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1943-ascolto-della-radioNell’ambito del calendario degli “Incontri in Biblioteca”, coordinato dalle docenti Letizia Palumbo e Rossana Pollicino, si svolgerà Mercoledì 18 p.v. alle ore 17.00, presso il Liceo Scientifico “Seguenza”, l’incontro

"SUONI TRA LE MACERIE. Dalla musica di propaganda, al Boogie Woogie americano”.

Un originale percorso, guidato dal prof. Cesare Natoli, attraverso la musica ascoltata a Messina nel passaggio tra la fine del fascismo e l’arrivo delle truppe anglo-americane.

Introdurrà il prof. Enzo Caruso.

Testimonianze di Giulio Santoro e Renato Colosi, “ragazzi del ‘43”.

Logo Anno1Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela

Chiesa Gerosolimitana di San Giovanni di Malta

Comitato Anno Placidiano

in comunione di intenti e di preghiere con la Delegazione di Messina del Sovrano Militare Ordine di Malta

Via San Giovanni di Malta n. 2 - 98121 Messina

Venerdì 20 Marzo 2015 alle ore 10.30, presso la Chiesa di San Giovanni di Malta di Via San Giovanni di Malta n. 2 (alle spalle della Prefettura, tra Questura e Villa Mazzini), si terrà la conferenza stampa di presentazione dell’Anno Placidiano nel 1500° anniversario della nascita di San Placido (515 - 2015).

I dettagli dell’anno giubilare, che coinvolgerà diverse località della Sicilia, verranno annuncianti, nel corso dell’incontro con la stampa, da Mons. Angelo Oteri, Rettore della Chiesa di San Giovanni di Malta e Custode delle Reliquie dei Martiri, dal Prof. Giuseppe Romeo Vagliasindi, Delegato Granpriorale di Messina del Sovrano Militare Ordine di Malta, da Giacomo Chillè della Discover Messina e da Francesca Mangano dell’Associazione Aura. L’Anno Placidiano avrà inizio ufficialmente Domenica 22 Marzo 2015 alle ore 18.00 con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dall’abate benedettino S. E. Rev.ma Mons. Benedetto Maria Chianetta, Abate Emerito della SS. Trinità di Cava dei Tirreni. Tanti gli eventi in programma fino al 4 Agosto 2016.

 In occasione del 1500° anniversario della nascita di San Placido, insigne martire messinese, tra il 2015 e il 2016 si svolgeranno nelle varie località ove è venerato come patrono e protettore, delle iniziative religiose e culturali atte a far riscoprire e onorare il grande monaco benedettino, tra i primi discepoli di San Benedetto. Placido nacque a Roma nel 515, dalla nobile ed antica famiglia degli Anicii, da Tertullo e dalla messinese Faustina. Primo di quattro fratelli, fu introdotto in tenera età, insieme a Mauro, nel cenobio di Subiaco ove  Benedetto da Norcia aveva iniziato la sua opera monastica. La tradizione vuole che Placido, ormai formato ed ordinato Abate, fu inviato a Messina a fondare il primo monastero benedettino di Sicilia. In riva allo Stretto, subirà il martirio il 5 Ottobre del 541 insieme alla sorella Flavia, ai fratelli Eutichio e Vittorino e a circa trenta monaci, che, insieme con lui, abitavano il monastero di San Giovanni, alla foce del torrente Boccetta. Il culto a San Placido e Compagni Martiri ebbe un suo rinnovato fervore con il ritrovamento a Messina delle loro reliquie, il 4 Agosto 1588, in occasione di lavori di restauro intrapresi dall’Ordine di Malta alla Chiesa di San Giovanni di Malta, ove ancora oggi si conservano. La sentita devozione al Martire fu costantemente sostenuta e difesa per secoli dal Sovrano Militare Ordine di Malta, dal Senato di Messina e dall’Arciconfraternita di San Placido che ne zelarono sempre il culto.

