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Dal 18 Aprile 2017 sarà in rotazione radiofonica, disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming, “Terra” il nuovo singolo di Carmen Ferreri.

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Carmen Ferreri nasce a Erice in Sicilia il 9 Dicembre 1999 da genitori siciliani e sin da bambina ha sempre avuto la musica nel sangue.

Grazie ad un Master Class incontra Lucrezia Benigno e istaura un rapporto sia di amicizia che di collaborazione musicale da cui nasce il duo Le Kalica, che l’ha portata a partecipare nel 2015 ad Area Sanremo vincendo e arrivando tra gli otto finalisti con il pezzo “Sogna” di Giuseppe Anastasi.

Il suo primo esordio discografico fu lo scorso anno con “Notte fonda”, scritto da Cheope e Federica Abate, prodotta da Anteros di Nazzareno Nazziconi.

Adesso vuole intraprendere un percorso da cantante solista e anche come cantautrice, ha partecipato nuovamente ad Area Sanremo edizione 2016, sotto la supervisione del Maestro Umberto Iervolino che da sempre la segue.

Carmen Ferreri ha superato la prima fase al Casting per Festival Show 2017 e sarà in semifinale nei giorni 24 e 25 Aprile in programma al Teatro Comunale di Fiuggi (FR).

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Biografia

A sei anni inizia a studiare danza classica e a 14 anni inizia un  percorso di apprendimento presso una scuola di musical a Trapani dove acquisisce nozioni di danza moderna, classica, contemporanea ed hip hop (street art) frequentando anche corsi di recitazione.

Frequenta lezioni private di canto moderno e pianoforte presso l’Accademia Setticlaviodi Maurizio Lipari a Trapani.

Studentessa al quarto anno presso l’istituto Liceo Scientifico “Vincenzo Fardella”.

 Attualmente frequenta il conservatorio di Trapani per intraprendere studi più completi . Crescendo il suo orientamento musicale si concretizza sempre più nel  Jazz, Pop, Blues.

Artista: Carmen Ferreri

Titolo:Terra

Edizioni: Umberto Iervolino Edizioni Musicali

Autori: Carmen Ferreri - Paolo Provenzano

Produzione Artistica e Arrangiamento: Umberto Iervolino

Registrato e Mixato da Marco D'Agostino presso Aisha Studio di Milano

Mastering: 96khz Milano

 

Auguri

Nov 29, 2024

Gentili Amici,


l'Associazione Culturale Messinaweb.eu Vi  porge i più sinceri auguri di una Santa Pasqua all'insegna della condivisione e della fraternità, che sia festa di rinascita dei cuori e degli spiriti a Voi e ai vostri Cari.

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- di Maria teresa prestigiacomo -

Messina. SI RINNOVA  l atto di fede dei messinesi come per il Ferragosto. Allo stesso modo, con immensa devozione, i messinesi anche ieri, nel Venerdì di Passione, si sono stretti attorno alla processione più attesa dell' anno, dopo quella dell' Assunta.

LE BARETTE, restaurate di recente anche attraverso l opera di restauratori di chiara fama,  come Giuseppe Ferlazzo e Giuseppe Lo Presti di Patti, pittori  raffinati, hanno raccolto le speranze di fede e di grazie di migliaia di fedeli, radunatisi agli angoli delle strade che costituiscono il percorso  abituale delle macchine teatrali di fede: corso Cavour, via Tommaso Cannizzaro....dove maggiormente si raduna la folla dei fedeli....un appuntamento tra il sacro ed il ....profano per così dire tra palloncini....crepes e biscotti  calabresi e ...l immancabile calia....l importante, comunque, che questa tradizionale festa religiosa  continui a sedimentare la sua memoria storica nel tempo.

 FRANCAVILLA.

