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- di Maria Teresa Prestigiacomo -


Messina. Il fascino del varietà francese a Messina? Quasi, quasi....ma con volontari attori cantanti medici ingegneri...professionisti...dalla odontoiatra dott.ssa Elvira Marsico allo specialista medico ex ospedale Papardo Dr Renato Caldarera...etc una sera per la solidarietà e la ricerca contro le malattie neuromuscolari gravi: musica, recitazione, comicità e danza, sono questi gli ingredienti del varietà “I nostri anni ‘80” che vedrà esibirsi ancora una volta sul palco del Vittorio Emanuele “I Fikissimi” i medici-artisti messinesi, ormai conosciuti e amati dal pubblico messinese per le loro performances canore e teatrali  che realizzano con lo scopo di aiutare le realtà del territorio che si occupano di volontariato. In questo caso sono ben 2 le associazioni cui verrà destinato l’incasso della serata: “Cambiamenti PSA, che si occupa di dare assistenza e supporto alle persone affette da malattie neuromuscolari e alle relative famiglie e al Centro socio pedagogico E-Duco. Solidarietà e spettacolo, un connubio che “I Fikissimi” portano avanti con impegno e passione, riuscendo nel tempo a guadagnarsi l’effetto dei messinesi che ad ogni loro evento rispondono numerosi. Grande attesa dunque anche per questo nuovo e originalissimo spettacolo di varietà, che sta registrando il sold out e che si preannuncia già come l’ennesimo successo del gruppo messinese. I medici-artisti Fikissimi sono: Massimo Pulitanò, Cosimo Milone, Francesco D’Arrigo, Rita La Paglia, Luisa Barbaro, Giovanna Genitori, Katia Bevacqua, Elvira Marsico, Carmelo Peditto, Francesco Calogero, Salvatore Signorino, Fabio Catalano, Renato Caldarera, Massimo Calapaj, Pietro Bitto. Con loro ci saranno anche Marcello Fatato, Oscar Cartagenova, Letizia Lucca, Santina Restuccia, Sara Doddis e i giovani Fikissimi: Giulia Accetta, Emanuele D’Arrigo, Marco Leonardi, Chiara Milone, Marco Milone, Gabriele Pulitanò, Gianmaria Pulitanò, Giovanni Pulitanò e Giuliano Pulitanò. Ad arricchire il varietà le coreografie di “Accademia Arts” di Rosaria Doddis. Presenta Letizia Lucca.

 

L'incontro sarà dedicato a " LO STRETTO DI MESSINA ".

Relazioneranno :

La Prof.ssa Elena Santagati - " Il Mito e la Storia ".

Il Prof. Mauro Cavallaro - " Il Fenomeno Stretto ".

Proseguendo il nostro viaggio nel passato, andiamo scoprendo altri luoghi-simbolo di Messina che ci aiutano a comprendere lo spessore della storia che ci resta alle spalle, dando così un senso al nostro presente. Lo Stretto di Messina, che poeti del calibro di Edoardo Giacomo Boner e Salvatore Quasimodo ribattezzarono “Bosforo d’Italia” per la sua sorprendente analogia con il braccio di mare che bagna Istanbul (la bellezza, d’altronde, si nutre di somiglianze) è da tempo immemorabile simbolo della città. Origine e contenitore di miti immortali (Scilla e Cariddi, Colapesce, Fatamorgana) e teso tra due sponde che da millenni si affrontano in fascinosa sfida, lo Stretto è altresì un autentico fenomeno naturalistico la cui evoluzione talasso-orografica merita particolare attenzione.

Valicati i suoi confini, approdiamo quindi nel cuore della città nuova e precisamente in quella Piazza Cairoli che ha costituito, nel post-terremoto, un saldo punto di riferimento ricreativo e culturale ospitando tra l’altro la Libreria Ospe (ove convenivano gli intellettuali della “Scocca”) e il Ritrovo Irrera, sede d’incontro della migliore gioventù e della mondana borghesia messinese degli anni Cinquanta-Sessanta.