                                                                                      Per il Comitato Anno Placidiano

                                                                                                   L’Addetto Stampa

                                                                                                   Dott. Marco Grassi

                                                                            3404630651 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

IL CENTRO EUROPEO DI STUDI UNIVERSITARI DI PACE  DEI CO.B-GE   NOMINERA’ RETTORE EMERITO DON BIAGIO AMATA IN OCCASIONE DEL SUO GIUBILEO CHE AVRA’ LUOGO  LUOGO  ALL’ARCHIMANDITRATO DI  MESSINA  GIOVEDI 19 MARZO  ALLE ORE  10,30.  LA  CIRCOSTANZA PERMETTERA’ UNA RIFLESSIONE SULLA PACE NEL MONDO

- La Redazione -

In una Giornata dedicata alla Pace nel Mondo voluta  a Messina “Città d’Europa” dal Centro Europeo di Studi Universitari di  Pace  avrà luogo  Giovedi 19 Marzo  alle ore 10.30 nella splendida Chiesa S.Salvatore-Archimanditrato il Giubileo sacerdotale dell’illustre prelato salesiano  Don Biagio Amata Prof Emerito e Preside della Pontificia Università Salesiana di Roma., che in questi ultimi giorni è stato omaggiato in un Convegno salesiano a Roma con la presentazione di una miscellanea a lui dedicata e per l’occasione del suo 50 sacerdozio la facoltà di Lettere Classiche e Cristiane dell’Università Pontificia  Salesiana  ricorrendo il 50 della sua fondazione ha promosso un Convegno intitolato “Studia Latinitatis Provehenda”.Il Consiglio di Presidenza del Centro Europeo di Studi Universitari di Pace all’Archimanditrato inviterà alla riflessione sui grandi valori cristiani volti alla riaffermazione della non violenza ed al cessate il fuoco nelle varie parti del mondo sede di  gravi conflitti, così come sollecitato da Sua Santità Papa Francesco   A tal proposito Don Biagio Amata fa presente in una sua comunicazione ufficiale ai CO.B-GE “ nel Palazzo dell’Unione Europea anche il contributo della Sicilia  ha avuto  non piccola parte per la diffusione e la formazione agli ideali di un’Europa di pace e fraterno abbraccio di popoli  Don Amata sarà nominato dal Centro Europeo di Studi Universitari di Pace Rettore Emerito All’ “alto prelato” sono pervenuti  per la circostanza da parte di Sua Ecc.za il Vescovo Mons Francesco Sgalambro e della Dott.ssa Daniela Kleszczynski Presidente del Comitato Europeo dei Giornalisti  fervidi messaggi augurali.

- di Giovanni ALVARO -

Non se ne poteva più degli annunci fatti a getto continuo da Renzi che, tra l’altro, non lasciava neanche il tempo di far capire di cosa stesse realmente parlando. La necessità di confondere la gente andava di pari passo con roba di bassa macelleria come era ed è la ricerca di voti pesanti quali sono quelli che gli servono, in Parlamento, per continuare il percorso teso a costruire un forte potere personale azzoppando la democrazia e producendo, per la debolezza del suo gabinetto e l’incapacità del Parlamento di farsi sentire nel merito delle leggi, pasticci legislativi incredibili, tanto che si parla sempre più spesso di dilettanti allo sbaraglio.

Da alcuni giorni, però, da quando si sono appalesati i primi timidi accenni di cambio di rotta nella vicenda economica del Paese (anche se ci sono dati contraddittori come la produzione industriale), il nostro eroe, senza perdere tempo, assieme alla sua squadra, ha iniziato a recitare altre nenie che sono finalizzate a far credere che sia stata l’azione del governo a produrre il lieve venticello che forse ha cominciato a soffiare in Italia come nel resto d’Europa. Senza un briciolo di vergogna, comunque, ciò che sicuramente è frutto delle iniziative della Bce, Renzi lo ha intestato a se stesso e al governo di liceali che presiede.

