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Locandina - Film

Mercoledì 20 maggio, nel Salone Mons. Fasola – Cinema Visconti (via S. Filippo Bianchi - ME), si terrà la proiezione del film "Biagio", del regista Pasquale Scimeca, con Marcello Mazzarella.

Alla visione del film, promosso dall'Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali, nell'ambito della 49a giornata mondiale che si è celebrata domenica 17 maggio, unitamente alle Paoline e agli organismi della Vita Consacrata, CISM - USMI - CIIS, seguirà un dibattito moderato da Suor Fernanda Di Monte, fsp. Al mattino, alle ore 10, la proiezione sarà per le scuole; al pomeriggio, alle ore 19,15, la visione del film sarà aperta a tutti, fino ad esaurimento posti. Ingresso libero

 

Messina, lunedì 18 maggio 2015

don Giuseppe Lonia

Direttore dell'Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali

tel. 090.6684203 – fax 090.6684202 - 340.3912080

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.    www.diocesimessina.it

 

 

Giovanni Ardizzone -1

 

"La soppressione delle Corti d'appello di Caltanissetta e Messina è un arretramento dello Stato nei confronti della lotta alla mafia".

Lo afferma il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, in riferimento al progetto di soppressione, da parte del Governo nazionale, dei distretti giudiziari dei due centri.

 

DSC 3884

Messina, 15.05.2015. Si è tenuta oggi, presso la caserma “Ainis” sede del 24° reggimento artiglieria “Peloritani”, la cerimonia di cambio del Comandante della Brigata “Aosta”, il Generale di Brigata Mauro D’UBALDI è subentrato al Generale di Brigata Marco TUZZOLINO che, dopo quasi un anno di comando è destinato ad un importante incarico internazionale. Presenti le Autorità civili, militari e religiose cittadine e le associazioni combattentistiche e d’arma.

“Oggi, lascio con animo sereno e soddisfatto la Brigata meccanizzata “Aosta”. (ha detto il Gen. TUZZOLINO nel discorso di commiato) Sereno, per aver avuto il privilegio di avere alle dipendenze personale che ha dimostrato attaccamento all’Unità ed alle Istituzioni, che ha lavorato con orgoglio e senso di appartenenza e che fa forza su questo legame per cercare di migliorarsi ogni giorno e per servire al meglio il proprio Paese.”

La cerimonia è stata presieduta dal Comandante del 2° Comando delle Forze di Difesa (2° FOD), Generale di Divisione Antonio VITTIGLIO.

Il Generale D’Ubaldi inizia l’esperienza siciliana alla guida dell’Aosta, “conscio del difficile ma avvincente compito che mi attende, – ha detto – trovo conforto nei vostri occhi e, soprattutto nel vostro cuore, uomini e donne dell’”Aosta”. Ho la certezza d’essere stato designato alla guida di una delle più prestigiose brigate di uno tra i più efficienti Eserciti del mondo.

Il Generale D’UBALDI proviene dallo Stato Maggiore Difesa dove svolgeva le funzioni di Capo dell'Ufficio per la Pianificazione e Programmazione finanziaria.

 

torre-eiffel- di Giovanni ALVARO -

Sono stato a Parigi e, come è normale, oltre al Louvre, Notre Dame, l’Arco di Trionfo, un giro sulla Senna col Baton Mouche, sono andato a visitare la Torre Eiffel. Impressionante la fiumana di turisti che l’avevano scelta come passaggio obbligato durante la propria permanenza nella capitale francese. E non poteva essere altrimenti dato che ultimamente si sono superati abbondantemente i 6 milioni di visitatori all’anno pari a oltre 16 mila unità al giorno.

Viene da ridere, pertanto, a leggere la lettera che la crema della cultura francese, fiera oppositrice della realizzazione della Torre (che veniva dispregiativamente chiamata “l’asparago di ferro”), inviò al Ministro dell’Esposizione e fu pubblicata il 14 febbraio 1887, poco dopo l’avvio dei lavori per la sua costruzione che durarono poco più di due anni. “Noi scrittori, pittori, scultori, architetti, amatori appassionati della bellezza finora intatta di Parigi – scrivevano senza rendersi conto che, nel futuro, il mondo avrebbe riso di loro - protestiamo contro l’inutile e mostruosa Torre Eiffelgià ribattezzata Torre di Babele.(…) abbiamo il diritto di proclamare ad alta voce che Parigi è una città senza rivali nel mondo intero (…) dove sorgono i più nobili monumenti che il genere umano abbia mai partorito.(…) e che suscita curiosità e ammirazione. Lasceremo dunque che tutto questo venga profanato?

