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Articoli filtrati per data: Sabato, 12 Agosto 2017
Sabato, 12 Agosto 2017 22:00

Il cammello

- di Mirella Formica -

Non si può parlare dei giganti messinesi senza richiamare alla memoria l'ultima machina festiva della rassegna: il Cammello, o Cammiddu o Cammellaccio che delle due statue equestri costituiva una sorta di appendice.

 u cammeddu

La sua presenza nelle feste di mezzagosto è attestata già nel 1606 da Giuseppe Buonfiglio che scrive in una popolare celebrazione: " ...della vittoria ottenuta dal conte Ruggeri, il quale, fugati i Mori, entrò trionfalmente a Messina coi suoi soldati bagordando, e coi cammelli barbareschi carichi di spoglie". Placido Samperi, nel 1644, ne fornisce questa descrizione:

"Và per tutto quel dì (14 agosto), e nè seguenti ancora, per le pubbliche strade ballando, e scherzando con la plebe minuta, un finto Camelo, accompagnato da alcuni mascherati, come Saraceni; usanza, ch'à men periti sembra una inettia plebea, é una stolta melansagine, al parere però de' Savij, e degli Eruditi, una pia, e religiosa rimembranza della vittoria del Conte Ruggieri, quando scacciati con l'aiuto de' Messinesi, li Saraceni, entrò nella Città di Messina trionfante, nell'anno 1061, come alcuni vogliono, non su l'ampia schiena di smisurato Elefante, ò d'orgoglioso Leone, come i Cesari, e i Pompeí tirati da questi animali, mà sopra il dorso d'un barbaro Camelo guernito all'Arabesca.

Quindi e che gli antichi Messinesi nell'anniversaria solennità della Vergine, per la memoria immortale di quella Trionfale giornata, fabricarono un finto Camelo che andasse attorno per la Città, e destasse gli animi alla ricordanza della ricevuta libertà, per opera della B. Vergine... ".

Nel 1888, L'Illustrazione popolare di Milano fornisce questa descrizione con dovizia di particolari:

"Il secondo giorno usciva il cosidetto camiddu: cammello. Era una costruttura in legno che imitava la forma dell'infatícabile quadrupede del deserto. Camminando apriva e chiudeva la bocca, e da essa l'uomo che era nell'ordegno, allungava la mano per ghermire tutto ciò.che gli veniva fatto trovare; cosicché allo spettatore ingenuo riusciva completa l'illusione che il camiddu mangiasse davvero. E mangiava voracemente.

Nessuna bottega era risparmiata. La bestia rapace gironzolava qua e là rompendo con moti repentini il cerchio fitto, ondeggiante della folla che, ai tiri astutissimi, si smascellava dalla risa. Pane, bottiglie di vino, chincaglie, formaggi; tutto ciò che i bottegai mette vano in bella mostra presso l'ingresso del negozio, era trangugiato dalla bocca vorace. Il primo a ridere dei tiro era il bottegaio derubato".

Intuibile da queste descrizioni la reale struttura del Cammello: una leggera ossatura in legno, sulla quale si adattava una pelle completa di dromedario. Sotto l'ossatura erano i due facchini, le gambe dei quali, visibili, erano ricoperte dalla pelle predetta. Tra i due portatori era legato un sacco dove si riponeva il ricavato della visita ai rioni della città. Attorno al Cammello erano un suonatore di cornamusa ed altri fanciulli mascherati, come li presentano antiche stampe. Con grande capacità di sintesi, l'etnoantropologo siciliano Giuseppe Pitrè definì la pantomima del cammello "scena abissina" , mettendola in relazione con quella del Serpente di Butera, `u sirpintazzu, che sciama per le strade del paese in occasione della festa di San Rocco.

Analogo cammello rituale, anch'esso vorace ma con diverse motivazioni di nascita rispetto a quello messinese, è il camiddu di Casalvecchio Siculo che sfila accompagnato da tamburini e da un cammelliere durante la festa di S. Onofrio. Anche nel comprensorio calabrese, a S. Costantino di Briatìco, è il cammello con la sostanziale funzione di machina festiva attraverso la quale è possibile lecitamente procedere ad un esproprio di beni. La strana effige del cammello insomma si cónfigura, nelle sue modalità fruitive popolari, come machina esemplare atta a porre in essere rituali di disordine controllato, attraverso la temporanea ridistribuzione dei ruoli e dei beni che possono essere assegnati in modo differente che nella realtà ordinaria.

L'insaziabile fame e la irrefrenabile rapacità del cammellaccio, divennero proverbiali tanto che un tempo, a Messina, di persona arraffatrice si era soliti dire: "Fa comu `u camiddhu!".

Pubblicato in Comunicati stampa

 

Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, terrà una conferenza stampa domani, lunedì 14 agosto, alle ore 10.30, nella sala consiglio di Palazzo dei Leoni a Messina. Nel corso dell’incontro con i giornalisti, il presidente Ardizzone illustrerà i provvedimenti più significativi riguardanti la città metropolitana di Messina, approvati dall’Ars in questi 5 anni.

