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Gli Aleramici

Parte XII

Con la conquista della citta di Palermo, vengono fissati, in accordo col papato, i termini del nuovo regno. Roberto il Guiscardo è insignito dello status di Malik, ovvero di Re della Sicilia, mentre il potere giuridico sarà amministrato dagli Emiri musulmani. Sotto la reggenza pontificia di Papa Urbano II si realizza una fusione e convivenza pacifica tra varie genti che risiedevano nella Sicilia, ove, oltre ai normanni e agli arabi erano presenti anche bizantini ed ebrei . In Sicilia, nel periodo della reggenza di Roberto d’Altavilla, si insediarono anche i coloni gallo-italici, popolazione proveniente dalla Francia, Piemonte e Lombardia, che andarono a integrarsi con le popolazione degli Aleramici (o Aleramidi) di ceppo francese che si erano stanziate nelle località di Nicosia, Piazza Armerina e San Fratello. Ruggero I, fratello del Guiscardo, suggellerà questa integrazione con la popolazione degli Aleramici sposando in terze nozze la giovane Amerina del Vasto, discendente del ceppo degli Aleramici, moglie ripudiata del Re Baldovino, che mantiene comunque il titolo di Regina di Gerusalemme. Alla morte del Guiscardo la reggenza passa al fratello Ruggero I, poiché il figlio secondogenito, Ruggero Borsa, è impegnato in Calabria. Alla morte di Ruggero I avvenuta nel 1101, manterrà la reggenza dei feudi proprio Amerina del Vasto. La Sicilia diventa di fatto un terreno demaniale con capitale Palermo.

Nel   1061 Goffredo Malaterra, in relazione all’attraversamento dei Nebrodi da parte di Roberto il Guiscardo e del conte Ruggero, descrive   nel “ De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratriseius”, il passaggio dell’esercito normanno dalla zona del montalbanese.

Fine XII parte

- di Marcello Crinò -

La Settimana Santa barcellonese, che culmina ogni anno con la doppia processione delle Varette del Venerdì Santo, è entrata nel vivo con il “Dramma Sacro” proposto sabato 24 marzo 2018 nell’Auditorium San Vito. Un Dramma Sacro, curato dal regista Francesco R. Vadalà, tratto da una Laude del XIII-XIV secolo, realizzato dall’Associazione Teatrale “Primafila” e proposto dalla FI.DA.PA. sezione di Barcellona, presieduta da Ilaria Cammaroto.

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E’ stata proprio la Cammaroto a introdurre la sacra rappresentazione, spiegando il significato della Laude medievale, in questo caso rivisitata, coniugando antico e moderno. Durante il Medioevo, il ripudio verso il mondo pagano, rappresentato dal teatro classico, e la voglia di vivere esperienze collettive di spiritualità cristiana, diedero alla luce forme drammaturgiche del tutto nuove quali il dramma liturgico, il miracolo, il mistero e – soprattutto in Italia – la sacra rappresentazione. In questo modo la rappresentazione liturgica si arricchì di nuovi elementi teatrali e nacque così il dramma sacro: questo univa il rituale religioso ad una particolare mimica, e veniva rappresentato durante le celebrazioni della nascita e resurrezione di Cristo. Tali forme drammatiche popolari, incentrate sui temi e i personaggi sacri della liturgia della Chiesa cattolica romana, si svilupparono dopo il 1200. Il dramma sacro si diffonde prevalentemente ad opera di laici in quasi tutte le regioni italiane contemporaneamente al Dramma liturgico ma, a differenza di questo, rappresenta un tipico fenomeno di esaltata religiosità popolare. Inoltre, nel nostro paese, è caratterizzato da un elemento originale: la Lauda, forma più importante di canzone sacra dialettale in Italia che, con il tempo, acquista carattere di rappresentazione sommariamente ma essenzialmente teatrale.

