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Per proporre la realizzazione della Giornata dei Caduti in missioni internazionali per la VI MUNICIPALITA’ Peloro “ COMUNE DI MESSINA

Lunedì 31 Ottobre 2022 alle ore 16.00 su Convocazione del Presidente Giovanni Donato della Terza Commissione Sesta Municipalità Che vede Presidente Francesco Pagano e l’attenzione per conoscenza del Segretario Generale e Direttore Generale Dirigente Dipartimento Affari Generali Dott.ssa Rossana Carrubba. Interverrà quale ospite il Gr.Uff.OSML Comm.O.M.R.I. Prof. Domenico Venuti Ten. Generale Um. dei CO.B-GE Inspired ONU UNESCO OMS che nella qualità di Consigliere Nazionale d’Onore per la Regione Sicilia dell’AssoFante Istituzione Ric.dal Ministero della Difesa in compagnia de Socio AssoFante del L.Tenente CC Gianni Amico Ten. Col. Um. CO.B-GE. Gli Argomenti all’O.d.g. saranno: 

1) Programmazione attività Natale 2022
2) Sopralluogo sullo stato di conservazione del monumento ai caduti di Faro Superiore
3) Audizione con intervento del Cons. Naz.le AssoFante O. Reg. Sicilia che per la Giornata dei Caduti in missioni internazionali inviterà il
Presidente alla commemorazione del S.Ten. dei Carabinieri Giovanni Cavallaro caduto eroicamente nella strage a Nassirya il 12 Novembre 2003. In tale circostanza persero la vita anche 17 Carabinieri 5 militari e un civile.


Taormina capitale mondiale della "comicità muta"

  - di Maria Teresa Prestigiacomo -

Il "Finc Comedy Festival" il Festival Internazionale Nouveau Clown: iniziativa del Theatre DeGart, in collaborazione con l'amministrazione comunale, si svolgerà nel prossimo mese di dicembre. Un evento unico per il Sud Italia.

Mister Bean, Jango Edwards, Benny Hill ma anche Buster Keaton, Charlie Chaplin e Harold Lloyd solo per citare gli interpreti più famosi, sono coloro i quali hanno reso grande e fors'anche immortale la disciplina del "Nouveau clown", cioè l'arte di fare ridere senza parlare. Un linguaggio universale che supera ogni differenza linguistica e che da un secolo a questa parte fa ridere la gente di tutto il mondo.
Grazie all'iniziativa del Theatre DeGart di Dandy Danno & Diva G, al secolo Daniele Segalin e Graziana Parisi, che, in collaborazione con l'amministrazione comunale daranno vita nel prossimo mese di dicembre a Taormina il "Finc Comedy Festival" il Festival Internazionale Nouveau Clown, progetto riconosciuto dal Ministero della Cultura per il triennio 2022/24.  Un evento unico per il Sud Italia che si propone di sollevare l'interesse del grande pubblico non solo nel campo artistico ma anche in quello sociale, partendo dalla visione di vita del clown che può influenzare i comportamenti e cambiare perfino gli atteggiamenti negativi invertendo la tendenza, purtroppo sempre più accentuata, al cattivo gusto.
Il Festival avrà la durata di sette giorni, durante i quali si terranno una serie di spettacoli, gratuiti e a pagamento, e si svolgeranno laboratori, workshop, corsi, incontri con gli artisti e approfondimenti con l'arte comica e sull'importanza del concetto dell'Autoderisione. Uno degli obiettivi è il massiccio coinvolgimento delle scuole del territorio con le quali saranno affrontati temi importanti come il bullismo e l'inclusione presentando la "Filosofia dell'arte del fallimento" che è uno dei fattori identificativi di questo genere comico.
Gli artisti che parteciperanno al Festival oltre ad un importante curriculum artistico avranno una fondamentale caratteristica: lo spessore umano, qualità necessaria per potere traghettare gli spettatori in un viaggio onirico, dai grandi protagonisti della Commedia dell'Arte, del circo contemporaneo alla commedia muta, in un mondo di immaginazione senza tempo.

