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rfodale

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Roma.Rassegna letteraria a Roma di notevole interesse per la presenza di illustri personalità

 24 giugno 2019, ore 18:30 - Dacia Maraini con il suo ultimo romanzo “Corpo felice”.  Introduce Lucia Annunziata.

26 giugno 2019, ore 18:30 - Pietrangelo Buttafuoco legge brani del suo libro “I baci sono definitivi” e ne discute con Olga Lumia.

08 luglio 2019, ore 18:30 - Barbara Alberti con il suo romanzo “Non mi vendere, mamma e ne discute con Olga Lumia.

2 e 3 agosto – Piazza Ciullo ad Alcamo (Tp) - ingresso gratuito

Ecco i nomi della 11^ edizione:

Il 2 agosto saliranno sul palco Nebulake (Germania),

Frollein Smilla (Germania) e GO-DRATTA (Italia).


Il 3 agosto sarà la volta di Wolf & Moon (Olanda),

Ikan Hyu (Svizzera) e Micronaut (Germania).

- di Francesca Rossetti -

Il 2 e il 3 agosto torna per l’11^ edizione il Festival di musica e arte “NIM – Nuove Impressioni”, uno degli eventi musicali gratuiti più seguiti e longevi in Sicilia. Quest’anno gli organizzatori annunciano un cartellone musicale a forte vocazione internazionale: tre band provenienti dalla Germania, una dall’Olanda, uno dalla Svizzera e uno dall’Italia.

Il 2 agosto, sul palco della storica location di Piazza Ciullo di Alcamo (Tp), si esibiranno i Nebulake (Germania), trio che spazia tra Hip Hop, Funk e Synth. Composto da Sydney Spaceship, Pauly Poncho e Uncle Phil, il trio dà vita ad uno spettacolo che mischia musica, rap freestyle, video e teatro. Poi toccherà ai Frollein Smilla, sempre dalla Germania: Desna Wackerhagen insieme ad Anjia Lottasorprendono con la loro musica fatta di musica folk e ballate, con delicati accordi di pianoforte che incontrano chitarre dai suoni funk, canti pirateschi e romantiche fisarmoniche. La serata si concluderà con la musica elettronica del pianista, compositore e produttore palermitano Go-Dratta.

Il 3 agostosarà la volta degli olandesi Wolf & Moon, duo di nomadi cantastorie, formato da Stefany e Dennis, che propongono un meraviglioso mix di indie-folk ed elettronica che trae ispirazione da artisti come Bon Iver e XX. Altro duo protagonista, questa volta dalla Svizzera, le Ikan Hyu: definiscono il loro genere “elastic plastic future space pop”. Un concentrato di esplosività tutta al femminile, maestre del multitasking, suonano infatti fino a tre strumenti contemporaneamente: batteria elettronica e acustica, basso di Moog e chitarra elettrica formano il quadro musicale, oltre a voci e rap. Il Festival si chiude con i Micronaut (Germania): un'orchestra racchiusa in un solo uomo, il polistrumentista tedesco Stefan Streck. Un meraviglioso collage elettronico, tra samples, synth, chitarra elettrica e modulazioni. 

NIM – Nuove Impressioni, oltre ad essere un’occasione di sviluppo culturale, rappresenta un’opportunità concreta di innescare dinamiche di crescita turistica ed economica per il territorio alcamese. Nel corso di questi anni ha ospitato, artisti nazionali e internazionali come: Cimini, Da Black Jezus, Phototaxis, Random Recipe, Mòn, Junkfood 4ET, Moseek, STUFF, Hey Bulldog, Gazebo Penguins, I Cani, Pop X, Iosonouncane, A Toys Orchestra, Lo Stato Sociale, Perturbazione, Ninos Du Brasil, Umberto Maria Giardini, Colapesce, Dimartino, Nicolo’ Carnesi, Maria Antonietta, Giovanni Truppi, Edda, Amour Fou.

- di Prof. Giuseppe Rando - 

Non lascio mai le cose a metà, anche se ho sempre meno tempo. Vorrei, comunque, ritornare sul quel mio parere espresso a caldo, subito dopo avere assistito alla messa in scena, a Siracusa, delle due tragedie di Euripide, Le Troiane ed Elena, per documentare il discorso, che è stato necessariamente sintetico, ma senza alcuna pretesa di esaustività (non sono un grecista).

