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- Di Giuseppe Messina -

   La rosa bianca, scritto dai professori Flaviana Gullì e Gaetano Mercadate, è un libro, pubblicato a cura della “Giambra Editori” di Terme Vigliatore (Me), ricco di particolari che narra il caso della barcellonese Graziella Recupero, una studentessa diciottenne del liceo classico, assassinata con sei coltellate il 25 giugno del 1956 da un diciannovenne innamorato e non corrisposto.

   Alla presentazione del volume, che ha avuto luogo nella barocca chiesa sconsacrata San Vito di Barcellona Pozzo di Gotto, adibita ad auditorium, la sera di domenica 28 aprile u. s., era presente un folto pubblico di tutte le età, che ha seguito con molta attenzione i relatori. Il libro contiene il racconto liberamente tratto di quel "femminicidio" ed è corredato di documenti ed articoli di giornale del tempo che ne raccontano la triste vicenda, ma è anche arricchito delle illustrazioni di Andrea Sposari dedicati, proprio come lo è tutta la pubblicazione, a Graziella Recupero.

I PARENTI DI GRAZIELLA IN PRIMA FILA

   Più che la presentazione di un libro, la preparazione, l’esposizione e lo svolgimento della manifestazione, ha avuto il sapore di una tavola rotonda su un argomento che non finirà mai di essere attuale ovvero quello che da un po’ di tempo viene definito con il neologismo femminicidio. Con il coordinamento della giornalista Cristina Saja, sono intervenuti dallo stesso tavolo il Procuratore Capo della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto Dott. Emanuele Crescenti, la Psicologa – Psicoterapeuta Maria Luisa Poma, Lo psichiatra, ex Direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto, Nunziante Rosania, l’Assessore alla Cultura Angelita Pino che non si è limitata a portare i saluti dell’Amministrazione, ma a fare un vero intervento specifico da competente in materia di femminicidio.

LA ROSA BIANCA

 

   Molti barcellonesi, e non solo, hanno approfittato per saperne di più sull’assassinio di Graziella Recupero della quale, di tanto in tanto se ne sente parlare, ma che in pochissimi conoscono i reali fatti, anche perché è trascorso tanto tempo. Infatti, grazie ai sapienti ottimi relatori, specialisti perfettamente al posto giusto per analizzare il caso, il pubblico attento ha potuto avere soddisfacente cognizione della realtà dei fatti narrati nel libro.

   Il Dottor Emanuele Crescenti, per il quale si tratta di un libro importante che tutti dovrebbero leggere, tra le tante cose interessanti ha detto che adesso i tribunali hanno cambiato atteggiamento, sono diventati più protettivi, nei confronti delle donne che denunciano violenze da parte degli uomini a differenza di quando la donna denunciante era trattata quasi come tentatrice e quindi non del tutto innocente di fronte alle violenze subite.

   La dott.ssa Maria Luisa Poma, ha fatto notare quanto siano cambiati, negli ultimi cinquanta anni, i rapporti tra l’uomo e la donna ed il modo di comportarsi e di rapportarsi con gli eventi ed i cambiamenti della società; ma ha fatto anche notare come a volte la brutalità maschile manifesti l’incapacità di amare, scambiando proprio l’amore per possesso, che può evolversi in un rapporto tanto degenerato da concepire l’assassinio, quindi l’annientamento della donna: una degenerazione patologica che, come tale, poi è considerato, in fase processuale, un attenuante.  

  Il Dott. Nunziante Rosania, la cui relazione è stata una vera e propria sinfonia del sapere psichiatrico, ha intrattenuto la platea con riflessioni tanto interessanti che nessuno si è permesso di distrarsi quando, tra l’altro, ha detto che per tradizione, per mentalità sociale, le donne, ritenendosi deboli, hanno voluto uomini forti, protettivi, quelle stesse donne che con la metamorfosi sociale sono diventate protagoniste e ciò ha spiazzato quello che era stato ritenuto come il sesso forte, praticamente l’uomo, il più delle volte, è stato mandato in tilt. Per cui adesso tutto si rende complicato dal momento che la storia, la tradizione non è facile cancellarla se non con un grande intervento culturale alla base della società per evitare, che in certuni, vinca l’istinto e la capacità di commettere violenze.

