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Articoli filtrati per data: Giovedì, 29 Giugno 2023
Giovedì, 29 Giugno 2023 15:08

GIUSEPPE RANDO - INTERVISTA I

- Caro Professore, dato il suo carattere estroverso, la sua generosità culturale –
non comune, invero, nel mondo universitario – e la sua tangibile onestà (non
solo intellettuale), quelli che la conoscono, in questa nostra bellissima ma
perlopiù indifferente città, la stimano e le vogliono perfino bene. Certo, uno
studioso atipico come lei non deve avere avuto la vita facile, in un contesto,
come il nostro, intessuto di privilegi indebiti, spesso clientelari o ereditari (se
non massonici o paramafiosi) e attraversato notoriamente da invidie di ogni
sorta.
- Non mi avrà chiamato, per farmi una sviolinata.
-
- No, assolutamente. Abbiamo, invero, l’impressione che lei, o per innata
discrezione, o per pudore, o per timidezza, o per signorilità, metta il freno alle
sue numerose impennate di fronte alle ingiustizie o alle contrarietà cui ha
dovuto far fronte nel suo cammino. Colpisce peraltro il fatto che lei, nonostante
i notevoli contributi dati alla ricerca scientifica e alla didattica più aggiornata,
viva appartato, lontano dai centri di potere accademico: quasi ignorato in una
Università che lei certamente onora. Dico bene?
-
- Finora sì.
-
- Ebbene, noi di messinaweb.eu, che abbiamo avuto il privilegio di ospitare suoi
scritti incisivi, particolarmente illuminanti e graditissimi dai nostri lettori,
vorremmo che lei, per una volta almeno, togliesse il freno (senza oltrepassare
ovviamente i confini della legalità): se ci riesce, questa nostra intervista
diventerà propriamente storica, almeno nella città dello Stretto.
-
- Procedamus.
- Lei dichiara sia nei suoi scritti sia in discorsi tra amici di venire «dalle barche
del Faro e non dai salotti messinesi»: fa letteratura?
- Affermo un fatto incontrovertibile. Sono nato e ho vissuto a Torre Faro fino a
ventotto anni, quando mi sono sposato. I miei parenti, paterni e materni, erano tutti
pescatori. Mio padre era un uomo di mare: un pescatore, in gioventù, sulle barche di
suo padre, una guardia di finanza (a Triste, per breve tempo, prima di sposarsi), un
marinaio della Società Italia per vent’anni circa, un pensionato per invalidità
(precipitò sul ponte della nave dall’albero che stava picchettando e si ruppe il
femore: fu operato in un ospedale tedesco di Valparaiso, nel cui porto la nave era

