Per la prima volta dopo 150 anni, nell'ultimo capolavoro di Alessandro Fumia: "Messina la capitale dimenticata", lo studioso dà voce ai documenti che trattano un periodo storico preciso, rievocando le altezze tecnologiche raggiunte al tempo in cui la Sicilia fu amministrata dal Borbone. Numerosissime le rivelazioni, reperite attraverso le notizie sparpagliate in diversi fondi d’archivio in giro per il mondo, intersecando un'approfondita analisi sulle eccellenze del tempo e sulla politica del Ministero dei Lavori Pubblici dei Borbone. Sulla capacità di Messina di creare le condizioni politiche di quella corona per moltiplicare i commerci, il lavoro, le produzioni industriali facendo emergere la strategia dei sovrani che stavano architettando i territori, per meglio sviluppare interi tronconi scientifico-industriali.
Messina sviluppò la chimica applicata all'industria e all'alimentazione attraverso i flussi marittimi, amplificò le entrate provenienti dall'export di merci richieste all'estero e, fra quelle voci, esistevano lo zolfo (il petrolio dell'epoca), il carbone necessario ai vettori napoletani (ferrovia, nautica, industria siderurgica), la soda artificiale strategica per le industrie tessili, l’acido solforico utile per costruire tutti gli altri acidi caustici necessari alle lavorazioni manifatturiere (cartiere, cantieristica navale, impiantistica, sanità), finanziaria con decine di banche private azionarie commerciali (unico esempio in tutto il regno delle due Sicilie), ma soprattutto la trasformazione degli agrumi su scala mondiale, la nuova merce richiesta da tutti gli stati.
Questo e molto altro, documentato con competenza inappuntabile!
Di seguito la prefazione di Pino Aprile: Questo lavoro racconta un'epopea perduta dove Messina si distinse per laboriosità e impiantistica industriale, mai più trovata dopo l'unità italiana. In un crescendo di conquiste tecnologiche, politiche, e sociali, Messina diventerà il centro urbano dove ogni iniziativa si trasformava in guadagno. Attraverso il suo Porto Franco coagulava il lavoro e l'ingegno dell'imprenditoria siciliana e calabrese, trasformandosi in collettore d'iniziative per veicolare quei prodotti attraverso la via del mare in tutto il mondo. Una fitta rete di documenti permettono di descrivere i traffici commerciali delle materie prime: zolfo (il petrolio dell'epoca), le miniere di carbone, il commercio della seta e dell'oppio cinese, la cantieristica (fornendo veloci imbarcazioni ai marines americani), o ai traffici dell'avorio in centro Africa. Per non parlare dell'industria degli agrumi, i cui profitti riuscivano a coprire il disavanzo pubblico di tutto il regno delle due Sicilie. Le innovazioni tecnologiche producevano: stabilimenti meccanici, siderurgici, di designer per arredamenti, di scuole di progettazione per costruire macchine utensili. Trovando nel campo dell'innovazione tecnologica, tutta una serie d'invenzioni ancora oggi adottate dall'industria moderna: come il nastro trasportatore, la catena di trasmissione, i sollevatori meccanici, compressori chirurgici, additivi chimici, osservazioni scientifiche ed opere pubbliche. All'interno di questo stesso volume sarà possibile trovare novità sul risorgimento, la guerra civile siciliana (controrivoluzione) nella crisi del 1848, quando a bombardare Messina furono i liberali siciliani. Nonché sulla politica internazionale della corona di Napoli, che dietro le quinte tramava contro l'Inghilterra, spingendosi in azioni e ritorsioni in Polinesia, nell'America Latina, così pure nella crisi di Tangeri. La contaminazione del bello, e dell'innovazione tecnologia, trovava nella città di Messina un fermento mai più raggiunto. Pino Aprile