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La macchina teatrale del sacro si è  espressa attraverso una commovente rappresentazione, a Francavilla, dove domenica, forse anticipata per i lavoratori impossibilitati a presenziare il venerdì,  si è  svolta la spettacolare processione di Passione che ha visto esprimere con dovizia di particolari e con eccezionali attori, le straordinarie scene dell' Ultima Cena, del processo e della via in salita verso il Golgota, per  la crocifissione di Gesù e dei due ladroni. 

All Imbrunire,  come oltre duemila anni fa, ma con l Etna innevata di un fresco nitore di bianco luminoso, tanto radioso da illuminare la sera vespertina, si è  ripetuta la scena più toccante della Storia delle religioni: Dio che si è  fatto uomo, per la redenzione dei peccatori...da uomo, a soffrire, tra spine e rovi....' Signore....perche mi hai abbandonato?' Sulle note tristi di questo aramaico, ormai noto, giacche' accompagna tutti i giorni di Passione....un silenzio muto e rispettoso della folla, stretta attorno al sacrificio.

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Grande commozione in tutti i fedeli, anche per me, soprattutto riflettendo ...su quanti uomini abbia mandato il mondo dei ben pensanti....alla crocifissione...o al rogo: Giovanna d Arco...Giordano Bruno....Galileo Galilei....uomini  che hanno lottato, sino alla morte, per esprimere in piena libertà le proprie idee,  il proprio pensiero,  senza mai tradirlo.

Era presente Rtp con la nota giornalista Gisella  Ciccio', vicino a lei il  Sindaco dr Monea, già presidente del consiglio Provinciale di Messina, unitamente all'imprenditore enologo avv. Franco Camardi e sorella prof. Maria Camardi pittrice il dr Lo Presti e consorte  ed illustri cittadini di Francavilla che tornano espressamente in paese, per le festività, per assaporare il gusto antico delle tradizioni popolari che costituiscono, sicuramente, in questo caso, un momento di fede e di devozione religiosa ma esprimono, anche,  uno struggente  amarcord di un'infanzia trascorsa felicemente con nonni e  genitori, nel ridente territorio solcato dal copioso e generoso fiume  Alcantara.

 

- di  Marcello Crinò -

Venerdì 14 aprile si è rinnovata a Barcellona e a Pozzo di Gotto la doppia processione delle “Varette” del Venerdì Santo, che per le sue peculiarità è stata iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (Gazzetta Ufficiale della Sicilia del 9 maggio 2014, pp. 38- 44). I modi di formazione della città (due nuclei originariamente separati dal torrente Longano) hanno fatto sì che a Barcellona, caso unico, si sviluppassero due processioni con ben ventisei “varette”, costituite da sculture ispirate a opere d’arte rinascimentali, manieriste e barocche.

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La processione di Pozzo di Gotto, risalente al 1621, seppur in forma ridottissima rispetto all’attuale, con il solo Ecce Homo, si è formata nella via Risorgimento, di fronte la chiesa di Gesù e Maria, dove è custodito l’Ecce Homo e l’Urna col Cristo morto ed è proseguita fino al Duomo di Santa Maria Assunta, disponendosi in due file nelle strade che circondano il Duomo. Da qui si  è snodata lungo la via Garibaldi, raccogliendo durante il percorso altre due “varette” custodite nella chiesa delle Anime del Purgatorio. Le origini di questa manifestazione hanno chiari riferimenti alla tradizione spagnola; addobbate con fiori e luci, spesso solo con candele, hanno mantenuto nel tempo le caratteristiche iniziali.