I suoi ministri ripetono, come robot, le frasi del capo e i media sono inondati di: “i primi risultati si cominciano a vedere”, “sarà la volta buona”, “il meglio deve ancora arrivare”, coinvolgendo, inizialmente, uno, che liceale non è, come Padoan che nei giorni successivi, però, si è immediatamente corretto. Perché la verità, a dispetto di ciò che crede il giovanotto fiorentino, è destinata a venire a galla sempre dimostrando quanto avevano ragione Brunetta e Berlusconi che da anni sostenevano la necessità che la Bce divenisse banca di ultima istanza. Non siamo ancora a questo ma le decisioni sul Quantitative Easing che, sostanzialmente, equivalgono a quanto facevano le vecchie banche nazionali quando le difficoltà economiche spingevano a usare anche la leva monetaria (stampando carta moneta nuova e svalutando, di fatto, le monete nazionali rispetto al dollaro), vanno in questa direzione. Nel caso italiano svalutando la lira. Ed è quanto hanno fatto, praticamente, Usa e Giappone con 3 o 4 anni di anticipo rispetto all’Europa.

La coraggiosa scelta di Draghi, comunque, potrà centrare almeno tre obiettivi. Il primo consiste nel non incrementare ulteriormente il debito pubblico e, addirittura, di poterlo ridurre. Si interrompe, infatti, il circolo vizioso dalla vendita di obbligazioni ai privati per avere la liquidità necessaria per il funzionamento del Paese, che comportava, comunque, il rimborso delle somme ottenute con relativi interessi. Il secondo dovrebbe essere facilmente raggiunta perché la massa monetaria immessa nel mercato farà lievitare l’inflazione (massimo al 2%) facendoci uscire dalla deflazione e stimolando la crescita perché provocherà l’aumento dei redditi da lavoro e quindi la capacità di spesa dei cittadini. Il terzo obiettivo sarà la parità dell’euro col dollaro che produrrà un rilancio dell’export italiano riaprendo l’incremento dell’occupazione necessaria per poter rispondere adeguatamente alle richieste di prodotti ‘made in Italy’.

A questi tre obiettivi va aggiunto il clima nuovo che essi possono determinare e la fiducia che si può innescare. Sarà Renzi che deve, però, giocare la partita decisiva nell’attivare investimenti, soprattutto nel profondo Sud che, altrimenti, continua a soffrire per il suo drammatico isolamento. Il Sud, invece, può diventare quello che la Germania dell’Est è stata per la Germania unificata: una grande occasione per la crescita e lo sviluppo dell’intero Paese. In quest’ottica la ripresa dell’iter del Ponte (cantierabile in pochi mesi) può diventare ‘lo sblocca Paese’ per l’infrastrutturazione che ne consegue (A/V e A/C, allargamento gallerie appenniniche e alpine, rilancio dei porti), per il potenziamento dell’industria dell’acciaio (Taranto, Terni, ecc.), per la logistica di alto livello necessaria a gestire gran parte del traffico merci del Mediterraneo.

Solo allora, e senza ‘rubacchiare’ niente ad alcuno, si può parlare di ‘volta buona’.

                                                                                 

 