ormeggiata, con una tecnica ignota in Italia). Provengo insomma da un livello
sociale basso (non infimo) e sono, perciò, storicamente, uno dei cittadini italiani che,
negli anni Sessanta-Settanta, hanno preso l’ascensore sociale passando dal
proletariato al ceto medio, per dirla con Sylos Labini. Non letteratura, dunque. C’è
semmai un pizzico di orgoglio marinaresco in quella mia affermazione.
- Uno su mille ce la fa, dice – cantando – Gianni Morandi.
- È stata dura. Ma «ringraziamu a Diu», come diceva quel pirata di mio nonno. Ho
fatto, peraltro, un percorso scolastico e universitario, in cui sarebbe stato impossibile
non scontrarsi con le ingiustizie e i privilegi di classe.
- Lei ha frequentato il liceo classico.
- Sì, il famoso “Liceo Maurolico”, conosciuto all’epoca (i primi anni Sessanta) come
«la scuola dei figli di papà».
- E scusi, ma ci è finito proprio lei che non era un figlio di papà!
- È una storia lunga, ma le rispondo (cercando di sintetizzare), anche perché la mia
vicenda personale, che in sé non interessa a nessuno, potrebbe costituire uno
spaccato delle dinamiche scolastiche e sociali di quegli anni, su cui non si sa molto
(almeno a Messina).
Dunque, ho superato brillantemente l’esame di ammissione alla Scuola Media, al
“Gallo”, ma, su consiglio di amici cariddoti acculturati, mia madre mi iscrisse al
“Galatti”: era mia madre, Angelina Piccirilla, che gestiva la casa e l’educazione dei
figli, come tutte le donne di mare, peraltro, le quali si direbbe avessero già raggiunto
– sia pure per necessità logistiche: i padri erano fuori, a mare appunto – i traguardi
del femminismo storico e delle future lotte sociali post sessantottesche. Era una
sorta di matriarcato marinaresco, invero. Fu, quella della scuola media, una
gradevole passeggiata. Andavo bene in tutte le materie: apprendevo il latino con
grande facilità e con vero piacere; brillavo in italiano (pendevo, invero, dalle labbra
della professoressa Maria Montalto, graziosa, piccolina – forse, ne ero innamorato –
che spiegava divinamente le poesie di Pascoli), in matematica, in francese (la
professoressa Longo, anticipando le conquiste didattiche del Sessantotto, mi
affidava, ogni settimana, il “Paris Match”, incaricandomi di leggerlo e di illustrarlo,
in classe (in francese!), ai compagni: non avevo mai sentito parlare in francese,
eppure avevo – diceva lei – «una pronuncia perfetta»). Facevo i compiti nel primo
pomeriggio, poi giocavo in canonica a carte, a pingpong o al bigliardino e facevo
lunghe passeggiate fino a Mortelle con i miei amici cariddoti.
In verità, stavo molto attento, in classe, alle spiegazioni dei professori e avevo una
memoria davvero mostruosa: bastava che leggessi una volta un testo per ricordare
tutto l’indomani. Ma rifuggivo, per natura, da ogni comportamento da primo della
classe, anzi tendevo ad assimilarmi, in tutto, ai miei compagni meno volenterosi:
una volta confermai alla professoressa Montalto la giustificazione dei miei
compagni secondo cui nessuno di noi aveva studiato a memoria la prima metà della
poesia “La voce” di Giovanni Pascoli «perché era troppo lunga»: in verità io, dopo
una prima lettura (la sera prima, a letto, prima di spegnere l’abatjour), la sapevo – e

ancora oggi la ricordo – tutta a memoria. La professoressa Montalto faceva
inorgoglire mia madre, insistendo sulla necessità che Giuseppe, finita la Scuola
Media, continuasse gli studi al Liceo Classico, al Maurolico.
Addirittura, ci arrivò a casa un attestato del mio superamento degli esami finali del
corso (con abbondanza di otto e nove, se non ricordo male) e con la proposta
conclusiva secondo cui «lo studente Giuseppe Rando» era «portato per gli studi
classici».
- Complimenti.
- Grazie. Fu così che mia madre mi iscrisse al “Maurolico”, rinunciando all’Istituto
Tecnico (sognava di avere un figlio «raggiuneri», che lavorasse in un ufficio, «con la
cravatta» e «lontano dal mare», scontrandosi con mio padre che già mi vedeva
comandante di una nave). Fu così – presumo – che la segretaria del Maurolico che
ricevette la domanda d’iscrizione portata da mia mamma, vedendo tutti quei bei
voti, pensò di iscrivermi nella sezione A del Ginnasio, notoriamente la più
qualificata.
- Tutto bene, dunque.
- Sì, i due anni (quarta e quinta) del Ginnasio furono splendidi, identici ai tre della
scuola media: bei voti; rapporti molto amichevoli con compagne e compagni;
grande attenzione in classe (ricordo sempre con affetto il paterno professore di
Lettere, la professoressa di francese e il prof. Amato di Matematica); pomeriggi al
Faro Cariddi fra giochi e lunghe passeggiate. Intanto, cominciavo ad amare il
cinema e la letteratura.
- Bei tempi!
- Sì, le cose cambiarono radicalmente nei tre anni di Liceo. Mi limiterò a dire che qui
scoprii, con stupore, la brutalità della differenza di classe e parimenti le crepe
profonde di un sistema scolastico arcaico, arretrato, obsoleto, improduttivo, se
confrontato, in ispecie, con la funzione progressiva, innovativa svolta dalle «agenzie
parallele» del cinema, del teatro, della narrativa, della poesia, della saggistica, del
giornalismo in quegli anni eccezionali. Le racconterò, qualche altra volta, con
dovizia di particolari, l’episodio del voto (sette più, col punto interrogativo), dato al
mio primo compito in classe di italiano da una professoressa Bartoccelli, tipica
docente liceale, piccoloborghese, perfettina, elegantina, del tutto incapace di
trasmettere ai giovani studenti, post e anti fascisti, stimoli e insegnamenti
fondamentali: «Ma come fa – si sarà chiesto – il figlio di un pescatore dello Stretto a
svolgere così compiutamente un tema tanto impegnativo? Mica è figlio di un
laureato. Deve avere scopiazzato».
Ma, per rispetto dei lettori, fermiamoci qui: consideri, questa, la prima puntata.