Ma c’è anche una città segreta che distende le sue propaggini nel sottosuolo del perimetro urbano, una città composta di multiple stratificazioni, a segnare il passaggio di una serie imponente di civiltà racchiuse oggi in un grumo che chiede, a ogni costo, di venire alla luce. La città sepolta è un grido del passato che a tratti  fa riemergere  dal profondo la nostra identità collettiva. Un’identità di transiti continui, favoriti dalla vocazione marinara di un porto baricentrico nel Mediterraneo, che disegnano la complessiva immagine di una Messina aperta, ariosa, accogliente.       

Nell’attesa di incontrarci un

Cordiale saluto

La direzione

Museo del Novecento 

Messina 24 gennaio 2020  

Allegati:

1.  Programma 1° trimestre 2020

  

                                                                MUSEO DEL NOVECENTO

ORARIO VISITE 

DA  OTTOBRE   FEBBRAIO

daMARTEDÌaVENERDÌ

Mattina  ore 10:00 – 13:00

Pomeriggio ore 16:00 -  19:00

SABATO  e DOMENICA ore 10:00 – 13:00

Chiuso: Lunedì

È possibile prenotare telefonicamente visite per gruppi di minimo 10 adulti (senza nessun costo aggiuntivo), ad orari e/o giorni diversi da quelli di apertura indicati

Viale Boccetta alto  –  Messina

( seguire segnaletica dal Liceo Archimede

Inversione ad  “u”   al 1° semaforo per chi arriva dall’ autostrada

info: 3897623501  email:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.museomessinanel900.it

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina.Medicina spirituale Psicologia biblica discernimento spirituale e Preghiera del cuore per San Valentino con interessanti e brillanti relatori  del calibro di Monsignor Di Pietro(vedasi locandina)

- di Maria Teresa Prestigiaccomo e Francesca Rossetti  -       

Roma.Definito da Christian Dior “il miglior creatore della moda italiana”, Roberto Capucci non è solo un’icona dell’alta moda, ma siede di diritto nel Parnaso dei grandi artisti. Ospitate nei musei di tutto il mondo, le sue creazioni sono sculture plastiche; ma sono anche dei tourbillon di plissé, giochi di movimento usciti da fontane sgorganti non acque, bensì preziosissime taffetà e sete in sfumature che persino l’arcobaleno stesso faticherebbe ad annoverare.

“Se consideriamo che, nella sua più alta accezione, il balletto è un insieme armonioso di pose plastiche e di kinesi, le creazioni di Capucci sono dei veri e propri balletti”, dice Daniele Cipriani, aggiungendo che “è proprio questa loro peculiarità che mi ha spinto a chiedere al Maestro di creare alcuni costumi per Les Étoiles, il gala internazionale di danza. E lui ha accettato! È la prima volta che Roberto Capucci crea per la danza, ed è un immenso onore poter presentare al mondo le sue creazioni durante le tre serate di Les Étoilesall’Auditorium Parco della Musica - Roma, il 24, 25 e 26 gennaio 2020.

 

Due i costumi firmati da Capucci per Les Étoiles. Il primo verrà indossato per un rovente Zapateado dallo spagnolo Sergio Bernal, il bailador carismatico del Balletto Nazionale Spagnolo, capace di incendiare di fuoco andaluso gli animi degli spettatori fin dall’istante in cui irrompe in scena. Il secondo sarà – è il caso di dirlo – un costume degno di una divinità visto che viene indossato dal coreano Young Gyu Choi del Balletto Nazionale Olandese nel ruolo dell’Idolo d’Oro, uno squisito cammeo di gusto esotico e di gran virtuosismo.

 

È un connubio fecondo, quello fra danza e moda, nato nei primi del Novecento grazie alla geniale intuizione dell’impresario dei Ballets Russes, Serghei Diaghilev, che usava commissionare costumi da couturier di grido come Paul Poiret, Mariano Fortuny e Coco Chanel. Da allora, sono numerosi gli stilisti che hanno disegnato per l’arte della danza, numerose le tendenze lanciate proprio dai palcoscenici di Tersicore. A loro si unisce ora Roberto Capucci.