 

                        Fabio De Pasquale   Portavoce del Presidente dell'ARS

 

                   

 

ARS: DOMANI A MESSINA CONFERENZA STAMPA DEL PRESIDENTE ARDIZZONE

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Marcello Crinò -

Il 12 agosto, come ogni anno, si ricorda l’anniversario del bombardamento di Barcellona avvenuto nel 1943 ad opera degli alleati. La città di Barcellona Pozzo di Gotto, oltre a settantaquattro civili morti durante i bombardamenti, e numerosi feriti, pagò un tributo di sangue attraverso centinaia di militari morti nelle due guerre mondiali. I nomi di tutti i caduti, civili e militari, delle due guerre, sono incisi sulle lapidi poste accanto al Monumento ai caduti, purtroppo in parte illeggibili perché sbiaditi dal tempo e senza manutenzione. Si tratta di circa 365 militari morti nel primo conflitto mondiale, e di circa 207 militari morti dal 1935 al 1945, per un totale di circa 572.

Gli alleati, quel 12 agosto del 1943, secondo informazioni errate, cercavano i tedeschi (che non c’erano), ma bombardarono e spararono deliberatamente sui civili innocenti e disarmati, accanendosi soprattutto sul centro di Barcellona. Colpirono anche l’ufficio postale, nei cui pressi cadde il dottor Gaetano Bavastrelli mentre si recava a prestare la sua opera all’ospedale, compiendo

quella che è ricordata da Carmelo Bilardo, nel libro Amo, la mia città (edito dalla Corda Fratres nel 1993), come “una strage inutile”. Le case distrutte, riferisce Nello Cassata nella storia di Barcellona

(vol. III, p. 17, 1982) furono 154, le danneggiate 287, circa duemila sinistrati senza tetto.

Di prima mattina l’Amministrazione comunale ha fatto deporre una corona d’alloro sulla lapide che ricorda il tragico avvenimento, senza la manifestazione pubblica come avveniva fino allo scorso anno, quando un piccolo corteo (di anno in anno sempre più ridotto) dal Municipio raggiungeva il Monumento ai caduti. In un comunicato il sindaco Roberto Materia scrive: “Nella consapevolezza che la memoria, seppur dolorosa, dell’evento mantenga sempre vivo il ricordo dei nostri concittadini e rinnovi l’importante valore dell’amor di Patria e la motivazione al perseguimento della pace e della tolleranza tra gli uomini, l’Amministrazione comunale ha predisposto per il giorno dell’evento un doveroso tributo floreale”.

Questi i nomi dei caduti civili così come riportati sulla lapide: Aliberti Santa, Aliquò Erminia, Aliquò Rosaria, Aliquò Santa, Anastasi Michele, Barresi Margherita, Battista Agata, Dott. Gaetano Bavastrelli, Benedetto Giovanni, Biondo Carmelo, Biondo Francesca e Flavia, Biondo Maria, Brigandì Angelo, Brigandì Giuseppe, Brigandì Salvatore, Brigandì Santo, Bucalo Rosa, Bucolo Tindaro, Bucca Sebastiano, Calabrò Giuseppe di Mariano, Calabrò Giuseppe di Salvatore, Caliri Domenico, Caliri Francesco, Cicciari Domenico, Cipriano Salvatore, Conti Salvatore, Cortese Agnese, Currò Salvatore, Currò Sebastiano, Cutropia Filippo, Cutugno Carlo, Cutugno Francesco, Cutugno Salvatore, Cutullo Sebastiano, D’Amico Carmelo, Di Bartola Angela, Fazio Angela, Genovese Antonio, Genovese Lorenzo, Genovese Santo, Guido Antonino, Iannello Attilio, La Motta Carmelo, Lazzaro Alfredo, Leotta Giuseppina, Longo Giuseppe Garibaldi, Lo Presti Mariano, Mazza Eugenia, Mazzeo Angelo e Fortunato, Mazzeo Giuseppa, Merenda Grazia, Pandolfo Giuseppe, Perdichizzi Giovanni – Giov., Petrella Michele, Pino Sebastiana, Pittari Santo, Presti Francesco e Sebastiano, Rotella Vittorio Emanuele, Scarpaci Caterina, Scollo Paolo, Scopelliti Carmela, Siracusa Vincenzo, Siracusa Vito, Sortino Carlo, Spada Antonino, Trattaro Luigi, Trimboli Antonino, Triolo Nunziato, Trovato Caterina, Trovato Giovanni, Perdichizzi Giovanni – Ant.

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Piazza Duomo gremita, per la devozione della Madonna Assunta e la tradizione della VARA, tra Ave Maria scandure dal prete...tra il sacro e il profano...tra le bancarelle di torroni dalle fragranze inebrianti e i palloncini raffiguranti i piu nuovi cartoons. Seguitissimi, con notevole commozione, i tiratori della Vara, in bianco, a piedi scalzi.Toccante il discorso dell'arcivescovo  S.E. Benigno Papa, prima di dare avvio alla benedizione dei fedeli. Seguiva una Messa cantata, in cattedrale e un concerto per organo.

fgghas

Fuochi d artificio hanno preceduto l arrivo della Madonna Assunta. Luminarie animate hanno fatto da sfondo scenografico all evento religioso e profondamente sentito dai messinesi: una festa unica e spettacolare, nel Mediterraneo...la tradizione vuole, a seguire....tutti...lungo i padiglioni fieristici che pur impoveriti di parecchi stands, esercitano un sicuro richiamo per la massa...considerato il fatto che si puo' fruire a titolo gratuito, di qualche ora di passatempo e di divertimento, oltre che di wine and food, tra pizza verace napoletana  e Braciolando con le tipiche bracioline messinesi ....gustosissime...dei fratelli Fabiano.

Pubblicato in Comunicati stampa

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