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- di Marcello Crinò -

Venerdì 11, nell’auditorium San Vito, i Rotary Club di Barcellona e di Milazzo, col patrocinio del Comune di Barcellona, hanno presentato il libro di Teresa Pugliatti Il Simbolismo nella pittura europea. Dai Preraffaelliti all’Art Nouveau, pubblicato da Magika.

Dopo i saluti dei presidenti dei due Rotary, Filippo Munafò (Barcellona) e Alessandro Seminara (Milazzo) e dell’assessore Ilenia Torre, anche a nome del sindaco Materia, è intervenuto Nino Sottile Zumbo. Nella sua articolata relazione, introdotta da notizie e riflessioni sulle importanti ricerche di Teresa Pugliatti (per esempio i sui precedenti libri sulla pittura del Cinquecento in Sicilia), ha illustrato le peculiarità del libro, un corposo testo di cinquecento pagine corredato da trecento foto.

L’autrice, come si evince anche dal sottotitolo, tende a retrodatare di circa quaranta anni la nascita del Simbolismo, avvenuto in Francia alla fine del XIX secolo e affermatosi intorno al 1885, spostandolo nell’ambito Preraffaellita, movimento artistico inglese sorto nel 1848 (data di nascita della Confraternita preraffaellita).

Sottile ha passato in rassegna, con l’ausilio delle foto, le principali opere Preraffaellite e Simboliste, da Lorenzo e Isabella di J. Everett Millais del 1849, ai dipinti di Burne Jones, William Morris, fino ai Simbolisti Gustave Moreau, Odilon Redon e Arnold Böcklin con L’isola dei morti.

Il libro della Pugliatti, ha detto Sottile, è una preziosa guida per scoprire oltre le apparenze i significati del Simbolismo.

In conclusione è intervenuta l’autrice, che dopo avere spiegato di avere in pratica “inventato” il rapporto tra Preraffaelliti e Simbolisti in quanto inedito, ha risposto alle domande poste da studentesse del quinto anno del Liceo Classico Luigi Valli, sotto la guida della professoressa Daniela Celi. In questo modo ha avuto l’opportunità di approfondire alcuni temi e problematiche affrontate nel libro.

 

 

A poterla vedere dall'alto la Sicilia potrebbe sembrare un immenso caleidoscopio. Sono i colori delle confraternite con le loro tuniche, mantellette e cappucci, dei figuranti dentro le rappresentazioni sacre, delle fiamme dei ceri e dei lucichii di catene, spade e corazze. E' la Settimana Santa. Che ad ascoltarla è invece un vortice di suoni dai canti gravi che in certi posti chiamano lamintanze, in altri ladate. Mentre le bande musicali eseguono praticamente ovunque marce in quattro quarti lenti, musiche aderenti ai giorni di Passione: marce funebri, se per caso non si fosse compreso. Che da queste parti, su quest'isola incantevole e spesso disperata, non hanno mai rattristato nessuno, nunzie come sono di giorni di festa. Cadenze lente, suoni leggeri come farfalle a evocare la rinascita della natura, la luce che vince il buio, la vita che trionfa sulla morte. In una sola parola, la primavera. Perché è solo con la primavera che può giungere Pasqua. Anzi, nel pieno rispetto della tradizione ebraica, nel corso del Concilio di Nicea del 325 d. C., la Chiesa intese esattamente collocarla alla domenica immediatamente dopo il primo plenilunio di primavera, quest’anno precoce. Era già quello il tempo della festa per gli ebrei. Quando il cibo era per loro prestabilito. Pane azzimo, primizie agricole e l'immancabile agnello, il capro espiatorio sacrificato in nome della prolificazione delle greggi, ossia la sopravvivenza per un popolo legato soprattutto alla pastorizia. Fu esattamente in quei giorni che si consumò il dramma della Passione. Sebbene la Chiesa intese conferire a quella festa ebraica, dei connotati propri legati alla rinascita del Dio-Uomo, chiamando quei giorni che vanno dalla Domenica delle Palme al Sabato Santo: Settimana Santa.