I gruppi statuari sono sfilati secondo questo ordine: Ultima cena (rifatta nel 1863 da Carmelo Vanni; il Cristo è stato rifatto nel Novecento), Cristo nell’orto (1864, opera di Carmelo Vanni), Cristo alla colonna (restaurata nel 1864 da Carmelo Vanni), Ecce Homo (1621; rifatto nella seconda metà dell’Ottocento), Cristo porta la croce (1864), Incontro con le pie donne (1950), Cristo caduto sotto la croce (1911, autore Giuseppe Fiorello; l’opera fu premiata a Roma), Cristo spogliato dalle vesti (1980), Crocefisso (XVII secolo; sostituito nel 1865 con l’opera di Giuseppe Rossitto), Pietà (1921), I simboli della Passione (1981), Urna col Cristo morto (XVII secolo; rifatta nel 1895), Addolorata (1658 circa; sostituita nel 1875 con un’opera di Michele Grangeri). L’Urna col Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, in realtà soldati romani caratterizzati da un elmo sormontato da penne di pavone, che sin dal periodo paleocristiano era il simbolo della consacrazione della Chiesa, e le cui carni erano ritenute incorruttibili e pertanto simbolo della Resurrezione. Un simbolismo ormai dimenticato ma ben chiaro a chi per primo li fece realizzare. La processione si è conclusa con il baldacchino e il sacerdote recante la reliquia della Croce, custodita in un ostensorio, e la Banda musicale.

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Le “varette” di Barcellona si sono mosse dalla chiesa di San Giovanni dove si erano radunate anche quelle provenienti da altre chiese e magazzini. L’origine di questa seconda processione, che presenta caratteri di maggiore sfarzo rispetto all’altra, con addobbi floreali molto ricchi, risale probabilmente alla metà del Settecento (con il Crocefisso e l’Addolorata, del 1754), cioè quando la chiesa di San Giovanni fu ingrandita acquisendo l’assetto architettonico attuale, ma si è consolidata nel 1871, tanto che alcuni studiosi ritengono che questa sia la vera data di origine.

I gruppi scultorei si sono mossi in quest’ordine: Ultima cena (Ottocento; rifacimenti di Matteo Trovato, scultore barcellonese vissuto dal 1870 al 1949), Cristo nell'orto (Ottocento; restaurata nel 1976), Cristo alla colonna (Ottocento; rifatta da Matteo Trovato), Ecce Homo (Ottocento; rifatta da Matteo Trovato), Cristo porta la croce (Ottocento; rifatta da Matteo Trovato), Caduta di Cristo (Ottocento; Cristo è stato rifatto da Matteo Trovato), Crocefisso (1754; rifatto nel secondo Ottocento; figure aggiunte nel 1977 dallo scultore Giuseppe Emma), Discesa dalla croce (1948, opera di Pietro Indino da Lecce), Pietà (1948, opera di Pietro Indino), Cristo portato al sepolcro (1948, opera di Pietro Indino), Urna col Cristo morto (secondo Ottocento, rifacimento dell’Urna nel 1929 ad opera di Salvatore Crinò; il Cristo è di Matteo Trovato), Addolorata (1754), ed infine la Banda Musicale.

Quest’anno nella processione è mancata la “varetta” del Pretorio di Pilato (1981, opera dello studio d’arte di Pietro Indino). Come abbiamo già annunciato in un precedente articolo, durante la ricognizione attuata  per tempo nel magazzino dov’è custodita, è stata trovata rosicchiata dai topi. Le statue sono state inviate a Lecce, dove erano state realizzate, e i restauratori hanno scoperto dei nidi di topi che hanno comportato un rallentamento nei lavori, rendendola indisponibile per la processione.

Anche a Barcellona l’Urna del Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, senza le penne di pavone ma con un semplice elmo con pennacchio. A conclusione il baldacchino col sacerdote recante la reliquia della Croce e la banda musicale. Dallo scorso anno viene portata  in processione anche la copia della Sacra Sindone, appartenente alla parrocchia di San Giovanni.

Le due processioni, accompagnate dalla “Visilla”, un canto polivocale basato sul testo della Vexilla Regis del poeta latino Venanzio Fortunato, nella serata si sono incontrate sulla copertura del torrente Longano, percorrendola da nord verso sud quelle di Barcellona, e in senso inverso quelle di Pozzo di Gotto. Durante l’incontro le due processioni si sono fermate e i gruppi statuari ruotati di novanta gradi, secondo un’usanza iniziata nel 2010, L’incontro delle due processioni del Venerdì Santo sulla copertura del torrente Longano risale al 1968, artefice Don Rodolfo Di Mauro, direttore dell’Oratorio Salesiano di Barcellona dal 1961 al 1968.

