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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Il 27 Gennaio di ogni anno viene ricordato come  la "Giornata della Memoria".
I Governi  di più di 20 nazioni europee hanno stabilito, che in questa giornata venga commemorato l'anniversario della "Giornata della Memoria" che coincide con data della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz - Birkenau da parte delle truppe alleate alla fine della II Guerra Mondiale.
Inoltre, le Nazioni Unite hanno istituito il 27 Gennaio  "Giorno Internazionale della Memoria della Shoah". Anche l' Italia, nel 2000, aderendo alla proposta internazionale, ha istituito per legge il "Giorno della Memoria", al fine di ricordare lo sterminio del popolo ebreo, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che si sono opposti al progetto di sterminio. 

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Nicolas Palazzolo

Parigi."Le Premier ministre italien Giuseppe Conte, dont la coalition a été lâchée par un parti pivot, devait présenter ce mardi sa démission et tenter dans la foulée de former un nouveau gouvernement pour sortir le pays de la double crise économique et sanitaire. Le deuxième gouvernement formé en septembre 2019 par Giuseppe Conte - une coalition entre le PD (centre gauche) et le Mouvement 5 Etoiles (M5S, antisystème avant son arrivée au pouvoir)- arrivera mardi à son terme après 509 jours de vie.

Giuseppe Conte a présidé mardi matin un conseil des ministres pour informer son gouvernement de sa démission imminente, sonnant le coup d’envoi d’une énième crise politique dans l’histoire politique italienne.

Des journalistes attendent l'arrivée du Premier ministre italien Giuseppe Conte au palais présidentiel pour une rencontre avec le président Sergio Mattarella.

Tenter de former un nouveau gouvernement

Prenant acte lundi de l’impossibilité de trouver une nouvelle majorité parlementaire après la défection du petit parti de l’ex-chef du gouvernement Matteo Renzi, il ira présenter dans la foulée sa démission au président de la République en fin de matinée."(comunicato stampa integrale di Nicolas Palazzolo)

-  di Maria Teresa Prestigiacomo  -

Messina. Antonio Presti con Fiumara d'Arte è una fiumana letteralmente, un fiume in piena...ma di cultura: una fucina di idee e progetti che resteranno in eterno, memoria storica del passaggio di un Mecenate Antonio Presti, cui auguriamo lunga vita). Antonio Presti, con il supporto preziosissimo dell'Università degli Studi di Messina, aperta ad importanti progetti culturali, ( riportiamo a questo punto le testuali parole del comunicato stampa ricevuto) "Il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina, nell’ambito del progetto di ricerca FISR “La rifunzionalizzazione del contemporaneo” ha pubblicato il bando per la realizzazione di 13 installazioni temporanee artistiche all’interno del parco “Fiumara d’Arte”.  Il bando riguarda opere di design ambientale e della luce per la rigenerazione del museo a cielo aperto voluto dal mecenate Antonio Presti. Sono previste due sottosezioni, una (junior) aperta ad artisti, architetti e designer under 40, l’altra (senior) per maestri artisti, architetti e designer già affermati. 

La materia poteva non esserci Pietro Consagra 3

Le opere saranno realizzate e collocate temporaneamente nelle aree circostanti alle sculture monumentali appartenenti al museo d’arte contemporanea Fiumara d’Arte denominate “Monumento ad un Poeta Morto” di Tano Festa, “La Materia Poteva non Esserci” di Pietro Consagra, “Piramide – 38° Parallelo” di Mauro Staccioli, “Energia Mediterranea” di Antonio Di Palma, “Stanza di Barca d’Oro” di Hidetoshi Nagasawa, “Una curva gettata alle spalle del tempo” di Paolo Schiavocampo, “Labirinto di Arianna” di Italo Lanfredini, “Arethusa” di Piero Dorazio e Graziano Marini, “La via della Bellezza” di 40 artisti ceramisti.

 Antonio Presti 4

"Sono molto felice di intraprendere questo cammino di creatività con l'Università di Messina – dichiara l’artista e mecenate Antonio Presti –. In questo momento di emergenza e di depressione culturale, la nascita di queste nuove opere innesterà una nuova manifestazione di bellezza, una grande occasione di creatività aperta a tutte le arti, un’occasione di rigenerazione con lo sguardo al futuro, la possibilità di offrire anche questa grande opportunità di partecipazione e di educazione specialmente ai giovani artisti e architetti under 40. Le installazioni temporanee in continuità spirituale e fisica con le opere già esistenti creeranno dei belvedere dell’anima. Come in un viaggio le opere avranno una natura dinamica e di futuro in altri luoghi della Sicilia, luoghi incantati, sacri, come la grande madre Etna.  Questo cammino tra i “Belvedere dell’anima” consegnerà una nuova Visione”.