Così la Sicilia vive il suo tempo festivo. Dalle pendici dell'Etna fino a Marsala, con la sua rappresentazione vivente del Giovedì Santo. O da Palermo, con le sue quattordici processioni del Venerdì Santo,fino a Ispica,

1 Cavani e nunziarari

Cavari e Nunziatari

dove l' eterna rivalità tra Cavari e Nunziatari esaltano i giorni di Passione. Il Padre alla Colonna da un lato, il Padre alla Croce dall'atro; Santa Maria Maggiore o l'Annunziata, Giovedì o Venerdì Santo. Senza mezze misure e con la sortita alla Cava negli anni particolari come questo. E’ lì che scenderanno Cavari e Nunziatari coi loro simulacri (familiarmente, Culonna e Cruci) per via dell’anno giubilare.

Poi c’è il centro dell'Isola, tra il festaiolo di Caltanissetta

 

real-maestranza capitano

Caltanissetta - Real Maestranze - il Capitano

e il misticismo di Enna.

Settimana Santa Enna 1r

Enna

 Giorni che si susseguono l'uno all'altro fino alla rinascita della domenica di Pasqua, qua e là rappresentata da un rituale uguale a se stesso nel quale la Madonna ancora ammantata a lutto a un certo punto incontra finalmente il figlio risorto.

A Castevetrano

Castelvetrano

Castevetrano

e a Mazara del Vallo sarà l' Aurora,

Mazara del Vallo sarà l Aurora

Mazara del Vallo

scontru a Ferla,

FERLA

Ferla

giunta a Barrafranca

Barrafranca

Barrafranca

e a Caltagirone

Caltagirone - settimana santa 3

Caltagirone

dove un gigantesco pupazzo nelle sembianze di san Pietro si muove con una certa speditezza tra Gesù e Maria, annunciando l'avvenuta resurrezione. A Monterosso Almo

Monterosso Almo

Monterosso Almo

tale momento diventa ncrinata;

u'ncuòntru a Modica,

Modica

Modica

dove è anche Madonna vasa vasa,

paci a Giuliana,

Giuliana

Giuliana

affruntata in altri posti. Ma sostanzialmente è ovunque la medesima rappresentazione, si diceva, carica di segni, teatralità, coreografie. Le varianti rituali saranno più e meno evidenti, praticamente dettagli.

A Scicli, per esempio,

SCICLI

Scicli

il Cristo risorto è una statua di robuste e belle fattezze, è un uomo nello splendore dei suoi anni. Quel simulacro sembra volere evidenziare davvero la forza fisica dell'Uomo-Dio, tanto da essere popolarmente chiamato Omu vivu. Ma anche Gioia. Entra in scena alla mezzanotte del Sabato Santo, quando in un contesto di grande, incredibile fragore emozionale, nella chiesa di S. Maria La Nova cala il telo dietro al quale spunta l'amato e osannato Omu Vivu. Ecco, questo momento a Scicli è chamato 'a Risuscita. Nella stessa notte in cui

a Ferla

Ferla sciaccarate

 Ferla

le sciaccarate accompagnano la corsa d' u Gesummaria dalla chiesa di S. Sebastiano al convento dei Cappuccini. La Resurrezione è dunque avvenuta. E prende il via 'a Madonna 'o scontru. Le sciaccare, ossia i fasci di ampelodesma accesi sono le fiaccole di questa notte, l'inconscia e attesa catarsi dei transiti stagionali nei quali si richiede la magia del fuoco scacciamali mentre 'u Gesummaria corre e lo farà anche a mezzogiorno quando si incontrerà con la Madonna, curiosamente, iconograficamente, una Immacolata.

Come a Comiso

Comiso

Comiso

sarà un'Annunciazione (un gruppo scultoreo con la Madonna e l'angelo) a incontrarsi con il Risorto. Ma anche questo ha poca importanza innanzi al cosiddetto tempo "rappresentato", che si svolge cioè in quel momento e che non è commemorato ma vissuto nel tempo rigenerato. Che rispetto alle altre feste nella Pasqua ha un valore diverso, assoluto. Nel suo ciclo lungo otto giorni. Dall'ingresso trionfale a Gerusalemme alla Resurrezione attraverso il transito dalla Morte.