Per realizzare le due processioni, molto sentite dai Barcellonesi e dai Pozzogottesi, è necessario ogni anno un certo lavoro organizzativo. Ogni “varetta” è infatti patrocinata da una famiglia, spesso sono i discendenti di quelli che l’hanno fatta realizzare, oppure da una confraternita o da un gruppo di artigiani o commercianti, che provvedono a tutto, dalla custodia all’addobbo floreale, al trasporto, al restauro, all’illuminazione ed alla cena finale. A conclusione della serata a tutti coloro che partecipano al trasporto della “vara” ed al canto della “visilla” viene offerta una cena a base di pescestocco “a gghiotta” innaffiato da buon vino.

Il giorno precedente, Giovedì Santo, nelle chiese erano stati allestiti i cosiddetti “Sepolcri”, definiti dalla Chiesa “Altari della Reposizione”, dove sono presenti vasi con germogli di grano o cereali coltivati al buio per perpetuare, secondo una lettura “laica”, il culto greco arcaico dei Giardini di Adone, legati al mito della rinascita primaverile. A tal proposito in un passo nel Ramo d’oro di James G. Frazer (Glasgow 1854 – Cambridge 1941), uno dei fondatori della moderna antropologia, si può leggere: «I giardini di Adone vengono ancora seminati a primavera e in estate, in Sicilia; possiamo quindi dedurne che forse la Sicilia, come la Siria, celebrasse anticamente una festa del dio morto e risorto. All’approssimarsi della Pasqua, le donne siciliane seminano frumento, lenticchie e miglio dentro vassoi che conservano al buio, annaffiandoli ogni due giorni. Ben presto spuntano le piantine, che vengono legate con nastri rossi. I vassoi sono poi collocati sui sepolcri, allestiti nelle chiese greche e cattoliche il Venerdì Santo; proprio come i giardini di Adone erano collocati sulla tomba del dio defunto. L’usanza non si limita alla Sicilia ma è seguita anche a Cosenza, in Calabria, e forse in altre località. L’intera tradizione – i sepolcri e i vassoi con le piantine germogliate – potrebbe non essere altro che una sopravvivenza del culto di Adone, sotto diverso nome».

Bibliografia:

A. Saya Barresi, Un caso di “Pietas” collettiva, Quaderni de “lo studente”, Palermo, 1985

C. Biondo, Chiese di Barcellona Pozzo di Gotto, Grafiche Scuderi, Messina, 1986

James G. Frazer, Il ramo d’oro, Newton Compton Editori, 2014 (cfr. pp. 392-393)

G. Trapani, A. Italiano, A. Il Grande, Le varette di Barcellona Pozzo di Gotto, Giambra Editori, Terme Vigliatore, 2015

- di Marcello Crinò -

Dal 12 al 14 maggio il prestigioso coro barcellonese “I Piccoli Cantori”, diretto da Salvina Miano ed accompagnato al pianoforte da Dario Pino, parteciperà alla nona edizione del Concorso Nazionale “Il Garda in Coro” che si terrà a Malcesine, comune di 3800 abitanti sulle rive del lago di Garda. Rappresenterà la città di Barcellona Pozzo di Gotto ma anche la Sicilia, in quanto è l’unica realtà di questo tipo esistente nell’intera regione. Ad annunciarlo è stata Salvina Miano nel corso di una conferenza stampa nella Sala Consiliare del Comune di Barcellona, alla presenza del sindaco Roberto Materia e degli assessori Ilenia Torre, Tommaso Pino e Angelo Paride Pino. Segno questo sia del prestigio ottenuto dal coro,  nato nel 1999, ma anche dell’interesse mostrato dalle Istituzioni. Fra l’altro “I Piccoli Cantori” parteciperanno il 29 aprile allo spettacolo in cartellone al Teatro Mandanici, “Un canto Mediterraneo”, assieme a tante altre importanti  realtà musicali cittadine.

