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COMUNICATO

Ii lavori, coordinati dalla dott.ssa Daniela Bonazinga, saranno aperti dalla preside del Liceo, prof.ssa Lilia Leonardi.

Interverrà la prof.ssa Paola De Gregorio, docente di lingua e letteratura italiana del Liceo Seguenza


- di Marcello Crinò -

Pierangelo Giambra, editore di Terme Vigliatore, continua la pubblicazione di interessantissimi libri che indagano la storia e i luoghi della Sicilia. L’ultimo libro pubblicato, il numero 103 della collana, affronta una tematica pressoché sconosciuta a tutti fino al 2005, quando il Parlamento Italiano decise di istituire il “Giorno del Ricordo”, per ricordare le vittime delle foibe, dell’esodo delle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Una pagina di storia per troppo tempo negata che nonostante tutto ancora non riesce ad avere l’attenzione che merita. Il libro, curato da Maria Cacciola, Presidente Provinciale dell’ANCDJ (Associazione Nazionale tra i Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia), dal titolo “Sulle ali della Memoria. Gli esuli giuliano-dalmati di Sicilia ricordano”, affronta questa tematica con particolare attenzione verso i siciliani che si trovavano in quelle terre, appartenenti alle forze dell’ordine con le loro famiglie. Parallelamente alla presentazione del libro, il 17 febbraio 2018, realizzata in collaborazione con l'Associazione Aria Nuova e con il patrocinio del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto,  nell’Auditorium San Vito è stata allestita una mostra di documenti sulle Foibe e sull'Esodo giuliano-dalmata costituita da diciassette pannelli, a cura dell'Associazione Congiunti Deportati ex Jugoslavia. Mostra già richiesta da altri Comuni della provincia di Messina.

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In uno dei pannelli si trovano le foto con relative didascalie riferite a dodici militari della provincia di Messina scomparsi in quei territori tra il 1943 e il 1945: Domenico Bruno, carabiniere di Mandanici; Carmelo D’Aliberti, Sottobrigadiere della Guardia di Finanza, di Furnari; Carmelo Belfiore, soldato di Nizza di Sicilia; Salvatore Russo, G. d. F., Naso; Letterio Cantoni, Milite G. d. F., Barcellona P. G.; Tommaso La Spada, Brigadiere G. d. F., S. Filippo del Mela; Carmelo Principato, Tenente dell’esercito, Casalvecchio Siculo; Francesco La Ganga, Carabiniere di Mistretta; Antonino Cacciola, Carabiniere di Messina; Francesco Tagliasacchi, agente di P. S., Messina; Giuseppe Armato, vice Brigadiere G. d. F., Messina; Luigi Cucè, Brigadiere G. d. F., Messina.

La presentazione del libro è stata introdotta dall’avvocato Mario Coppolino e dai saluti dell’Assessore alla cultura Ilenia Torre e dell’avvocato Giuseppe Sottile. La relazione sul libro è stata tenuta dal professore Dario Caroniti, autore della prefazione e presidente del Centro di orientamento di Scienze politiche e giuridiche dell’Università di Messina. Nel corso del suo intervento si è soffermato sulle cause che hanno portato alla tragedia delle foibe e sull’esilio di circa trecentocinquantamila cittadini italiani, costretti ad abbandonare le loro case, per sfuggire alla persecuzioni dei miliziani del maresciallo Tito. Non è invece noto il numero delle vittime delle foibe, le profonde cavità carsiche dove venivano gettate le vittime. Alcune fonti, aggiungiamo noi, parlano di circa diecimila morti. Il 10 febbraio, ha sottolineato, è il Giorno del Ricordo, necessario per ricordare le follie delle ideologie di tutti i colori politici, visto che ancora molti testi di storia stentano (per ragioni politiche) a parlare di questa vergognosa vicenda.

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E’ seguito l’intervento della curatrice del libro, Maria Cacciola, nata in Istria, figlia di Antonino, Carabiniere di Messina, il cui padre partì per destinazione ignota dopo la guerra. Ha portato un toccante ricordo parlando anche dei disagi patiti nel lungo viaggio in treno per tornare in Sicilia con la madre. Soltanto molto tempo dopo la scomparsa del padre seppe dell’esistenza delle foibe, e nonostante le ricerche non è riuscita a sapere dove morì il padre. Ha concluso la signora Rosalia D’Aliberti di Furnari, sposata con il figlio di un deportato di origine siciliana che perse il padre, Sottobrigadiere della Guardia di Finanza,  quando aveva cinque anni. La madre per il dolore ebbe problemi psichiatrici e il bambino, di nome Antonio, fu riportato a Furnari da alcuni zii. Inizialmente restio a parlare con la moglie della sua storia di esule, finalmente si decise (prima della morte avvenuta nel 2013), sollecitato dalla Cacciola, a scrivere il racconto della sua vicenda, che oggi è possibile leggere nel libro. I vari interventi sono stati intercalati da letture curate da Daniela Raffa e Pietro Briguglio.