  Come hanno affermato gli autori, i personaggi del romanzo sono quasi tutti reali tranne alcuni, così come gli episodi narrati. Per rispetto della privacy soltanto alcuni dei nomi menzionati sono frutto di fantasia, tranne quelli per cui gli autori sono stati autorizzati con le conseguenti liberatorie. Come è stato evidenziato dai relatori non si tratta di un’opera biografica, ma di una ricostruzione degli eventi che per conseguenza hanno portato all’assassinio di Graziella Recupero.

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   Un tragico evento, quello raccontato nel libro, per cui, come scrivono gli autori, “da allora Barcellona Pozzo di gotto non sarebbe stata mai più la stessa. Un male oscuro, folle aleggiava sulla testa delle fanciulle, stava loro con il fiato sul collo e minacciava la serenità delle famiglie. Ormai più nessuno spasimante veniva guardato con gli occhi ingenui sgombri di malizia, poiché nell’immaginario collettivo dietro lo sguardo apparentemente innocente di un corteggiatore poteva celarsi un pericoloso assassino.”

   In conclusione hanno preso la parola il Prof. Gaetano Mercadante e la Prof.ssa Flaviana Gulli ed hanno spiegato come e perché l’amore per la ricerca li abbia portati a concepire la narrazione di un tragico evento reale accaduto tanti decenni fa.

   Senza ombra di dubbio si è svolta una pregevole manifestazione culturale arricchita con le suggestioni teatrali diretti dal regista-attore Giuseppe Pollicina e del suo laboratorio teatrale “Tanti Amici”, con l’intervento del mezzosoprano: Silvia Pianezzola; alla Chitarra: M° Francesco Picciolo; al Clarinetto: M° Giuseppe De Luca. L’interpretazione L. I. S. è stata a cura di Domenica Milone.

Nella prima foto, gli autori del libro, Gaetano Mercadante e Flaviana Gullì.

Nella seconda foto alcuni parenti di Graziella Recupero.

Nellaquarta foto al tavolo, da sin.: il Procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, Emanuele Crescenti; Flaviana Gullì; Cristina Saja; Gaetano Mercadante; Nunziante Rosania e Maria Luisa Poma.

- di M. C. -

Un concerto, ma non solo. Un’intervista, ma non solo. Aperta da “Una donna per amico”, “Mogol vi racconta”, la serata del 27 aprile 2019 che ha visto il paroliere protagonista assoluto, è stata un’occasione particolarissima per il folto pubblico del Teatro Mandanici, l’occasione di conoscere sia dalla voce del diretto interessato sia attraverso l’interpretazione live delle più belle e amate canzoni da lui scritte, una lunghissima vita di successi, creatività, sodalizi artistici, incontri e ispirazione.

"Mogol vi racconta" ha concluso una intera giornata trascorsa con l'artista; nel pomeriggio, infatti, si era svolto un seminario sulla sicurezza che l'aveva visto ospite d’onore (Csa Training e Show Live Eventi gli organizzatori della duplice iniziativa, convegno e spettacolo). 

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Condotta da Mimmo Mollica, la chiacchierata a cuore aperto con Mogol davanti a centinaia di spettatori è partita dal primo componimento dell’autore, scritto in omaggio al suo primo flirt. Flirt per modo di dire, perché lui aveva appena cinque anni, e la sua “bella” non era più grande, e insieme l’emozione vera l’avevano provata aprendo il frigo e scoprendo cose buone da mangiare.
Molta autoironia, dunque, da parte dell’ospite che, a dispetto di una fama pluridecennale, è stato capace di prendersi in giro ma anche di commuoversi tanto nel dipanare la serie di ricordi memorabili – Battisti, Celentano, Luigi Tenco, Rino Gaetano,Cocciante, Mango sono solo alcuni degli artisti per cui ha scritto e con cui ha condiviso pezzi importanti della storia della musica italiana – quanto nell’ascoltare le “sue” canzoni reinterpretate dall’artista Sara Ricciardi e dalla band composta da Fabrizio Ribaudo alla batteria, Tindaro Raffaele a piano e tastiera, Tommaso Aricó al basso, Carmelo Scaffidi alle chitarre (acustica ed elettrica), Gemino Calà al sassofono.