La Redazione

L’attesa  splendida iniziativa  della Mostra “Icone del XX e XXI secolo “; che  ha avuto luogo presso la Biblioteca Provinciale dei  Frati Minori Cappuccini  della città di Messina.   40 Capolavori   appartenenti  alla collezione privata  di “Domenico Siracusa”  del periodo che va dal XVII  all’inizio del  XX secolo;  ha ricevuto l’ammirazione  di un numeroso e qualificato pubblico. L’occasione nella luminosa e sublimale spiritualità espressa dalle  opere ha posto in rilievo la fede e il  grande patrimonio culturale  della Russia ed i relativi   rapporti con la città peloritana. La Mostra presentata con una interessante conferenza stampa vedeva la partecipazione  di critici ed appassionati   di questo prezioso genere d’arte con l’attenzione  della figura prestigiosa del Console generale della Federazione Russa di Palermo.Intervenivano la Prof.ssa  Alexandra Voltenko, dell’Università di Messina, eccellente studiosa della cultura russa, che si soffermava sul “ruolo dell’Icona nella storia di Fede del popolo russo; padre Alessio Mandaniciota, monaco ortodosso poneva in rilievo lo storico rapporto tra  Messina ed il Cristianesimo orientale che ha inteso conservare l’iconografia come pratica vitale della fede. Lidia Galdiolo,nota iconografa a livello internazionale, presente  nella Riviera Ionica del Messinese ad Alì Terme con un suo laboratorio, poneva in risalto nel corso del suo intervento il valore delle Icone ed il loro ruolo sacro che  hanno sempre avuto e continuano ad avere nella realtà contemporanea.  A nome del Centro Europeo di Studi Universitari di Pace la Dott.ssa Silvana Foti lasciava un messaggio scritto al Presidente dell’Associazione Culturale Messina-Russia Dott.Iannello, al quale va il merito per l’apporto dato alla realizzazione della “Mostra” -che pubblichiamo-.”Sono lieta porgere il saluto ufficiale del Centro Europeo di Studi Universitari di Pace dei CO.B-GE  Inspired ONU – UNESCO- OMS e del nostro Presidente Prof Domenico Venuti. L’iniziativa odierna si rivela momento importante della cultura e contribuisce per i contenuti che riesce a porgere elementi significativi per la pace tra i popoli. La nostra città nel suo motus culturale  con il popolo russo ha sempre avuto rapporti di eccellenza. Le Icone nel loro excursus hanno sempre accompagnato  tutta la storia del cristianesimo russo dalle origini fino ai nostri giorni. Vera  arte sacra, che ci porgono la cultura slavo-bizantina, iniziata dai santi Cirillo e Metodio; nutrita dalla spiritualità dei padri orientali,  bellezza artistica, ed  elevazione morale  proiettata  verso la bellezza divina, nobile ispirazione alla giustizia, alla riconciliazione ed alla pace Con questi sentimenti il nostro “Centro Europeo di Studi Universitari di Pace dei CO.B-GE Inspired ONU UNESCO OMS,” augura ogni successo alla vostra lodevole iniziativa.,” Messinaweb.eu ricorda che La Mostra proseguirà fino al 24 Maggio e si potrà visitare tutte  le mattine dal lunedi al venerdi  dalle 9.00 alle 12.30 e dal martedì al giovedì, dalle 16.00 alle 18.30.

 

 

“ ICONE DEL XX E XXI SECOLO-LA SCUOLA RUSSA” VOLUTA DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE MESSINA-RUSSIA

 

   

Non tutti i mali vengono per nuocere. Anzi nel caso specifico della legge elettorale il male della rottura del ‘patto del Nazzareno’ si è dimostrato veramente opportuno per riflettere su ciò che si stava facendo e per poter correggere di conseguenza una possibile legge liberticida. Non tanto per la legge in sé, in quanto essa dovrebbe avere una semplice funzione tecnica di registrazione della volontà popolare, quanto per l’insidia del premio di maggioranza.

Premio, infatti, che c’era anche nella precedente legge elettorale, meglio conosciuta come porcellum, tant’è che l’attuale Camera dei Deputati registra la presenza di una folta schiera di eletti della coalizione guidata dal partito di Bersani che si era aggiudicato il premio con una differenza, rispetto al PdL di Berlusconi, di appena lo 0,37%. La coalizione del centrosinistra, infatti, con 10.353,275 voti ha avuto assegnati 345 seggi su 630, mentre la coalizione di centro destra con 10.074.009 se ne è vista assegnare solo 124. Il problema non sta nel premio ma sta nella scelta di chi deve usufruire di questo premio. Partito o coalizione? che comunque non è scelta neutra.