Per fortuna Parigi venne profanata, e cosa più dolorosa per i ‘No Torre’, da un ingegnerucolo di periferia, quale appariva ai loro occhi Gustave Eiffel, e la Francia e l’intera Umanità ne sono, oggi, riconoscenti. La Torre è, infatti, la maggiore attrazione turistica dei cugini transalpini, e un esempio ‘vivente’ di quanto possono essere grandi le stupidità che sono state sciorinate nel passato e che continuano ad esserlo ancora oggi contro il progresso, lo sviluppo tecnologico, la ricerca, le opere d’ingegno e anche i semplici simboli. E la   Tour Eiffel, in questa galleria, non è certamente sola. In Italia, in particolare, paese del No a tutto, gli esempi sono innumerevoli.

La Mole Antonelliana fu accompagnata da alti lai ma è diventata il simbolo della città di Torino; l’Autosole fu attaccata per lo ‘sperpero di terreno’ che veniva sottratto all’agricoltura e perché, si disse, erano insormontabili le difficoltà tecniche alla sua realizzazione: ma alla fine fu costruita e la Milano-Napoli favorì il miracolo economico degli anni ’60 e contribuì a trasformare il paese da agricolo-industriale in industriale-agricolo; la ferrovia Bologna-Ferrara (1859) fu osteggiata perché viaggiare a oltre 30 km orari significava provocare terribili malattie, mentre due anni prima, durante l’inaugurazione dell’illuminazione pubblica di una piazza di Ferrara, si verificò un terremoto che, subito, fu considerato conseguenza delle nuove lampade perché non avevano gli stoppini ed erano senza fiamma essendo ad arco (Edison non aveva ancora inventato quelle a filamento).

La stupidità umana, come si vede, non ha avuto né ha alcun limite. Per il Ponte sullo Stretto si è agitato il ‘disturbo’ che veniva inferto ai pesci dall’ombra che si sarebbe proiettata sul mare, mentre i piloni erano un grave pericoli per i gabbiani in transito. Assieme a ciò anche le perle per la presenza della mafia che potrebbe far lievitare i costi (come se a Milano o Palermo dove non ci sono ponti la mafia non esiste). Addirittura si è fatto circolare l’ipotesi che l’abbandono del Ponte fosse voluto, non dalle scelte tedesche affidate, come ‘compiti a casa’, al signor Mario Monti, ma addirittura dalle stesse imprese vincitrici dell’appalto perché esse stesse consideravano irrealizzabile il progetto. Ma se così fosse stato perché la Salini-Impregilo continua a insistere per realizzarlo addirittura rinunciando alla penale che per legge spetta a chi è stato estromesso da una gara legittimamente vinta?

La verità è che la stupidità umana associata alla scarsa informazione dei soggetti decisori, o alla sudditanza nei confronti dei padroni teutonici dell’Europa, o alla ‘distrazione’ per la presa del potere costi ciò che costi, o alla visione miope di chi non sa come si governa e qual è il vero interesse del Paese, diventa una miscela distruttiva per qualunque realizzazione, soprattutto se localizzata nel Mezzogiorno d’Italia, e anche se non nasce per fini turistici e per lo sviluppo dei territori interessati, ma fu progettato principalmente nell’interesse dell’intero Paese che, solo col Ponte e l’Alta Velocità che ne sarebbe una diretta conseguenza, si inserirebbe nei flussi mercantili dell’interscambio Europa-Estremo Oriente e viceversa rilanciando il più importante dei corridoi Ten-t che non a caso era stato indicato come il corridoio 1, più conosciuto come corridoio Berlino-Palermo.

E fa veramente rabbia sapere che tra i detrattori della Tour Eiffel c’erano intellettuali come Guy de Maupassant e Alexandre Dumas, mentre per il no al Ponte sono impegnati signorotti meridionali a difesa del proprio orticello, sindaci che assumono il ruolo presentandosi scalzi all’insediamento (battendo anche Grillo in facezie), professori che, come i cattivi maestri, usano senza parsimonia la menzogna, e i soliti benaltristi che da decenni ripetono che c’è sempre qualcosa di diverso da realizzare. Tutti comunque usati per disegni altrui.