Al Finc Comedy Festival arriva Slava Polunin, il più grande clown del mondo

Il grande artista russo ha scelto Taormina per presentare in anteprima nazionale il suo docu-film “Slava's Journey: Secrets of Snow”. Domenica 11 dicembre un spettacolo-evento eccezionale al Palazzo dei Congressi con ingresso gratuito.

Il grande artista russo Slava Polunin ha scelto il Finc Comedy Festival per presentare in anteprima nazionale il suo docu-film “Slava's Journey: Secrets of Snow”, un lungo viaggio in treno che fonde il mondo onirico dello spettacolo con la vita reale. Il Festival, nato grazie all'iniziativa del Theatre DeGart di Dandy Danno & Diva G, al secolo Daniele Segalin e Graziana Parisi, in collaborazione con l'amministrazione comunale di Taormina, si arricchisce con la presenza del più grande clown del mondo.
Se esiste un personaggio unico del suo genere è lui, Slava Poulinin, considerato da tutto il mondo dello spettacolo come il più grande di questa era affiancandosi a miti come Chaplin, Keaton a Grock e Rowan Atkinson. Una leggenda vivente, che ha creato attorno a sé un mondo onirico e pieno di leggerezza, dove ogni persona può ritrovare il bambino che c’è in lui.

Slava Poulinin Snow Show 1
Sarà lui a chiudere il Festival domenica 11 dicembre 2022 al Palazzo dei Congressi di Taormina alle 18 con ingresso gratuito.
Slava Polunin è un clown e artista russo cresciuto in un piccolo villaggio sovietico costantemente avvolto dalla neve. Da decenni è considerato un artista di successo mondiale. Per 25 anni la sua produzione teatrale Snowshow ha fatto il tutto esaurito in oltre 100 paesi in tutto il pianeta.
Il suo spettacolo è stato candidato ai “Tony Awards” (l’Oscar del teatro) nel 2009 come miglior spettacolo del mondo, a Sydney, a Londra premiato nel 1998 e nel 2000 come spettacolo dell’anno e a Mosca e in Messico nel 2011.

Dandy Danno Diva G
Slava's Snowshow (in cui tra l'altro sono utilizzate anche basi musicali composte da John Surman) è considerato come l’esempio del teatro clownesco e del teatro visionario.
La regista Irina Efteeva ha saputo cogliere gli aspetti più poetici dell'arte di Polunin nel cortometraggio Clown (2002), Leone d'Argento per il miglior cortometraggio alla 59ª edizione del Festival del cinema di Venezia.

Slava Poulinin Snow Show 2
A dicembre, dunque, Slava delizierà il pubblico italiano con la prima del suo nuovo docu-film: “Slava's Journey: Secrets of Snow” il lungo viaggio in treno che intraprende insieme alla sua dispettosa compagnia di clown e che ha ispirato la sua creatività e la sua arte della stranezza e della meraviglia. Un documentario di 65 minuti che fonde il mondo onirico dello spettacolo con la vita reale creando uno speciale sul palco in tournée "nell'inverno più freddo degli ultimi 1000 anni".
Sarà proprio Slava a introdurre l’eccezionale evento insieme ai registi inglesi Steve Haisman, Clive Howard e Jimmy Chiba.


- di Maria Teresa Prestigiacomo - 

IL 6 NOVEMBRE APPRODA A SANTA TERESA DI RIVA PRESSO IL NUOVO TEATRO VAL D’AGR0’ 

Messina. L’Associazione Art Evolution presenta il suo “Omaggio a Battiato” a cura del “Guarnieri Ensemble” che si terrà il prossimo 6 novembre alle ore 18:30 nel nuovo restyling del Nuovo Teatro Val d’Agrò a Santa Teresa di Riva (Messina). Ideatore di questo evento Giuseppe Guarnieri: «Abbiamo voluto tributare un omaggio commosso e sincero a colui che non amava essere definito maestro per celebrarne la vita, le opere, la musica, l’arte e il pensiero. Il progetto “Omaggio a Battiato” è un viaggio a ritroso nel tempo, un percorso musicale e narrativo che fa vibrare l’essenza artistica unica e inconfondibile di Franco Battiato. Prendendo spunto dall’album “Orizzonti Perduti” dove il tema autobiografico del ricordo si intreccia alla critica del mondo occidentale, lo spettacolo viaggia su due binari altalenanti fra il racconto dei momenti determinanti e di svolta della sua carriera artistica e i brani, le composizioni musicali che l’hanno contrassegnata sfociando poi nella ricerca spirituale».