Renzi si è battuto per il premio da assegnare al partito più votato al di sopra della soglia del 40%, o al partito che non superando detta soglia si aggiudica il successivo e conseguente ballottaggio. La posizione del centrodestra invece era nettamente contraria chiedendo che ad essere premiata fosse la coalizione permettendo così l’aggregazione di forze simili, ed escludendo il loro scioglimento in un unico listone anche se per Forza Italia ciò non può comportare che le scelte dei singoli candidati possano essere accentrate nelle mani di un solo uomo. E’ questa consapevolezza che ha fatto decidere per il voto favorevole all’Italicum con il premio di maggioranza destinato al partito.

E’ stata la voglia di fare le riforme che ha giocato un brutto scherzo al Cav determinando un errore che poteva essere letale per la stessa democrazia. Ma il Nazareno è saltato e, quindi, si può ragionare più serenamente sui risvolti non solo immediati della legge, ma anche in prospettiva così come avevano fatto i padri costituenti che si erano preoccupati, redigendo la Carta Costituzionale, di evitare che il Paese potesse ricadere in mano ad aspiranti dittatori o dittatorelli. Da questa preoccupazione nascevano la divisione dei poteri, i pesi e i contrappesi e il sistema bicamerale perfetto. Ma vediamo dove era annidato il diavolo nell’Italicum.

Le elezioni nell’immediato possono determinare il vincente sia per i consensi che per l’eventuale ballottaggio tra PD, Forza Italia (comunque chiamata) e Movimento 5 stelle. Oggi, con queste forze il pericolo vero, per un regime autoritario, potrebbe venire dal PD renziano o dal Movimento di Grillo, non certamente dall’aggregazione in un solo listone delle forze di centrodestra.

Grillo ormai lo si conosce come padrone assoluto del suo partito e non tollera dissensi. Chi dissente viene liquidato con la farsa della rete. Una Camera dominata dal 55% di pentastellati, cioè da 345 deputati su 630, crea un disagio enorme agli spiriti liberi. La stessa cosa la si può dire per Renzi il cui spirito autoritario è ormai superconosciuto e fa uscire dai binari anche la terza carica dello Stato. La scelta dei candidati, sia quelli scelti per occupare la prima casella che gli altri, li farebbe solo lui (rottamando tutti gli altri) e gli eletti risponderebbero solo a lui. Se già oggi, in una Camera nominata sostanzialmente da Bersani, è il padrone incontrastato, figuriamoci in una Camera scelta solo da lui. L’unico partito che non fa correre questi pericoli è Forza Italia (o come si chiamerà la coalizione) perché il listone viene realizzato con le scelte fatte dai singoli partiti aggregati ai quali spetta, in proporzione, la decisione sui candidati da mettere in lista, inclusi quelli da mettere in prima posizione.

Renzi, comunque, è sicuro di farcela non solo la prima volta ma anche per il “secondo giro” come ama dire. E in questa prospettiva continua imperterrito a cambiare le regole dei giochi, da solo, come sta tentando di fare anche con la Rai che da gestita dai Partiti passerebbe a gestita dal Governo o meglio ancora gestita direttamente da lui. Per questa operazione vuol usare il decreto legge e porre, entro i 60 giorni previsti per la sua conversione, la fiducia che implica la caduta del governo se il decreto dovesse venire bocciato e, quasi automaticamente, nuove elezioni che, molti piccoli uomini che siedono in Parlamento, vedono come fumo negli occhi, sapendo che difficilmente potrebbero essere rieletti. Un ricatto quindi, che Renzi sta utilizzando senza risparmio ma che va bloccato senza ulteriori rinvii.