Soprattutto Le Troiane mi si sono rivelate, quella sera, un’affascinante, grandiosa opera d’arte, meravigliosamente pregna – pur non vantando, di norma, gli universali consensi di Medea – di tematiche universali ed eterne, peraltro risolte in forme stilistiche e drammatiche di eccezionale bellezza. Mentre l’azione tragica – non particolarmente mossa sul piano evenemenziale ma trascinante sul piano psicologico ed emotivo – si svolgeva sulla stupenda scena gremita di donne coperte da stracci (come le vittime dei lager nazisti) e fitta di alberi friulani orbati di rami e foglie (come i troiani privati della vita dai Greci nella Troia distrutta), mi sembrava di avvertire, nelle parole di Ecuba, di Cassandra, di Andromaca, del Coro, intensi precorrimenti del nichilismo («Tutto si perde in un modo o nell’altro») e del pessimismo moderno – di Leopardi e di Nietzsche – nonché l’accorata denuncia della disumanità del potere – di Pasolini –, insieme con l’affermazione dell’assurdità della guerra – che fu di Gandhi e dei pacifisti del Novecento – e con il clamoroso ripudio della violenza sulle donne e sui bambini, condiviso dai cristiani, dai laici illuminati, dai democratici, dai progressisti, dagli uomini veri di ieri e di oggi. Quanto dire: un estasiante bagno nel vasto mare della cultura, della letteratura, dell’arte, della poesia occidentale.

E ciò, in meno di due ore (è uno dei miracoli del teatro e della tragedia greca in ispecie), laddove ci sarebbero voluti mesi, se non anni, per arricchirsi degli stessi contenuti attraverso la lettura di poesie, di racconti, di romanzi, di saggi filosofici, Ah!, se gli italiani, i siciliani, i messinesi frequentassero di più il teatro …

Confesso di essere stato estasiato, di essermi fatto catturare dall’incanto della rappresentazione, come – immagino – le migliaia di spettatori stipati, quella sera di maggio, sulle antiche gradinate e – deduco – i milioni di spettatori che, dal V secolo a. C. ad oggi, assistono a questo mirabile prodotto della creatività umana.

In occasioni come questa, l’eternità appare meno improbabile: noi, ultramoderni, abbiamo gli stessi occhi, gli stessi cuori, la stessa intelligenza e sensibilità dei siracusani che gremivano lo stesso teatro nel V secolo a. C.: noi siamo quegli stessi siracusani, quei greci, quei latini (divenuti poi umanisti, illuministi, romantici, decadenti, moderni, postmoderni) che hanno seguito, nel corso dei secoli, le atroci esperienze di Ecuba, delle sue figlie, di sua nuora, condividendone, con la stessa partecipazione emotiva, le pene.

Ecuba domina, invero, in questo mondo di perdenti ed è personaggio tragico di altissima levatura drammatica: personaggio non statico, ma in divenire, «evolutivo» (Scholes-Kellog), cioè dotato di grande potenzialità di mutamento: sarà tanto cambiato alla fine della tragedia da essere altro da quello che era all’inizio. Il che vanifica, senza meno, i fiumi d’inchiostro che si sono versati sulla presunta staticità dell’opera. Che non è, peraltro, una sola tragedia (o una tragedia con una sola azione), ma un grumo di tragedie: quella, atroce quanto altre mai, di Ecuba, appunto, e quindi, in rapida successione, quelle della figlia Cassandra, della figlia Polissena, della nuora amatissima Andromaca, moglie di Ettore e madre del piccolo Astianatte.

Ecuba è l’asse, il perno, la quercia attorno a cui si agitano le sventure delle congiunte: di ognuna di esse l’ultima regina di Troia condivide gli abbattimenti, gli schianti dell’anima cercando di offrire loro il riparo che può: alla vergine Cassandra, «consacrata a Febo Apollo», ma destinata, paradossalmente, a diventare l’amante da Agamennone, va la materna condivisione del dolore e l’invito a deporre la fiaccola che, «invasata come una baccante», agita, con atroce sarcasmo, in onore di Imene; a Polissena, «sgozzata sulla tomba di Achille», l’urlo dell’inutile compianto («Aaa, figlia mia! Sacrificata! Che azione empia! Aaa! Che morte orribile!»); ad Andromaca, doppiamente profanata da Achille uccisore del marito e dal figlio di Achille che l’ha scelta come schiava, il conforto della speranza («la morte è il nulla, nella vita c’è speranza»).