Pubblicato in Comunicati stampa

L'evento presentata dalla giornalista Marina Bottari ha visto l'avvio con Mariella
Costantino e Michele Careno che hanno recitato"E  vado a vedere le stelle"
scritta da Francesco Certo,A seguire Barbara Arcadi che in anteprima  ha suonato
"Me frati"brano dedicato ai senza tetto,Nascia a Messina e Datele una carezza tratto
dal CD Di chitarra e d'amore,scritto e musicato dal cardiologo messinese.
Il Premio Medico di Carità giunto alla settima edizione è stato consegnato a:
Nino D'Andrea oculista,Antonio Toscano medico internista,Marilena Briguglio
neuropschiatra infantile,Massimo Cerniglia otorino,Giuseppe Saitta neonatologo,
Cirs Messina,Giuseppe Navarra direttore Chirurgia generale a indirizzo oncologico.
Francesco Micari ha recitato una meditazione tratta dal libro"Cardiologia e speranza"
sulla violenza alle donne.
Riccardo Pirrone ha cantato una raccolta di brani anni 60.
Al termine degli attestati a enti e figure del volontariato messinese.
Margherita Lo Giudice Posto Occupato Fortunata Bisignano Ivana Passero
Rosanna Gargano(coreografo dell'evento) Silvana Barone,Farmacia Galati,
Tele 90,Gazzetta del Sud Tcf CID Messina ENAC  Padre Giovanni Amante,
Tiziana Arcoraci,Giacinta Previte  Farmacia Caminiti Farmacia Crimi,Farmacia
Facciolà Tempostretto Tcf Marina Bottari-Rtp Normanno Fidapa Capo Peloro
Ester isaja-L'eco del Sud Giada Minissale Parrocchia S.Paolino Aiutamoli
a vivere Akademia S.Anna Pier Ferdinando Orlandi  I Fikissimi Masci
Banco Farmaceutico  S.Maria della Strada Farmacia Crimi Fra Giuseppe
Maggiore RDP evento,Cisom,Ammi,Assofante,S.Egidio,Acisjf S.Egidio.
Isamupubbirazzu.
La serata affidata alla regia di Gianni Rizzo ha visto un sold out  che permetterà
di sostenere i progetti Terra di Gesù.
Pubblicato in Comunicati stampa

Maria Teresa Prestigiacomo

Taormina, Me. Abel Ferrara nel personale racconto della sua carriera e delle fonti
cinematografiche che hanno ispirato la sua produzione sono stati gli argomenti della
mattinata di ieri al Taormina Film Fest, che ha ospitato, nel primo pomeriggio anche la
masterclass di A.V. Rockwell per un approfondimento sul suo debutto come regista di un
lungometraggio, A thousand and one, con protagonista la star musicale Teyana Taylor.