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Musicisti, comici,  cantanti e  ballerini renderanno il giusto tributo ai big della canzone come Pino Daniele ed a Michael Jackson.

Tra gli ospiti il comico Massimo Spata.

Dalla  dentista Marsico, bravissima cantante, oltre che professionista al comico Oscar Cartagenova, impiegato al Comune di Messina....

 Di giorno medici, di sera musicisti, cantanti, ballerini o imitatori di artisti italiani e internazionali: è lo scopo dell'evento benefico creato dall'AMMI (associazione italiana mogli medici) sezione di Messina giunto alla V edizione e ispirato al noto programma RAI "Tale e quale show". Con l'aiuto tecnico di costumisti, parrucchieri e truccatori e grazie alla direzione artistica dei medici Nino Celona e Massimo Pulitanò, andrà in scena martedì 20 febbraio alle ore 20 lo spettacolo "Medici in scena", che vedrà protagonisti una ventina di professionisti messinesi amanti della musica, del pianoforte, della danza, del canto. I medici "trasformisti" interpreteranno dal vivo i più grandi successi di star come Michael Jackson, Elton John ma anche Raffaella Carrà, Pino Daniele e tanti altri. "Lo spettacolo nel tempo è diventato un appuntamento di altissima qualità - sottolinea la presidente AMMI Francesca De Domenico Leonardi - curiamo ogni dettaglio e particolare e abbiamo deciso per questa ragione di andare in scena nel Teatro più prestigioso della Città. Speriamo il pubblico risponda bene come nelle edizioni precedenti, dato che destineremo i fondi raccolti a varie realtà del nostro territorio: la Comunità di Sant'Egidio per il Centro distribuzione di generi alimentari e Centro di ascolto che nascerà in un immobile confiscato alla mafia a Camaro, al Centro di aiuto alla vita "Vittoria Quarenghi", al Centro socio educatico "E-duco", all'associazione Terra di Gesù onlus per il Centro medico "Buon pastore"; infine acquisteremo 70 sedie necessarie per la sala da pranzo delle Piccole sorelle dei poveri".
Sul palco pronti a esibirsi: oltre a Celona e Pulitanò, Francesco D'Arrigo, Francesco Calogero, Katia Bevacqua, Elvira Marsico, Giovanna Genitori, Salvatore Signorino, Cosimo Milone, Andrea Casablanca, Fabio Catalano, Luisa Barbaro, Oscar Cartagenova, alcuni dei quali saranno accompagnati dalla coreografie di Centro Danza, ASD Acadamy e Full Dance; presentatori della serata i giornalisti Letizia Lucca e Massimiliano Cavaleri, da sempre vicini all'associazione. Guest star della serata il comico siciliano Massimo Spata. La manifestazione è patrocinata dall'Ordine dei medici e odontoiatri di Messina, Archeoclub Messina e Lions Club Messina e sostenuta da Club Medici Finanza, Gioielli Gullo, Gruppo Lem, Palazzo della Moda, IIS Antonello, Linea Emme, Bertia Mode. Per info e biglietti: 339.5906729

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Catania. Una serie di spettacoli da non perdere a Catania; dopo il successo del Tango e del  più bel Jazz per sognare Brodway ed ancora, dopo le Colonne sonore di film  eseguite  mirabilmente, con i trailer dei film con sincronizzazione perfetta... ancora una volta il programma ci stupisce  tra il classico e la musica leggera ed il Jazz, appuntamenti che renderanno le serate magiche ed incantevoli e senza nulla invidiare assolutamente agli spettacoli delle più importanti star del jazz e della musica classica e leggera, trascinano nelle più arcane atmosfere del tempo perduto, per fortuna  ritrovato, prustianamente. 

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DOMENICA 18 FEBBRAIO ore 19 - Teatro Sangiorgi - Catania

Un Palcoscenico per la città

BACH DOUBLE

Baroque Chamber Orchestra

Robert Lehrbaumer direttore

Graziella Concas - Roberto Carnevale pianisti

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Prevendita

  • botteghino del Teatro Bellini
  • per telefono:392 0889640

Informazioni e prenotazioni:

email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel: 392 0889640

- di M. C. -

Sabato 17 febbraio 2018 alle ore 17,30, presso l'Auditorium San Vito di Barcellona Pozzo di Gotto, si terrà la presentazione del libro “Sulle ali della memoria. Gli esuli giuliano-dalmati di Sicilia ricordano”, edito per i tipi della Giambra Editori.