Ma di fronte al corpicino di Astianatte, figlio di Ettore e di Andromaca, buttato giù dalle mura (per istigazione di Ulisse) nel timore che, da grande, «avrebbe risollevato Troia dalla sua rovina», Ecuba rinnega, di fatto, l’iniziale barlume di speranza rassegnandosi al pessimismo più radicale: «nessuno è mai felice, mai». E vale la pena di considerare che solo il genio leopardiano avrebbe esperito, ventitré secoli dopo, l’ineluttabile presenza dell’infelicità nella vita degli uomini (magari per prefigurarne, infine, nella Ginestra, l’unico superamento possibile nella solidarietà tra gli infelici mortali). Il tema della felicità apparente e dell’infelicità reale attraversa, ad ogni modo, la tragedia da un capo all’altro.

Tragedia di donne, la cui vita si consuma, sulla scena, all’insegna della pena più atroce: la perdita dell’identità. Infatti, dopo la morte di Ettore e la sconfitta di Troia, ognuna di esse non solo viene radicalmente declassata e umiliata dai vincitori, ma diventa, per sadica volontà dei vincitori stessi, l’opposto di quella che era, totalmente altra da sé. Tutte vittime e testimoni, ad ogni modo, dell’assurdità di una vita, nichilisticamente priva di senso: «L’ultima cosa a coronare tante disgrazie è che alla mia età arriverò in Grecia, come schiava, e mi imporranno le cose meno adatte a una vecchia come me: custodire una porta – io che ho partorito Ettore! –impastare il pane; e, dopo coltri regali, dormire a terra con la mia vecchia schiena […]».

Non pare, perciò, casuale che gli ossimori, gli antonimi predominino nelle parlate di ognuno dei personaggi, tutti atrocemente scissi tra sogno e realtà. Si riascolti l’amaro compianto di Andromaca per il suo bambino di cui è stata appena annunciata l’uccisione imminente: «Sventurato il letto, infelici le nozze che mi hanno condotta nella casa di Ettore: il figlio nato da me doveva essere sovrano dell’Asia feconda, non vittima per un sacrificio dei Greci».

E si capisce perché il registro elegiaco (per sottolineare la felicità della vita passata o sognata) si alterni magistralmente, nella tragedia, con il registro dell’invettiva e/o del sarcasmo, per esprimere lo sdegno e il rifiuto del presente.

Tutti corollari, alla fine, dell’opposizione fondamentale di apollineo vs dionisiaco, indicata, com’è noto, da Nietzsche, come matrice della tragedia greca e come fulcro della sua visione del mondo: dionisiaco è certamente il personaggio di Cassandra, che appare «in preda al delirio, come una baccante» (un esplicito riferimento a Le Baccanti è nel capitolo 12 de La nascita della tragedia).

Certo, il greco Euripide, vero, grande scrittore di opposizione, non solo compiange le sventurate vittime della guerra di Troia, ma ne condivide pienamente le ragioni e il tormento, a tal punto da adottare il loro linguaggio di donne – che è corporale, creaturale – osando peraltro proclamare il suo deciso antimilitarismo proprio di fronte agli ateniesi impegnati, nel 415 a. C.(nella primavera di quell’anno, Le troiane furono rappresentate ad Atene), nella lunga guerra contro Sparta: «Certo, chi ragiona, la guerra la deve fuggire». Alla sconfessione della guerra fa da pendant il tema, altrettanto pervasivo nel tessuto della tragedia, della disumanità del potere, quale si configura, in ispecie, nella uccisione di Astianatte, attraverso le parole accorate, materne di Andromaca: «Perché ti aggrappi ai miei vestiti, come un pulcino che si rifugia sotto le mie ali? […] Cadrai a precipizio dalle mura, in un balzo di morte, e senza un lamento lascerai la vita. Fatti abbracciare, bambino amatissimo: come profuma la tua pelle! Non è servito a niente darti il latte dal mio seno quando eri ancora in fasce. […] Bacia, bacia tua madre adesso; sarà l’ultima volta. Stammi vicino, stringimi le braccia al collo, dammi la bocca da baciare».