La sapiente regia dello spettacolo ha sfruttato al massimo le potenzialità di San Vito, una chiesa a tre navate ampliata nel Settecento, con gli attori vestiti con abiti medievali evocanti il saio dei monaci, disposti durante le azioni nelle due navate laterali, entrati in scena al buio con candele in mano. Lo spettacolo, sottolineato da una splendida colonna sonora dove si alternano canti gregoriani, brani dai Carmina Burana e altre musiche classiche e da film, ripercorre le fasi del dramma di Cristo, dal bacio di Giuda alla crocefissione, con dialoghi in italiano antico. Il tutto in una atmosfera pervasa una nebbia che si diffonde nella penombra, proprio per sottolineare la drammaticità dell’evento. Fino alla crocifissione l’evento si svolge in maniera abbastanza veloce. Cristo viene trascinato lungo la navata della chiesa con delle corde verso il centro dell’azione, con la trave della croce sulle spalle. L’ultima fase della Laude è caratterizzata dalla riflessioni dei discepoli e della madre sul sacrificio di Cristo.

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Hanno preso parte allo spettacolo: Gianfranco Amalfi, Stefania Cicero, Gianni Di Giacomo, Claudia Gemelli, Federica Gemelli, Paola Gemelli, Elena Grasso, Francesca Marcaione, Nino Mazzù, Nicole Rossitto, Salvatore Sacco, Maria Grazia Soraci, Katia Trovato, Giada Vadalà; luci di Pergiorgio Amalfi, consulente musicale Licia D’Alì, direttore dell’allestimento scenico Anna Maria Basile, trucco di Manuela Costa, regia di Francesco R. Vadalà.

In conclusione i saluti dell’assessore Nino Munafò in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale che ha patrocinato l’iniziativa.

A San Vito qualche ora prima era stata inaugurata la mostra delle minivarette con fischietto realizzate dal maestro d’arte Santino Crisafulli. Si tratta della riproduzione ridotta in terracotta dipinta di tutte le varette di Barcellona e Pozzo di Gotto, affiancate dalla foto delle varette reali. Rimarrà aperta fino al 1 aprile, dalle 17,00 alle 20,00. Una specie di piccolo museo delle varette, in attesa che si realizzi a Barcellona un museo delle varette dove custodire e rendere visibile tutto l’anno questo straordinario patrimonio culturale in parte relegato in magazzini senza adeguata protezione.

 

Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha ricevuto a Palazzo d’Orleans in visita di cortesia, Luigi Robusto, comandante interregionale dei Carabinieri ‘Culqualber’ Sicilia-Calabria e Riccardo Galletta, comandante della Legione Sicilia. Nel corso cordiale incontro, che si è protratto per oltre un’ora, i due alti ufficiali hanno illustrato al governatore le maggiori competenze svolte dall’Arma nell’Isola, con particolare riferimento ai reparti specializzati e al ruolo di ‘vocazione territoriale’ delle centinaia di caserme sparse in tutta la regione.

Il governatore ha espresso gratitudine e apprezzamento per l’impegno quotidiano e la professionalità con cui, ogni giorno, i Carabinieri operano in Sicilia, sottolineando anche l’importanza delle stazioni quali “irrinunciabili presidi di legalità e concreta presenza dello Stato sul territorio”.

Didascalia foto: da sx i generali Galletta e Robusto e il presidente Musumeci.

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Fabio De Pasquale
Portavoce presidente
Regione Siciliana

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina.Il prestigioso Auditorium del Palantonello, il  palacultura dello Stretto di Messina, ospiterà due grandi big del canto lirico: Chiara Taigi, soprano  internazionale dalla voce straordinaria e la altrettanto valente  cantante lirica messinese  Emy Spadaro; per la Accademia Filarmonica saranno protagoniste dell' omaggio a Rossini, con notevole successo garantito. Un concerto da non perdere assolutamente. 

Vi rimandiamo alla locandina

 

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    Al Signor Direttore Generale AMAM

       Al Signor Presidente AMAM

           Al Signor Dirigente Investimenti AMAM

               Al Signor Sindaco Comune di Messina

                   Al Signor Dirigente Lavori Pubblici Comune Messina

 

Oggetto: richiesta intervento ripristino rete fognaria divelta dai marosi località Tarantonio km 30

   Sollecito nota del 19 Gennaio 2018

IL MARE AVANZA BISOGNA FERMARLO, RIPARATE LA FOGNATURA, GRAZIE.