Sarà proprio il decreto legge sulla Rai che svelerà la vera natura non di Renzi, che già conosciamo, ma del Presidente della Repubblica che, nel discorso di investitura, ha espresso severe critiche sull’uso smodato di questo sistema di spoliazione delle prerogative del Parlamento, e che, ora, ha la possibilità di dimostrare che sa anche passare dalle enunciazioni ai fatti. Se non bloccherà l’ennesimo decreto rischia di aprire non una porta ma un’autostrada all’autoritarismo di Renzi che userà, più di quanto non faccia oggi, le reti tv pubbliche, senza concorrenti, per rafforzare l’area del proprio consenso popolare. Per le televisioni private ci sarà tempo per un altro decreto con il quale magari si potrà decretare la loro chiusura.

E allora ricordando quanto ha scritto Diaconale, “…non sarà il caso di incominciare a mettere in guardia gli italiani del rischio del Perón alla fiorentina?”. Credo di si, anzi si è addirittura in ritardo. Cari Berlusconi, Fitto, Salvini, Meloni, Alfano e signori della sinistra che non condividete la deriva assunta dalla slavina Renzi, datevi una mossa per sbarrare il passo al novello dittatore prima che sia troppo tardi e prima che a pensarci non siano movimenti dal basso.

Forse è ora di unirsi con un solo obiettivo che deve essere quello di difendere la Repubblica e la democrazia decidendo di affidare le sorti dell’Italia ad una Costituente eletta proporzionalmente che in un anno presenti le proprie proposte.

                                                                                  Giovanni ALVARO

- La Redazione -

Ha  avuto luogo a Messina, presso la Caserma  “Crisafulli-Zuccarello” , la celebrazione del 325mo Anniversario della Fondazione del 5^ Reggimento Aosta,. Questi  trae la  sua storica origine  dal  “Reggimento Fucilieri,”  istituito  nel   Ducato di Savoia il  20  Febbraio 1690  con  Re  Vittorio Amedeo II.

La Cerimonia, encomiabile nel suo processo organizzativo, vedeva la presenza del Generale di Brigata Marco Tuzzolino Comandante della Brigata Aosta e Il Comandante del Reggimento Colonnello Benito Anastasio accogliere le autorità e gli ospiti. Si rilevava, perchè particolarmente evidente, l’intensa partecipazione degli ospiti all’evento,. vera testimonianza di attaccamento ai valori espressi sempre dalla Fanteria la  “Regina delle Battaglie”. A tangibile dimostrazione di alto apprezzamento  per l’iniziativa che riusciva a porre nella giusta luce le nobili qualità dei fanti dell‘  ”Aosta” era presente la Sezione Provinciale dell’Associazione Nazionale del Fante di Messina presieduta dal Prof Domenico Venuti, con la delegazione di Barcellona Pozzo di Gotto retta dal Conte Angelo Molino della Torre e le Patronesse. coordinate dalla Dott.ssa Silvana Foti. L’Inno di Mameli suonato in modo magistrale dalla “Banda della Brigata Aosta”, dava il via alla cerimonia ricevendo il plauso del pubblico. Sfilavano dopo i Gonfaloni della Città di Messina e della Provincia, seguiti dalle  bandiere delle Associazioni d’Arma con in testa il  labaro del Nastro Azzurro Un alto numero di giovani studenti e del Liceo Scientifico Archimede, accompagnati dal Prof Daniele Cacciola e di altri Istituti scolastici cittadini, seguivano, entusiasti e  con particolare attenzione, i vari momenti della cerimonia.  Il Generale Tuzzolino interveniva con dei precisi riferimenti storici  sulla fondazione della Brigata “Aosta”e  considerava  gli aspetti di sicurezza e salvaguardia anche nei casi di calamità. Interessante.si rilevava il discorso del Comandante  del Reggimento Benito Anastasio, che con   un veloce  excursus storico, ricco di contenuti, poneva nel giusto rilievo l’eroismo dei Fanti volto agli alti valori e all’amor di Patria Un momento particolarmente toccante si aveva con il Caporal Maggiore Capo Andrea Adorno del 62mo Reggimento Fanteria accolto in Brigata Il graduato era stato insignito del massimo riconoscimento militare “ La Medaglia D’oro al Valor Militare”, per il suo meritevole comportamento in Afghanistan nel Luglio del 2010. A consegnargli   tale riconoscimento era stato il Presidente della Repubblica Il 5^ Reggimento Fanteria “Aosta”  presentava ancora un evento di elevata importanza  e cioè. “la consegna della bandiera Colonnella dello Stato Maggiore dell’esercito,che pone   nel giusto risalto, i Reggimenti con antica storia e lodevole  servizio.  