Unica causa dei mali dei troiani e dell’amaro destino di Ecuba, delle sue figlie, di Andromaca, di Astianatte è, peraltro, nelle Troiane, Elena, la cui condanna è tanto netta quanto irrevocabile dall’inizio alla fine della tragedia: già Ecuba, apparendo sulla scena, l’apostrofa come «sposa odiosa» di Menelao, «vergogna di Castore e infamia dell’Eurota»; quindi Cassandra stigmatizza i Greci che «per inseguire una donna, una sola, e la sua passione, hanno fatto morire schiere di uomini»; e ancora Ecuba geme per avere avuto in sorte tante pene «a causa del letto di una sola donna», mentre Andromaca ribadisce che Paride «per amore del suo letto odioso distrusse la rocca di Troia», e dichiara di disprezzare in Elena ogni donna «che dimentica il marito, e ne prende un altro, e lo ama», rinfacciandole che con i suoi« begli occhi», ha «distrutto le nobili piane di Troia» e augurandole la morte («Possa tu morire!»); di rimando il Coro compiange Troia che, «per colpa di una sola donna e del suo letto infame» ha «perso moltissimi» dei suoi; ed Ecuba infine, dopo che Elena, apparsa sulla scena, cerca di discolparsi e di commuovere Menelao, le scaglia addosso la più serrata e convincente delle filippiche, dimostrando la falsità delle sue discolpe ed esortando Menelao ad ucciderla: «uccidi questa donna e introduci così una legge che valga per tutte le donne: chi tradisce il marito, deve morire». L’avversione a Elena, alla sua colpa di moglie fedifraga, di unica responsabile della rovina di Troia costituisce, invero, un asse portante della tragedia.

Vi si associa, altrettanto nettamente, il tema del relativismo religioso, di probabile ascendenza sofistica («Chiunque tu sia, Zeus, inconcepibile enigma, che tu sia necessità della natura o pensiero degli uomini») e la critica, sempre per bocca di Ecuba, dell’uso deresponsabilizzante della religione: «Non far sembrare stupide le dee solo per mascherare la tua colpa».

Sicché stenteresti a credere che Euripide sia anche l’autore di Elena, la seconda tragedia di “Siracusa 2019”, che è fondata paradossalmente sulla perorazione dell’innocenza della moglie di Menelao.

Di questa tragedia, rappresentata dapprima nel 412 a. C., si apprezza di norma – ma con un salto cronologico e culturale assolutamente irrelato – l’apparizione del tema del doppio nel teatro occidentale (non Elena, ma la sua immagine, la sua ombra, il suo eidolon sarebbe giunto a Troia con Paride, mentre la vera Elena era rimasta in Egitto, ad aspettare, purissima, il ritorno di Menelao, con cui alla fine si ricongiunge). Ma si direbbe che si tratti piuttosto di un escamotage, inventato, per chissà quale resipiscenza, dall’autore delle Troiane, tre anni dopo, per restituire la dignità ad Elena, attraverso un incredibile gioco degli specchi e con una serie di accadimenti improbabili e avventurosi (quasi da cinema hollywoodiano), estranei, comunque, all’essenzialità della tragedia greca (e più confacenti ai moduli che diventeranno abituali nella Commedia Nuova). Come se Elena fosse, in fine dei conti, la parodia delle Troiane piuttosto che una tragedia autonoma. A meno che non si voglia pensare che Euripide abbia voluto accentuare, con Elena, la polemica antimilitarista già pervasiva nelle Troiane: tanto più assurda la guerra, ove si consideri che Paride e i greci sono impazziti per un eidolon, un fantasma di bellezza più che per una donna vera. Ma abbiamo già approfittato troppo del tempo degli amici lettori: ne parleremo forse altrove.

Intanto, ci basti avere dato un modesto contributo alla didattica della letteratura classica, attualizzando forsanche l’aforisma pascoliano, «antico sempre nuovo», e affidando con discrezione il metodo ai colleghi dei Licei, nella convinzione che difficilmente possa capire – e trasmettere alle nuove generazioni – la perennità del classico chi ignora i pilastri della cultura moderna (Marx, Freud, Nietzsche, in primis) e i campioni della letteratura contemporanea: a conferma, se ce ne fosse bisogno, della circolarità dei saperi.