 La piramide 38mo parallelo Mauro Staccioli

Il bando di concorso si articola in tre distinte sezioni tematiche:

- Sculture ambientali

- Design paesaggistico

- Lighting Design

                                        Il numero di opere da realizzare 13  (no.5 artisti under 40 – no.8 artisti senior).

- Le opere dovranno avere un carattere monumentale (15-20 metri).

- Le opere saranno installate negli spazi adiacenti alle opere del museo a cielo aperto Fiumara d’Arte in un percorso rigenerato di bellezza rappresentato da diverse espressioni artistiche.

- Per “Lighting Design” s’intendono installazioni di luce monumentali (opere d’arte con linguaggio della luce, illuminazioni notturne di luce, proiezioni di immagini fotografiche, installazioni multimediali interattive).

- In un secondo momento, la Fondazione deciderà, in accordo con l’Università di Messina, dove e come spostare le opere in altri luoghi.

- Tutte le opere devono essere progettate con materiali compatibili a rimanere all’aperto ed avere caratteristiche di staticità strutturali. Gli artisti dovranno proporre i materiali più idonei (legno, paglia, ferro, acciaio corten, pietra, marmi, argilla, terracotta, materiali di riciclo, etc.).

- E’ opportuno che l’artista effettui un idoneo sopralluogo per prendere visione dell’area e dello spazio dove troverà collocazione l’opera d’arte.

- Per la realizzazione delle opere si dovranno rispettare le norme tecniche vigenti, con particolare riferimento alle disposizioni del Regolamento Urbanistico.

- Il budget totale previsto per scultura/installazione sarà dai 40 ai 50 mila euro ed includerà il compenso dell’artista e il costo dei materiali utilizzati. L’artista beneficiario è tenuto a presentare la rendicontazione delle spese sostenute unitamente a tutta la documentazione richiesta nelle tempistiche previste dal bando.

                                        Al concorso possono partecipare artisti, architetti e designer (italiani e stranieri) in due sottosezioni: Junior (under 40) e Senior (maestri già affermati)

 

Il bando è disponibile all'indirizzo: 

https://www.unime.it/it/dipartimenti/dicam/bando-di-concorso-opere-d%E2%80%99arte-di-design-urbano-ambientale-e-della-luce-la-0 

Scadenza presentazione domanda: 11 marzo 2021 - ore 13:00

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  - 349.2231802

Fondazione Antonio Presti - Fiumara d'Arte

Catania, Via Etnea 110, 95131
info - 349.2231802
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Il Museo del Saxofono apre alle visite virtuali

Testo alternativo

Se dallo scorso 30 ottobre il Museo del Saxofono ha dovuto rispettare le normative anti-Covid ed è stato costretto a chiudere le porte, da oggi ha deciso di aprire le sue finestre virtuali al pubblico dando a tutti la possibilità di conoscere da vicino le caratteristiche peculiari delle centinaia di oggetti, strumenti e foto da collezione. Un'opera di divulgazione che si è riuscita a concretizzare grazie al contributo economico della Regione Lazio – L.R. n.24/2019, Piano 2020 e che, già disponibile online sul sito ufficiale del Museo (https://www.museodelsaxofono.com), permetterà a tutti gli utenti di compiere visite virtuali approfondite, con implementazioni in alcuni casi di sezioni fotografiche e video, per esplorare da vicino la storie, i contesti, le tipologie e l'uso di questo strumento popolare brevettato dal suo inventore, Adolphe Sax, nel lontano 1846.

Le visite saranno aggiornate prossimamente anche con ulteriori pillole video di edutainment che mirano a coinvolgere interattivamente ogni generazione di utenti, in particolar modo i piccoli esploratori...
Tre le sezioni visitabili al momento ci sono numerose schede con dati tecnici, storici e filmati, suddivise in tre aree: strumenti musicali, fotografie vintage e giocattoli musicali d’epoca.

Il progetto, realizzato dallo studio 4DRG di Fiumicino, permetterà cosi una visione ravvicinata a certe rarità offrendo anche nuovi "spunti di vista" ad una comunità non solo di musicisti e appassionati, ma di ogni genere, presente virtualmente anche fuori dai confini nazionali.