Fa rabbia vedere che queste persone ‘uccidono’ il loro stesso territorio anche se non sono in grado di uccidere i nostri sogni. A Parigi, infatti, malgrado tutto, ho continuato a sognare.

                                                                                 

 

 

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È stata inaugurata giorno 7 maggio 2015 presso la sala Consiliare, la mostra “Religiosità dei Nebrodi”, in occasione della Festa del Santo Patrono San Leone; organizzata dal Comune di Sinagra in collaborazione con la locale Pro Loco e l’Assemblea Regionale, con il contributo di Privati, e delle Associazioni Culturali Mediterraneo, Homo Faber e Pathos. Sono state esposte opere pittoriche, sculture in legno e ferro, posti su ricami e merletti. Hanno esposto le loro opere gli artisti: EMANUELE ALFIO, MARIO BIFFARELLA, CASTAGNOLO SALVATORE, CIPRIANO ANDREA, SILVANA CIPRIANO, CRISA’ ENZA, DI GIOVANNI MARIA CRISTINA, Drago Alessandra, LORETTA GALVAN, ENZA GIGLIA, CRISTIANO GIUFFRE’, GIOVANNI GUGLIELMO, JAKILIN, LA MANTIA ALBA, MARCO MAMMANA, MANASSERI ANTONINO, ALEX MANERA, MASIA, SALVATORE MORELLO, RENATA OFNWANGER, MARISA PERROTTA, REALE FRANCO, CARMELA RICCIARDI, RUSSO FRANCESCO, SELIMA, SCALISI DOMENICA, SERGIO TRIPODI, MELINA TRICOLI, VALENTI MARIO, NANNI ZANGLA. La sala è stata impreziosita dalla scultura in ferro battuto di Nicola Chiaromonte e dalle pregiate tovaglie ricamate della Signora NUNZIATINA CONDIPODERO e del sig. SANTO MARTURANO il quale ha dato la possibilità di mettere in mostra anche l’antichissima statua di San Leone che serviva per la questua.

All’inaugurazione erano presenti l’Assessore Franca Maria Tindiglia, la Presidente della Pro Loco Vincenza Mola, il Presidente dell’Associazione Mediterraneo Farid Adly e il Presidente dell’Associazione Pathos Roberto Santoro.

 

 

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La Redazione

La città di Messina, con  gli eventi eccezionali delle Mostre di Icone, che hanno visto  nel passato la presenza   del direttore generale del Museo Bizantino e Cristiano di Atene, Anastasia Lazaridou  e del segretario generale dell’Istituto di Studi Bizantini e neoellenici, Renata Lavagnini atte a documentare la preziosa testimonianza della presenza greca a Messina e che hanno posto in evidenza la storia e la cultura messinese dall’età normanna fino a tutto l’Ottocento,vede oggi il cittadino messinese desideroso  di  conoscenza di queste opere d’arte..Messina in questi giorni si arricchisce delle  splendide icone  del Maestro Paolo Lanza, docente presso la Comunità Ellenica dello Stretto e docente di Beni Culturali nel Centro Europeo di Studi Universitari  di Pace. La Mostra, che vede delle stupende Icone di alto misticismo,   che sono esposte nella Galleria KalòS di via Tommaso Cannizzaro  subito dopo l’inaugurazione,  che ha visto la significativa presenza dell’On Giovanni Ardizzone Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e di altre autorità, ha ricevuta  le visita  del Prof Domenico Venuti  Responsabile del Centro Europeo di Studi Universitari  di  Pace e Presidente del Premio Internazionale Elio Vittorini, che nell’occasione era accompagnato da docenti del ” Centro” . Nel corso del suo intervento il prof  Venuti  dopo avere  avuto modo di apprezzare l’alta espressione artistica delle Icone eseguite secondo l’antica tecnica della tempera con pigmenti con foglia oro, impreziosita da gemme e coralli preziosi, ha tenuto a riconoscere che le “opere del Maestro Lanza sono uniche nello stile e nel genere”. Il Maestro Paolo Lanza vista la notevole affluenza di visitatori provenienti anche dall’estero dove ha avuto nodo di essere ospitato, ha deciso di prolungare l’esposizione.