Ad aprire la conferenza stampa i saluti e gli interventi dell’assessore alla cultura Ilenia Torre e del sindaco Roberto Materia. E’ intervenuta altresì Giusy Alosi, segretario del direttivo dell’Associazione “I Piccoli Cantori”, che ha proposto un excursus dell’attività del coro e i numerosi premi conseguiti in tutta Italia. 

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“Il Garda in Coro”, ha spiegato Salvina Miano, è patrocinato dal Ministero per i Beni e le attività culturali, dalla Regione Veneto e da due Istituti di Credito. Il concorso ha visto avvicendarsi negli anni i più importanti e rappresentativi cori di voci bianche d’Italia, e anche quest’anno vedrà tra i partecipanti i più pluripremiati cori nazionali. Il coro barcellonese è l’unico siciliano iscritto alla competizione, con 38 coristi dai 7 ai 15 anni di età, e per 18 di loro il concorso rappresenterà la prima esperienza in una manifestazione così impegnativa.

Domenico Arcoraci, nella qualità di genitore di un piccolo cantore e di responsabile del marketing della manifestazione, ha spiegato che sta per essere lanciata una campagna pubblicitaria per le aziende e i cittadini per contribuire alle spese vive legate alla partecipazione, che altrimenti graverebbe solo sulle famiglie. La campagna si chiama “Regala un km al coro”, e consiste in una sottoscrizione con un minimo di due euro a testa. In conclusione “I Piccoli Cantori”, eleganti nelle loro divise, hanno offerto un saggio delle loro capacità cantando alcuni brani.

Salvina Miano ha invitato i cittadini a seguire l’evento attraverso la pagina facebook dell’Associazione e del Concorso ed ha chiesto, ed ottenuto dal Sindaco, di poter sfilare a Malcesine con la bandiera del Comune di Barcellona.

 Emerito dell’Università degli Studi di Messina, Accademico di vecchio stampo, Maestro nello studio, nell’insegnamento, nella professione della Scienza “Anatomia Patologica” ci ha lasciato nella serata di ieri.

Egli ha fortemente operato per la creazione di numerose schiere di patologi universitari ed ospedalieri, impegnandosi al contempo in rilevanti incarichi istituzionali universitari ed avviando la fase di trasformazione degli istituti in dipartimenti. Fu anche molto attivo nell'Ordine dei Medici di Messina e per i servigi resi era stato nominato presidente onorario.

Uomo dal tratto signorile, mite di temperamento e disponibile con tutti, collaboratori e conoscenti, il Professor Ferrara ci ha trasmesso una eredità di pensiero che onora l'Anatomia Patologica Italiana e la Scuola fondata dall’antico Maestro Professor Filippo Battaglia.

Alla Sua opera ed a quella di altri illustri Professori scomparsi, Antonio Giampalmo, Lucio Severi si deve la costituzione della Società Italiana di Anatomia Patologica (SIAPEC) con il congresso di fondazione di Messina nel 1981 e la successiva confluenza con la Società Anatomo – Patologi Ospedalieri Italiani (SAPOI) per costituire la Federazione Italiana Società Anatomia Patologica e Citodiagnostica.

Il suo insegnamento rimarrà centrale per la crescita di giovani medici patologi.

