la varietà del quadro complessivo sono testimoniate dal fatto che, accanto alle ricerche sull’origine del nome, sulla nascita del Comune, sui principali avvenimenti storici di cui la popolazione di San Pier Niceto fu testimone (e talora protagonista), giusto spazio viene offerto all’arrivo nel paese, nel 1926, dell’illuminazione elettrica e alla costruzione, negli anni Trenta, dell’acquedotto comunale, nonché all’economia del paese stesso, ricostruita, in mancanza di studi storici specifici, su documenti minuti, quali contratti di compravendita, affitti, colonie e altro.

Non manca, però, nel libro la quotidianità nei suoi aspetti più comuni e coloriti, quasi che l’autore, da autoctono cultore del metodo delle “Annales”, abbia voluto ricostruire la storia del paese anche dal basso. E così, accanto alla presentazione di alcuni personaggi di San Pier Niceto che si sono segnalati nel campo della politica, dell’amministrazione, degli studi, delle arti, dei mestieri (l’intero cap. VII è loro dedicato), c’è un originale capitoletto, intitolato Quadretti di vita paesana, dove fatti minori della vita del paese (una sfida epica a colpi di … testa, una partita di briscola, ‘u carruzzinu, i bamparizzi) danno il sapore delle cose vissute o esperite direttamente dall’autore, concorrendo peraltro alla conoscenza immediata del luogo e dei personaggi.

L’atteggiamento equanime, che è dei grandi storici, ma anche di Antonino Micale, che non è storico di professione, è comprovato dal fatto che San Pier Niceto non viene idealizzato, nel libro, come mitico Eldorado né rimpianto come un perduto eden, ma presentato così com’è, anche nei suoi aspetti meno encomiabili. Lo si evince dal secondo capitolo VII, intitolato Un secolo di delitti, che costituisce la prima e unica – credo di poter dire – storia della delinquenza moderna di un paese della Sicilia, che mi sia capitato di leggere. Onore all’autore, il quale mostra di esserne consapevole, là dove dichiara che i fatti di cronaca nera «fanno parte della storia di un paese e vanno raccontati». A dispetto degli idealisti, degli ignoranti e dei bigotti.

Ma Antonino Micale, che mostra di avere una spiccata vocazione pedagogica (nel volere comunicare ai giovani soprattutto il frutto delle sue conoscenze di padre), non ignora, da vero storico, la forza documentaria della lingua e del dialetto in ispecie. E però il capitolo IX diventa un ricco glossario di voci dialettali (ognuna con la sua etimologia e con la corrispondente traduzione in lingua) di inestimabile valore e di grande utilità per tutti.

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