I Leccini

Nov 24, 2024

- di Angelo Miceli -

 

I Leccini

 

Conosciuti, sull’intero territorio nazionale, con la denominazione comune di “Porcinelli”, i Leccini meritano, a pieno titolo, tale appellativo, soprattutto per la loro spiccata somiglianza con i più pregiati e ricercati “Porcini” con i quali spesso vengono confusi, tanto che, non di rado, nei mercati rionali vengono venduti spacciandoli per questi ultimi.

 

“A tal proposito mi piace riportare, solo per curiosità aneddotica, un episodio vissuto personalmente qualche tempo addietro quando, su invito di un amico, incontrato per le vie del centro nella città di Messina, venivo “spinto ad ammirare dei meravigliosi porcini” posti in vendita in un negozio di frutta e verdura sito nelle immediate vicinanze ove, ben predisposta per l’esposizione, faceva bella mostra una cassetta di funghi accompagnata da un cartellino con la scritta: “Porcini…€ 25,00 Kg.”. Ben grandi furono inizialmente lo scetticismo e l’incredulità, poi l’ira e, successivamente, lo stupore e la meraviglia del venditore quando facevo osservare che non di porcini si trattava, bensì di più modesti prodotti fungini denominati “Leccini” il cui valore sul mercato poteva al massimo raggiungere i 7-8 euro al chilo. Dalla inevitabile discussione nata, potevo appurare che l’incauto fruttivendolo aveva acquistato la merce da uno sprovveduto - o forse furbo - raccoglitore che in buona o mala fede aveva fornito il prodotto senza curarsi, tra l’altro, di accompagnarlo con certificazione mico-sanitaria attestante la qualità e, soprattutto, la commestibilità dei funghi stessi”.

 

Fatto questo breve inciso che vuole, soprattutto, mettere in guardia dall’acquistare prodotti fungini privi della prevista certificazione di commestibilità, ritorniamo alla nostra “riflessione micologica” occupandoci, per i lettori del Magazine che ancora una volta ci ospita, del Genere Leccinum.

 

Nella sistematica micologica, come avviene per il Genere Boletus, trova sistemazione nella Famiglia delle Boletaceae, Ordine Boletales. Al genere appartengono funghi caratterizzati, soprattutto, dal gambo per lo più slanciato ed ingrossato alla base, di solito con lunghezza superiore al diametro del cappello, ricoperto da squame fitte ed in rilievo. Il cappello, carnoso, si presenta con superficie variabile a seconda delle singole specie: asciutta o vischiosa, liscia, glabra o tomentosa (ricoperta da fine peluria), talvolta screpolata, di colore, anch’esso variabile, bianco, grigio, bruno, rossastro. L’imenoforo (zona sottostante il cappello ove si formano gli elementi cellulari utili alla riproduzione: spore) tipicamente boletoide, è costituito da tubuli lunghi e fini, facilmente separabili, di colore variabile dal bianco-biancastro al giallo o al grigio-biancastro. La carne, per tutte le specie, ad eccezione del Leccinum scabrum, è annerente al taglio ed alla cottura.

 

Al genere appartengono specie generalmente commestibili (ad eccezione del gambo molto fibroso, coriaceo e, quindi, indigesto, che non va mai consumato); nessuna specie tossica.

 

Prendono il nome per il prevalente habitat di crescita che li vede, principalmente, ma non esclusivamente, simbionti con specie arboree quali Quercus ilex (Leccio). Si deve a Pier Antonio Micheli (botanico e micologo italiano 1679-1737) il primo studio e l’identificazione di questo genere.

 

All’interno del Genere, le singole specie vengono posizionate, a seconda delle diverse caratteristiche macroscopiche, in Sezioni:

 

Sezione Scabra: basidiomi con carne biancastra, immutabile o a tratti arrossante, non ingrigente, non annerente, con tubuli e pori biancastri.

 

Sezione Leccinum: basidiomi con carne biancastra, ingrigente o annerente, talvolta prima arrossante. Cappello in prevalenza di colorerossastro, rosso mattone, arancio. Tubuli e pori da biancastri a giallo.

 

Sezione Luteoscabra: basidiomi con carne da biancastra a giallognola, arrossante a toni più o meno violacei al taglio, poi ingrigente-annerente. Tubuli e pori giallastri.

 

Non potendo, per ovvii motivi collegati a problemi di spazio, trattare in questo contesto le numerose specie conosciute, ci limiteremo, solo a titolo informativo ed a completamento dell’argomento trattato, a descriverne alcune.