A Sortino 'u nummu ru Gesu

A Sortino settimana santa

Sortino

aveva rischiarato la notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo con le farate a lui dedicate. Nel giorno del gran lutto la rigenerazione della vita avanza a partire dalle quattro del mattino dalla chiesa di S. Sofia. Si tratta di un Cristo alla Colonna profondamente amato dalla gente del posto. La processione dura tre ore ed è semplicissima. Ma di grande fascino e di una suggestione amplificata forse dal fuoco di quei falò che chiamano, appunto, farate.

Durante il suo tragitto il simulacro sosta in diverse chiese tra le quali quella di Montevergine dove le suore benedettine di clausura, da dietro le grate intonano il canto struggente del Miserere.

Quando poco oltre le sette del mattino la processione rientra nella chiesa di S. Sofia, ovunque si avverte l'atmosfera unica e inconfondibile del Venerdì Santo.

A Niscemi,

Niscemi

Niscemi

per esempio, elementi delle rappresentazioni figurate convivono con i simulacri delle processioni. Un Cristo portante la croce viene avviato verso il Calvario nell'ufficialità di una processione solenne. Si tratta di un Cristo realizzato in pelle di antilope che poi viene spogliato dalle vesti e crocefisso.

In simili mescolanze di teatralità e mute rappresentazioni,

a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta,

Mazzarino  settimana santa

Mazzarino

la processione del Venerdì Santo prevede tre distinti momenti: l'incontro tra Gesù e san Giovanni, tra Gesù e la Veronica che gli asciuga il volto e infine tra Gesù e la Madonna.

Un'ora prima della processione viene nominato il "Maestro incappucciato"destinato a guidare il corteo alla volta del Calvario. L'identità dell'uomo viene resa nota soltanto alle Forze dell'Ordine.

Il cataletto con il Cristo Morto uscirà a sera. Ma di simulacri del Cristo Morto, quasi sempre seguiti da Maria Addolorata, in questo giorno la Sicilia è piena.

 

Degna di menzione, per l'incomparabile bellezza della Vergine Addolorata e la corale partecipazione cittadina, la processione che frattanto si svolge a Marsala;

Vergine Addolorata Marsala

Marsala - l'Addolorata

sebbene di maggior richiamo risulti quella figurata del Giovedì Santo. Tale processione, detta dei Misteri (sebbene le abbiano inspiegabilmente cambiato “insegna” chiamandola “Sacra rappresentazione della Passione e Morte”), risale addirittura al 1580 , sebbene con varianti assorbite dai secoli, viene organizzata dalla Confraternita di S. Anna. Un elevatissimo numero di comparse rappresentanti quadri della Passione e Morte,

Marsala

Marsala comparse

sfilano tra le strade di Lilibeo a partire dalle ore 13,00 fino al tramonto. Il corteo è chiuso dal simulacro del Cristo Morto e da un'Addolorata realizzata su copia della più pregevole, venerata (e trasformata dopo un irriguardoso recente restauro) statua che va in processione il giorno dopo.

Siamo qui nell'estremo lembo della Sicilia Occidentale, dove i giorni della Settimana Santa conservano ed evidenziano una meravigliosa mistura tra il luttuoso e la festa. Come a Trapani, durante le sue processioni, dal Martedì al Sabato Santo, da quella della Madonna dei Massari

 

Madonna dei Massari

Madonna dei Massari

fino al rientro dell’Addolorata che chiude la ultrasecolare processione dei Misteri: diciotto gruppi statuari seguiti dai simulacri dei Gesù Morto e di Maria.

 

