- di Marcello Crinò -
L’ultimo incontro di “Impronta d’autore” al Museo Epicentro di Gala, domenica 15 ottobre, è stato incentrato proprio sulla figura del fondatore dell’Epicentro e artefice degli incontri con personaggi che hanno lasciato l’impronta al Museo, un’impronta da intendere come metafora dell’impronta che hanno lasciato nel territorio attraverso la loro attività. In questo percorso durato un anno, iniziato il 16 ottobre del 2016 sono stati ospiti dell’Epicentro: Salva Mostaccio, Salvatore De Pasquale, Marcello Crinò, Sergio Maifredi, Andrea Italiano, Mario Benenati, Pierangelo Giambra, Antonio Vasta, Carlo Mercadante, Domenico Nania, Francesca Romeo, Carmelo Aliberti, Patrizia Donato, Filippo Minolfi, Melo Freni, Giuseppe Puliafito.
La serata è stata aperta dai saluti del sindaco Roberto Materia (era presente anche l’assessore Gianluca Sidoti). Il Sindaco si è complimentato per l’iniziativa portata avanti da Abbate in questo meraviglioso museo, ricordando che l’Amministrazione sposa tutti i progetti culturali della città. Ha portato i saluti anche Giuseppe Puliafito, direttore responsabile della testata on-line 24live.it che ha seguito l’iniziativa curando le interviste e pubblicando i video sul sito. La compagna di Nino Abbate, l’artista Salva Mostaccio, ha letto diversi testi poetici dedicati a “Nino, artista dalle mille sfaccettature”.
Nino Abbate, nella duplice veste di organizzatore e di protagonista, ha spiegato che vi sarà un evento finale con la presentazione di un libro che raccoglie questa singolare esperienza, a metà tra l’intervista tradizionale e la performance artistica, con documenti, foto, impronte. L’intervista è stata curata dalla giornalista Cristina Saja, che dopo aver letto la lunga biografia di Abbate, ha svelato di conoscere Nino da sempre, in quanto anche lei è originaria di Gala e vicina di casa.
Nel corso della conversazione Abbate ha spiegato come è nato l’Epicentro: inizialmente era uno studio d’arte dove lui si dedicava alla scultura, un edificio abusivo, lo ha sottolineato rammentando la lunga vicenda giudiziaria che lui fece diventare (un po’ come Antonio Presti a Fiumara d’arte), una battaglia per far valere le ragioni dell’arte. La prima mattonella nacque per caso, con il coinvolgimento di Emilio Isgrò (il cui padre, Peppino, e lo zio Emilio, frequentavano la “prima versione” dell’Epicentro, molto più piccolo e in sede diversa). Poi incontrò altri artisti che aderirono a questa esperienza, alcuni non senza difficoltà e diffidenza, altri con piacere e con generosità, come il “grande vecchio” dell’arte e della critica d’arte italiana, Gillo Dorfles, che a quasi cento anni prese colori e pennelli per dipingere una mattonella per il museo. Ha rammentato l’incontro difficile a Roma con la siciliana Carla Accardi, alla quale portò in dono la pignolata, e poi ebbe la mattonella. Adesso l’Epicentro vanta una collezione di oltre mille mattonelle di artisti contemporanei italiani e stranieri, rappresentativi dei movimenti artistici del Novecento e contemporanei.
Ha parlato diffusamente anche dei libri che ha pubblicato, soprattutto legati alle sue esperienze artistiche e sportive. Infatti Abbate iniziò da giovanissimo con l’atletica, con la maratona, arrivando ad una convocazione in Nazionale e poi all’estero. Un infortunio al tendine bloccò questa sua iniziale attività, spingendolo ad occuparsi di arte, di scultura in particolare.
Infine non ha nascosto la sua delusione: “Faccio tanto per Gala ma non vedo riscontro dai paesani. Non credo più nella cultura e nei politici. Voglio che questo posto abbia il giusto riconoscimento, il giusto merito”.
Nonostante la delusione continua imperterrito per completare e concludere la raccolta. E in cantiere c’è l’ultima sua iniziativa, in corso di realizzazione, che ha mostrato alla stampa prima dell’intervista. Sta realizzando un parco della scultura in un terreno scosceso proprio accanto al giardino dell’Epicentro. Lavora sodo dall’estate per bonificare e sistemare il terreno con i terrazzamenti e per posizionare dei blocchi di pietra.
Come da rituale dell’Epicentro, Nino Abbate ha lasciato l’impronta della mano destra su una mattonella d’argilla cruda, che dopo la cottura andrà ad aggiungersi a tutte le altre della collezione.