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Da sottolineare che l’omaggio all’artista scomparso, da parte del Guarnieri Ensemble, è nato ancor prima della dipartita di Battiato. Già nel 2016 infatti una prima versione prese vita per poi crescere di volta in volta sia musicalmente che stilisticamente, fino ad arrivare a quello cui oggi assisteremo. E’ anche per questo una grande soddisfazione per l’associazione Art Evolution che ha promosso questo nuovo momento evocativo di grande spessore culturale fatto di pensieri musiche e parole e dove protagonisti, oltre al Guarnieri, pianista che ha curato anche orchestrazione e arrangiamenti, saranno: l’attore e musicista Alessandro Romano ( chitarra e voce), Teresa Lombardo (violino solista), e l’attore e narratore Giovanni Peligra che con la sua voce vibrante e calda scandirà i momenti di questa storia infinita e creerà un contatto emozionale con il pubblico, rendendo lo spettacolo interattivo.

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Le note suggestive e penetranti dell’ensemble creeranno un’atmosfera magica in cui il pubblico sarà proiettato in questo viaggio, accompagnato quasi per mano alla scoperta del valente Battiato. «Partiremo dal 1983- spiega Giovanni Peligra - anno di pubblicazione di “Orizzonti perduti” poetico e suggestivo, uno degli album più intimi di Battiato, per passare poi al futuristico “Mondi lontanissimi” del 1985. Andremo indietro al 1978, uno spartiacque nella vita e nella carriera di Franco Battiato, per arrivare a Fisiognomica, una sterzata decisa verso alti momenti di spiritualità». Insomma dei passaggi narrativi corredati da un ricco bagaglio musicale dove troveranno posto canzoni come “Centro di gravità permanente" “Nomadi”, “La stagione dell’amore” ”La cura” e tanti altri successi. Per acquisto dei biglietti:

Silloge di Josè Russotti alla biblioteca regionale universitaria di Messina

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Venerdì 28 ottobre 2022, alle ore 17:30, si terrà presso la Sala Lettura della Biblioteca "Giacomo Longo", la presentazione della silloge poetica "Brezza ai margini" di Josè Russotti.
Dopo l'inaugurazione dell'Esposizione dedicata al famoso Poeta siciliano Bartolo Cattafi ben partecipata e molto apprezzata e che resterà visitabile fino al 25 novembre (lun-ven, ore 9-13; merc. anche pom.,ore 15-17:30), la Biblioteca prosegue con iniziative volte a coinvolgere sempre più gli Utenti.

Dall'opera poetica del Russotti, con postfazione curata dalla Direttrice, Dott.ssa Tommasa Siragusa emergerà l'animo inquieto e sensibile di chi vive e ama
profondamente la Sua Terra. Vedasi Locandina acclusa.

di

Maria Teresa Prestigiacomo 

 

 

In programma il repertorio meno conosciuto del compositore

insieme a brani dei suoi "amici" compositori 

Filippo Micale, Gonca Dogan,Enrico Castiglione e Ruben Micieli

Dopo aver riscoperto la scorsa settimana la tragedia Norma o l’infanticidio di Alexandre Soumet da cui Felice Romani ha tratto il libretto per la Norma di Bellini ed aver avviato con grande successo le selezioni per il Concorso Internazionale per Voci Liriche “Vincenzo Bellini” (che si svolge ad anni alterni tra Catania e Parigi), la XIV edizione del Bellini Festival, la prestigiosa manifestazione dedicata a Vincenzo Bellini che dal 2009 si svolge ogni anno a Catania, città natale del grande compositore, fondata e diretta dal regista italiano Enrico Castiglione, prosegue con alcuni degli eventi concertistici più attesi, dedicato alla riscoperta del repertorio meno conosciuto ed eseguito attraverso le sezioni “Bellini Renaissance” e “Bellini International”.