 

LeccinumScabrum

 Leccinum scabrum: (Porcinello grigio) capostipite della Sezione Scabrum è quello che maggiormente si avvicina, soprattutto per il colore della carne che rimane, sia al taglio che alla cottura, perfettamente bianca, senza assumere, come avviene per le altre specie, una colorazione grigio-nerastra, al più pregiato “Porcino” del Genere Boletus. Il cappello, di dimensioni variabili da 5 ai 15 cm. va da emisferico a convesso – campanulato, con superficie vellutata, opaca, secca, viscosa con l’umido, di colore bruno, ocra-fulvastro. Il gambo, cilindrico, allargato verso il basso, è totalmente ricoperto da scaglie appuntite inizialmente grigiastre, poi bruno-nerastre. E’ solito fruttificare, in simbiosi con Betulle, dalla fine dell’estate ad autunno inoltrato.

 

 

 

LeccinumAurantiacum

Leccinum aurantiacum: (porcinello rosso) inserito nella Sezione Leccinum ha cappello da subgloso ad emisferico-convesso con margine debordante (riferito alla cuticola che va oltre l’orlo del cappello) di colore rosso-arancio più o meno carico (da cui la denominazione di Porcinello rosso). Il gambo è ricoperto da squame fioccose inizialmente biancastre, poi bruno-rossastre. La carne, inizialmente bianca, vira rapidamente al viola-nerastro al taglio ed alla cottura. Cresce dall’estate all’autunno ed è spesso associato al Pioppo (Populus tremula).

 

 

 

 

LeccinumLepidum

 

Leccinum lepidum: (dal latino lepidum = piacevole per via dell’aspetto) conosciuto anche come “Porcinello d’inverno” per il periodo di fruttificazione che, dall’autunno, si spinge fino ad inverno inoltrato, è tipicamente simbionte con il Leccio (Quercus ilex), ha cappello da emisferico a convesso allargato con superficie liscia e glabra, spesso rugoso-bozzoluta, di aspetto untuoso, di colore bruno-giallastro dalle tonalità più o meno cariche. Ha tubuli lunghi con pori piccoli, tondi, giallognoli, viranti all’ocra-brunastro alla pressione. La carne biancastra vira, al taglio, inizialmente al rosa ingrigendo, poi, con sfumature bruno-violacee. Annerente alla cottura. Per la sue caratteristiche macroscopiche ed il colore giallastro del gambo e dei pori è facilmente confondibile con i Boleti appartenenti alla sezione Appendiculati e/o Fragrantes, in maniera particolare con Boletus impolitus, che sono caratterizzati da gambo e pori verosimilmente di analogo colore.

 

Vogliamo concludere, precisando che i carpofori appartenenti al Genere Leccinum si diversificano da quelli appartenenti al Genere Boletus presentando, questi ultimi, gambo tipicamente panciuto, ornato da un reticolo più o meno fitto o da punteggiatura o completamente privo di ornamentazione (liscio), tubuli di media lunghezza (sempre meno lunghi di quelli dei Leccini) e carne bianca o gialla, immutabile al taglio o virante, mai annerente al taglio e/o alla cottura.

 

Vogliamo, memori di quanto riportato nella parte introduttiva, diffidare i nostri lettori dall’effettuare acquisti di prodotti fungini da venditori occasionali o anche venditori rionali o a posto fisso se espongono prodotti privi della prevista certificazione rilasciata dagli ispettorati micologici riportante la denominazione della specie e la commestibilità della stessa, previo accertamento della data di rilascio della stessa certificazione che deve essere recente, non oltre un giorno antecedente la data di acquisto.

 

Bibliografia essenziale:

 

  • R. Galli “I Boleti” Ed.      Micologica
  • F. Foiera, E. Lazzarini, M.      Snalb, O. Tani “Funghi Boleti” Ed. Calderini-edagricole
  • F. Boccardo, M. Traverso, A.      Vizzini, M. Zotti “Funghi d’Italia” Ed. Zanichelli

 

Foto:

 

  • Archivio mico-fotografico del      micologo Franco Mondello

 

**********

 

Per approfondire le vostre conoscenze micologiche

 

frequentate la nostra Associazione:

 

“Centro di Cultura Micologica”

 

presso Dopolavoro Ferroviario Via Reggio Calabria Is. 11 Quater – Messina

 

incontri settimanali mercoledì ore 17,00 – 19,00 con esercitazioni pratiche sul riconoscimento dei funghi dal vero

 

Info: Enzo Visalli 368676063 - Franco Mondello 3282489544 – Angelo Miceli 3286955460

 

http://www.micologiamessinese.altervista.org

 

      - di Angelo Miceli -

Angelo Miceli1

 

I Leccini

 

Conosciuti, sull’intero territorio nazionale, con la denominazione comune di “Porcinelli”, i Leccini meritano, a pieno titolo, tale appellativo, soprattutto per la loro spiccata somiglianza con i più pregiati e ricercati “Porcini” con i quali spesso vengono confusi, tanto che, non di rado, nei mercati rionali vengono venduti spacciandoli per questi ultimi.