Spartenza
 Gruppo I° - LA SEPARAZIONE -  ceto degli Orefici
Lavanda
Gruppo II° - LA LAVANDA DEI PIEDI  - CETO PESCATORI
Ortolani
Gruppo III° -  GESU' NELL'ORTO DEL GETSEMANI - CETO DEGLI ORTOLANI
Cattura
Groopo IV°  L'ARRESTO - CETO DEI METALLURGICI
Cedron
Gruppo V° -CADUTA AL CEDRON - CETO DEI NAVIGANTI
Annan
Gruppo VI° - GESU' DINANZI AD HANNA -  CETO DEI FRUTTIVENDOLI
 Negazione
 Gruppo VII° -  LA NEGAZIONE - CETO DEI BARBIERI E PARRUCCHIERI
 Erode
 Gruppo VIII° -  GESU' DINANZI AD ERODE -  CETO DEI PESCIVENDOLI
 Flagellazione
  Gruppo IX° - LA FLAGELLAZIONE - CETO DEI MURATORI E SCALPELLINI
 Spine
 Gruppo X° - L'INCORONAZIONE DI SPINE - CETO DEI FORNAI
 Homo
 Gruppo XI° - ECCE HOMO - CETO DEI CALZOLAI E CALZATURIERI
 Sentenza
 Gruppo XII° - LA SENTENZA - CETO DEI MACELLAI
 popolo
 Gruppo XIII° - L'ASCESA AL CALVARIO - APPARTIENE ALL'INTERO POPOLO
 Spogliazione
 Gruppo XIV° - LA SPOGLIAZIONE - CETO DEI TESSILI-ABBIGLIAMENTO
 Sollevazione
 Gruppo XV° - LA SOLLEVAZIONE DELLA CROCE - CETO DEI FALEGNAMI, CARP.RI E MOB.RI
 Ferita costato
 Gruppo XVI° - FERITA AL COSTATO - CETO DEI PITTORI E DECORATORI
 Deposizione
 Gruppo XVII° - LA DEPOSIZIONE - CETO DEI SARTI E TAPPEZZIERI
 TRasporto
 Gruppo XIII° - IL TRASPORTO AL SEPOLCRO - CETO DEI SALINAI
 Urna
 Gruppo XIX° - IL SEPOLCRO - CETO DEI PASTAI
 Addolorata

 Gruppo XX° - L'ADDOLORATA - CETO DEI CAMERIERI, CUOCHI, COCCHIERI, AUTISTI, BARISTI,

                                                         PASTICCERI, ALBERGATORI, RISTORATORI ED AFFINI.

 

 Il modo di vivere e di celebrare la Settimana Santa in Sicilia insomma, non è esattamente uguale da un posto all'altro. Non sempre, inoltre, i valori rituali risultano pienamente conservati. O forse nuovi significati sono stati mutuati nelle pur secolari cerimonie puntualmente proposte ogni anno. Ma gli intimi significati dei riti della Settimana Santa rimangono più o meno inconsapevolmente avvertiti tra i partecipanti a vario titolo delle varie manifestazioni che agitano città e paesi, centri grossi e piccoli.

La vita predomina sempre su tutto. Questo almeno è certo o di questo magari ci si illude.

Anche a Pietraperzia, vicino a Enna, e di Venerdì Santo. Al tramonto, dalla chiesa del Carmine, esce 'u Signori di li fasci.

Pietraperzia

Pietraperzia

Il grande albero della vita è una lunga trave di legno alla cui sommità svetta il Crocefisso posto sopra un globo policromo sotto al quale, da un cerchio di ferro, si diramano le fasce. Si tratta di oltre duecento strisce di lino bianche, spesso ricamate, larghe circa quaranta centimetri e lunghe trentasei. Ciascun fedele, per ragioni di voto, ne regge il lembo. L'effetto è stupefacente, perché le fasce creano una sorta di cono destinato ad allargarsi e a restringersi in base all'ampiezza delle strade percorse. Pietà e Misericordia, Signuri ! è l'invocazione destinata ad accompagnarne il cammino fino a notte fonda, assieme ai vocalizzi dispensati dai ladatura. Sviscerare significati e simboli di questa processione richiederebbe non poco spazio, tuttavia l'albero rappresenta la forza universale che rigenera il tempo. E le feste di Pasqua insomma, rimangono prepotentemente legate al concetto rigenerativo dove fondamentale è il passaggio dal disordine, dallo scontro tra le forze del bene e del male.

Significativo lo scorrazzare dei Giudei di San Fratello, nel Messinese.

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I Giudei

Strombazzano, sgambettano, producono rumori. Vestiti di una singolare giubba rossa e gialla, coprono il volto con un cappuccio rosso sopra il quale un buffo elmetto, dichiarandosi gli uccisori di Cristo. Trionfano nei giorni di Giovedì e Venerdì, quando il Cristo, infatti, è momentaneamente morto, assente dal mondo.