28 aprile 2019

DI ROCCO GIUSEPPE TASSONE

Una antica usanza registrata in alcuni comuni calabresi, come Candidoni (RC), nella foto proposta si vedono bene le donne con il braciere in testa – verosimilmente si tratta del funerale di Pasquale Monea 1960 – ma testimonianze si hanno anche a Galatro (RC) – fonte Domenico ed Umberto Distilo, Santa Cristina d’Aspromonte (RC) - fonte Tonino Violi e Lazzaro (RC) - fonte Saverio Verduci, senza escludere la possibilità che l’usanza fosse presente anche in altri comuni fino agli anni sessanta del secolo scorso. Molti erano le gesta che accompagnavano il rito funebre, come la presenza dei sacerdoti che andavano a prendere il morto a casa e lo seguivano fino al cimitero o, se lontano dal paese, fino ad un punto stabilito, naturalmente con tutti i paramenti sacri e vesti e manto nero, mentre dal campanile il mortorio, che iniziava con la campana piccola o con la campana grande a secondo del sesso del defunto, veniva suonato per tutto il rito. Le donne con i capelli sciolti e rigorosamente vestite a nero piangevano ad alta voce ripetendo il nome del defunto e raccomandandolo ai parenti già morti per una buona accoglienza nell’aldilà. Spesso si sentiva chiamare il defunto con l’appellativo di “palumba mia” – ricordo donna Mariarosa Ocello alla morte del marito -. Quello che colpisce guardando la foto allegata è appunto le donne con il braciere con la brace accesa portato in testa. Erano generalmente 4 donne vestite a nero poste ai 4 lati del feretro portato a spalla o nel carro funebre ed in quest’ultimo caso 4 uomini reggevano i “cimboli” ovvero i cordoni che pendevano dal carro. Ci si domanda che significato potesse avere la presenza del braciere, chiedendo alcuni ormai negli anni ricordano il rito, che si faceva per tradizione tramandata, ma non il significato quindi possiamo solo ipotizzare azzardando qualche spiegazione:

1) come la brace diventa cenere nel braciere anche il morto diventerà cenere nella terra;

2) il fuoco della Risurrezione ovvero rinascita a nuova vita: dopo la morte terrena arriva la vita eterna celeste.

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“Il fuoco è bello perché risplende e brilla insieme all’idea” (Plotino, 1, 6, 9). Esso è presente in numerose analogie e simboli che vanno dalla mitologia ai concetti scientifici, filosofici e religiosi, occupando un posto fondamentale per la sua realtà che va dal concetto dinamico a quello del mistero, reale ed ineffabile allo stesso tempo. Il fuoco ha la caratteristica di essere amato e temuto al tempo stesso in quanto illumina e riscalda, (cu ndeppi focu campàu cu ndeppi pani morìu), ma è anche vita e morte allo stesso tempo, rendendo visibili le forme senza averne una, è la sua fiamma dalla terra si proietta verso il cielo. Nel fuoco è il principio della vita nel fuoco sarà la fine di ogni cosa! Archè ed ecpirosi si rincorreranno sino al giorno del giudizio di Dio.

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La presenza del fuoco nell’Antico e nuovo Testamento è costante con una sicura valenza simbolica e pastorale: rivelazione divina all’uomo figlio prediletto ma anche ammonizione con una teoria catastrofica della fine del mondo con fuoco e non più con l’acqua. Il fuoco indica l’onnipotenza di Dio nella sua forza e nella sua bontà: la minaccia del giudizio, la concessione del perdono tramite la purificazione. Quindi il fuoco come elemento di distruzione e di giudizio ma anche manifestazione di Dio ( “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” Mt 3,11 e Lc 3,17) e rinnovamento dell’uomo.

Sappiamo invece, che era proibito accendere il fuoco come caminetto o braciere nei giorni di lutto: una sorta di autoafflizione (come mi dice anche lo storico Armidio Cario di Nocera Terinese), non si accendevano i fornelli, non si cucinava e provvedevano solitamente i parenti o gli amici al sostentamento della famiglia per almeno fino al settimo dalla morte (cunzulu).

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Oggi 26 dalle ore 18.00 aquiloni in festa a Capo Peloro. La  festa è  organizzata dalla delegazione FAI.