 

“A tal proposito mi piace riportare, solo per curiosità aneddotica, un episodio vissuto personalmente qualche tempo addietro quando, su invito di un amico, incontrato per le vie del centro nella città di Messina, venivo “spinto ad ammirare dei meravigliosi porcini” posti in vendita in un negozio di frutta e verdura sito nelle immediate vicinanze ove, ben predisposta per l’esposizione, faceva bella mostra una cassetta di funghi accompagnata da un cartellino con la scritta: “Porcini…€ 25,00 Kg.”. Ben grandi furono inizialmente lo scetticismo e l’incredulità, poi l’ira e, successivamente, lo stupore e la meraviglia del venditore quando facevo osservare che non di porcini si trattava, bensì di più modesti prodotti fungini denominati “Leccini” il cui valore sul mercato poteva al massimo raggiungere i 7-8 euro al chilo. Dalla inevitabile discussione nata, potevo appurare che l’incauto fruttivendolo aveva acquistato la merce da uno sprovveduto - o forse furbo - raccoglitore che in buona o mala fede aveva fornito il prodotto senza curarsi, tra l’altro, di accompagnarlo con certificazione mico-sanitaria attestante la qualità e, soprattutto, la commestibilità dei funghi stessi”.

 

Fatto questo breve inciso che vuole, soprattutto, mettere in guardia dall’acquistare prodotti fungini privi della prevista certificazione di commestibilità, ritorniamo alla nostra “riflessione micologica” occupandoci, per i lettori del Magazine che ancora una volta ci ospita, del Genere Leccinum.

 

Nella sistematica micologica, come avviene per il Genere Boletus, trova sistemazione nella Famiglia delle Boletaceae, Ordine Boletales. Al genere appartengono funghi caratterizzati, soprattutto, dal gambo per lo più slanciato ed ingrossato alla base, di solito con lunghezza superiore al diametro del cappello, ricoperto da squame fitte ed in rilievo. Il cappello, carnoso, si presenta con superficie variabile a seconda delle singole specie: asciutta o vischiosa, liscia, glabra o tomentosa (ricoperta da fine peluria), talvolta screpolata, di colore, anch’esso variabile, bianco, grigio, bruno, rossastro. L’imenoforo (zona sottostante il cappello ove si formano gli elementi cellulari utili alla riproduzione: spore) tipicamente boletoide, è costituito da tubuli lunghi e fini, facilmente separabili, di colore variabile dal bianco-biancastro al giallo o al grigio-biancastro. La carne, per tutte le specie, ad eccezione del Leccinum scabrum, è annerente al taglio ed alla cottura.

 

Al genere appartengono specie generalmente commestibili (ad eccezione del gambo molto fibroso, coriaceo e, quindi, indigesto, che non va mai consumato); nessuna specie tossica.

 

Prendono il nome per il prevalente habitat di crescita che li vede, principalmente, ma non esclusivamente, simbionti con specie arboree quali Quercus ilex (Leccio). Si deve a Pier Antonio Micheli (botanico e micologo italiano 1679-1737) il primo studio e l’identificazione di questo genere.

 

All’interno del Genere, le singole specie vengono posizionate, a seconda delle diverse caratteristiche macroscopiche, in Sezioni:

 

Sezione Scabra: basidiomi con carne biancastra, immutabile o a tratti arrossante, non ingrigente, non annerente, con tubuli e pori biancastri.

 

Sezione Leccinum: basidiomi con carne biancastra, ingrigente o annerente, talvolta prima arrossante. Cappello in prevalenza di colorerossastro, rosso mattone, arancio. Tubuli e pori da biancastri a giallo.

 

Sezione Luteoscabra: basidiomi con carne da biancastra a giallognola, arrossante a toni più o meno violacei al taglio, poi ingrigente-annerente. Tubuli e pori giallastri.