Memorie personali e testimonianze drammatiche di dolorose esperienze che documentano fatti ed episodi di quella triste parentesi di storia (patria) della Venezia Giulia che va dal settembre 1943 ai giorni nostri, quasi; vicende lontane nel tempo che sono però ancora così vive nella memoria di ogni giuliano e perciò opportunamente riunite in uno sforzo encomiabile indirizzato a mettere a disposizione di tutti le verità più precise ed inesorabili rispetto a quanto accadde a trecentocinquantamila profughi da Istria, Fiume e Dalmazia.

All'interno sarà possibile visitare la mostra documentale sulle Foibe e l'Esodo giuliano-dalmata a cura dell'Associazione Congiunti Deportati ex Jugoslavia.

L'evento è stato realizzato in collaborazione con l'Associazione Aria Nuova e con il patrocinio del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto.

- di Marcello Crinò -

Uno dei luoghi più antichi che denunciano la presenza umana nel territorio barcellonese è rappresentato dalla Grotta Mandra, situata nella zona di Acquaficara, posta lungo la strada per Castroreale. Su una parete presenta delle incisioni con grandi occhi, tipici dell’età del rame, III millennio a. C. Attualmente è pressoché inaccessibile a causa della folta vegetazione spontanea cresciuta al suo imbocco.

Il centro archeologico di Pizzo Lando, a 619 metri sul livello del mare, scoperto dall’architetto Pietro Genovese nel 1977 ma studiato nel corso di una campagna di scavi svoltasi nel corso del 1995 e curata dalla Soprintendenza di Messina, per l'importante posizione strategica fu abitato fin dalla tarda età del bronzo (X sec. a. C.), visto il rinvenimento di resti fittili dell’Ausonio II (tazze carenate, fuseruole, frammenti di ceramica e una fibula bronzea del VIII secolo). Sono stati ritrovati inoltre i resti di un nucleo urbano di epoca pre-greca e greca, databile tra il VI e il III secolo a. C., e una moneta di età classica raffigurante da una parte la testa di Giove e dall'altra un soldato greco.

2 MONTE S. ONOFRIO FOTO M.C. 1976

Sulla sommità di Monte Sant’Onofrio, sovrastante il casale di Acquaficara, nel 1974 l’architetto Pietro Genovese scoprì i resti di “un grosso villaggio fortificato situato sulla sommità di detto monte da cui dominava le prime colline e controllava la Piana da Tindari a Giammoro” (P. Genovese, Sicilia Archeologica, aprile 1977, p. 39). La Soprintendenza di Messina, nel corso di una campagna di scavi attuata tra il 1975 e il ‘76, portò alla luce alcuni muri realizzati in conci di tufo calcareo dello spessore variabile dai due ai tre metri e dei resti di torri. Pietro Genovese ritiene che i resti di Monte Sant’Onofrio, databili dal IX al V secolo a. C.,  siano da attribuire all’antica città sicula di Longane, che ha dato il nome al fiume omonimo che attraversa Barcellona Pozzo di Gotto, mettendo in discussione  Bernabò Brea e Domenico Ryolo che negli anni Cinquanta avevano invece localizzato Longane in territorio di Rodì Milici, dove è situato un importante centro archeologico. Sulle pendici dello stesso monte si aprono centinaia di grotte che facevano parte della necropoli. Tra queste l’architetto Genovese ha segnalato, per le sue caratteristiche “estetiche”, la cosiddetta “Tomba dei Principi di Longane” del IX-VIII secolo a.C.

Fino al secolo scorso l’esistenza di Longane era ignota a tutti, finché non vennero scoperte in questo secolo, in circostanze poco note e in un luogo non identificato, un caduceo bronzeo, ora conservato al British Museum di Londra, simbolo presente nella cultura fenicio-punica, su cui c’è incisa l’iscrizione: “Sono l’araldo pubblico longanese”, e alcune monete d’argento coniate da Longane, del V secolo a. C., che dimostrano l’importanza raggiunta dalla città in quel secolo, con lo sviluppo della siderurgia. Le immagini raffigurate nelle monete, la testa di Heracles e un dio fluviale, confermano l’importanza in cui era tenuto dai Longanesi il culto di Eracle, il semidio protettore della siderurgia.