- di Domenico Venuti -

Una mattina soleggiata d’inizio Primavera, ci trovavamo nella “Casetta Museo Maria Costa“ ( ”Tesoro dell’Umanità dell’UNESCO )  Eravamo a confrontarci con la lettura di poesie, quando a visita inattesa, vedavamo arrivare Giovanni Mondello, valoroso  poeta popolare “ fiero della  sua quinta elementare” Dopo avere posata la sua bicicletta, ci veniva incontro, nella sua tenuta da ciclista, che con un volo pindarico ci riportava indietro  al tempo.dei “Cavalieri della Tavola Rotonda” e precisamente ad uno dei fantastici  paladini, corredato dalla sua armatura, così come lo vediamo nei masciddari colorati dei carretti siciliani, descritti dall’Antropologo Antonino Buttitta L’artista Pippo Crea di Roccavaldina invitava il nostro poeta  a recitare delle  poesie e questi,atleta della  bici “suo destriero”, iniziava a recitare, le sue liriche in dialetto, che scandiva  accompagnandosi  con  una gestualità, che ci ricordava quella dei personaggi di Pirandello. In quella “Casetta Museo ”,semplice, ma calorosa per i sentimenti e i valori che tutt’oggi i poeti comunicano,da quel preciso momento era come se si fosse entrati in un mondo onirico e di metafore, e di ricordi del passato.. Il poeta proprio in quel luogo, della Riviera Paradiso in quella piccola, ma grande casa, aveva avuto scambi di opinioni, suggerimenti su letture poetiche con la Poetessa Maria Costa, aveva vissuto  scambi poetici, e di opinioni, di suggerimenti e  letture. A tal proposito, è bello leggere la lirica che le aveva  dedicata.. Mi avvicinai al poeta e gli chiesi copie delle sue liriche.Ebbi modo dopo di considerarle e ne rimasi entusiasta. Erano versi baciati espressi in dialetto siciliano, vigoroso e nel contempo delicato e luminoso.Il poeta riesce  a porgerci  i moti della sua anima, che ci coinvolgono  e ci commuovono.. Le sue rime baciate procedono in un ritmo ed una cadenza, ritmata e di particolare effetto musicale, presentandoci immagini di viva fantasia, di intensa immaginazione, senza trascurare il richiamo alla vita sociale ed al reale.

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 Giovanni Mondello, possiamo dire dunque, è un  poeta degno di massima attenzione, sia per  i contenuti della sua ricca inventiva, che per la sua sensibilità espressiva. Le sue liriche possono essere definite veri e propri canti, Ritroviamo in questi il desiderio della serenità, dell’equilibrio tra se e il creato, Giovanni .Mondello chiede soltanto di essere ascoltato nella sua candida  spontaneità dei versi , che  ci pongono in meditazione, dandoci sensazioni straordinarie. .Elegiaca per lui e  la campagna per i doni che sa darci“ A Vinnignata iDon Pippinu”importante è laFede “ “ A Madunnuzza da CampagnaLa Nascita di Gesù Bambinu”complesso il socialeI Ricchi e i Puvireddi”,  nostalgico il tempo passato, “ I Tempi Belli FineruE’ evidente nel nostro poeta popolare il sentimento della fede, e della speranza ,sentimento che ritroviamo in tutte le sue liriche.

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Messinaweb.eu è lieta pubblicare le poesie in dialetto

Dedicate “alla Nascita di Gesù Bambino” alla Madonna “e a Maria Costa"

“ LA NASCITA DI GESU’ BAMBINU “

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ALLA MADONNA

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A MARIA COSTA

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- di Maria Teresa Prestigiacomo - 

Milano. Dal 13 aprile al 17 settembre 2017 sarà aperta al pubblico la mostra NEW YORK NEW YORK. Arte Italiana: la riscoperta dell’America, a cura di Francesco Tedeschi con Francesca Pola e Federica Boragina, promossa dal Comune di Milano – Cultura, Museo del Novecento e Intesa Sanpaolo – Gallerie d’Italia, in collaborazione con la casa editrice Electa.