Ma la serata del 27 giugno si è caratterizzata per l'arrivo in Piazza IX Aprile dei talent e
influencer del mondo dei social media, ognuno con decine se non centinaia di milioni di
follower. Sul Blue Carpet hanno infatti sfilato in successione Adriana Lima, Eva Vik, Leaf
Lieber, Rita Aldridge, Maram Taibah, Zates Atour, Stuart Vincent, Sam Blythe, Conor
Boru e Gavin Mills. Ultima ad arrivare è stata l'attrice e acclamata influencer Bella Thorne,
curatrice anche della serata dei corti al Teatro Antico denominata "Influential Shorts". Alle
21:00 le "social stars" sono apparse infatti tutti sul palco per presentare ognuna il proprio
corto; tra loro anche Gianni Infantino, presidente della FIFA, che ha prodotto e realizzato
con Adriana Lima FIFA RWANDA.
Questi i lavori proiettati: PAINT HER RED (Regia: Bella Thorne; Cast: Bella Thorne, Juliet
Sterner); THE ONE (Regia: Nina Dobrev; Cast: Madeline Brewer, Indya Moore, Ryan-Kiera
Armstrong); SERPENTINE (Regia: Eva Vik; Cast: Barbara Palvin, Luke Brandon Field, Soo
Joo Park); BURROW (Regia: Leaf Lieber; Cast: Christian Coulson , Marc Crousillat); DON'T
GO TOO FAR (Regia: Maram Taibah; Cast: Ghida al Ghusaiyer, Ida Alkusay, Patricia
Cardonaroca); MY COLORFUL MIND (Regia: Rita Aldridge; Cast: Keely Morrison, Rita
Aldridge, Sophia Ventrone); GOOD INTENTIONS (Regia: Yasen Zates Atour; Cast: Michael
Ward, Charithra Chandran); SIS (Regia: Miranda Haymon) e il primo corto di Khaby Lame, I
AM KHABANE. Il super top influencer era presente stamattina alla masterclass del Palazzo
dei congressi, deliziando numerosi fan intervenuti.

Sera del 28 sul palco i protagonisti di Billie's Magic World, il film di Francesco
Cinquemani che ha riunito per la prima volta a recitare sul set i fratelli Baldwin. A
presentarlo, insieme al regista, gli interpreti William Baldwin, Elva Trill, Valeria Marini e i
produttori Andrea Iervolino e Lady Bacardi.

Prima della seconda proiezione, Cattiva coscienza, in programma alle ore 23:00 circa,
saliranno invece sul palco Francesco Scianna, Filippo Scicchitano e Caterina Guzzanti,
insieme al regista del film Davide Minnella.

Nell'ambito della serata Khabi Lame e Edoardo Leo, che domani sarà ulteriormente
presente insieme al cast per parlare del nuovo film I peggiori giorni, diretto insieme a
Massimiliano Bruno, riceveranno un premio speciale realizzato dalla Maison Damiani.

Molto atteso anche l'appuntamento di domani 29 giugno, al Palazzo dei Congressi, alle ore
12:00, per la masterclass di Deborah Nadoolman Landis: l'illustre costumista, storica e
presidente del David C. Copley Center for Costume Design dell'UCLA racconterà i segreti
della professione del costume design.

Taormina Film Fest è prodotto e organizzato dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia.
Una manifestazione realizzata grazie al supporto di Regione Siciliana, Ministero della
Cultura, Ministero del Turismo / Italia.it, Città di Taormina, Parco Archeologico Naxos
Taormina.
In collaborazione con Sicilia, See Sicily, Italiafestival.
Main Sponsor: Domus Artium, Villa Bibbiani
Con il sostegno di ENIT
Sponsor: Damiani, Aria di Sicilia, Dr Automobiles, Associazione Provinciale Cuochi e
Pasticceri di Messina, Trenitalia, Morgana Lounge Bar, Ristorante La Botte
Sponsor tecnici: Casa Cuseni, Acqua Fontalba
Con il patrocinio di RAI Sicilia.
Media partner: RAI, Deadline, Variety, Taxi Drivers, Gazzetta del Sud, Live Sicilia.
Radio Ufficiale: Radio Monte Carlo

FONDAZIONE TAORMINA ARTE SICILIA
Sovrintendente: Ester Bonafede
Direttore artistico: Beatrice Venezi
TAORMINA FILM FEST
Direttore esecutivo e co-direttore artistico: Barrett Wissman

CARTELLA STAMPA SCARICABILE QUI

Pubblicato in Comunicati stampa

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