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Faccio presente, agli Organi in indirizzo, che, su sollecitazione di alcuni cittadini residenti a valle della strada statale 113/dir al km 30 località Tarantonio riviera nord Comune di Messina, ho accertato che i marosi hanno continuato a danneggiare la rete fognaria e proprietà private. Nonostante abbia segnalato la gravissima anomalia in data 19 Gennaio 2018 ad oggi nulla è stato fatto. Ho accertato, come documentato dalle foto allegate, che le forte mareggiate, ancora in corso, stanno continuando a distruggere tutto, hanno spazzato via la rete fognaria, recinzioni, muri ed opere comunali. Alcuni cittadini residenti mi hanno dichiarato che la tubazione fognaria oltre ad essere rotta è completamente otturata dalla sabbia e di conseguenza i liquidi fognari non si disperdono sulla spiaggia bensì rigurgitano nelle abitazioni viciniori. Purtroppo i marosi stanno continuando a creare problemi in tutta la costa della riviera nord tratto Timpazzi - Ponte Gallo del Comune di Messina.

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Premesso ciò chiedo ai Signori responsabili dell’AMAM di voler immediatamente intervenire con personale valido e mezzi meccanici per la riparazione della tubazione divelta e spazzata via dalla forza possente del mare, al km 30 Tarantonio, per evitare pericoli alla salute pubblica. Chiedo inoltre immediati interventi visto che è stato redatto ed approvato dall’amministrazione comunale il progetto di fattibilità tecnica ed economica avente il titolo di “mitigazione del rischio idrogeologico e di erosione costiera nei tratti di costa a maggior rischio compresi fra gli abitanti di Acqualadrone, Mezzana, Tono, Mulinello e Casabianca e San Saba a Rodia Puccino, Orto Liuzzo al fine di salvaguardare l’incolumità delle persone e di mettere in sicurezza gli immobili dal pericolo delle mareggiate”. Le suddette opere attraverso la realizzazione di un sistema di mitigazione del rischio con una serie di interventi mirati alla difesa del litorale ed all’utilizzo di scogliere con pennelli e materiale da ripascimento, utilizzando la sabbia dei torrenti che purtroppo le acque meteoriche non riescono più a trasportare sulla spiaggia e raggiungere il mare. Si precisa che i lavori sopra esposti sono caratterizzati dall’urgenza e dell’indifferibilità per ragioni di igiene, sanità e sicurezza. Bisogna fare presto. Grazie

24 Marzo 2018

Noi  di Messinaweb.eu

non ti dimenticheremo mai

 

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 Mino Licordari e Rosario Fodale

 

Mino Licordari avvocato e giornalista nato a Reggio Calabria il 5 aprile 1942 morto a Messina il 21 aprile 2016 Laureato in giurisprudenza all’Università di Messina il 30 giugno 1965. Giornalista professionista dal 7 gennaio 1969, ha optato per la carriera forense. Iscritto all’albo degli avvocati il 18 marzo 1972. Iscritto all’ordine dei giornalisti di Sicilia, elenco pubblicisti, il 7 novembre 1978. Ha contribuito alla fondazione di Rtp, Radio Televisione Peloritana, ed è stato il primo volto ad apparire sulla tv locale messinese il 19 luglio 1976. Nei primi anni di attività televisiva, ha lanciato programmi di grande successo, da “Avanti un altro” a “In bocca al serpente”. Il filo conduttore è sempre stato la partecipazione della gente, coinvolta e chiamata a intervenire nelle trasmissioni televisive negli anni in cui la tv aveva solo i primi due canali della Rai. Alla fine degli anni 80 ha lasciato Rtp per trasferirsi a Telespazio, altra emittente locale cittadina, dove ha ideato e condotto molti programmi di successo. “Microfoni Aperti” ha dato la possibilità ai cittadini di presentarsi in tv e denunciare ciò che non andava, in città. Poi una breve avventura in un’altra tv della città, “Teletime”, prima di approdare a “Telecolor”, tv regionale, per condurre un programma sportivo che metteva insieme tutte le realtà calcistiche dell’isola. Cinque anni a Catania, prima di fare ritorno a Messina per un’altra entusiasmante avventura: il lancio nell’estate del ’98 della nuova emittente “Vip tv”, della quale insieme all’amico e collega Fabio Mazzeo è stato, sostanzialmente, uno dei fondatori. Intrattenimento, cronaca e sport si incrociavano nel palinsesto della televisione, capace di insidiare la leadership della storica Rtp e di entrare nel cuore dei messinesi. “Palle, Pallini e Palloni” ha accompagnato il lunedì sera la grande scalata del Messina fino alla serie A, insieme a un numero incredibile di trasmissioni ideate da lui e condotte da giovani giornalisti, diventati oggi stimati professionisti. Nel 2005 l’addio a Televip e il passaggio a Tcf, altra emittente cittadina, cresciuta nel corso degli anni proprio grazie al suo arrivo e alla nascita di nuovi programmi di intrattenimento. “Domani è un altro giorno” e poi “Liberi e Forti” sono diventati punti di riferimento per i telespettatori appassionati di cultura, attualità e storia della città. Nello stesso tempo, “Sport Domenica” ha seguito le gesta del Messina negli anni della serie A e raccontato il calcio in modo diverso. Nel 2013 il ritorno a Rtp per una nuova avventura e “Messina c’è”, programma che riprendeva l’idea di “Liberi e Forti”.