 Il percorso espositivo si snoda tra le due sedi museali e comprende oltre 150 opere, fondandosi, come scrive il curatore, “su una serie di fatti, incontri e occasioni che hanno dato all’arte italiana del Novecento l’opportunità di conseguire un’attenzione e una presenza internazionale utile a collocarla in posizione preminente nell’ambito della stessa idea di modernità”, centralità raggiunta “tramite una serie di legami di diverso genere con gli Stati Uniti d’America, e in particolare con l’ambiente e la città di New York, che diventa, non solo simbolicamente, il centro della cultura artistica del Novecento, a partire dagli anni dell’immediato secondo dopoguerra. Vengono però qui considerati anche episodi precedenti, che hanno contribuito a preparare il terreno per vicende che si sono chiaramente manifestate in seguito, anche per le diverse maturazioni delle situazioni storiche attraversate dai due paesi”.

 La mostra presenta attraverso le loro opere, le storie degli artisti italiani che hanno viaggiato, soggiornato, lavorato, esposto negli Stati Uniti, e in particolare a New York, o solo immaginato il nuovo mondo, tutti alla ricerca di uno spirito più libero e di modelli differenti rispetto alla vecchia Europa.

 Un racconto articolato e complesso che parte dagli anni Venti, quando Fortunato Depero, futurista di primo piano, si reca per un lungo soggiorno negli Stati Uniti (vi giunge nell’autunno del 1928 e vi si ferma circa due anni), diventando simbolicamente il punto di partenza dell’incontro con la realtà americana, fino al biennio 1967-68, quando Ugo Mulas pubblica New York: The New Art Scene (New York: arte e persone), il libro nel quale raccoglie le immagini scattate dal 1964 agli artisti americani di punta dell’epoca. Nello stesso periodo sono poi organizzate importati rassegne tra cui la grande mostra del 1949 dedicata all’arte italiana al Museum of Modern Art di New York - la prima volta che il MoMA dedica un’esposizione di grande rilievo alla produzione artistica contemporanea di un paese - e una doppia rassegna nel 1968 dedicata alla recente arte italiana al Jewish Museum of Art di New York.

Negli spazi del Museo del Novecento è restituito l’immaginario americano e, in particolar modo, il rapporto intenso con la città di New York così come percepito dagli  artisti italiani, con opere di Afro, Paolo Baratella, Corrado Cagli, Pietro Consagra, Giorgio De Chirico, Fortunato Depero, Tano Festa, Lucio Fontana, Emilio Isgrò, Sergio Lombardo, Titina Maselli, Costantino Nivola, Gastone Novelli, Vinicio Paladini, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Rotella, Alberto Savinio, Toti Scialoja, Tancredi, Giulio Turcato. Una sezione a sé è dedicata all’opera fotografica di Ugo Mulas in relazione a New York e agli artisti statunitensi. ( Nella foto un'opera di De Chirico, immediatamente riconoscibile.)

«Nella prima metà del Novecento i confini fisici dell’espressione artistica si sgretolano, e quelle che prima erano classificabili come ‘influenze di culture altre’ diventano ora fonte di ispirazione comune per gli artisti di ogni luogo, anche e soprattutto in Italia. Il Museo del Novecento è testimone prezioso di questa fase, documentata attraverso la propria collezione e approfondita ora con questa mostra che si inserisce perfettamente nel contesto storico-artistico del suo percorso» dichiara Filippo Del Corno, assessore alla cultura del Comune di Milano. «La collaborazione con Gallerie d’Italia e il suo Cantiere del ‘900 consente di affondare ulteriormente lo sguardo su questo periodo cruciale dell’arte moderna, in cui il mondo diventa al tempo stesso più grande e più vicino all’immaginario di tutti gli artisti che, ciascuno con il proprio linguaggio, meticciano la propria cultura con tradizioni e suggestioni provenienti da oltreoceano.»

Nelle Gallerie d’Italia a Piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, è invece proposta un’ampia ricostruzione dei rapporti con le istituzioni, le gallerie e i collezionisti americani che hanno valorizzato la presenza artistica italiana sul territorio americano.