 

Racconta Capucci stesso: “Qualche anno fa, mentre rimettevo in ordine il mio archivio di disegni per la Fondazione, mi imbattei in una vecchia bustona ingiallita , il contenuto della quale mi fece fare un salto indietro nel tempo: correva l’anno 1948 e avevo 18 anni, ero un giovane studente dell’Accademia delle Belle Arti. La busta conteneva bozzetti di costumi per una rivista musicale che doveva tenersi a Buenos Aires. Mi ricordo con quale passione e quante attese mi ero messo a creare quei costumi. Ma, come spesso accade, il progetto non andò in porto.

Gli eventi della mia vita professionale presero la piega che tutti conosciamo ma se le cose fossero andate in altro modo oggi forse non sarei un creatore di moda ma vivrei in Argentina. A parte l'esperienza con il Teatro di San Carlo di Napoli con Capriccio di Richard Strauss (2002) e le molte collaborazioni con la mia cara amica, il soprano Raina Kabaivanska, non ho mai creato per la scena. Ma il costume teatrale è sempre rimasto nel mio cuore e da qualche anno ho cominciato, nel mio tempo libero, a creare in questa direzione. Ho cominciato a esporre disegni di questo progetto a qualche mostra: in occasione della "Sovrana Eleganza" al Castello della Principessa Odescalchi fino alle ultime due mostre, "Capucci Dionisiaco. Disegni per il teatro" (Firenze, Palazzo Pitti) e "Spettacolo onirico. Disegni per il teatro” (Napoli, Palazzo Scarpetta). Il successo di critica e pubblico mi ha spinto a continuare su questa strada. È quindi con forte emozione ed energia che mi sono immerso in questo progetto. Un incontro meraviglioso, simpatico e di amicizia con Daniele Cipriani, direttore artistico di Les Étoiles, mi ha incoraggiato a vestire due danzatori del gala. Il tempo non è passato e ci sono altri progetti in vista ...”

 

Daniele Cipriani Entertainment è  riconosciuta dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali come organismo di produzione per la danza

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina.Sullo Stretto di Messina  sono state sempre spesi fiumi di parole. In questo caso, trattasi di un interessante convegno, con relatori di lungo corso,  dal profilo professionale  di elevata qualità: si terrà  al Museo del Novecento e terminerà  con interessanti proposte dell' Arch.Renato Arrigo,  il creativo ed innovativo architetto dello Stretto, dal respiro internazionale. Rimandiamo alla locandina,  per  meglio comprendere la portata del convegno.

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina organizzata dall'associazione culturale ARB in collaborazione con la Trump Spettacoli il cabaret al Savio, da non perdere....perché tutti ma proprio tutti...."ci riconosceremo"....in ciò  che ci comunicherà  Vespertino.

Direttamente dal grande schermo, Sergio Vespertino, presenterà al pubblico messinese l’esilarante spettacolo “Fiato di madre”, una simpatica descrizione della mamma siciliana.

Sabato 25 gennaio alle ore 21.00 al Teatro Savio, vi aspettiamo!
biglietto intero € 15
biglietto ridotto € 13
socio ARB e CRAL convenzionati € 10

biglietteria Teatro Savio:
martedì e Giovedì dalle 10 alle 12
lunedì e venerdì dalle 17 alle 19

sabato dalle 10 alle 13.00 e dalle 16 alle 21.00

biglietteria on line:
https://www.clappit.com/biglietti-arb-associazione-culturale/showProductList.html

Per info e prenotazioni:
0908960938/ 3357841234
N. B.
Ancora aperta la campagna abbonamenti per 7 spettacoli!

 di  Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. ALESSANDRO PREZIOSI
in
VINCENT VAN GOGH,
L’ODORE ASSORDANTE DEL BIANCO
di Stefano Massini

con Francesco Biscione

e con Massimo Nicolini, Roberto Manzi, Leonardo Sbragia e Antonio Bandiera

scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Valerio Tiberi e Andrea Burgaretta
musiche Giacomo Vezzani
supervisione artistica Alessandro Preziosi

regia Alessandro Maggi

produzione Khora e TSA Teatro Stabile D’Abruzzo

durata 90 minuti atto unico 

È il 1889 e l’unico desiderio di Vincent è uscire dalle austere mura del manicomio di Saint Paul de Maulase vicino Saint Rémy.