Gli aquiloni si libereranno nel cielo il 28 aprile, per la felicità non solo dei bambini .a anche degli adulti in un amarcord che unirà tre generazioni nel segno di uno dei giochi più belli e senza tempo: il gioco con l 'aquilone. Una volta si costruivano con stecche di legno e con carta velina...bianca o colorata...un lavoro minuzioso che eracompensato dalla gioia di vedere librarsi in volo il  gioco  da noi costruito, pronto a sfidare il vento ma non sempre...le correnti dello Stretto. Oggi vi sono draghi e dragoni, cavalieri erranti e pipistrelli...in volo...e il nostro semplice aquilone....di stecche di legno e di carta velina è  ormai preistoria.

Il prestigioso riconoscimento GIGANTI DELLA CALABRIA 2019 sarà assegnato il 1 maggio c.a. dall’Università delle Generazioni di Agnone (IS), presieduta dal dott. Domenico Lanciano, ad un Calabrese d’eccezionale valore il Professore – Cavaliere Rocco Giuseppe TASSONE, candidonese di nascita e gioiese di adozione, con la seguente motivazione:

* al Poeta e Scrittore che con la sua lirica, forza naturale, riesce a trasportarci nell’in­finito sentimento umano e con i suoi lavori storico-etnografici-glottologici ci immerge nella storia della nobile terra di Calabria;

* al Docente che spende la sua esistenza alla promozione degli allievi come possiamo leggere nella dedica di un suo libro “ Ai miei Alunni, per loro avrò un motivo in più vita, con loro avrò continuità di pensiero, in loro avrò memoria ” e ciò viene riconosciuto dagli stessi tanto da segnalarlo al Presidente della Repubblica e come scrive su Famiglia Cristiania A. Zito De Leonardis “ il Presidente Ciampi lo ha nominato Cavaliere dopo aver attentamente vagliato la richiesta e la segnalazione degli alunni. Gli alunni hanno saputo vagliare con intelligenza e con cuore i meriti professionali ed umani del loro docente … l’episodio meri­terebbe qualche pagina del libro Cuore di E. De Amicis” ;

* all’Uomo che dedica la propria vita al sociale e alla famiglia con la cura personalmente dei genitori e con la continua promozione sociale che lo vede fin dalla nascita Presidente dell’Università Ponti con la Società.

Come si legge dalla motivazione il premio viene assegnato al Tassone riconoscendo nell’Uomo, nel Docente e nel Poeta/Scrittore meriti umani, professionali e letterari di indubbio valore scientifico.

Ricordiamo che lo studioso Rocco Giuseppe Tassone ha pubblicato ben 57 volumi su varie tematiche che vanno dalla Poesia, sua grande passione, alla glottologia ed etnografia e iconografia religiosa.

- di  Marcello Crinò -

In anteprima nazionale mercoledì 24 aprile 2019 è stato presentato a Barcellona il volume “Tutte le poesie” (Le Lettere editore, introduzione di Raoul Bruni), comprendente tutte le poesie di Bartolo Cattafi (BarcellonaPG 6 luglio 1922 – Milano 13 marzo 1979). La presentazione, svoltasi nell’Auditorium La Rosa, è stata organizzata dalla Pro Loco Manganaro e dal Lions Club con il patrocinio del Comune. La serata è stata introdotta da Flaviana Gullì, presidente della Pro Loco, la quale ha presentato il curatore del volume, Diego Bertelli, docente presso l’Università del Kansas. Si è occupato prevalentemente di Letteratura italiana del Novecento con articoli e saggi apparsi su varie riviste, tra cui “Paragone”, “Modern Language Notes” e “Poesia”. Per la “Enciclopedia of Italian Studies” (Routledge, 2006) ha compilato voci biografiche su opere e autori italiani dell’Ottocento e del Novecento. Il volume, di circa mille pagine, è già stato recensito favorevolmente da prestigiose testate, quali “la lettura” del Corriere della Sera e il supplemento culturale del Sole 24 Ore. Si tratta di un risarcimento dovuto a uno dei dieci più importanti poeti del Novecento, che ha goduto, e gode di fortuna critica, ma assente da molte antologie. Notizia recentissima è che Mondadori inserirà una sua poesia in una antologia di prossima pubblicazione. La presentazione del libro è il primo passo per il rilancio di Cattafi in occasione del centenario della nascita che cadrà nel 2022. Ha letto anche un messaggio di saluti inviatole da Milano dalla signora Ada De Alessandro, vedova di Cattafi.