«Dopo le mostre Restituzioni, Hayez, Bellotto e Canaletto dedicate alla grande tradizione artistica italiana, Intesa Sanpaolo riporta l’attenzione sul contemporaneo, periodo al quale è dedicato Cantiere del ‘900, il progetto espositivo delle Gallerie di Piazza Scala volto a valorizzare le collezioni del Novecento della nostra Banca» afferma Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo «New York New York, con quasi 150 opere provenienti da prestigiosi musei nazionali e stranieri, consente un’originale lettura dell’arte italiana del secolo scorso in una prospettiva internazionale, approfondendo il rapporto con il mondo, la cultura e i caratteri estetici di un’America vista, interpretata e rappresentata. Questa nuova mostra rafforza ulteriormente la collaborazione con il Comune di Milano attraverso la sinergia con il Museo del Novecento, la realtà museale che svolge in città un ruolo di primo piano nella promozione dell’arte moderna.»

A partire dalla mostra XX Century Italian Art, tenutasi nel 1949 al Museum of Modern Art di New York, sono presentati alle Gallerie d’Italia alcuni capolavori di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Massimo Campigli, Marino Marini, Virgilio Guidi, Renato Guttuso, Fausto Pirandello, Armando Pizzinato, Alberto Viani, per poi proseguire con opere di autori degli anni Cinquanta e Sessanta tra i quali Carla Accardi, Afro, Gianfranco Baruchello, Enrico Baj, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Alik Cavaliere, Ettore Colla, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Domenico Gnoli, Lucio Fontana, Pino Pascali, Achille Perilli, Michelangelo Pistoletto, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Rotella, Giuseppe Santomaso, Mario Schifano, Francesco Somaini, Toti Scialoja ed Emilio Vedova.

La mostra del MoMA del 1949 è stata un momento fondamentale per la ricezione dell’arte moderna italiana in un contesto internazionale: i curatori vollero allora sottolineare come l’arte italiana del Novecento avesse una propria storia, autonomia e carattere indipendenti da quella francese. Vengono esposte in quell’occasione circa 230 opere di altissima qualità (tra dipinti, sculture, disegni, bozzetti, incisioni) di 45 artisti, organizzate in sezioni dal Primo Futurismo alla Pittura e scultura dal 1920 al 1948. L’evento avrebbe veicolato il processo di acquisizione di opere d’arte italiana per le collezioni del MoMA ottenendo il lungo e duraturo effetto di creare un interesse e un mercato per gli artisti italiani.

Allo scopo di mettere in evidenza il dialogo con gli artisti d’oltreoceano saranno esposti anche alcuni capolavori dei massimi esponenti dell’arte statunitense come Alexander Calder, Willem De Kooning, Arshile Gorky, Franz Kline, Conrad Marca Relli e Cy Twombly, per sottolineare le loro relazioni con il nostro paese, attraverso i contatti da loro intrattenuti con artisti e collezionisti.

La mostra è accompagnata da un catalogo ELECTA, con saggio introduttivo di Francesco Tedeschi che inquadra la mostra con il racconto degli artisti italiani che hanno guardato l’America dal 1929 al 1968. Molti i contributi di storici dell’arte, critici, curatori: Nicoletta Boschiero su Fortunato Depero, Katherine Robinson su Giorgio de Chirico, Sergio Cortesini su La Comet Art Gallery e Corrado Cagli, Federica Boragina sull’immagine di New York nell’arte italiana dal 1949 al 1968, Davide Colombo sulla mostra Twentieth-Century Italian Art al MoMA nel 1949, Nicol Mocchi su Giorgio Morandi, Raffaele Bedarida sulla galleria Catherine Viviano e la promozione dell’arte italiana negli anni Cinquanta negli Stati Uniti, Sharon Hecker sul collezionista Joseph Pulitzer, Carlo Pirovano su Alberto Burri, Kevin McManus sugli artisti italiani nelle università americane, Luca Massimo Barbero su Lucio Fontana e Tancredi a New York, Paola Bonani sulla Rome-New York Art Foundation, Carla Subrizi sulla mostra New Realists e il confronto con l’immaginario Pop, Francesca Pola su Ugo Mulas e la nuova scena artistica americana.

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