Museo del Saxofono

via dei Molini snc (angolo via Reggiani)

00054 - Maccarese, Fiumicino (RM)

Il Museo del Saxofono gode del Patrocinio di Comune di Fiumicino ed Ambasciata del Belgio. Sponsor tecnici sono Selmer Paris (Francia), Borgani (Italia), Eppelsheim (Germania), BCC Roma, International Woodwind (Usa), J'Elle Stainer (Brasile), Lyrical Music Publications, 4DRG e Narnia Festival. Suoi partner sono le Farmacie Comunali Fiumicino, Anipo (Francia), ProLoco Fregene-Maccarese e Complesso L’Oasi.

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Sito web ufficiale:

https://www.museodelsaxofono.com/

Infoline costi e prenotazioni:

+39 06 61697862 - +39 347 5374953 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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 Piazzale della Centrale Montemartini

Via Ostiense, 106, 00154 Roma RM

Lunedì 25 gennaio alle ore 10:00 la Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ospiterà nel cortile della Centrale Montemartini, davanti alla sede dell’AAMOD a Roma (Via Ostiense 106), una cerimonia laica per dare l'ultimo saluto a Cecilia Mangini insieme a colleghi e amici che vorranno partecipare. Con Vincenzo Vita, presidente dell'AAMOD, ci saranno il figlio di Cecilia, Luca Del Fra, il regista Paolo Pisanelli e le giornaliste Laura Delli Colli e Gabriella Gallozzi a ricordare l'impegno, la passione e l'intensa attività di una donna da sempre in prima linea con la sua arte cinematografica. Garante della Fondazione, la Mangini ha realizzato proprio per l'AAMOD una delle sue opere più note,  il film-documentario "Essere donne", visibile da oggi e fino a domenica 24 gennaio sulla pagina FB e sul canale YouTubedi AAMOD.

La cerimonia si terrà all’aperto e nel rispetto della normativa anti COVID-19. L'ingresso sarà contingentato e l'accesso non sarà consentito all’interno degli spazi della Fondazione.

Sarà invece possibile seguire da remoto la cerimonia, che sarà trasmessa in diretta fb e YouTube.

Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Testo alternativo

Cecilia Mangini: nata a Mola di Bari nel 1927, documentarista e fotografa, fin dall’inizio del suo lavoro porta uno sguardo impegnato, attento e personale sugli individui e sulla società, dedicando un’attenzione particolare ai temi della marginalità, dell’immigrazione e delle ingiustizie sociali.

Prima donna a girare documentari nel dopoguerra, sceneggiatrice di alcuni lungometraggi e di più di quaranta cortometraggi, in gran parte realizzati insieme al marito Lino Del Fra, ha esplorato con la sua macchina da presa l’Italia dalla fine degli anni Cinquanta fino ai primi anni Settanta, spesso volgendo lo sguardo al Sud Italia e alla Puglia, per cercare i rituali di una cultura antica che scompariva travolta dalle veloci trasformazioni imposte dal boom economico.

Nel 2009 Cecilia ha ricevuto a Firenze la Medaglia del Presidente della Repubblica, «per aver trasmesso alle generazioni future, attraverso la sua attività di cineasta documentarista, alcune delle più belle immagini dell'Italia degli anni ‘50 e ‘60».

I suoi documentari, realizzati negli anni del boom economico al centro e al nord Italia, rivelano i ritardi e le arretratezze che la politica democristiana contribuisce a mantenere tali. Il suo esordio nel documentario ha i titoli di Ignoti alla città (1958) e de La canta delle marane (1962), realizzati nelle borgate romane, veri e propri lager in cui Mussolini aveva esiliato operai e artigiani. Cecilia Mangini ne chiederà il testo a Pier Paolo Pasolini e sempre Pasolini scriverà il commento di Stendalì - nato dall’incontro con il grande etnologo Ernesto De Martino che aveva posto al centro dei suoi studi la cultura delle classi contadine meridionali. Stendalì – Suonano ancora (1960) girato a Martano, un piccolo paese di lingua grika del Salento, è l’unica testimonianza filmata del pianto funebre, un rito antico praticato da tre millenni, ma destinato a scomparire nel volgere di pochi anni.