 

Non potendo, per ovvii motivi collegati a problemi di spazio, trattare in questo contesto le numerose specie conosciute, ci limiteremo, solo a titolo informativo ed a completamento dell’argomento trattato, a descriverne alcune.

 

LeccinumScabrum

 Leccinum scabrum: (Porcinello grigio) capostipite della Sezione Scabrum è quello che maggiormente si avvicina, soprattutto per il colore della carne che rimane, sia al taglio che alla cottura, perfettamente bianca, senza assumere, come avviene per le altre specie, una colorazione grigio-nerastra, al più pregiato “Porcino” del Genere Boletus. Il cappello, di dimensioni variabili da 5 ai 15 cm. va da emisferico a convesso – campanulato, con superficie vellutata, opaca, secca, viscosa con l’umido, di colore bruno, ocra-fulvastro. Il gambo, cilindrico, allargato verso il basso, è totalmente ricoperto da scaglie appuntite inizialmente grigiastre, poi bruno-nerastre. E’ solito fruttificare, in simbiosi con Betulle, dalla fine dell’estate ad autunno inoltrato.

 

 

 

LeccinumAurantiacum

Leccinum aurantiacum: (porcinello rosso) inserito nella Sezione Leccinum ha cappello da subgloso ad emisferico-convesso con margine debordante (riferito alla cuticola che va oltre l’orlo del cappello) di colore rosso-arancio più o meno carico (da cui la denominazione di Porcinello rosso). Il gambo è ricoperto da squame fioccose inizialmente biancastre, poi bruno-rossastre. La carne, inizialmente bianca, vira rapidamente al viola-nerastro al taglio ed alla cottura. Cresce dall’estate all’autunno ed è spesso associato al Pioppo (Populus tremula).

 

 

 

 

LeccinumLepidum

 

Leccinum lepidum: (dal latino lepidum = piacevole per via dell’aspetto) conosciuto anche come “Porcinello d’inverno” per il periodo di fruttificazione che, dall’autunno, si spinge fino ad inverno inoltrato, è tipicamente simbionte con il Leccio (Quercus ilex), ha cappello da emisferico a convesso allargato con superficie liscia e glabra, spesso rugoso-bozzoluta, di aspetto untuoso, di colore bruno-giallastro dalle tonalità più o meno cariche. Ha tubuli lunghi con pori piccoli, tondi, giallognoli, viranti all’ocra-brunastro alla pressione. La carne biancastra vira, al taglio, inizialmente al rosa ingrigendo, poi, con sfumature bruno-violacee. Annerente alla cottura. Per la sue caratteristiche macroscopiche ed il colore giallastro del gambo e dei pori è facilmente confondibile con i Boleti appartenenti alla sezione Appendiculati e/o Fragrantes, in maniera particolare con Boletus impolitus, che sono caratterizzati da gambo e pori verosimilmente di analogo colore.

 

Vogliamo concludere, precisando che i carpofori appartenenti al Genere Leccinum si diversificano da quelli appartenenti al Genere Boletus presentando, questi ultimi, gambo tipicamente panciuto, ornato da un reticolo più o meno fitto o da punteggiatura o completamente privo di ornamentazione (liscio), tubuli di media lunghezza (sempre meno lunghi di quelli dei Leccini) e carne bianca o gialla, immutabile al taglio o virante, mai annerente al taglio e/o alla cottura.

 

Vogliamo, memori di quanto riportato nella parte introduttiva, diffidare i nostri lettori dall’effettuare acquisti di prodotti fungini da venditori occasionali o anche venditori rionali o a posto fisso se espongono prodotti privi della prevista certificazione rilasciata dagli ispettorati micologici riportante la denominazione della specie e la commestibilità della stessa, previo accertamento della data di rilascio della stessa certificazione che deve essere recente, non oltre un giorno antecedente la data di acquisto.

 

Bibliografia essenziale:

 

  • R. Galli “I Boleti” Ed.      Micologica
  • F. Foiera, E. Lazzarini, M.      Snalb, O. Tani “Funghi Boleti” Ed. Calderini-edagricole
  • F. Boccardo, M. Traverso, A.      Vizzini, M. Zotti “Funghi d’Italia” Ed. Zanichelli

 

Foto:

 

  • Archivio mico-fotografico del      micologo Franco Mondello

 

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