Il prossimo giovedì 27 Ottobre si svolgerà infatti alla Badia di Sant’Agata a Catania, sempre alle ore 20:30, l’atteso Concerto intitolato “Bellini & Friends”, dedicato alla musica belliniana ma anche e soprattutto alla musica composta dai suoi contemporanei “amici”, figure con i quali Bellini ebbe relazioni di amicizia e rivalità. Un appuntamento di consolidata tradizione per il Festival Belliniano che sarà anche occasione quest'anno per riscoprire la produzione musicale soprattutto di un autore molto prolifico e ingiustamente dimenticato come Giovanni Pacini, catanese di nascita, amico-avversario di Bellini, e Francesco Florimo, compagno di studi ed amico devoto e mentore di Vincenzo Bellini, al quale dobbiamo numerose testimonianze e ricostruzioni della vita di Bellini che senza la sua figura sarebbero andate irrimediabilmente perse.

Il soprano Gonca Dogan e il tenore Filippo Micale, accompagnati da Ruben Micieli, saranno protagonisti di un programma di particolare originalità per la città di Catania: se di Vincenzo Bellini ascolteremo arie da camera come “Guarda che bianca luna”, “O Souvenir” e “Sogno d’infanzia”, ma anche arie d’opera come “Sono all’ara...” dalla Straniera e “In mia man alfin tu sei” dalla Norma, sarà veramente raro il poter ascoltare arie da opere dimenticate come “Al seno cingetemi” dalla Medea di Saverio Mercadante, “Quando il mio caldo genio” dalla Saffo di Giovanni Pacini (autore che già dal 2020 il Bellini Festival sta riportando in repertorio), “D’amor al dolce impero” dall’Armida e l’aria da camera “L’esule” di Gioachino Rossini, “Io trar non voglio campi ed onori” dalla Caterina Cornaro  e brani cameristici a firma di Gaetano Donizetti come “Me voglio fa na casa” e lo struggente canto di altrettanto rarissima esecuzione “Lamento per la morte di Bellini”. Accanto alle opere di Mercadante e Pacini, si potranno infine ascoltare - occasione più unica che rara per Catania - arie come “Sofia” e “La stella de lo pescatore” di Francesco Florimo.

Gonca Dogan è nata ad Ankara, in Turchia, divenuta di recente anche cittadina italiana, laureatasi presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali Vincenzo Bellini di Catania, si è perfezionata  con grandi nomi della lirica internazionale come Edita Gruberova, Thomas Hampson, Ghena Dimitrova, Dietrich-Fischer Diescau, Mirella Freni, Salvatore Fisichella e Pietro Ballo. Alterna ruoli in opere come Aida, Madama Butterfly, La Traviata, Cavalleria Rusticana, Norma, Macbeth al Teatro Nazionale d’Opera di Tbilisi, al Politeama di Palermo, al Teatro Massimo Bellini di Catania, al Teatro Antico di Taormina, al Teatro Greco di Siracusa, alla musica sacra e lirico-sinfonica, partecipando al Festival di Musica Sacra  presso la Cattedrale di Monreale di Palermo con l’Orchestra Sinfonica Siciliana,  all’Associazione Ester Mazzoleni di Palermo, al Festival dell’Opera di Macao (Cina), al Festival di Noto, al Festival di Pasqua di Roma, al Bellini Festival di Catania. È stata diretta da direttori d’orchestra come Antonio Pirolli, Fabrizio Maria Carminati, Marco Boemi, Gianluca Martinenghi, Alessandro Fabrizi, Francesco Di Mauro, Myron Michailidis, Michele Pupillo, Pier Giorgio Morandi e registi come Franco Zeffirelli ed Enrico Castiglione.