Nel 1960 Cecilia accompagna Lino Del Fra, suo marito, durante le riprese di altri due documentari ispirati dalle ricerche di De Martino, L’inceppata e La passione del grano. L’influenza di De Martino resterà sempre un’impronta a sostegno della sua capacità narrativa e partecipativa alle vicende del Mezzogiorno e alle sue lotte di emancipazione.

Nel 1962 realizza come regista assieme a Lino Micciché e Lino Del Fra il film All’armi, siam fascisti! Con il testo di Franco Fortini e le musiche di Egisto Macchi. Scrive le sceneggiature dei film La torta in cielo e Antonio Gramsci i giorni dal carcere, per la regia di Lino Del Fra e La villeggiatura regia di Marco Leto.

Sarà questo il leit-motif dei suoi documentari. Dal 1960 smette di lavorare come fotografa e si dedica interamente al cinema e agli impegni familiari. La fotografia diviene ora uno strumento di indagine e di attività al servizio del suo lavoro cinematografico. Indimenticabili i suoi ritratti ai volti i più grandi del XX secolo: Elsa Morante, Curzio Malaparte, Federico Fellini, Charlie Chaplin, John Huston, Vasco Pratolini e molti altri.

Nell’ultimo decennio le sono state dedicate numerose mostre fotografiche: nel 2008 a Trieste; nel 2010 in Francia, a Créteil nel corso della retrospettiva che le ha dedicato il 33° Festival de Films des Femmes; nel 2011 a Barcellona nel corso della sua retrospettiva al Festival de Dones; nel 2015 a Lipari, nel 2016 a Bari, nell’ambito del BIF&ST e nei Cineporti di Puglia (Lecce e Foggia), nel 2017 al Museo  Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari a Roma, nel 2017 la mostra CECILIA MANGINI – visioni e passioni, a cura di Claudio Domini e Paolo Pisanelli, realizzata da Big Sur, Erratacorrige, Cinema del reale, OfficinaVisioni.

Dal 2013 è tornata alla regia grazie al coinvolgimento della regista Mariangela Barbanente con la quale ha realizzato il documentario In viaggio con Cecilia. Recentemente Cecilia Mangini ha inoltre stretto un sodalizio artistico con il regista Paolo Pisanelli, con il quale ha realizzato i film: Le Vietnam sera libre (2018), Due scatole dimenticate – un viaggio in Vietnam (2020), Grazia Deledda la rivoluzionaria (2021), e in post produzione il film dal titolo Il mondo a scatti, una riflessione sulla tempesta di immagini del contemporaneo.

Filmografia principale

Ignoti alla città (1958)

Firenze di Pratolini (1959)

Maria e i giorni (1960)

Stendalì (Suonano ancora) (1960)

Divino amore (1961)

All’armi siam fascisti! (1962) co-regia con Lino Del Fra e Lino Miccichè

La canta delle marane (1962)

Processo a Stalin (1963) co-regia con Lino Del Fra, censurato e non firmato dagli autori

Felice Natale (1964),

Essere donne (1964)

O Trieste del mio cuore (1964)

Brindisi ’65 (1965)

Tommaso (1965)

La scelta (1967

Domani vincerò (1969)

Mi chiamo Claudio Rossi (1972)

L’altra faccia del pallone (1972)

Dalla ciliegia al lambrusco (1973)

La briglia sul collo (1974)

Uomini e voci del congresso socialista di Livorno (2004)

In viaggio con Cecilia (2013) co-regia con Mariangela Barbanente

Le Vietnam sera libre (2018) co-regia con Paolo Pisanelli

Due scatole dimenticate – un viaggio in Vietnam (2020) co-regia con Paolo Pisanelli

Grazia Deledda la rivoluzionaria (2021) co-regia con Paolo Pisanelli

Il mondo a scatti (in post-produzione) co-regia con Paolo Pisanelli

ARCHIVIO AUDIOVISIVO DEL MOVIMENTO OPERAIO E DEMOCRATICO

Telefono +39  06 57305447 - e-mail   Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sito web: https://www.aamod.it/