3 TOMBA ACQUAFICARA FOTO M.C. 2004

Un ampio articolo, pubblicato sul numero di aprile del 2003 di “Paleokastro” (Rosalia Pumo, Il territorio dell’antica Longane. Localizzazione del sito, storia e stato della ricerca; cronologia delle evidenze archeologiche, pp. 13-20, in “Paleokastro, Rivista di studi sul territorio del Valdemone”, Anno III, n. 10, aprile 2003), edita a S. Agata di Militello, ha riproposto l’annoso problema della localizzazione dell’antica Longane. L’articolo tiene in parte anche conto di quanto detto sopra, pur propendendo, seppur, ci sembra, con qualche dubbio, per la localizzazione di Longane a Rodì. L’autrice del testo, Rosalia Pumo, specializzata in archeologia all’Università di Lecce, inizia con un excursus storico e territoriale, incentrato sulla ricerca del sito dell’antica città e dà anche conto delle ricerche dell’architetto Pietro Genovese ed alla conseguente scoperta del centro archeologico di Monte S. Onofrio. E in relazione alla posizione topografica delle varie zone con testimonianze archeologiche, avanza l’ipotesi che accanto a Longane, (a Monte Ciappa e Monte Cocuzzo), esistevano altri due nuclei contemporanei, uno a Monte S. Onofrio e l’altro a Monte Marro-contrada Scorciacapre (Rodì Milici).  Però, siccome Longane sarebbe stata distrutta prima del 269 a. C., prima cioè della battaglia tra Gerone II di Siracusa e i Mamertini, dovrebbero risultare a Monte Ciappa e Monte Cocuzzo fasi di abbandono, vista anche la distruzione delle fortificazioni nel IV secolo. Invece sono stati rinvenuti reperti ceramici ellenistici, tracce del periodo tardo classico e romano, segno che il sito è stato ancora utilizzato in epoca successiva.

Nel 1888 giunse a Siracusa Paolo Orsi (Rovereto, 1859-1935), che iniziò una proficua attività di scavo in tutta la Sicilia, esplorando i più importanti centri archeologici dell’isola, e illustrando, sulla scorta delle ricerche del professore Vincenzo Cannizzo, la prima necropoli sicula della provincia di Messina, quella denominata di Pozzo di Gotto, situata tra Monte Risica e Colle Cavaliere, dandone comunicazione sul “Bullettino di Paletnologia Italiana” del 1915.

Cannizzo era nato a Licodia Eubea nel 1869, si era formato archeologicamente con Paolo Orsi a Siracusa, con cui collaborò in diverse occasioni, divenendo ispettore Onorario ai Beni Culturali. Nel 1908 ricevette l’incarico di insegnamento a Castroreale. L’Orsi lo invitò quindi a studiare la campagna  circostante alla sua residenza.

Questa necropoli, oggi pressoché distrutta, presenta delle tombe a cella rettangolare e a forno, scavate nel calcare roccioso, e risale, secondo l’Orsi, all’VIII secolo a. C. Per la prima volta è stato constatato un caso di cremazione, assolutamente nuovo nel rito funebre siculo. “La spiegazione - secondo lo studioso - può essere data dalla circostanza che, cronologicamente, la necropoli di Pozzo di Gotto è contemporanea all’apparizione delle prime colonie greche in Sicilia che fecero conoscere l’uso della cremazione”. I reperti ritrovati nelle tombe furono trasportati inizialmente a Castroreale e successivamente a Siracusa, dove furono disegnati da Rosario Carta, uno dei collaboratori di Orsi.

Come si era detto, durante il dominio arabo, il sistema di riscossione delle tassazioni è più semplice. La condizione degli schiavi  è molto alleggerita, quanti  tra loro si convertono  alla fede di Maometto vengono dichiarati liberi dalla schiavitù. L’islamismo in tutta la Sicilia ha una grande espansione e di fatto Palermo con le centinaia di moschee diviene capitale della cultura islamica al pari di Cordova in Spagna. In ogni caso però viene ammesso ai Cristiani e agli Ebrei di continuare a vivere secondo le proprie leggi e di frequentare Chiese e Sinagoghe  ma non è permessa la costruzione di altri nuovi luoghi di culto cristiani o ebraici. Durante il dominio arabo però vengono abolite le processioni che portano per le strade simboli cristiani come la croce e non è ammesso chiamare a raccolta i fedeli nelle chiese con il suono delle campane che vengono fatte dismettere e alla fine fuse. In ogni caso in oltre i due secoli e mezzo di  dominio arabo in Sicilia, non è state demolite nessuna  basilica, chiesa o cattedrale che si ritroveranno al rientro in forse della cristianità.

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