 

Hanno tentato di cavalcare il malcontento popolare rispetto alla incredibile vicenda del taglio di altri treni a lunga percorrenza che dalla Sicilia arrivano al Nord Italia, ma si sono ritrovati con qualche migliaio di manifestanti. Cifra insignificante rispetto alle decine di migliaia di cittadini che i ‘No Ponte’ riuscivano a mobilitare negli anni passati senza l’uso, allora, delle cariche istituzionali di Sindaco e Vice Sindaco di Messina, che nel frattempo sono riusciti a conquistare i due dirigenti del movimento di contestazione al Ponte, tra i più scatenati.

Avendo capito qual’era il vento che soffiava, per non ridurre ancor più la partecipazione alla manifestazione di protesta, hanno utilizzato anche parole d’ordine di altra parrocchia, come la ‘continuità territoriale’ della Sicilia col resto d’Italia attraendo così quanti erano convinti che oltre alla protesta per il taglio dei treni si manifestava pure a favore per il Ponte sullo Stretto di Messina senza il quale si bestemmia a parlare di Alta Velocità in Sicilia che, come tutti sanno, è stata bloccata a Salerno per deviarla verso la Puglia.

Non diremo mai che quella deviazione, come affermò Vendola per il Ponte, è stata decisa per poter permettere l’unità delle due mafie del posto, come camorra e sacra corona unità, ma molto più prosaicamente esclameremo perché ‘volsi così colà dove si puote ciò che si vuole’ che nel nostro caso è l’Europa a trazione teutonica. Scelta fatta per evitare, illusoriamente, di creare problemi ai porti del Nord Europa come Rotterdam, Amburgo e Anversa che fin’oggi detengono il monopolio del traffico container (solo Rotterdam ha ben 60 km di banchine e nel porto vi lavorano attualmente ben 165.000 addetti.

Se l’incarico più brutale per bloccare il Ponte sullo Stretto fu affidato al ‘più tedesco degli italiani’, tal Mario Monti, con un ‘compito a casa’ che ha bloccato anche il corridoio 1 e quindi l’alta Velocità da Salerno in giù, adesso, il compito di far ingoiare la pillola è stato affidato al Comitato di esperti nominato per l'elaborazione del Piano nazionale della portualità e della logistica. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) ha creduto opportuno pubblicare i verbali delle riunioni degli Esperti – per poi oscurarli in queste ultime ore - per farci leggere che non c’è futuro per i porti italiani che non reggono il confronto con i porti del Nord Europa e quindi “… meglio ipotizzare forme di accordi/alleanze, porsi in posizione ancillare rispetto a tali porti” e, al massimo, si può pensare che “nel settore dei container, opportunità di crescita vengono viste prioritariamente per Genova, Civitavecchia, Gioia Tauro e Trieste".

Ora, se è vero, come è vero, che per Genova si sta costruendo l’A/V ferroviaria realizzando il corridoio dei due mari (Genova-Rotterdam), e che Trieste sarà sicuramente collegata alla Tav Lisbona-Kiev, sono false le prospettive per Civitavecchia e ancor più false quelle su Gioia Tauro. Infatti, se Civitavecchia è fuori dai programmi europei, dato che le gallerie dell’appennino tosco-emiliano sono strette e basse e non sono adatte al transito dei container; la situazione di Gioia Tauro è una vera e propria presa in giro perché quel porto non è neanche collegato alla linea ferroviaria e il suo futuro sarà un transhipment sempre più ridotto stante la concorrenza dei porti del Nord Africa. Tra l’altro il trasbordo delle merci di per sé non ha prodotto, in questi anni, nessuno sviluppo al territorio circostante,