- di Gennaro Galdi -

Conquista il Primo Premio Assoluto la pittrice Anna Napoli, al prestigioso concorso Mare Nostrum, decima edizione, concorso bandito dall’Accademia Euromediterranea delle Arti che ha motivato così l’ambito Premio, ottenuto con l’opera “C’è chi parte, c’è chi resta”, olio su tavola di legno, cm 80x80, 2019: ”Un quadro di spiccata originalità che denota una forte personalità artistica; un’opera che racconta, attraverso una fantasmagoria di brillanti cromìe, le storie dei migranti di ieri e di oggi; Anna Napoli si esprime attraverso una narrazione bene articolata che manifesta gioie e dolori di un Mare Nostrum, fatto di miti e di leggende, di fortune e di drammi. L’equilibrio cromatico, in perfetto bilanciamento, risulta funzionale all’armonia d’insieme; inoltre, piani e volumi, risultano bene evidenziati sulla tavola di legno, il supporto adottato dalla valente artista”. L’Accademia Euromediterranea delle Arti aveva conferito un altro prezioso Premio alla pittrice Anna Napoli, l’estate scorsa, a Villa Garbo, splendida villa ricca di Storia (già Villa Hauser, noto dietologo delle Dive Anni Trenta, sulla Baia di Taormina) nel 2020. Ma non sono solo questi i Premi conseguiti dall’artista: l’artista conquista anche il Premio Kevo presso il Museo Chini a Borgo San Lorenzo, nel 2019 con l’opera “Pernotta tra i miei seni” (della serie dedicata al Cantico dei Cantici) cm 50x50, Olio su tavola di legno. Inoltre, un’altra opera dal titolo “Non risvegliate l’amore” (della serie dedicata al “Cantico dei Cantici”) cm 100 x 80, Olio su tela, riceve l’ambito Premio Firenze-Bastogi, presso il Palazzo Vecchio, Firenze, 2019.

Anna Napoli Pernotta tra i mei seniserie dedicata al Cantico dei CanticiOlio su tavola di legno cm 50x50

 Pernotta tra i mei seniserie dedicata al Cantico dei CanticiOlio su tavola di legno cm 50x50

Numerosi altri importanti Premi sono stati conquistati dall’artista Anna Napoli, come il Premio “ Cardo d’Argento”, consegnatole presso la Sala del Basolato, a Fiesole; ne abbiamo ricordato solo alcuni. Ma ci chiediamo come mai le opere di Anna Napoli sono ispirate al “Cantico dei Cantici”? La spiegazione la troviamo dal critico Prestigiacomo che ritiene, alla luce delle spiegazioni del Cantico da parte di Don Francesco Giosuè Voltaggio che Anna Napoli abbia scelto il Cantico dei Cantici perché il Cantico è un vero dialogo tra l’amato e l’amata, come nelle opere di Napoli è il messaggio sotteso: l’amore è un canto d’amore, non fuggevole, forte come la morte, una realtà sublime, un riflesso di Dio”.

Anna Napoli Cè chi parte e cè chi resta Olio su tavola di legno cm 80x80 2019

C'è chi parte e c'è chi resta, Olio su tavola di legno, cm 80x80, 2019

Infine, occorre dire che l’artista Napoli meriterebbe di fondare un Manifesto artistico, per la sua arte singolare. Numerosi critici di elevato spessore si sono interessati alla sua arte e di recente, anche la Prof.ssa Maria Teresa Prestigiacomo, critico e giornalista operante in campo internazionale. Prestigiacomo intenderà proporre l’artista, prossimamente, al Museo Grand Palais a Champs Elysées, a Parigi, tempio sacro dell’arte dai tempi in cui esposero Renoir, Seurat…un tempio sacro che merita l’eccellente arte di Anna Napoli, toscana di adozione, di Castel di Lucio ( Me), legata intimamente al suo paese natìo, cui rivolge il suo sguardo, pur con il suo respiro internazionale.

Anna Napoli Non risvegliate lamore serie dedicata al Cantico dei Cantici olio su tela cm 100x80

 Non risvegliate l'amore( serie dedicata al Cantico dei Cantici) olio su tela, cm 100x80

Roma 23 gennaio 2021

 

La Santa Sede

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

PER LA 55ma GIORNATA MONDIALE

DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

«Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono

Cari fratelli e sorelle,

l’invito a “venire e vedere”, che accompagna i primi emozionanti incontri di Gesù con i discepoli, è anche il metodo di ogni autentica comunicazione umana. Per poter raccontare la verità della vita che si fa storia (cfr Messaggio per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 gennaio 2020) è necessario uscire dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto. «Apri con stupore gli occhi a ciò che vedrai, e lascia le tue mani riempirsi della freschezza della linfa, in modo che gli altri, quando ti leggeranno, toccheranno con mano il miracolo palpitante della vita», consigliava il Beato Manuel Lozano Garrido[1] ai suoi colleghi giornalisti. Desidero quindi dedicare il Messaggio, quest’anno, alla chiamata a “venire e vedere”, come suggerimento per ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta: nella redazione di un giornale come nel mondo del web, nella predicazione ordinaria della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale. “Vieni e vedi” è il modo con cui la fede cristiana si è comunicata, a partire da quei primi incontri sulle rive del fiume Giordano e del lago di Galilea.