 

Gennaro Galdi

Taormina, ME. ANTEPRIMA EUROPEA DI SUPER-MAN FAR FROM HOME, KIDMAN, SPENCER, ORMOND, STONE, GREENWAY, CALOPRESTI, FONTE E TANTI ALTRI

Count down per il TAORMINA Film Fest gestione general manager Lino Chiechio unitamente alla Fondazione  Taormina Arte e con il supporto della Regione Sicilia e del Comune di Taormina. Il 13 giugno,una conferenza stampa tenutasi in contemporanea a Taormina e a Roma, all' Hotel Metropole, ci ha illuminati d'immenso sul ricchissimo, corposo programma di contenuti e messaggi dei film. I direttori non si sono fatti mancare nulla, anche un attesissimo ed impegnato film  "pop corn e patatine" :SPIDER-MAN che attirerà il pubblico di tutte le età  ed estrazioni sociali il 5 luglio al Teatro Antico.

I  due brillanti direttori artistici Silvia Bizio e Gianvito Casadonte,  non hanno trascurato soprattutto i  documentari di notevole impegno sociale che ci indurranno a profonde riflessioni, anche  sulla tutela della specie  animale.

Di seguito,  accludiamo il comunicato stampa dell! Ufficio stampa.

Anteprima europea di Spider-Man: Far From Home al Teatro Antico. Tra gli ospiti Nicole Kidman, Octavia Spencer, Julia Ormond e Bruce Beresford per il film d'apertura Ladies in black, Oliver Stone Presidente di Giuria, Peter Greenaway, Mimmo Calopresti, Marcello Fonte, Carolina Crescentini, Donatella Finocchiaro, Riccardo Scamarcio, Paolo Genovese e tanti altri

La sessantacinquesima edizione del Taormina FilmFest, che si svolgerà dal 30 giugno al 6 luglio 2019, è fiera di annunciare l'anteprima europea del film Spider-Man: Far From Home, che sarà proiettato al Teatro Antico la sera del 5 luglio. Il film, diretto da Jon Watts e interpretato da Tom Holland, Michael Keaton, Zendaya, Marisa Tomei, Jake Gyllenhaal, Cobie Smulders e Samuel L. Jackson uscirà in Italia il 10 luglio, distribuito da Sony Pictures Italia/Warner Bros. Pictures Italia e riprende il filo degli eventi di Avengers: Endgame. In vacanza in Europa con i suoi migliori amici e con il proposito di non indossare i panni del supereroe per alcune settimane, Peter Parker dovrà aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in tutto il Continente.

Il prestigioso premio Taormina Arte Award 2019 verrà conferito alle attrici Premio Oscar Nicole Kidman e Octavia Spencer (The Help), produttrice esecutiva della nuova serie tv della Apple Truth Be Told. Spetterà a Ladies in Black, il nuovo film del regista australiano Bruce Beresford (A spasso con Daisy), l'onore di inaugurare la storica rassegna. Beresford sarà presente insieme alla protagonista Julia Ormond e agli altri attori del film.

Il Festival, che quest’anno avrà come madrina l’attrice e modella spagnola Rocío Muñoz Morales, e sarà presentato, nelle serate al Teatro Antico, dalla conduttrice e attrice Carolina Di Domenico, è prodotto e organizzato per il secondo anno consecutivo da Videobank, in collaborazione con la Fondazione Taormina Arte (sostenuta dall’Assessorato regionale al Turismo e dal Comune di Taormina), con la direzione artistica di Silvia Bizio e Gianvito Casadonte.

Le sezioni del Concorso prevedono complessivamente 11 anteprime mondiali, 17 europee e 14 nazionali. La linea editoriale propone, inoltre, 9 lungometraggi fuori concorso - di cui 4 anteprime mondiali, 1 europea e 4 nazionali - il ritorno serale di sette attesi titoli del grande cinema internazionale al Teatro Antico e una selezione di 18 cortometraggi.

Oliver Stone - che presenterà il documentario Revealing Ukraine di Igor Lopatonok, di cui è produttore esecutivo - sarà il Presidente della Giuria per la sezione lungometraggi, giuria in cui figureranno, tra gli altri, lo scrittore Andre Aciman (“Chiamami col tuo nome”), il compositore Carlo Siliotto (“La misma luna”; “Istruzioni non incluse”), l’attrice Julia Ormond, la montatrice Elisa Bonora, l’attrice Carolina Crescentini e il regista Paolo Genovese. Nella giuria documentari, la produttrice e fondatrice dell’azienda Anonymous Content, Bedonna Smith, l'attrice Donatella Finocchiaro e il regista Andrea Pallaoro.