 

 

Adesione del Movimento giovanile studentesco al Manifesto dei “Liberi e Forti per Messina”

Analisi delle criticità e proposte per il futuro giovanile a Messina.

Sarà la VOCE DEI RAGAZZI ad animare la CONFERENZA prevista GIOVEDI' 22 marzo alle ore 17.00, presso la Sala CONSILIARE DELLA PROVINCIA, durante la quale il Movimento giovanile studentesco (universitario e liceale) presenterà alla Stampa un’analisi puntuale delle criticità e dei bisogni di una città a misura dei giovani.

Una richiesta di ascolto da parte di chi vorrebbe non andare via da questa città impegnandosi collettivamente con idee e a scendere in campo per aumentare l’offerta culturale, ludica e partecipativa dei giovani messinesi.

Esperienze a confronto di realtà europee vissute dai giovani messinesi in altre città italiane ed europee, attraverso i progetti ERASMUS e gli scambi culturali studenteschi.

Durante l'incontro, i ragazzi aderiranno al MANIFESTO “NOI CI IMPEGNAMO” dei "Liberi e Forti per Messina".
Gli ADULTI saranno i benvenuti per sostenere i giovani e tifare per loro.

Sarà presente Giovanni Ardizzone

Enzo Caruso, Gianfrancesco Cremonini, Nino Principato

 

Un intrigante caso di spionaggio militare ambientato nella Messina del 1904, che sconvolse l'Italia nel primo '900, in cui documenti segreti, cifrari di mobilitazione e piani di fortificazioni vengono trafugati e venduti ad agenti segreti stranieri, in un clima di precari rapporti diplomatici tra gli Stati europei, intriso di diffidenze e compromessi politici.

Una spy story il cui protagonista è il Tenente dei Carabinieri Giulio Blais che, da agente segreto sotto copertura, si rese protagonista dell’arresto del Capitano del R. Esercito Gerardo Ercolessi e della moglie, rei di aver venduto i piani di difesa dello Stretto ad emissari francesi.

Per l’alto valore storico e scientifico, il libro è stato pubblicato con il patrocinio morale del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e dalla Presidenza dell’ARS allora retta da Giovanni Ardizzone.

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Dopo i saluti del Colonnello Alessandro Della Nebbia, Direttore dell’Ufficio Storico dell’Arma, l’incontro con l’autore è stato introdotto dalla prof.ssa Maria Gabriella Pasqualini, docente della Scuola Ufficiali Carabinieri e specialista di Storia dei Servizi Segreti italiani, e dal prof. Antonio Scaglione, già Preside della facoltà di Giurisprudenza di Palermo e Vice Presidente del Consiglio della Magistratura Militare.

