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Ucria

di Michele Cappotto



Altitudine: m. 710 s.l.m.

Etimologia: Probabilmente deriva dal greco  “tes Ochreias o da Ochr(e)ias”  (ruggine delle biade) o anche dall’arabo “Keira” che significa “il villaggio”.

Abitanti: ucriesi (1185 unità nel 2009)

Densità: 45 Km/q

Patrono: Signore della Pietà (festa 14 settembre)

Ambiente e risorse: La produzione locale è basata sulla coltivazione degli agrumi, dell'uva e delle olive. Molto pregiata la produzione delle nocciole e delle castagne con realizzazione di prodotti tipici specie in campo dolciario; l'allevamento sugli ovini, sui bovini, sui suini (è noto il suino nero dei Nebrodi) e sugli equini con produzione di carni e prodotti caseari (formaggi provole, pecorino e ricotta) di eccezionale qualità.
Il territorio di Ucria, può anche definirsi  la "terra dei funghi". I luoghi, infatti, per la loro natura e conformazione, si prestano alla nascita di numerose qualità di funghi. Nel paese opera dal 1995 l’importante Associazione Micologica Naturalistica “P. Bernardino” che svolge una costante funzione divulgativa e conoscitiva sul vastissimo mondo dei funghi.

L’impegno dell’Associazione si rivolge ad uno studio sistematico, biochimico, tossicologico, igienico-sanitario e preventivo di tutte le specie di funghi. Allo stesso tempo sono state intraprese delle iniziative atte a promuovere e favorire la conoscenza della Micologia mediante conferenze, dibattiti, mostre, corsi di studio.Ogni anno, l’ultimo sabato d’ottobre, viene organizzata la sagra dei funghi che richiama appassionati e turisti. Oltre a poter gustare l’ottimo risotto offerto dall’Associazione micologica, è possibile assistere all’annunale “Mostra Micologica Funghi dal vero”.

Personaggi: Padre Bernardino da Ucria , al secolo Michelangelo Aurifici, è nato ad Ucria il 9 aprile 1739 .
Nel 1766, entrato nel convento di S. Antonio di Padova dell'Ordine dei Frati Minori, cominciò ad interessarsi di storia naturale ed in maniera particolare di botanica divenendo un grande negli anni un grande esperto della materia. Nel 1786 ricoprì l'incarico di "Dimostratore di Botanica" presso l’ Università di Palermo. A lui si deve l'impianto della parte storica dell'Orto botanico di Palermo, avvenuta tra il 1789 (anno in cui pubblicò “L’Hortus Regius Panormitanus” seguendo l'innovativo sistema di classificazione di Linneo) e il 1791. Nello spazio retrostante al Gymnasium dell’Orto oggi si trova un suo busto scolpito da Mario Rutelli. Di carattere modesto e schivo, fu uno studioso di grande valore al punto da meritarsi l'appellativo di Linneo siciliano. Morì a Palermo il 29 gennaio del 1796.

Curiosità: Ucria anticamente era anche considerato il territorio del Mulini ad acqua poiché se ne contavano ben undici.
Il mulino San Giovanni era uno dei più grandi e ad esso si rivolgevano anche i contadini delle campagne di Sinagra e Racchia. Il mugnaio faceva raccogliere l’acqua in una grande vasca chiamata “prisa” che era collegata ad un’altra in pietra detta “gorgia”. Da qui, per caduta, l’acqua azionava una grossa ruota di legno collegata alla pesante mola di pietra che macinava il frumento.

