- La Redazione -
C’era il pieno del pubblico che conta nell’accogliente sala-teatro dell’Oratorio “Gesù e Maria” di Castanea, sabato u. s., in uno splendido pomeriggio pieno di sole primaverile, alla presentazione del bel libro di Luciano Armeli Iapichino, L’uomo di Al Capone (Armenio Editore, Brolo 2018).
Dopo i saluti d’obbligo agli intervenuti e alle autorità civili e militari presenti, il cav. Domenico Gerbasi, fondatore e direttore del locale Museo etno-antropologico “I ferri du misteri” e presidente dell’Associazione Culturale Peloritana di Castanea che ha organizzato l’evento, ha presentato molto sinteticamente il libro introducendo, poi, di volta in volta, i relatori.
prof. Giuseppe Rando
Il prof. Giuseppe Rando ha illustrato la struttura multipolare del libro, che si muove agilmente sui territori della sociologia, della psicologia, della filosofia, dell’etica, della storia locale (di Galati Mamertino), della storia settoriale (della mafia siculo-americana e dell’emigrazione), della storia nazionale e transnazionale degli anni Venti del secolo scorso, evidenziandone peraltro aspetti peculiari dello stile, che combina sagacemente i codici della scrittura argomentativa con quelli della scrittura creativa.
Il prof. Antonio Baglio ha sottolineato la innegabile valenza storica del libro di Armeli Iapichino, che colma una lacuna effettiva della storiografia italiana, costituendo la prima indagine, in assoluto, sulla figura del galatese Antonio (Tony in America) Lombardo, che dalla povertà della vita dei contadini siciliani del primo ventennio del Novecento giunge alla ricchezza e al potere (criminale) diventando addirittura il braccio destro di Al Capone. Lo storico insigne dell’Università di Messina ha altresì rimarcato l’oculatezza della ricerca e la ricca documentazione di cui si avvale Armeli Iapichino, attingendo, con perizia, dalla saggistica e dal giornalismo americano (il “Chicago Tribune” soprattutto) dell’epoca.
Il dott. Giuseppe Ruggeri, da scrittore raffinito ed esperto di cose siciliane, ha insistito sulla intrigante allure de L’uomo di Al Capone, che si legge come un romanzo e soprattutto come un saggio di denuncia sociale e politica, attirando il lettore dentro l’oscuro e sanguinario mondo dei misfatti della mafia siculo-americana degli anni Venti e delle sue collusioni col potere politico: una piaga ancora purulenta da cui stentiamo, purtroppo, a liberarci.
La prof.ssa Caterina Oteri, rimarcando, in conclusione, il massaggio educativo del libro soprattutto per le nuove generazioni, ha evidenziato, anche con puntuali ed efficaci letture di brani cruciali, la tragica conclusione della vita di Tony Lombardo che muore a 37 anni, il 7 settembre 1928, a Chicago, massacrato dai proiettili dum-dum sparati dal mafioso concorrente Aiello, che gli spappolano il cervello.