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La “Parola illimitata” di Cattafi nel saggio di Silvia Freiles presentato a Barcellona Pozzo di Gotto.

- di Marcello Crinò - 

Il poeta barcellonese Bartolo Cattafi (6 luglio 1922- Milano, 13 marzo 1979) rappresenta una delle voci poetiche nazionali più importanti del dopoguerra, di cui la critica ricorda soprattutto L’osso, l’anima (del 1964) e Marzo e le sue idi (del 1977). E’ stato oggetto nella sua città natale del prestigioso Premio Cattafi, di livello nazionale, sospeso dal 2008 per mancanza di fondi. Il premio, istituito nel 1981, ha visto la presenza nella nostra città di autorevoli esponenti del mondo letterario, come critici e come premiati, tra i quali Giovanni Raboni, Vincenzo Cerami, Ferruccio Ulivi, Basilio Reale, Maria Luisa Spaziani, Giorgio Barberi Squarotti, Milena Milani, Dario Bellezza, Letterio Cassata, Vincenzo Leotta, Emilio Isgrò, Giuseppe Amoroso, Carmelo Aliberti, Melo Freni, Silvio Ramat…

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Periodicamente però la città continua a ricordarlo nel corso di incontri e conferenze, così come è avvenuto sabato 25 marzo con la presentazione dell’ultimo lavoro critico, opera della studiosa messinese Silvia Freiles, avvenuta alla Biblioteca Comunale di Barcellona, organizzata dalla locale sezione della F.I.D.A.P.A., con il patrocinio  dell’Assessorato alla Cultura. Il titolo “La «Parola illimitata» di Bartolo Cattafi” (pubblicato da Aracne Editrice) è tutto un programma, perché si trova dalle parti dell’Opera Aperta (Umberto Eco) e dell’Opera infinita, concetti entrambi teorizzati sopratutto in funzione delle arti contemporanee laddove esiste una possibilità di interpretazioni e sviluppi continui dell’opera d’arte nel senso più ampio del termine.

L’incontro alla Biblioteca è stato introdotto dalla bibliotecaria Maria Rosa Naselli, che materialmente organizza gli eventi in Biblioteca assieme all’altra dipendente, Santina Salmeri. La Naselli ha portato i saluti anche dell’assessore Ilenia Torre, giunta alla fine dell’incontro a causa dei problemi che stanno attanagliando in questi giorni l’Amministrazione Comunale. La presidente della F.I.D.A.P.A., Maria Concetta Santamaria, nel ringraziare relatori e presenti, ha ribadito che Cattafi merita di essere meglio conosciuto.

Nino Sottile Zumbo, all’inizio del suo intervento, ha portato i saluti della moglie e della figlia di Cattafi, che vivono a Milano, ed ha precisato che Giovanni Fugazzotto, autore dell’opera “L’osso” (ispirata a “L’osso e l’anima” di Cattafi), premiata a Barcellona nel 2005, vuole donarla al Liceo Classico Luigi Valli a condizione che la scuola si impegni a dare ampio spazio all’opera del grande poeta. Si è poi soffermato delle opere d’arte di Cattafi nel periodo 1962-1971 in cui non scrive versi e la pagina bianca diventa tela pittorica per olii e acquerelli. Il poeta-pittore lavorò con la spatola realizzando opere di grandi valenze artistiche. Una selezione di riproduzioni di queste opere è stata esposta proprio nella sala della conferenza.

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La professoressa Carla Biscuso, relatrice principale della serata, ha parlato del saggio della Freiles come di un tributo a un poeta un po’ messo da parte, dove coniuga il filone strutturalista con il filone storicista della critica. Ripristina l’attualità di un poeta che parla ai contemporanei (la “parola infinita”). Cattafi, ha detto, è un doppio talento, peraltro non raro nel passato, nelle avanguardie artistiche. I poeti devono accogliere le suggestioni del lessico tecnico. Poesia e pittura vivono in rapporto osmotico. Si è poi chiesta del perché Cattafi non è stato tenuto nella giusta considerazione. Probabilmente perché non ha mai aderito ufficialmente a nessuna delle correnti e perché in conflitto con la “critica pomposa”. Il libro della Freiles sviscera Cattafi nelle pieghe sottili della psiche ed oggi oggetto di riflessione sul suo rapporto col sacro.

Silvia Freiles, mostrando una grande capacità di districarsi tra vari settori della cultura, ha spiegato che il suo saggio si muove nel “secondo tempo” della sua vita, il periodo 1971-79, quando riprese a scrivere dopo la parentesi artistica che si muoveva tra l’informale e il materico, tra la fotografia  e l’incisione. Ma esiste anche un “terzo tempo”, che va dalla morte fino ad oggi, con la riscoperta di Cattafi anche all’estero, tradotto in varie lingue. Cattafi è un poeta che parla a tutti, si esprime sfrondando la parola da sovrastrutture, va subito al punto. E’ un poeta universale che parla ai lettori di tutte le epoche. Non volle entrare nella neoavanguardia perché non fece dichiarazioni programmatiche. Entrò invece in contatto con i movimenti artistici più avanzati, come la body art, l’informale, il materico, l’action painting. Il segno per Cattafi è il punto di confine tra le arti.

Infine la Freiles ha dialogato con gli studenti  della IV B del Liceo Classico Luigi Valli, guidati dal professore Nicola Russo, con interessanti spunti di riflessione, su Petronio, forse l’autore classico  a cui può essere assimilato Cattafi, e poi su J. L. Borges a cui si può avvicinare nel Novecento, e al pittore Francis Bacon per le figure chiuse in spazi definiti.

Gli interventi dei relatori sono stati intercalati da tre momenti musicali, con Domenico De Caro al flauto traverso che ha proposto brani da Bach (Aria sulla quarta corda), Bizet (Carmen) e Ravel (Bolero).

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