Il tenore Filippo Micale, nato a Catania, dopo aver completato gli studi del canto con il tenore Salvatore Fisichella, si è perfezionato in seguito con il baritono Maurizo Scarfeo, i mezzosoprani Bruna Baglioni e Adriana Lazzarini. Vincitore di importanti concorsi lirici internazionali quali Ismaele Voltolini, Anselmo Colzani e Martinelli-Pertile, ha all’attivo una brillante carriera debuttando in ToscaMacbeth, Il Trovatore, I Lombardi alla prima Crociata, Un ballo in maschera, Cavalleria Rusticana, il Tabarro, Otello, La Baronessa di Carini, Turandot, Sakuntala, Aida, La Traviata, La Bohème, Madama Butterfly, Norma, in concomitanza ad una intensissima attività concertistica presso importanti teatri d’opera nazionali ed esteri come Teatro Rendano di Cosenza, Teatro Antico di Taormina, Teatro Greco di Siracusa, Teatro Consorziale di Budrio, Teatro Coccia di Novara, Teatro Politeama di Catanzaro, Filarmonico di Verona,  Teatro Comunale E. Sollima di Marsala , Teatro Biondo di Palermo,  il Teatro Massimo Bellini di Catania, Teatru Tal-Opra Aurora di Malta, l’Opera di Stato di Tbilisi, Black Sea Arena di Batumi in Georgia. Al Festival Bellinianodiretto dal regista e scenografo Enrico Castiglione, ha preso parte in alcune dirette televisive e cinematografiche come Madama Butterfly del 2016 e La Bohème del 2017 trasmesse in diretta su Sky Classica e RAI dal Teatro Antico di Taormina e protagonista ai tradizionali concerti dedicati a Vincenzo Bellini presso la Basilica Cattedrale di Sant’Agata di Catania, nel 2019 ha debuttato nell’Aida al Festival Verdi in Georgia (in coproduzione con l’Ente Arena di Verona trasmessa in differita da Mediaset su Canale 5.

Infine, al pianoforte, un astro sempre più affermato del concertismo, Ruben Micieli, siciliano, ma già attivo nel mondo come pianista di grande qualità. “Ruben Micieli est un virtuose né … il est un talent hors pair”, ha detto di lui il celebre pianista Aquiles Delle Vigne, presso la Mozarteum University di Salisburgo. Attratto dalla musica fin dall’età di cinque anniRuben Micieli, nato a Ragusa e residente a Comiso, nel suo percorso di studi ha già conseguito successi internazionali: ultimo in ordine di tempo il secondo premio al “Franz Liszt Piano Competition” di Weimar-Bayreuth (2018), dove gli è stato assegnato anche il premio speciale per la migliore interpretazione della Sonata in si minore di Franz Liszt, conseguendo premi in più di 40 concorsi nazionali e internazionaliesibendosi in numerose sale da concerto e teatri d’ Europa e suonando come solista con diverse orchestre quali la Staatskapelle Weimar Orchestra, l’orchestra Arturo Toscanini di Parma e numerose altre. Il suo recente debutto al teatro municipale di Piacenza con l’integrale degli studi di Chopin ha riscosso un ottimo successo di pubblico e di critica.

Fondato a Catania nel 2009 da Enrico Castiglione, acclamato regista e scenografo di fama internazionale (già direttore artistico in Sicilia della sezione “Musica & Danza” di Taormina Arte per un decennio), insieme all’allora Provincia di Catania (oggi Città Metropolitana di Catania) in collaborazione con il Comune di Catania, la Regione Siciliana, l’E.A.R. Teatro Massimo Bellini, l’Università degli Studi di Catania, la Camera di Commercio e l’Arcivescovado, il Bellini Festival si avvia quindi al rush finale con il gran finale della “maratona belliniana” del prossimo 3 Novembre, nel giorno del 221° anniversario della nascita di Bellini, che vedrà protagonisti il pianista Gianfranco Pappalardo Fiumara alle 17.30 a palazzo Biscari e il Coro Lirico Katàne istituito da Salvatore Signorello e l’Orchestra del Festival Belliniano diretta da Domenico Famà con il celebre soprano Sumi Jo alle 20 presso la Cattedrale di Sant’Agata, il Duomo di Catania. 