Tra gli eventi speciali al Teatro Antico, la prima mondiale del nuovo film di Mimmo Calopresti, Aspromonte – La terra degli ultimi, con Marcello Fonte e Francesco Colella, che saranno presenti a Taormina con il regista. Interpretato anche da Valeria Bruni Tedeschi e Marco Leonardi, con la partecipazione di Sergio Rubini, il film, che sarà distributo in settembre da IIF, è ambientato ad Africo, alla fine degli anni Cinquanta, dove una donna muore di parto perché il dottore non riesce ad arrivare in tempo e non esiste una strada di collegamento... Altra proiezione speciale, la prima italiana di Yesterday, nuovo film di Danny Boyle, incentrato sui Beatles, con Himesh Patel e Lily James e l'attesissimo Amazing Grace, con Aretha Franklin da giovane. Quarantanove anni dopo “Non si uccidono così anche i cavalli?” - vincitore del “primo” Cariddi d’Oro nel 1970, quando Gian Luigi Rondi introdusse la sezione competitiva – Amazing Grace è un docufilm postumo girato da Sidney Pollack e testimonia il successo dell’album più venduto di una giovane Aretha Franklin che, insieme al Southern California Community Choir e al reverendo James Cleveland, nel 1972 saliva sul pulpito di una chiesa battista per tenere un concerto di due giorni, aperto al pubblico. Il film, però, non fu mai terminato a causa di un imperdonabile errore tecnico che non permise a Pollack di sincronizzare il suono. Incredibile, ma vero: mancava il ciak sul set!

Il festival ospiterà anche la prima italiana del documentario Sea of Shadows, vincitore del Premio del Pubblico allo scorso Sundance Film Festival, diretto dall'austriaco Richard Ladkani e prodotto dalla compagnia di Leonardo DiCaprio. Il doc, che andrà in onda in Italia su National Geographic (Sky, 403) nel 2020, segue un gruppo di attivisti guidati dall'italiano Andrea Crosta - che sarà presente a Taormina con il regista - che lottano per salvare dall'estinzione la vaquita, la più piccola balena al mondo, scontrandosi contro i cartelli messicani e la mafia cinese. Andrea Crosta e Richard Ladkani prenderanno parte, mercoledì 3 luglio a una tavola rotonda – moderata dalla co-direttrice artistica del festival, Silvia Bizio – che racconterà i rischi di girare film 'sotto copertura' e in situazioni di estremo pericolo per la propria incolumità. All'incontro parteciperanno altri registi e produttori che rischiano la vita per portare al pubblico realtà difficili e i cui film saranno proiettati nel corso del festival.

Un'altra tavola rotonda sarà dedicata alle donne registe e produttrici, mentre il regista Peter Greenaway e l'attore Riccardo Scamarcio sono due dei protagonisti delle tante masterclass previste. Tra gli altri ospiti, Kasia Smutniak con il film Dolce Fine Giornata, di Jacek Borcuch, premiato al Sundance Film Festival e alcuni membri del Ghana Actor's Guild, che accompagneranno la prima europea del film Azali, diretto da Kwabena Gyansah. Fra i numerosi film Spiral Farm, che sarà presentato dal regista e dall’attrice protagonista: debutto alla regia di Alec Tibaldi, figlio del regista Antonio Tibaldi, e’ interpretato da Piper De Palma, figlia di Brian De Palma.

Al festival sarà presente anche la Apple, che annuncia il proprio ingresso ufficiale in un festival internazionale, presentando la sua nuova serie drammatica Truth Be Told, creata da Nichelle Tramble e ispirata dal romanzo di Kathleen Barber. La Apple presentera’ a Taormina il documentario The Elephant Queen”, diretto da Mark Deeble e Victoria Stone e il film “Hala”, diretto da Minhal Baig per la produzione esecutiva di Jada Pinkett Smith. Altro film in anteprima italiana La fattoria dei nostri sogni, di John Chester, che sarà distribuito al cinema da Teodora Film a partire dal prossimo 5 settembre, l’incredibile storia vera, inno luminoso a Madre Natura, di una coppia californiana in fuga dalla città per costruire dal nulla la fattoria sempre desiderata. In programma la première mondiale di I’ll Find You, di Martha Coolidge (prodotto da Fred Roos, socio storico di Francis Ford Coppola), mentre le selezioni narrative includeranno la prima italiana di All Is True, di e con Kenneth Branagh, interpretato da Judi Dench e Ian McKellen e Tolkien, di Dome Karukoski, interpretato da Nicholas Hoult e Lily Collins, che uscirà in Italia il 26 settembre distribuito da 20th Century Fox: la storia biografica dell'autore de Il Signore degli Anelli, che racconta il ragazzo e l’uomo, lo scrittore e lo studioso, dietro alle sue immense opere.