E' lo stesso principio che ci riconduce alla domenica di Resurrezione, poco prima dei numerosissimi incontri sparsi in tutta l'Isola, tra Gesù e Maria.

Ad Adrano, per esempio -

 

 

Ad Adrano

Adrano

come del resto a Prizzi

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ballo-dei-diavoli-prizzi

dove la pantomima prevede due diavoli e la figura della morte - i diavoli tentano di imporre il male ostacolando il momento topico della simbologia pasquale.

I diavulazzi di Pasqua, che sono cinque ed escono da una botola,intenderebbero ammaliare gli uomini nel corso di una rappresentazione inscenata su un palcoscenico allestito nella piazza principale del paese, indicando, mostrando agli spettatori la tomba vuota.

Il finale? Scontato quanto vogliamo, comunque il deus ex Machina è san Michele il quale, ovviamente, sconfiggerà le forze del male mentre, intorno alla rappresentazione di Adrano,

Il Risorto e lAngelo adrano

Adrano

non mancano i classici simulacri caratterizzanti la giornata. Il Risorto e l'Angelo (l'Arcangelo Gabriele) escono dalla chiesa del SS. Salvatore per recarsi alla Chiesa Madre dov'è il simulacro di Maria. Finita la "Diavolata" andranno in processione tutti e tre.

La rappresentazione di Adrano è tratta da un dramma datato 1752, scritto da Don Anselmo Laudari; l' "Angelicata"ossia la seconda parte, è stata introdotta nel 1980 e non è chiaro se tale aggiunta rientrasse negli intendimenti dell'autore.

Ma innovazioni più o meno necessarie, aggiustaggi e correttivi, non sono cosa rara nel panorama festivo siciliano. A Prizzi, l'incontro (ostacolato dai diavoli) una volta unico, viene oggi proposto cinque volte, non più di mattina ma nel pomeriggio.

Niente male per chi dovesse trovare nei paraggi. Singolari e maestosi sono infatti gli archi di Pasqua a San Biagio Platani,

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gli archi di Pasqua a San Biagio Platani

frutto della creatività e del certosino lavoro dei Signurara e dei Marunnara. Un ennesimo dualismo. Ancora. Gli archi sono costruiti con le canne, i pani, i datteri; rosmarino e agrumi per le decorazioni. Strutture monumentali sopra le quali svettano, ancora più in alto, cupole e campanili finti; sotto pendono lampadari realizzati con ceci, fagioli, gusci di lumache, per l'intera lunghezza della strada. Il corso principale è diviso simbolicamente (e materialmente) in due dalla chiesa Madre. Lo si capisce dalle bandiere poste fra gli archi, in cima ai campanili. Rosse per i sostenitori del Signore, azzurre per i devoti della Madonna. Verso mezzogiorno la Madre spunta sotto gli archi costruiti per lei, il Figlio sbuca esattamente dal lato opposto. All'altezza della chiesa madre l'incontro conclusivo, tra colombi e battimani.

La chiara mattina della Domenica della Domenica delle Palme sembra un ricordo lontano, quasi sbiadito. Ma è una constatazione che rammarica i siciliani. Perché esattamente fra le palme e gli ulivi da benedire che avevano dato inizio alle Feste di Pasqua.

 

(Le foto dei Misteri di Trapani sono di Rosario Fodale)

(Le altre foto sono  estratte da Internet)

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Ottanta anni di Storia :la Sicilia fatta conoscere nel mondo attraverso le canzoni appassionate e le danze popolari.  Lillo Alessandro un messinese documento laureatosi in Lettere ha conquistato un Premio prestigioso quale paladino delle tradizioni popolari nel mondo....Ancora oggi si ricorda e continua il suo Premio Colapesce  dedicati ai martiri di Nassyria, e conquistato da Vincenzo Consolo e da Silvana Polizzi e da altri prestigiosi personaggi del mondo della cultura e dell arte e dello sport.... oggi il Palacultura alle 19.45 si veste di canti e balli....l atrio ricorda con mille fotografie, gli eventi che hanno impreziosito il lungo e faticoso ma brillante percorso di Lillo Alessandro e dei Canterini PELORITANI che hanno varcato l oceano ad est ed ad ovest ed a sud del mondo, per cantare di miti e leggende del cuore antico dello Stretto di Messina, del Mediterraneo e della bella  Trinacria. Anche Gianni Argurio, folk Singer internazionale, segui'spesso il gruppo con brillante successo.