   

Tutti i biglietti della XIV edizione del Bellini Festival, il cui programma completo è consultabile sul sito ufficiale www.bellini-festival.org, promosso dal portale televisivo musicalia.tv, sono in vendita nelle abituali prevendite su tutto il territorio nazionale attraverso i circuiti www.vivaticket.itwww.ticketone.it e www.diyticket.it, oltreché in tutti i punti vendita, edicole e tabaccherie Sisal e Mooney Pay ed ovviamente on line sul sito festivalbelliniano.org.

Nei giorni scorsi, il Contingente italiano in Libano ha ospitato nella propria base di Shama un workshop incentrato sulla gestione della crisi e sulla ricerca dei dispersi in aree urbane a seguito di eventi naturali calamitosi.

Il seminario, sviluppato e tenuto in collaborazione con l’Istituto Ricerche Studi Informazioni Difesa (ISTRID), ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle principali organizzazioni che operano in caso di catastrofi ed emergenze a favore della popolazione del sud del Libano.

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Durante la fase teorica sono state trattate le tematiche relative all’Urban Search and Rescue, la ricerca e soccorso in ambiente urbano, per definire l'insieme delle pratiche da adottare per le operazioni di ricerca e soccorso di persone sepolte sotto le macerie di edifici o strutture crollate, di dispersi dopo esplosioni o eventi sismici, con lo scopo di valutare i gap capacitivi nella struttura di protezione civile, migliorandone la resa.

Questo corso, il primo a svolgersi sull’argomento dalla fine della fase acuta della pandemia da Covid-19 e il quarto organizzato nella Terra dei Cedri dall’ISTRID dal 2010 ad oggi in collaborazione con i Caschi Blu italiani, nasce dalla tragica esperienza dell’esplosione dei silos al porto di Beirut del 4 agosto del 2020 che ha messo a dura prova la macchina dei soccorsi libanesi. Da quell’evento è scaturita la necessità di un coordinamento centrale dei soccorsi, per garantire una più efficiente ed efficace gestione dei soccorsi e delle risorse da mettere in campo in caso di eventi tragici.

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A margine del workshop, il Generale di Brigata Giuseppe Bertoncello, comandante del Contingente nazionale e del Settore Ovest della missione ONU assieme al responsabile area Cooperazione civile e militare dell’ISTRID, dott. Roberto Faccani, ha consegnato ai rappresentanti degli organi di protezione civile presenti (Disaster Risk Reduction Unit, Civil Defence, Caritas, Red Cross, Al-Resala, Islamic Association for Health) apparecchiature elettroniche per la ricerca dei dispersi e dispositivi di protezione individuale.

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Inoltre, la trattazione delle casistiche del corso ha focalizzato l’attenzione anche sulle cosiddette “tematiche di genere”, per dare risposte concrete alle esigenze femminili, dei disabili e delle persone anziane, consentendo loro il superamento dell’emergenza in tempi ragionevolmente rapidi. Per questo, l’ISTRID ha voluto donare alla direttrice di una Scuola per bambini diversamente abili di una municipalità libanese, macchinari per la manipolazione dell’argilla che facilitano il recupero della funzionalità manuale.

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Tale iniziativa, pertanto, ha avuto l’ambizione di fornire un’altra forma di collaborazione strategica tra gli operatori libanesi del settore e i peacekeeper italiani che operano in Libano per conto delle Nazioni Unite. Difatti, i militari italiani continuano nella loro incessante opera di sostegno alla popolazione locale con progetti, come questo, coordinati dagli specialisti del Multinational Cimic Group di Motta di Livenza (TV), sempre in contatto con le Autorità locali per la pianificazione di interventi incentrati sui reali fabbisogni e sulle concrete necessità di tutte le municipalità dell’area di responsabilità.

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La missione italiana in Libano a guida Brigata “Aosta”, al suo terzo mandato nella Terra dei Cedri con i colori delle Nazioni Unite, ha la responsabilità del Settore Ovest di UNIFIL in cui operano 3.800 Caschi Blu di 16 dei 48 paesi contributori alla missione ONU e di cui fanno parte oltre 1.000 Caschi Blu italiani.