 


 

Storia

 

I rinvenimenti di utensili preistorici in prossimità della “Rocca San Marco” (massa rocciosa levigata e cristallina del paleolitico superiore a circa 8 km da Ucria) e di un ripostiglio di monete romane (215 a.C.) nella poco distante località “Orelluso” (a quota 1220 m.) sono la prova di quanto antiche siano le origini degli insediamenti nel territorio di Ucria.
Ucria, fondata secondo la leggenda dagli abitanti della città scomparsa di Monte Castello, fu conquistata dalla potente Siracusa nel 269 a.C. e nel 242 a.C. divenne possedimento dei Romani. Gli Arabi dominarono la zona e di ciò ne sono testimonianza i resti di due torri d’avvistamento, una a nord ed una in località San Giovanni, a guardia di chi dal mare voleva spingersi all’interno del territorio. Dalle torri si sviluppavano infatti una serie di gallerie e passaggi che si diramavano nelle varie zone dell’abitato. I Normanni intorno all’anno 1000 vi costruirono un castello e sotto il loro dominio Ucria divenne un feudo della famiglia dei Baroni Barresi. Questo possedimento passò poi agli Svevi, Angioini, ed Aragonesi. Dal 1670 Ucria fu governata dalle famiglie Pagano-Marchetti ed Alliata col titolo di Principi fino ai primi del Novecento

 


 

Beni Culturali

 

Posto sulla vallata del fiume “Sinagra” il borgo di Ucria conserva ancora i tratti medievali nell’intreccio dei quartieri che si sviluppano intorno alla Chiesa Madre. Essa dedicata a San Pietro Apostolo venne costruita nel 1625
Presenta una pianta a croce latina ed una facciata con cinque finestre e tre portali di cui quello centrale, sormontato da un elegante frontone, è arricchito da due belle colonne con capitelli corinzi ai cui lati sono incavate quattro cappellette.
L’interno è a tre navate separate da 8 colonne monolitiche che da qualunque posizione consentono la vista delle 11 cappelle e relativi altari in stile barocco. Il magnifico altare maggiore che risale al 1668 è costituito da un cappellone di legno intarsiato e dorato in stile barocco e sorretto da quattro eleganti colonne. Su di esso vi è la statua lignea del “Signore della Pietà” (Cristo Nero) Patrono della città. Si tratta dell’immagine dell’Ecce Homo, di fattura bizantina
e di autore ignoto dietro la quale sono simbolicamente posizionati tutti gli attrezzi utilizzati per la crocifissione. Nella chiesa sono pure da ammirare il Fonte Battesimale in marmo e legno, la statua marmorea della “Madonna della Scala” e dell’Annunziata, entrambe della bottega dei Gagini, la Madonna delle Grazie nel suo ricco altare e gli splendidi lampadari di cristallo a forma di ninfea della navata centrale.

La Chiesa della Madonna Annunziata è stata costruita alla fine del sec.XIV ma fu riedificata nel Cinquecento dai Frati Francescani. Molto bello è il portale di gusto romanico ove sono scolpiti in rilievo eleganti figure di angeli con in basso due leoni che reggono stemmi e stipiti. Molto bello anche il campanile in stile arabo-normanno.
Decentrata dall’abitato sul lato monte è la Chiesa del Rosario che risale al ‘700 fu edificata dai Frati Domenicani. Caratteristico il suo campanile a cuspide maiolicato di bianco ed azzurro. Il piano campanario a cui si accede attraverso una scala con gradini incastonati sul muro perimetrale, è arricchito da quattro bei balconi da cui si gode un’ampio panorama. All’interno della chiesa vi è un bellissimo altare in legno con ante a vetro ove sono custodite le statue lignee del ‘700 della Madonna del Rosario e di San Domenico. Il piano dell’altare è rivestito di lastre di vetro colorato ad olio ad imitazione di marmo. Il soffitto è pure in legno decorato e dipinto con motivi floreali.

La Chiesetta del Carmine risale al sec.XV  dispone di tre altari. Sul maggiore vi è una piccola cappelletta con una statua lignea di San Biagio. All'interno si possono ammirare le belle mattonelle in terracotta smaltata e il soffitto, in tavole, decorato con motivi floreali ad olio.