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Prowein: Hall 16 – Stand H81

Sarà la cantina di S. Cristina Gela a raccontare la Sicilia in occasione di Prowein, una delle fiere internazionali più importanti per il settore enologico.

A Düsseldorf, dal 13 al 15 marzo, la cantina siciliana del conte Paolo Marzotto sarà infatti presente con i propri vini nello spazio espositivo dell’importatore DEUNA (HALL 16 Stand H81).

In particolare, a Prowein Baglio di Pianetto presenterà Ramione, il blend di Nero d’Avola e Merlot. Primo fra i rossi prodotti a Pianetto, questo vino elegante e vellutato prende il nome dal precedente proprietario della tenuta, il Barone Ramione. Fu proprio lui che dette inizio alla coltivazione della vite in questa località. Il Ramione è un vino morbido ed equilibrato, che esprime le diverse peculiarità dei territori di appartenenza concentrandoli in un’unica essenza, perfettamente equilibrata.

 

Un vino che racconta nel calice l’anima di Baglio di Pianetto, azienda nata grazie alla visione del suo fondatore, il conte Paolo Marzotto, che nel 1997 ha fondato questa realtà vitivinicola con la volontà di dare vita ad una cantina in grado di ispirarsi al modello dei grandi châteaux francesi ma esaltando l’unicità del terroir siciliano. Nella piana degli Albanesi, a 650 m di altitudine, in una zona di montagna del palermitano, sorge la proprietà principale della cantina, dove il particolare microclima di quest’area favorisce la coltivazione di Insolia, Grillo, Viognier, Merlot, Petit Verdot e Cabernet Sauvignon. In questo luogo l’azienda dispone anche dell’Agrirelais, gestito da Ginevra Notarbartolo di Villarosa, giovane nipote del conte Paolo Marzotto, che è un’elegante dimora con stanze per il pernottamento, ristorante e piscina. Nel profondo sud, in provincia di Siracusa, vicino a Noto, si trova invece l’altra cantina dell’azienda: Baroni. Qui il caldo torrido mitigato solo dalla brezza marina offre le condizioni per il Nero d’Avola, il vitigno siciliano per eccellenza, per il Frappato, il Syrah ed il Moscato di Noto.

CANTINA BAGLIO DI PIANETTO - VIA FRANCIA - 90030 S. CRISTINA GELA (PA)

 

Tel. +390918570002 - E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

GUESTHOUSE & RISTORANTE- AGRIRELAIS - VIA FRANCIA - 90030 S. CRISTINA GELA (PA)

 

Tel. +390918570148 - E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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- di Enzo Caruso -

“La cittadedda 'nfamia china di cannuneri... Nn’a bbruciatu li quarteri, e vulemu la libbertà!”

Nei versi di questa canzone, scritta durante i Moti rivoluzionari del 1848, c’è espresso tutto l’odio del popolo messinese verso “l’infame” fortezza, rea di esistere non per difendere la Città da attacchi nemici, ma per tenerla soggiogata sotto il tiro dei suoi 400 cannoni.

Costruita subito dopo la rivolta antispagnola per sedare anche il più flebile alito di libertà e di indipendenza, la Cittadella nei suoi 200 anni di storia ha rappresentato il simbolo dell’oppressione e della tirannide.

Come avvenne per la Bastiglia dopo la Rivoluzione Francese, il primo pensiero della nuova Amministrazione comunale, all’alba dell’Unità, fu la richiesta di demolire il “Simbolo” e tutto ciò che le tetre mura avevano rappresentato.

Dopo la scintilla del 1° settembre 1847, immediatamente soffocata dalla polizia borbonica, i messinesi i Messinesi scendevano in massa per le strade alle ore nove del 29 gennaio, dando inizio alla rivolta che tenne in scacco i napoletani per 9 mesi.

Mentre l'artiglieria della Cittadella bombardava Messina con un'intensità prima sconosciuta, continuando a farlo anche nei giorni seguenti, riducendo in macerie interi quartieri, un esercito di 25.000 borbonici sbarcava a sud della città dirigendosi verso il centro abitato, contrastato da soli 6.000 siciliani, bruciando e distruggendo ogni cosa.