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Le attività svolte in Teatro Operativo sono condotte sotto il coordinamento e secondo le direttive impartite dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), guidato dal Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo. 

Il COVI è l’organo di staff del Capo di Stato Maggiore della Difesa, deputato alla pianificazione, coordinazione e direzione delle operazioni militari, delle esercitazioni interforze nazionali e multinazionali e delle attività a loro connesse.

 

Magg. Giuseppe Genovesi
Capo Cellula Pubblica Informazione 
Joint Task Force  - Lebanon Sector West

Public Information Office - Chief

Shama (Lebanon)

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Il vino rappresenta la vera essenza del cuore dell’uomo, questo affermava il grande filosofo del

“700” Rousseau e possiamo anche affermare il periodo in cui nacque l’enologia. Il grande
chimico,Lavoiser , riuscì a scoprire che l’alcool non è composto solo da olio ed acqua,come era il
pensiero dominante ma si notò anche la presenza di carbonio, idrogeno ed ossigeno. In seguito un
altro chimico francese Chapital, applicò la chimica all’elevazione della quantità del vino:nacque
l’enologia . Il settecento è anche il periodo in cui dell’Enciclopedie di Diderot e d’Alembert, in cui
alla creazione di questa grandiosa opera,collaborarono Rousseau, Voltaire etc. I filosofi tenevano
accese discussioni sulla proprietà e qualità del vino come medicamento. Fu accettato il pensiero dei
medici antichi, come Galeno e Ippocrate ,che sostenevano che il vino era un’efficacia medicina per
certe malattie, ed era utile usare la quantità necessaria per somministrare il vino appropriato per
curare ogni specifica malattia. Dai filosofi il vino veniva considerato un ottimo medicamento per le
malattie dell’animo,ricordando che i rigorosi stoici greci, vedevano nell’umbriachezza del vino un
modo per contrastare l’infelicità dell’anima e i continui momenti negativi che la vita ci dà . Gli
Enciclopedisti citavano le nazioni che più producevano il nettare del Dio Bacco
(Italia,Francia,Spagna,Germania etc...).

Dott. Roberto d’Amato .