Della Chiesa di Santa Maria della Scala restano oggi solo dei ruderi. Costruita nel 1500, epoca in cui fu fondato il convento dei Domenicani. Essa è attigua alla Chiesa del SS. Rosario. Da quanto si può ricavare dai ruderi è una delle chiese più antiche di Ucria.  Aveva un solo ingresso con un portale in pietra arenaria nel quale vi sono scolpite molte figure allegoriche. Custodiva al suo interno la statua della Madonna della Scala, opera eccezionalmente bella attribuita alla bottega d'arte dello scultore palermitano Antonello Gagini, che dagli inizi del ‘900  è stata collocata nell'abside della navata destra della Chiesa Madre.

La Chiesa di S. Maria Vergine, infine, è una costruzione che risale a tempi molto antichi. Quella odierna risale al 1960 ed occupa un'area di 150 mq. Anticamente per la sua ottima posizione doveva essere molto frequentata, ora dimora permanente di una interessante mostra di oggetti sacri.
Ucria è notoriamente denominata “La Città dei Musei”, infatti ve ne sono ben cinque.
Il “Museo pedagogico dell’arte e della creatività giovanile” contiene pregevoli opere degli studenti delle più importanti Accademie di Belle Arti d’Italia e dei Paesi mediterranei.

Il “Museo dell’Arte Popolare” contiene reperti della tradizione popolare di cui si intende evidenziarne non solo il valore d’uso ma anche il significato simbolico. Forte è il richiamo alla vita della donna (ricami, tappeti tessuti a mano, corredi da sposa, ed oggetti in ceramica e terracotta.

Il “Museo etnologico delle maschere e della cartapesta” contiene circa 500 maschere in cartapesta riproduzioni di importanti maschere africane ed asiatiche ma anche di quelle legate al carnevale. Fra i materiali utilizzati nella riproduzione vi è l’avorio, l’osso, il corno, ma anche bambù, zucche, noci di cocco e vimini.

Il “Museo etnostorico dei Nebrodi” è il più antico e contiene attrezzi di lavoro del mondo contadino e pastorale nonché tanti oggetti di uso comune non più esistenti nella società odierna.
Infine da ammirare, presso la Chiesa del Rosario, è il grande “Mosaico dei due Mondi a confronto”, lungo 15 metri e largo 3 metri fatto in pasta di vetro, grès e da preziose murrine con oro zecchino, opera realizzata dal Maestro Nico Nicosia nel 1992 che illustra, in occasione della ricorrenza dei 500 anni, l’itinerario delle Caravelle di Cristoforo Colombo dal buio del Vecchio Mondo alla luce del Nuovo.

 


 

Tradizioni

 

La festa del Signore della Pietà che ha luogo il 3 Maggio e il 14 Settembre con due processioni solenni che si snodano per il paese accompagnate dalle campane della Chiesa Madre, e che richiamano la partecipazione di innumerevoli fedeli. Nell’occasione vengono intonati con grande devozione e gran voce canti, suppliche e preghiere. Nella giornata dell’ultima domenica di Ottobre si festeggia pure la Madonna del Rosario che insieme alla statua di S. Domenico viene portata in processione per le vie cittadine. E’ una bellissima ricorrenza che coincide con l’interessante  Fiera dell’Artigianato e con la rinomata Sagra dei Funghi.

I festeggiamenti della S. Pasqua sono pure molto sentiti. Il Venerdì Santo si allestiscono i Sepolcri con i “lavureddi”: che consistono in chicchi di grano o di legumi fatti germogliare al buio, per i 40 giorni della Quaresima. All’imbrunire si recita la passione e morte di Gesù Cristo. Al cimitero, nei pressi della Chiesa del Rosario,  si rivive la struggente atmosfera della crocifissione. La notte di Pasqua, infine, si assiste, con il fiato sospeso, alla tradizionale caduta della “Tenda” alla quale è tradizionalmente collegata la convinzione che la caduta diritta della tela coincida con una ricca annata agraria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultima modifica il Sabato, 08 Ottobre 2016 20:24
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