Gli esperti del Comitato, poi, forse per vergogna non hanno nemmeno osato tenere aperta qualche porta per la Sicilia che, con il resto del profondo Sud, rimane totalmente tagliata fuori da ogni ipotesi di sfruttamento del business dell’interscambio delle merci, al massimo qualche Autostrada del Mare perché questa non si nega a nessuno. Quindi, totalmente cancellata, altro che taglio di treni! Gli esperti hanno discusso di un piano senza futuro, magari dovendo ‘legare l’asino dove vuole il padrone’, si sono limitati a fotografare lo status quo senza lavorare su concrete ipotesi di utilizzo del trasporto containerizzato in grado di coinvolgere l’intero Paese sia nella fase di costruzione del Ponte (acciai indispensabili per la realizzazione da produrre in Italia), come in quella di costruzione delle linee ad A/V ed A/C, e pure nell’adattamento delle gallerie dell’Ap-pennino e dei trafori alpini.

E poi gli esperti hanno sorvolato, soprattutto, nella fase di captazione del traffico mercantile con l’utilizzo di quasi tutti i porti del Paese attraverso una logistica di livello estesa a Sud (Augusta, Pozzallo, Gioia Tauro). Le nostre deduzioni trovano spunto solo da quei verbali ufficiali apparsi nel sito del Mit, ma siamo pronti a ricrederci se per fortuna dell’intero Paese il Ministro Lupi, dando peso all’indirizzo politico decidesse di orientarsi verso la rimodulazione dell’intera questione, come qui delineata per sommi capi.

Però c’è chi non vuole farlo per non disturbare i piani della portualità del Northern Range, non pensando che lo faranno altri! Anzi lo stanno già facendo con il FerrMed spagnolo-francese teso a utilizzare i propri porti che si affacciano nel Mediterraneo. Gli sciocchi, come sempre, saranno gli italiani, che resteranno a bocca asciutta, mentre gli altri o si stanno attrezzando per difendersi o per liberarsi dalla condizione ‘ancillare’ in cui si trovano. Per l’Italia, quindi, sulla base di quanto finora prodotto da Monti, Letta e Renzi, il grande traffico dei container non sarà un’occasione di sviluppo così come ha decretato la Merkel. Il Comitato degli esperti, con le riserve appena accennate, pare voglia contribuire ad assestare il colpo finale non solo alla Calabria ed alla Sicilia, ma a tutta l’Italia che rischia di ritornare ad essere l’Italietta del passato.

E’ stata la cecità dei ‘No Ponte’ a produrre ciò che da anni stiamo denunciando. Personaggi in cerca d’autore, accademici in cerca di notorietà e carriere, borghesia meschina in difesa della propria casetta al mare, traghettatori che non intendono perdere la mammella dalla quale succhiano abbondantemente il latte, ambientalisti monoculi, hanno offerto all’attuale Europa la possibilità di liquidare, in malo modo, i problemi ereditati dalle precedenti illuminate classi dirigenti che, senza badare agli interessi egoistici dei singoli stati, puntavano tutto sulla riduzione dei tempi di percorrenza nell’interscambio delle merci decidendo sul corridoio 1 (Berlino-Palermo), mentre le attuali classi puntano solo a difendere il proprio orticello domestico.

Il flop della iniziativa per il taglio dei treni, registrato a Messina, dimostra che è finito il tempo delle menzogne sparse a piene mani per dire ‘No al Ponte’, ed è iniziata una fase nuova che spinge le popolazioni interessate a rivendicare il diritto a chiamarsi non solo siciliani o calabresi, ma soprattutto italiani.

                                                                       Giovanni ALVARO e Cosimo INFERRERA

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