“Furono gli infermi, i ciechi, ed i paralitici dell'ospizio Collereale a colpi di baionetta scacciati, ed impigliandosi fra le schiere borboniche, rimasero tutti sceleratamente ammazzati. Furono arse e distrutte tutte le dimore del borgo San Clemente posto poco prima del torrente della Zaera”.

“Appiccarono il foco al grande Ospitale, e vi arser dentro malati e feriti assai. Preso, o per meglio dire distrutto il quartiere che si trovava fra via Imperiale e via Porta Imperiale, i reparti borbonici che avanzavano dal mezzogiorno, ossia dalla testa di ponte navale, si congiungevano con quelli che provenivano dalla Cittadella”.077

Frattanto i militari dell'esercito borbonico si davano al saccheggio ed alle violenze sugli abitanti: “Li Svizzeri ed i Napolitani non marciavano che preceduti dalli incendii, seguìti dalle rapine, da' saccheggi, dalli assassinamenti, dalli stupri. […]. Donne violate nelle chiese, ove speravano sicurezza, e poi trucidate, sacerdoti ammazzati sulli altari, fanciulle tagliate a pezzi, vecchi ed infermi sgozzati ne' proprii letti, famiglie intere gittate dalle finestre o arse dentro le case”.

Furono saccheggiate e distrutte anche alcune abitazioni di stranieri che vivevano a Messina, tanto che il console inglese Barker, riferendo l'accaduto al suo Governo, scriveva che molti sudditi inglesi ivi residenti erano ridotti in rovina e che era stato ferito a colpi di sciabola persino il console di Grecia e Baviera M. G. M. Rillian, malgrado si trovasse in uniforme, prima che anche la sua dimora fosse saccheggiata ed incendiata.

Anche l'ammiraglio inglese Parker condannò l'operato dei borbonici: “La più grande ferocia fu mostrata dai napoletani, la cui furia fu incessante per otto ore, dopo che ogni resistenza era cessata”.

Il bombardamento e gli incendi appiccati suscitarono le proteste dei diplomatici stranieri presenti a Messina, precisamente dei consoli del Belgio, della Danimarca, della Francia, del Regno Unito, dei Paesi Bassi, della Russia, della Svizzera.

Alla sconfitta militare dell'insurrezione seguì quindi una dura repressione.

A Messina fu imposto un periodo di stato d'assedio che durò per oltre tre anni. Inoltre il generale Filangieri impose, con un suo decreto, che la locale Università messinese potesse essere frequentata soltanto da studenti della provincia. Furono anche chiusi importanti centri di cultura come il Circolo della borsa” ed il Gabinetto letterario” e molti personaggi illustri ed intellettuali di Messina, coinvolti nella grande rivolta, dovettero alla fuga ed all'esilio.

La Cittadella continuò a fornire al potere borbonico uno strumento di dominio e controllo su Messina sino al 1860, sia con la minaccia latente dei suoi cannoni e della sua guarnigione, sia come carcere per i prigionieri politici.

 

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PALERMO. La provincia più colpita è Messina. Su 312 allevamenti risultati con mucche affette da brucellosi, 177 si trovano nel Messinese, mentre su 309 aziende siciliane di pecore e capre infette 85 si trovano in questa zona. I dati del Bollettino epidemiologico veterinario della Sicilia, redatto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, sono chiari. Aggiornati allo scorso gennaio, il bollettino documenta le ispezioni svolte nelle aziende di tutta la regione fino al 31 dicembre 2015. Le cifre sono emerse durante un convegno che oggi si è tenuto a Cammarata dal titolo “Brucellosi, una malattia da conoscere: Cammarata è un’oasi felice”, dopo il falso allarme scoppiato qualche giorno fa proprio nel paesino dell’Agrigentino.