Consumare le suole delle scarpe

Pensiamo al grande tema dell’informazione. Voci attente lamentano da tempo il rischio di un appiattimento in “giornali fotocopia” o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, “di palazzo”, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società. La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più “consumare le suole delle scarpe”, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni. Se non ci apriamo all’incontro, rimaniamo spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà aumentata nella quale ci sembra di essere immersi. Ogni strumento è utile e prezioso solo se ci spinge ad andare e vedere cose che altrimenti non sapremmo, se mette in rete conoscenze che altrimenti non circolerebbero, se permette incontri che altrimenti non avverrebbero.

Quei dettagli di cronaca nel Vangelo

Ai primi discepoli che vogliono conoscerlo, dopo il battesimo nel fiume Giordano, Gesù risponde: «Venite e vedrete» (Gv 1,39), invitandoli ad abitare la relazione con Lui. Oltre mezzo secolo dopo, quando Giovanni, molto anziano, redige il suo Vangelo, ricorda alcuni dettagli “di cronaca” che rivelano la sua presenza nel luogo e l’impatto che quell’esperienza ha avuto nella sua vita: «Era circa l’ora decima», annota, cioè le quattro del pomeriggio (cfr v. 39). Il giorno dopo – racconta ancora Giovanni – Filippo comunica a Natanaele l’incontro con il Messia. Il suo amico è scettico: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?». Filippo non cerca di convincerlo con ragionamenti: «Vieni e vedi», gli dice (cfr vv. 45-46). Natanaele va e vede, e da quel momento la sua vita cambia. La fede cristiana inizia così. E si comunica così: come una conoscenza diretta, nata dall’esperienza, non per sentito dire. «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito», dice la gente alla Samaritana, dopo che Gesù si era fermato nel loro villaggio (cfr Gv 4,39-42). Il “vieni e vedi” è il metodo più semplice per conoscere una realtà. È la verifica più onesta di ogni annuncio, perché per conoscere bisogna incontrare, permettere che colui che ho di fronte mi parli, lasciare che la sua testimonianza mi raggiunga.

Grazie al coraggio di tanti giornalisti

Anche il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un’apertura, una passione. Dobbiamo dire grazie al coraggio e all’impegno di tanti professionisti – giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi – se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate. Sarebbe una perdita non solo per l’informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità.

Numerose realtà del pianeta, ancor più in questo tempo di pandemia, rivolgono al mondo della comunicazione l’invito a “venire e vedere”. C’è il rischio di raccontare la pandemia, e così ogni crisi, solo con gli occhi del mondo più ricco, di tenere una “doppia contabilità”. Pensiamo alla questione dei vaccini, come delle cure mediche in genere, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti. Chi ci racconterà l’attesa di guarigione nei villaggi più poveri dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa? Così le differenze sociali ed economiche a livello planetario rischiano di segnare l’ordine della distribuzione dei vaccini anti-Covid. Con i poveri sempre ultimi e il diritto alla salute per tutti, affermato in linea di principio, svuotato della sua reale valenza. Ma anche nel mondo dei più fortunati il dramma sociale delle famiglie scivolate rapidamente nella povertà resta in gran parte nascosto: feriscono e non fanno troppa notizia le persone che, vincendo la vergogna, fanno la fila davanti ai centri Caritas per ricevere un pacco di viveri.

Opportunità e insidie nel web

La rete, con le sue innumerevoli espressioni social, può moltiplicare la capacità di racconto e di condivisione: tanti occhi in più aperti sul mondo, un flusso continuo di immagini e testimonianze. La tecnologia digitale ci dà la possibilità di una informazione di prima mano e tempestiva, a volte molto utile: pensiamo a certe emergenze in occasione delle quali le prime notizie e anche le prime comunicazioni di servizio alle popolazioni viaggiano proprio sul web. È uno strumento formidabile, che ci responsabilizza tutti come utenti e come fruitori. Potenzialmente tutti possiamo diventare testimoni di eventi che altrimenti sarebbero trascurati dai media tradizionali, dare un nostro contributo civile, far emergere più storie, anche positive. Grazie alla rete abbiamo la possibilità di raccontare ciò che vediamo, ciò che accade sotto i nostri occhi, di condividere testimonianze.