Tra gli ospiti della serata finale anche Carly Paoli, soprano di fama internazionale e di origini italiane che ha già incantato le platee di tutto il mondo, dal Carnegie Hall ai Fori Imperiali.

La locandina del festival è dedicata al gioco sensuale mirabilmente personificato dalla celebre scena del ballo del film "Il conformista" di Bernardo Bertolucci, a cui viene tributato un omaggio alla memoria.

SkyTg24, Radio Monte Carlo, Società Editrice Sud, F e MyMovies sono media partner dell’evento.

- di Gennaro Galdi -

Bruxelles. Nella capitale europea l' Accademia Euromediterranea premierà  la giovane pittrice Marina Petrescu, per le sue opere dal profondo messaggio.

Scrive il critico prof.ssa Maria Teresa Peestigiacomo:"Le opere di Marina Petrescu traducono profondi messaggi e inducono a riflettere sui valori universalmente riconosciuti come la famiglia, l'amicizia, la fratellanza universale...L' adozione di una coloristica brillante e viva risulta funzionale al messaggio da veicolare, al fine di attirare l' attenzione del fruitore dell'opera; pertanto da una motivazione estrinseca, il lettore del quadro "degusta" la creazione di Petrescu, approdando ad una motivazione intrinseca"

(MARIA TERESA PRESTIGIACOMO). L'opera  NELLE MIE VENE una tecnica mista,  è stata voluta  per esprimere concetti importanti: la fede e la religiosità ma anche un valore molto importante: la famiglia. Come affermava il filosofo Aristotele: la famiglia è il nucleo principale  della società, il suo primo mattone costitutivo,senza famiglia non esisterebbe   stato (Hegel) vocazione naturale in cui l uomo si compie." La famiglia resta tale anche nell'Unione dello stesso sesso, senza ipocrisia. Chi è

Marina Petrescu ? 

Nasce ad Acireale (CT) il 9 agosto dell1991 frequenta l istituto  d'arte e diplomata, in seguito, frequenta l accademia;coltiva la passione sin da piccola nei banchi  di scuola, crescendo questo amore per l arte, anno dopo anno, ha frequentato corsi con gradite soddisfazioni.Attualmente,

frequenta collettive di pittura, ottenendo ammirazione dal pubblico e dai pittori .

Cos'è per te  Il concetto dell'arte, chiediamo a Petrescu..." Per me  è vita ed è un 'esplosione di colori ...la vita è colorata ed il colore fa parte della mia pittura; la massima espressione per me nella vita sono i volti che caratterizzano tutti o quasi i miei quadri perché dietro un volto c'e' tanto da dire e si riesce a cogliere nelle imperfezioni umane quasi la perfezione un concetto quasi un paradosso .Non esiste la perfezione ma ci rende  vivi  lo stile identificativo  e la pop art che viene personalizzata con l espressionismo. ".

-  La redazione -

Domenica 16 giugno, nella sede della Corda Fratres, la più antica associazione culturale cittadina, nata nel 1944, si è svolto un incontro con Stefania Bonifacio, autrice del libro “Indietro nel tempo intervistando i magnifici siciliani”, pubblicato da Kimerik. La brillante autrice del libro con le interviste impossibili ai magnifici siciliani ha intrattenuto il pubblico e ha dialogato con alcuni dei personaggi del suo libro. Si tratta di interviste impossibili in quanto realizzate con siciliani ormai scomparsi che l’autrice immagina di incontrare casualmente in vari luoghi della Sicilia. Il libro è stato scritto per far conoscere i personaggi storici che hanno dato un contributo all'Europa. Interviste immediate e sincere, la storia raccontata con toni caldi e penetranti carica di ricordi, di realtà vissuta e di riflessione. Stefania Bonifacio, laureata in Filosofia, erede della cultura dello storico Santi Correnti, con la sua dialettica è capace di condurre il lettore nell'intimità del personaggio intervistato e attirarlo nel suo laboratorio di Storia della Sicilia.