In base ai dati dell’Istituto Zooprofilattico, dai controlli effettuati, la maggior parte di aziende di bovini risultate positive si trovano nel Messinese (9,69 per cento), seguono Ragusa (3,54%), Catania (2,93%), Enna (1,87%), Siracusa (1,65%), Trapani (1,06%), Palermo (0,80%), Caltanissetta (0,55%), Agrigento (0,21%). La meno infetta dalla brucellosi ovina è la provincia agrigentina. Per quanto riguarda, invece, gli allevamenti ovi-caprini, dopo Messina, ci sono le province di Trapani (6,38%), Siracusa (4,62%), Caltanissetta (4,37%), Catania (4%), Agrigento (3.64%), Enna (2,75%), Palermo (1,88%), Ragusa (1,18%).

Gli animali, per entrare nel circuito commerciale, devono essere ufficialmente indenni da brucellosi e tubercolosi. Gli esami per la diagnosi di queste patologie vengono fatti esclusivamente dallo Zooprofilattico. Su un milione e 500 mila capi del patrimonio zootecnico regionale, annualmente l’Izs della Sicilia effettua oltre un milione di esami, perché gli animali controllabili sono quelli che hanno più di un anno. A spiegare il fenomeno è Santo Caracappa, direttore sanitario dello Zooprofilattico: “Controlliamo quasi il 100 per cento del patrimonio zootecnico, in 8 province su 9. L’unica provincia dove il controllo di bovini si ferma all’80 per cento è Messina, perché ci sono ancora sacche che sfuggono ai controlli ufficiali. Per il futuro pensiamo di organizzarci meglio, non solo con le Asp vicine, ma con l’aiuto delle forze dell’ordine e dell’assessorato regionale all’Agricoltura. L’Istituto, una volta individuato un focolaio, ha l’obbligo di avvisare l’Asp di competenza entro 72 ore, che poi entro le 48 ore successive dovrà allertare l’allevatore che, a sua volta, entro 15 giorni ha l’obbligo di abbattere il capo infetto”.

Quanto alla provincia di Agrigento, Caracappa ha precisato che “non bisogna creare alcun allarmismo: negli ultimi anni ci sono stati pochi casi di brucellosi negli animali e nessun caso nell’uomo. Gli unici distretti più problematici sono quelli di Licata e Canicattì, perché c’è un sistema di allevamento ovino e caprino estensivo promiscuo abbastanza consistente e in cui si registra una percentuale maggiore di animali positivi. Il resto della provincia è virtuosa”.

Al convegno hanno partecipato il direttore sanitario dell’Istituto Zooprofilattico della Sicilia, Santo Caracappa, i sindaci di San Giovani Gemini e di Cammarata, Carmelo Panepinto e Vincenzo Giambrone, il direttore generale dell’Asp di Agrigento Ag1 Salvatore Lucio Ficarra, il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asp 1 di Ag Salvatore Cuffaro e il capo servizio di Igiene produzione e commercializzazione prodotti lattiero-caseari dell’Asp 1 di Agrigento, Lorenzo Alfano.

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Catania.  Dopo i successi della scorsa stagione teatrale, anche quest'anno la brillante attrice Carmen Longo, soubrette e presentatrice, ha coinvolto il  colto ed esigente pubblico catanese.  Il 3 Aprile al Teatro Ambasciatori da non perdere l ultima commedia dello straordinario cartellone. Sotto la guida della regista Ferro, valenti attori illuminati dalla solare Carmen Longo presenza scenica incontrastata.

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Forza d'Agrò, ME. Venerdi 18 marzo alle ore 17.00, all ora del the, non con un cioccolatta party  ma con un serio progetto: un dolce progetto CioccolArt Sicily Museum. La conferenza stampa di presentazione del progetto CioccolArt Sicily Museum e della Prima edizione del "Premio Franco Ruta"  si svolgerà a Forza D'Agrò .

Il Cioccolato, o la cioccolatta, come usiamo dire noi, abitanti dello Stretto di Messina, di recente ha raggiunto, in Sicilia, cifre da businnes notevoli: basti pensare il cioccolato di Modica e le sculture di cioccolato di Taormina alla ex chiesa del Carmine che hanno attirato migliaia di turisti, attratti dal carrettino siciliano di cioccolato e da altre sculture d'arte dolciaria. Forza d'Agrò  diventa protagonista nel 2016 del progetto CioccolArt SicilyMuseum che eserciterà notevole richiamo turistico.

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