Una postazione della II Guerra Mondiale, un bunker, una casa matta. Era quello che fino a poco tempo fa si credeva fosse lo strano manufatto che, dall’ultimo periodo bellico, si trova nel vigneto dell’Istituto di Agraria “Cuppari”.
Si era sempre saputo un aerofono (strumento per individuare attraverso le onde acustiche il settore di provenienza di un attacco aereo) installato in quel sito, ma la forma di quella struttura in cemento armato non consentiva di comprenderne la funzionalità.
Visto dall’alto appare come qualcosa di assimilabile ai “cerchi nel grano”.
Grazie all’incontro tra lo staff del Museo di Forte Cavalli e il dott. Luciano Alberghini Maltoni, studioso di storia militare italiana nel Dodecaneso (GR), proveniente da Roma, il mistero è stato svelato e arricchito da nuova documentazione in possesso del Prof. Enzo Caruso, direttore del Museo.
Si tratta di un “Muro d’Ascolto”, associabile al termine di “radar passivo” e destinato all’individuazione della provenienza di aerei nemici, con conseguente attivazione della difesa contraerea attiva e passiva.
Di queste strutture, di cui esisteva una capillare distribuzione, se ne conoscono soltanto due nell’area mediterranea ancora integri: il primo a Monte Patella, nell’isola di Leros nel Dodecaneso (costruito dagli italiani e recentemente restaurato e valorizzato grazie ad un progetto coordinato dal dott. Alberghini), e il secondo proprio nel vigneto dell’Istituto “Cuppari”.
Dallo scambio di informazioni con il dott. Alberghini, inerenti al sito di S. Placido Calonerò, il prof. Caruso ha avuto modo poi di documentare che, nell’area circostante l’Istituto di Agraria, non era solo posizionata la stazione aerofonica, ma era ubicata anche una Scuola di Aerofonisti, seconda a quella di Nettuno (Roma) ritenuta fino a qualche giorno fa l’unica esistente in Italia.
Informato della notizia, il prof. Piero La Tona, preside della Scuola, ha accolto con entusiasmo, insieme al Collegio Docenti, la proposta di valorizzare quello che oggi potremmo definire un sito di “archeologia militare”, data la sua unicità su territorio nazionale, attraverso un progetto che potrebbe vedere protagonisti proprio gli alunni dell’Istituto Superiore “G. Minutoli”.
Tale scoperta si aggiunge ai molteplici attrattori culturali che insistono nell’area di S. Placido, di cui ricordiamo il Monastero benedettino, visitato dall’Imperatore Carlo V nel 1535, la storica Scuola di Agraria, la Cuba recentemente restaurata, la cantina di produzione del vino “Faro” e, oggi, anche il Muro d’Ascolto” della II Guerra Mondiale.
Note di approfondimento
I MURI D’ASCOLTO PER LA DIFESA ANTIAEREA TERRITORIALE
Scheda a cura di Luciano Alberghini Maltoni
Un ingegnoso metodo per la ricezione di segnali acustici deboli come quelli provenienti da aerei in avvicinamento era quello delle “fosse” e dei “muri d’ascolto”, questo metodo si basava sulla capacità d’ascolto e direzionalità dell’orecchio umano senza apparecchiature meccaniche di captazione con l’uso di semplici strutture murarie che amplificavano e riflettevano l’onda acustica.
In pratica il debole rumore dell’aereo veniva raccolto in queste strutture di forma parabolica e riflesso verso un ascoltatore umano posto sull’asse focale.
Nonostante l’esistenza di standard progettuali e costruttivi elaborati dal Genio della Marina e di cui abbiamo traccia negli Archivi, questo tipo di strutture sono praticamente sconosciute.
Gli unici manufatti noti sopravvissuti si trovano a S. Placido Calonerò e nell’isola di Leros,.
Il muro d’ascolto era in grado di riflettere il 97% dell’energia acustica ricevuta ma doveva avere una superficie riflettente intonacata perfettamente liscia. Esistevano due tipi di muro:
1) a superficie riflettente piana
2) a superficie riflettente parabolica.
Tra i due si preferiva il primo poiché si evitava il fenomeno della risonanza e si aveva un rendimento uguale per tutte le frequenze. I muri d’ascolto erano progettati secondo misure standard.
Il muro d’ascolto di Leros, oggetto di studio e di restauro conservativo da parte dello studioso Luciano Alberghini nel luglio 2016, dista circa 170 mt. dal bunker Comando DICAT – FAM di Monte Patella, nel complesso difensivo costituito da alcune batterie e due postazioni aerofoniche.
Posto ad un’altezza di 238 metri s.l.m., è diviso in 3 settori di 120° gradi che a loro volta sono orientati in tre macro-direzioni QUADRANTE NORD, QUADRANTE SUD EST, QUADRANTE SUD OVEST realizzando una copertura di 360°. Ha un diametro di circa 18 mt con un circonferenza di circa 57 mt. ed un altezza da terra di 2,30 mt.