Davanti ad una platea di ufficiali e appassionati di storia, i due relatori hanno presentato una disamina del contesto storico nel quale si svolse la spy story, associabile per alcuni versi al più noto caso Dreyfus, e le fasi processuali che accompagnarono le 20 udienze e la sentenza emessa presso la Corte d’Assise di Messina, conclusasi con la condanna definitiva in Cassazione, del Capitano Ercolessi, colpevole per la sottrazione dei piani di difesa dello Stretto in favore della Francia.

Vincenzo Caruso, direttore del Museo Storico di Forte Cavalli e studioso di Storia Militare dello Stretto, ha poi illustrato vicende e aneddoti al contorno che accompagnarono il processo, che vide a Messina per un intero anno i cronisti delle testate giornalistiche più accreditate d’Italia, come Il Corriere della Sera, La Stampa, La Tribuna Illustrata.

Presenti all’incontro anche il Generale Giorgio Blais, nipote del protagonista della vicenda, il Generale Ghiselli, già Comandante Interregionale Culqualber a Messina, e l’Editore Pierangelo Giambra.

 Conferenza

“IL CAPITANO ERCOLESSI. LA SPIA DEI FRANCESI”

L’avvincente storia di spionaggio militare che sconvolse l’Italia nel primo ‘900

NOTE

Il sensazionale arresto, avvenuto a Messina nel luglio del 1904, di Gerardo Ercolessi, Capitano del R. Esercito, con l’accusa di Alto Tradimento per aver sottratto e venduto ai francesi, con la complicità della moglie Guglielmina Zona, importanti documenti inerenti alla difesa dello Stretto, destò stupore e sconcerto nell’opinione pubblica a livello nazionale.

Mai nessuno, dalla nascita del giovane Stato Italiano, si era macchiato di un simile crimine.

Per la prima volta dall’Unificazione, il giovane Stato Italiano veniva coinvolto in modo travolgente in un fatto di spionaggio militare. L’opinione pubblica restò fortemente scossa dell’accaduto ed il fatto destò profondo turbamento e disprezzo per gli attentatori alla sicurezza nazionale; ma, malgrado lo sdegno, la gente si augurò invano che, per il buon nome dell’Esercito e della donna italiana, il capitano Ercolessi e la sua Signora arrivassero a provare nel periodo istruttorio o nel dibattimento la loro innocenza, al fine di poter affermare con orgoglio che “la Patria non era stata tradita da nessuno dei suoi figli”.

Il caso Ercolessi, quasi ricalcando l’Affare Dreyfus avvenuto in Francia qualche anno prima, portò ad un processo, attenzionato dalla Stampa Nazionale, che si risolse rocambolescamente con una sentenza e con una mite pena inflitta agli imputati, confutando la gravi accuse e le prove schiaccianti raccolte in lunghi mesi di indagini e pedinamenti..

Un intrigante caso di spionaggio militare in cui documenti segreti, cifrari di mobilitazione e piani di fortificazioni vengono trafugati e venduti ad agenti segreti stranieri, in un clima di precari rapporti diplomatici tra gli Stati europei, intriso di diffidenze e compromessi politici.

Il processo innanzi alla Corte d'Assise di Messina, raccontato in maniera dettagliata dalle cronache giornalistiche del tempo, si sviluppò in venti udienze. Grazie al fatto che l’Italia e la Francia non erano, all’epoca dei fatti, Stati belligeranti, non venne richiesta come pena massima la fucilazione prevista in caso di tradimento in periodo di guerra.

Per un intero anno, testate come Nazionali il Corriere della Sera, Il Mattino Illustrato, La Tribuna Illustrata, riportarono sulle prime pagine le fasi del processo.

Ascoltati i testimoni e presentate le richieste di condanna dell'accusa, malgrado il tentativo della difesa di screditare l’Ufficiale dei Carabinieri che aveva “indotto” con uno stratagemma a cadere in trappola, gli avvocati della difesa ottennero per i figli degli Ercolessi, contro l'evidenza delle prove, facendo leva sulla pietà popolare, la piena assoluzione della moglie e una condanna a cinque anni e dieci mesi per Gerardo Ercolessi.

Domenica 14 gennaio 1906, alle 8,00 del mattino nella spianata della Real Cittadella di Messina, a distanza di sei mesi dalla sentenza della Corte di Assise, il Capitano Ercolessi venne degradato ed espulso dall’Esercito.

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