 La sua prima speranza è riposta nell’inaspettata visita del fratello Theo che ha dovuto prendere quattro treni e persino un carretto per andarlo a trovare …
Come può vivere un grande pittore in un luogo dove non c’è altro colore che il bianco?
Attraverso l’imprevedibile metafora del temporaneo isolamento di Vincent Van Gogh in manicomio, interpretato da Alessandro Preziosi, lo spettacolo di Khora Teatro in coproduzione con il Teatro Stabile d’Abruzzo e per la regia di Alessandro Maggi, è una sorta di thriller psicologico attorno al tema della creatività artistica che lascia lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Il testo vincitore del Premio Tondelli a Riccione Teatro 2005 per la “…scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva” (dalla motivazione della Giuria n.d.r.) firmato da Stefano Massini con la sua drammaturgia asciutta ma ricca di spunti poetici, offre considerevoli opportunità di riflessione sul rapporto tra le arti e sul ruolo dell’artista nella società contemporanea.

Note di regia
Sospensione, labilità, confine. Sono questi i luoghi, accidentati e mobili, suggeriti dalla traiettoria, indotti dallo scavo. Soggetti interni di difficile identificazione, collocati nel complesso meccanismo dell’organicità della mente umana. Offerti e denudati dalla puntuale dinamicità e dalla concretezza del testo, aprono strade a potenziali orizzonti di ricerca. La scrittura di Massini, limpida, squisitamente intrinseca e tagliente, nella sua galoppante tensione narrativa, offre evidentemente la possibilità di questa indagine. Il serrato e tuttavia andante dialogo tra Van Gogh – internato nel manicomio di Saint Paul de Manson – e suo fratello Theo, propone non soltanto un oggettivo grandangolo sulla vicenda umana dell’artista, ma piuttosto ne rivela uno stadio sommerso.
Lo spettacolo è aperto contrappunto all’incalzante partita dialogica. Sottinteso. Latente.
Van Gogh, assoggettato e fortuitamente piegato dalla sua stessa dinamica cerebrale incarnata da Alessandro Preziosi, si lascia vivere già presente al suo disturbo. È nella stanza di un manicomio che ci appare. Nella devastante neutralità di un vuoto. E dunque, è nel dato di fatto che si rivela e si indaga la sua disperazione. Il suo ragionato tentativo di sfuggire all’immutabilità del tempo, all’assenza di colore alla quale è costretto, a quell’irrimediabile strepito perenne di cui è vittima cosciente, all’interno come all’esterno del granitico “castello bianco” e soprattutto al costante dubbio sull’esatta collocazione e consistenza della realtà.
La tangente che segue la messinscena resta dunque sospesa tra il senso del reale e il suo esatto opposto.
In una spaccatura in cui domina la sola logica della sinestesia, nella quale ogni senso è plausibilmente contenitore di sensi altri, modulandone infinite variabili, Van Gogh è significante e significato di sé stesso. Lo scarto emotivo che subisce e da cui è irrimediabilmente dipendente, rappresenta causa ed effetto della sua stessa creazione artistica, non più dissociata dalla singolarità della sua esistenza e lo obbliga a percorrere un sentiero isolato in cui il solo punto fermo resta la plausibilità di un’infinita serie di universi possibili nei quali ogni tangibilità può rappresentare il contrario di ciò che è.

Alessandro Maggi

Teatro Vittorio Emanuele:
Dopo il Mercoledì 22 gennaio 2020, ore 21:00 - Turno A
Giovedì 23 gennaio 2020, ore 21:00 - Turno B
Venerdì 24 gennaio 2020, ore 17:30 - Turno C

Sabato 1 febbraio alle ore 10 nei locali del Centro Buon Pastore di Via Calvi si terrà la Conferenza stampa di presentazione della Giornata di  Raccolta del Farmaco.

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