Costruito da un alzato in pietra locale cementata, il muro presenta la superficie esterna parabolica riflettente perfettamente levigata, dipinto in giallo ocra per mimetizzarsi col terreno. Un fosso semicircolare per ogni settore di 120° ospitava un militare “ascoltatore” specializzato che determinava la direzione, ovvero l’azimuth dei velivoli nemici e la comunicava leggendo una scala graduata al bordo angolare della fossa.
Il militare poteva avvertire il debole rombo degli aerei pur essendo magari all’estremità opposta nella fossa del muro, perché il suo orizzonte di captazione era pari a 120°; pertanto egli, appena udiva anche un debolissimo segnale, si muoveva sino a individuare la direzione di massima intensità del rumore, sempre col viso rivolto verso il muro; a quel punto egli con un piccolo spostamento a destra o sinistra (per ridurre l’angolo di esitazione), leggeva la direzione azimutale dipinta sul bordo della fossa e la comunicava al capoposto.
Non ci sono invece più tracce del Muro d’Ascolto collocato presso la batteria MS620 a Punta Faro essendo la zona totalmente urbanizzata.
Pertanto si può al momento affermare che il Muro d’Ascolto di S. Placido è l’unico esistente in Italia per cui appare quindi fondamentale operare per la conservazione e la valorizzazione di quest’opera militare particolarissima basata su tecniche ormai totalmente dimenticate. Infatti l’adozione del Radar sebbene tardivo in Italia, determinò l’abbandono di queste strutture e di questo know-how a cui furono addestrati migliaia di operatori della MILMART e della Regia Marina.
L’AEROFONO
Con il progredire dell’industria aeronautica negli anni ’20 e ’30, e l’imporsi sempre più come Arma di fondamentale importanza bellica, cresce parallelamente il bisogno della difesa.
Nasce pertanto la necessità di dotarsi di sistemi di intercettazione capaci di anticipare il più possibile il tempo di avvistamento dell’attacco aereo e conseguentemente ridurre i tempi per contrastare l’offesa.
Gli aerofoni rispondono a questi fondamentali requisiti. Definiti come “apparecchiature di rilevamento sonoro direzionale”, sono sostanzialmente degli strumenti passivi, a differenza dei radar e del sonar che rientrano invece tra i “rilevatori attivi”, perché rilevano l’eco di un impulso (onde elettromagnetiche il primo, onde sonore il secondo) che emettono essi stessi.
Questa particolare “inconvenienza”, secondo i vertici militari italiani, rappresentava una controindicazione nell’impiego bellico, offrendo al nemico la possibilità di identificazione e localizzazione.
L’aerofono (al pari del coevo idrofono negli impieghi nautici) al contrario non consentiva la propria localizzazione e non era identificabile dal nemico perché il suo funzionamento non necessitava di alcuna sorgente energetica essendo puramente meccanico; tuttavia per il limitato impiego solo a terra e per la ridotta portata di avvistamento fu presto soppiantato dall’avvento del radar.
LA STAZIONE E LA SCUOLA AEROFONICA DI S. PLACIDO
Scheda a cura di Enzo Caruso
Alla recente ricerca pubblicata dal dott. Alberghini, si affianca oggi il contributo del prof. Enzo Caruso il quale, supportato da inedita documentazione del Genio della Marina Militare, documenta per la prima volta la presenza, nell’area circostante l’Istituto Cuppari, di una Stazione di Aerofonisti nella quale, insieme a quella di Nettuno (RM), si addestravano gli operatori al servizio di avvistamento degli aerei nemici, ubicata in prossimità della postazione Aerofonica di S. Placido, comprensiva di un Muro d’Ascolto identificato dallo studioso romano.
Nella Rete di “Avvistamento e di Ascolto” dipendente dal Comando D.I.C.A.T. (Difesa Interna Antiaerea Territoriale), il sito di S. Placido Calonerò figurava tra altre postazioni distribuite sulla costa ionica e tirrenica della provincia.
La Scuola si componeva di una serie di edifici così distribuiti:
- Palazzina per alloggio Ufficiali e Comando composta di: Sala Comando, dispensa, mensa, cucina, un bagno e tre camere;
- Palazzina per Allievi Sottufficiali dotata di Sala didattica-refettorio, mensa, locali per Sottufficiali Istruttori e per Sottufficiali allievi;
- Edificio per mensa Sottufficiali, lavatoi e cucina;
- Edificio dedicato ai W. C. per Sottufficiali;
- un Muro d’Ascolto a generatrice parabolica;
- una/due fosse d’ascolto.
- una Stazione Aerofonica dotata di Aerofono Mod. O.G./41
L’Aerofono, realizzato presso le Officine Galilei, era posizionato in cima alla struttura cilindrica posta all’interno dei tre paraboloidi del Muso d’Ascolto.
In queste postazioni, non di rado, al servizio di ascolto veniva assegnato anche personale “non vedente”. Tra l’inizio del 1940 ed il giugno del 1943 ben 826 non vedenti superarono le prove attitudinali di “ascoltatori” che furono impiegati con ottimi risultati. A differenza dell’UNPA (Unione Protezione Anti Aerea), il cui personale era per lo più costituito da riformati o inabili alla guerra, nei Centri di Rilevamento e Ascolto furono impiegati con successo i non vedenti per la loro spiccata sensibilità uditiva.