 

Introdotta da Marcello Crinò, presidente dell’associazione, la Bonifacio ha spiegato la genesi del libro per poi passare ad un dialogo con cinque personaggi selezionati dal libro che hanno quasi tutti attinenza diretta con la città di Barcellona.

A prestare la propria voce sono stati cinque amici della Corda: il dottor Massimo Sindoni ha letto l’intervista a Mons. Angelo Paino (1870-1967), artefice della ricostruzione di Messina dopo il terremoto del 1908 e della costruzione della Basilica di San Sebastiano di Barcellona (1936); l’architetto Luigi Lo Giudice ha prestato la voce all’architetto Giambattista Vaccarini (1702-1768), che nella qualità di Architetto della Deputazione del Regno nel 1748 si recò presso l’antico monastero basiliano di Gala e probabilmente preparò il primo progetto del nuovo monastero dei Basiliani; lo storico dell’arte Andrea Italiano ha letto l’intervista ad Antonello da Messina (1430-1479), il più grande pittore siciliano di tutti i tempi; Francesca Romeo ha prestato la sua voce all’eroina risorgimentale barcellonese Peppa la Cannoniera, il cui vero nome era Giuseppina Bolognani (1826-1884), distintasi per un atto eroico durante i moti risorgimentali a Catania; infine l’attore teatrale Salvatore Cilona ha letto l’intervista allo scienziato, umanista e politico Nino Pino Balotta (1909-1987), annoverato tra i soci onorari della Corda Fratres.

17 giugno 2019

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Taormina,ME. Appuntamento annuale da non perdere con  Opera Stars, ad agosto il festival internazionale che vedrà in scena il balletto "Song of the Mermaid", Carmen e la pianista Marta Argerich.

Ad agosto si apre il sipario sulle indimenticabili  serate tra musica e danza organizzate dall’associazione Aldebaran. Il "Taormina Opera Stars", il 18 agosto inaugurerà il Festival 2019, giunto alla V edizione, presentando sul palcoscenico del Teatro Antico un balletto classico: "Song of the Mermaid", liberamente ispirato all'affascinante favola della Sirenetta di Hans Christian Andersen. In scena, al Teatro Antico "K-Arts", la più importante compagnia Coreana, applaudita nei teatri di tutto il mondo dal "Kennedy Center" di New York ai teatri di San Francisco, Tokyo, Pechino, Parigi e Londra. Lo spettacolo, per la prima volta in Italia, sarà in esclusiva nazionale a Taormina.  Articolato in due atti, con costumi coloratissimi e coreografie spettacolari, narrerà le vicende della Sirenetta in una storia d'amore commovente adatta a grandi e piccini. Tornerà la grande lirica targata "Taormina Opera Stars". Sempre, nell'antica cavea, il 21 e 24 agosto, andrà in scena uno dei capolavori più rappresentati al mondo: "Carmen" di Georges Bizet su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Havély. Opéra-comique in quattro atti, è stata rappresentata per la prima volta a Parigi il 3 marzo 1875. Il mezzosoprano, Sanja Anastasia, darà vita al personaggio di Carmen, Don Josè sarà interpretato dal tenore, Dario Di Vietri, con la regia di Antonio De Lucia. L’orchestra del "Taormina opera stars" sarà diretta, ancora una volta, dopo il successo di Tosca dello scorso anno, dal Maestro Gianna Fratta. Coro del "Taormina Opera Stars" diretto dal Maestro Carmelo Pappalardo. Il "Taormina Opera Stars" concluderà il suo Festival con una serata di musica da non perdere. Sul palcoscenico si esibirà il 25 Agosto, Marta Argerich, un'autentica superstar della musica. Considerata la regina del pianoforte, la più valente pianista al mondo, per la prima volta Teatro Antico, eseguirà il "Concerto numero 1, in Mi bemolle maggiore" di Franz Liszt. Artista assoluta e poliedrica, sarà protagonista di un evento unico in Italia. Accanto a lei si esibirà il suo grande amico e pianista di fama internazionale, Daniel Rivera che proporrà il "Concerto in La minore" di Edvard Grieg. Orchestra del "Taormina Opera Stars”, direttore il Maestri Davide Dellisanti che da anni cura con successo la direzione artistica del festival.

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