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Scilla e Cariddi: un mito tra le onde

 

Ancora oggi, attraversando lo Stretto di Messina con la nave traghetto, non si può fare a meno di pensare a Ulisse e a tutte le difficoltà che dovette affrontare per poter ritornare a Itaca. La maga Circe lo aveva avvertito dei pericoli che lo attendevano al passaggio tra gli scogli e i vortici dei paurosi mostri Scilla e Cariddi.

SCILLA, la mostruosa figlia di Ecate, legata all'oltretomba e alla luna, attendeva Ulisse e i suoi compagni sulla costa calabra con ululati disumani, emergendo dal mare simile a una gigantesca piovra con sei colli, dodici braccia e una bocca serrata dai denti, mentre CARIDDI si celava in una grotta della costa messinese, all'altezza dell'odierno rione di Ganzirri e minacciava i navigatori gorgogliando e creando mulinelli per inghiottire le imbarcazioni di passaggio.

 Molti compagni di Ulisse vennero trascinati negli abissi e divorati nei gorghi di Cariddi, l'eroe, però, riuscì ad approdare sulla "Terra del Sole" nelle vicinanze di Taormina dove pascolavano le greggi del dio Elio. Qui, alle falde dell'Etna, Ulisse per sfamarsi infranse un terribile tabù facendo macellare un gran numero di buoi sacri al dio.

 La collera degli dei si abbatté su Ulisse che dovette nuovamente sfidare il mare tumultuoso tra Scilla e Cariddi; questa volta nessun uomo sopravvisse, ad eccezione dell'eroe omerico che naufrago, aggrappato ai legni spezzati dell'imbarcazione sarà sospinto verso l'isola di Calipso.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 05 Ottobre 2016 15:02
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