Alcune fonti citano che Livia la casta moglie di Augusto,affermava in modo categorico che lei
avesse raggiunto con felicità e piacere l’età della maturità grazie al divino vino che aveva
esaltato la consumazione dei suoi pasti. Poi l’odioso proibizionismo per le donne romane di
bere il vino decadde in età repubblicana grazie anche a Giulio Cesare , poi durante il
Cristianesimo il divieto per il gentil sesso fu ripristinato. Plutarco sosteneva che nel cuore
dell’uomo dotato di diligenza media non venivano mai pronunciate parole a sproposito, invece
quando il soggetto era sottto l’effetto etilico sovente gli scappavano parole che da sobrio non
avrebbe mai pronunciato. In pratica con questa miracolosa bevanda ,come dicevano gli
antichi romani si arrivava:”in vino veritas”. I Romani adoravano Bacchus e Liber , che li
consideravano Dei del Vino, venivano onorati con grandiosi Baccanali , che pur essendo stati
vietati nel 186 A.C. lo stesso venivano celebrati segretamente in età imperiale. Possiamo
affermare che le origini della cultura vitivinicola romana vanno ricercate in provenienze
autoctone,poi Etrusche e in parte minima in Grecia. Il filosofo greco Sofocle (V sec.
A.C. )”terra prediletta dal Dio Bacco” . Diodoro Siculo affermava che questa pianta dalle
mille proprietà si sviluppava e cresceva spontaneamente e negava che la vite era stata
introdotta da altri paesi , aggiungeva che la vite era coltivata da popolazioni del posto . Stessa
cosa riportava Plinio nei suoi numerosi scritti sosteneva che la vite all’inizio
dell’espansione di Roma vi erano viti selvatiche che si sviluppavano senza controllo.
Dobbiamo ammettere che i Romani avevano un’accentuata conoscenza della vite e della
vinificazione, avevano carpito questi preziosi segreti dagli Etruschi,,Greci e soprattutto dai
loro grandi nemici i Cartaginesi .I Romani avevano imparato dai Cartaginesi a costruire
aziende agricole efficienti e produttive,con enormi guadagni,tutto doveva essere funzione del
business per i nuovi conquistatori(Romani),veniva curata nei minimi dettagli l’organizzazione
e la produzione Nacquero piantagioni finalizzate portate avanti dai numerosi schiavi che
Roma prendeva dai vari territori che conquistava. Fra i vari vini dell’epoca romana
ricordiamo il vinum Falernum che aveva la sua zona in Campania , alle pendici dei Monti
Petrino , un grande mescolanza di rocce piene di minerali ,con rocce calcaree e sedimentarie.
Non solo i Romani ebbero la grande idea di creare delle terrazze drenanti che avevano la
funzione di preservare la pianta a una temperatura ideale con un’umidità efficace e un calore
appropriato. Columella, autore del De rustica, consigliava di mantenere una distanza di tre
metri tra un vigneto e un altro, mentre Plinio sosteneva che i vini Italiani nel I secolo A.C.
avevano superati i vini Greci,con la conquista della Spagna il vino “Betico” giunse a Roma in
grosse quantità ,il poeta Marziale questo vino spagnolo era molto apprezzato. La tecnica della
vite romana fu modificata rispetto agli altri popoli,venne sostituita dal filare con intrecciata di
canne,fino a giungere agli impianti cordone e guyot.Il vino veniva fermentato nei dogli , vasi
di terracotta panciuti che potevano contenere 1000 litri e poi travasato in anfore più piccole e
veniva lasciato invecchiare per 20 anni circa. Queste informazioni le attingiamo sempre dal
Columella,che nel I SEC. D.C. scrisse il DE rustica , un vero e proprio trattato di viticoltura.
I migliori vini ,non subivano il trattamento ma venivano arricchiti con l’aggiunta di
defretum,un mosto molto concentrato che aumentava la gradazione alcolica. Il vino migliore
veniva invecchiato, in soffitta o al sole (Banjuls) ,i vini meno buoni o troppo recenti,veniva
aggiunto il sale,acqua marina, resina e gesso. Altri affermavano che la fermentazione non era
controllata e questo aumentava il grado alcolico, pure se in realtà i romani conoscevano il
taglio del vino, quindi spesso mescolavano i vini con bassa gradazione con vini più forti,
aggiungendo miele e aromi . Addirittura i romani avevano conoscenze per trasformare il vino
bianco in rosso. In epoca imperiale i romani diffusero la coltura della vite in tutti i territori
da loro conquistati ,anche se bisogna ammettere che i Romani preferivano vini liquorosi
annacquati ,i Galli preferivano bere il vino puro, i romani invece prediligevano sorseggiare il
vino aggiungendo l’acqua, chi non lo faceva per loro era considerato un incivile Il vino era

importante per ogni banchetto per lo più con aggiunta di acqua fredda e calda ,poi i vini di
una volta erano molto più alcolici di una volta. Anche se Plinio sosteneva la superiorità senza
mescolanze,la birra anche se conosciuta poco amata, non per niente il suolo italico era
conosciuto come Enotria , cioè terra dei vini . Marco Porcio Catone(234-149 a.c.) mise la vigna
come la prima delle culture italiche, anche a Roma nell’antica Urbe in una collina chiamato
Testaccio avveniva il commercio del vino; mentre nell’Italia centrale si svilupparono tre
varietà: il Trebbiano, il Montepulciano d’Abruzzo, il Sangiovese .Con il vino si onoravano i
morti accanto alla danza e al suono dei flauti ,in particolare nel ceto aristocratico erano
diffuse pratiche religiose per onorare il Dio Bacco(Fufluns),queste manifestazioni religiose
erano molto segrete e l’ausilio di questa bevanda ,cioè il vino provocava un’eccitazione
spirituale.

Dott. Roberto d’Amato.

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