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L’assessore alla cultura Angelita Pino, nel portare i saluti dell’Ammninistrazione, rallegrandosi per l’evento, ha ricordato che Bertelli è anche il curatore del sito web dedicato a Cattafi (www.bartolocattafi.it), e si è soffermata, mostrando di ben conoscere l’argomento, sulla fortuna critica di Cattafi, passando in rassegna le posizioni di diversi studiosi italiani e stranieri.

Beppe Iacono, presidente del Lions Club, ha ricordato che Bartolo Cattafi fu presente alla cerimonia di fondazione dei Lions, avvenuta l’11 novembre 1972, e il presidente di allora era l’insigne umanista professore Alessandro Manganaro.

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E’ stata la volta di Diego Bertelli, il quale ha ripercorso la vicenda che gli ha permesso di realizzare quest’opera fondamentale su Cattafi, alla quale ha lavorato per dieci anni, accedendo ai documenti del poeta, a tutte le sue carte e alla biblioteca, rintracciando anche le poesie inedite e quasi inedite, nel senso che erano state pubblicate su riviste e sostanzialmente scomparse dalla circolazione. Il libro viene a colmare un grande vuoto, perché da tempo si aspettava la ripubblicazione delle poesie i cui diritti erano detenuti da Mondadori. I diritti nel 2015 sono scaduti ed è stato così possibile pubblicare il libro, dotato di un apparato critico notevolissimo. L’intervento di Bertelli è stato abbastanza articolato, soffermandosi sui vari aspetti della poesia cattafiana, sfatando il mito del poeta anticonformista, proponendo una lettura filosofica, ricordando il leopardismo di Cattafi (consonanza spirituale con Leopardi), gli interessi per il futurismo, per i poeti americani, il rapporto con le immagini, la fotografia e la pittura (Cattafi è stato fotografo e pittore astratto), ed evidenziando che si tratta di un lavoro, di un’opera completa che permette a chiunque di leggerlo in maniera definitiva.

Andrea Italiano, critico d’arte e poeta, si è mostrato soddisfatto per questo volume, perché da quando frequentava la Pro Loco (della quale è stato Presidente ed elemento portante) si chiedeva perché non esistesse l’opera omnia di Cattafi. Ha delineato la fortuna critica di Cattafi, poeta di culto ma riservato a pochi. Ha sottolineato che la poesia di Cattafi non è stata politica, ideologica, ma poesia pura, e per questo non è stato ben visto dalla critica di sinistra. Gradualmente però nel corso del tempo è stato rivalutato. Ha ricordato i due volume curati da Giovanni Raboni, uno dei due assieme al barcellonese Vincenzo Leotta. Si è soffermato sul Premio Cattafi, curato da Gino Trapani (autore anche degli Atti), nato nel 1981, andato avanti per diversi edizioni, e poi sospeso per motivi economici. Il suo auspicio è che per i cento anni dalla nascita si possa riprendere per ricordare degnamente il poeta barcellonese. Ha ricordato che il Premio Cattafi è stato l’occasione per avere a Barcellona i maggiori poeti e critici italiani.

I vari interventi sono stati intercalati dalla letture di poesie di Cattafi curate da Giovanni Corica. In conclusione una copia del libro è stata donata alla Biblioteca Comunale di Barcellona e un’altra alla Biblioteca del Liceo Classico Luigi Valli, frequentato da Cattafi, e consegnata alla Dirigente Domenica Pipitò.

25 aprile 2019

Giovedì 9 maggio alle ore 20.30 la Compagnia di Fabio Foti rappresenterà la celebre commedia"Miseria e Nobiltà"di Eduardo Scarpetta al Teatro Annibale Maria di Francia.

Due ore di risate e tanta solidarietà perchè il ricavato dell'evento andrà ai progetti Terra di Gesù(Ospedale congolese di Kpangi,Centro Buon Pastore Casa della Misericordia,ect).

Prenota ora il tuo biglietto(10euro) telefonando al 3775298805.

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