Ma sono diventati evidenti a tutti, ormai, anche i rischi di una comunicazione social priva di verifiche. Abbiamo appreso già da tempo come le notizie e persino le immagini siano facilmente manipolabili, per mille motivi, a volte anche solo per banale narcisismo. Tale consapevolezza critica spinge non a demonizzare lo strumento, ma a una maggiore capacità di discernimento e a un più maturo senso di responsabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti. Tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo, delle informazioni che diamo, del controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole. Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere.

Nulla sostituisce il vedere di persona

Nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con

gli occhi, con il tono della voce, con i gesti. La forte attrattiva di Gesù su chi lo incontrava dipendeva dalla verità della sua predicazione, ma l’efficacia di ciò che diceva era inscindibile dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti e persino dai suoi silenzi. I discepoli non solamente ascoltavano le sue parole, lo guardavano parlare. Infatti in Lui – il Logos incarnato – la Parola si è fatta Volto, il Dio invisibile si è lasciato vedere, sentire e toccare, come scrive lo stesso Giovanni (cfr 1 Gv 1,1-3). La parola è efficace solo se si “vede”, solo se ti coinvolge in un’esperienza, in un dialogo. Per questo motivo il “vieni e vedi” era ed è essenziale.

Pensiamo a quanta eloquenza vuota abbonda anche nel nostro tempo, in ogni ambito della vita pubblica, nel commercio come nella politica. «Sa parlare all’infinito e non dir nulla. Le sue ragioni sono due chicchi di frumento in due staia di pula. Si deve cercare tutto il giorno per trovarli e, quando si son trovati, non valgono la pena della ricerca».[2] Le sferzanti parole del drammaturgo inglese valgono anche per noi comunicatori cristiani. La buona novella del Vangelo si è diffusa nel mondo grazie a incontri da persona a persona, da cuore a cuore. Uomini e donne che hanno accettato lo stesso invito: “Vieni e vedi”, e sono rimaste colpite da un “di più” di umanità che traspariva nello sguardo, nella parola e nei gesti di persone che testimoniavano Gesù Cristo. Tutti gli strumenti sono importanti, e quel grande comunicatore che si chiamava Paolo di Tarso si sarebbe certamente servito della posta elettronica e dei messaggi social; ma furono la sua fede, la sua speranza e la sua carità a impressionare i contemporanei che lo sentirono predicare ed ebbero la fortuna di passare del tempo con lui, di vederlo durante un’assemblea o in un colloquio individuale. Verificavano, vedendolo in azione nei luoghi dove si trovava, quanto vero e fruttuoso per la vita fosse l’annuncio di salvezza di cui era per grazia di Dio portatore. E anche laddove questo collaboratore di Dio non poteva essere incontrato in persona, il suo modo di vivere in Cristo era testimoniato dai discepoli che inviava (cfr 1 Cor 4,17).

«Nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti», affermava Sant’Agostino,[3] esortando a riscontrare nella realtà il verificarsi delle profezie presenti nelle Sacre Scritture. Così il Vangelo riaccade oggi, ogni qual volta riceviamo la testimonianza limpida di persone la cui vita è stata cambiata dall’incontro con Gesù. Da più di duemila anni è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana. La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono.

Signore, insegnaci a uscire dai noi stessi, e a incamminarci alla ricerca della verità. Insegnaci ad andare e vedere, insegnaci ad ascoltare, a non coltivare pregiudizi, a non trarre conclusioni affrettate.

Insegnaci ad andare là dove nessuno vuole andare,

a prenderci il tempo per capire, a porre attenzione all’essenziale, a non farci distrarre dal superfluo, a distinguere l’apparenza ingannevole dalla verità. Donaci la grazia di riconoscere le tue dimore nel mondo e l’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto.

Roma, San Giovanni in Laterano, 23 gennaio 2021, Vigilia della Memoria di San Francesco di Sales.

Franciscus

[1]  Giornalista spagnolo, nato nel 1920 e morto nel 1971, beatificato nel 2010.

[2]  W. Shakespeare, Il mercante di Venezia, Atto I, Scena I.

[3]  Sermo 360/B, 20.

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