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invitano i Soci e rispettivi coniugi all'incontro

          COSTRUIAMO IL KIWANIS

regole scritte e non scritte . . . " ETICA "

 

Domenica 12 Marzo 2017

"Una gita a Milazzo”

Eolian Milazzo Hotel - via salita cappuccini 21/23

Programma:
10,00 - Welcome Coffee offerto dal Club Milazzo
10,30 - Salone Convegni - Saluti delle Autorità - Inizio lavori

Relazioneranno sul Tema “Etica” i Soci: 

- Nicolò Russo (Past Trustee e Pres. KIEF)

- Enzo Trantino (Socio dal 1975) 

- Alfredo Lisi (Past Trustee KIF) 

- Franco Valenti (Segret. KIEF)

​a seguire gli interventi programmati e il dibattito dei soci
13,30 - Lunch Sala Ristorante 
15,00 - Ripresa lavori con dibattito dei soci
17,00 - Conclude il Governatore Valchiria Do' 

17,30 - Chiusura lavori.

                     -    -    -    -    -

Visita al Castello in mattinata per le signore.

- di Marcello Crinò -

E’ stato uno spettacolo bello e coinvolgente, che ha incarnato lo spirito e il calore della Sicilia senza il folklore di maniera che spesso serpeggia quando si fa musica siciliana, quello proposto sabato 4 marzo dalla cantante catanese Rita Botto assieme alla Banda di Avola, composta da quindici elementi diretti dal maestro Sebastiano Bell’Arte. “Terra ca nun senti”, il titolo dello spettacolo già vincitore nel  2014 del Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana.

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Rita Botto, con al suo attivo quattro album e varie collaborazioni con musicisti del calibro di Tony Esposito, ha eseguito una scelta di canti siciliani, tratti in parte dal repertorio di Rosa Balistreri (1927-1990), alla quale ha dedicato il primo brano, “Cantu e cuntu”, ricordando la vita difficile della cantante e cantastorie siciliana. La scelta dei brani, ha proseguito la Botto, è stata compiuta anche in funzione della formazione bandistica di accompagnamento. Ha ripreso infatti la tradizione siciliana dell’accompagnamento bandistico, ma rivisto in maniera “colta”, come è d’uso da qualche tempo, pensiamo alla loro presenza in alcuni spettacoli di Gibellina, oppure il loro rapporto con musicisti come Luciano Berio.

“Terra can un senti”, che ha dato il titolo allo spettacolo, è un brano nato in relazione al problema dell’emigrazione, in una Sicilia terra piena di contrasti, evocando l’immagine dell’Etna con la lava infuocata sulla neve. Ha voluto rendere un omaggio a Lucio Dalla, in occasione dei quattro anni dalla morte,  con un brano poco conosciuto tratto da un film “E dire che ti amo”; ha reso un omaggio a Battiato con “Stranizza d’amuri”, un omaggio a Domenico Modugno con “Lu pisci spada”,  ha cantato la famosa ninna nanna siciliana “La siminzina”, ed ancora: “Mi votu e mi rivotu”,  “L’amuri mio si tu”, “Accattai na virrinedda”, e ha deliziato il pubblico con una serie di filastrocche e scioglilingua. L’ultimo brano, solo strumentale, è stato eseguito al “friscaletto”, suonato dallo strumentista di flauto traverso, con accompagnamento delle sole percussioni.

In conclusione i saluti anche del direttore della banda, Sebastiano Bell’Arte, il quale ha ricordato il suo legame con Barcellona per aver compiuto proprio qui gli studi di direzione bandistica con il maestro Daniele Carnevali.

Anche questa volta una buona presenza di pubblico, con la sala piena per  oltre due terzi, segno che la scelta della gestione comunale, con la direzione artistica di Sergio Maifredi, sta funzionando abbastanza bene.

 

Sabato 18 e Domenica 19 Marzo

€ 150,00 Tutto Incluso

2 Persone, 1 Notte, Camera Doppia

Colazione Inclusa

Cena Gourmet con musica live

Pranzo di San Giuseppe

Riduzioni 3° e 4°  fino 4 anni free, successivi sconto del 50%

Sauna - Doccia emozionale - Wi-fi - Parcheggio interno - Inclusi

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Firenze. Mostra prestigiosa per il pittore Marzio Gabrielli a Firenze, a Piazza della Repubblica, sede storica di pittori come Annigoni, pittore della Regina Elisabetta d’Inghilterra, artisti del calibro di  Vespignani o di scrittori  inscritti nella Storia della Letteratura: Ungaretti, Maria Luisa Spaziani, Montale; qui, Marinetti lanciò il suo famoso manifesto dell’arte proprio da Giubbe Rosse.

La  mostra di Gabrielli ha avuto come ospite d onore il principe S.A.S il Principe Ottaviano de’ Medici di Ottajano e dell’attrice de “Il Commissario Montalbano”   Il sorriso di Angelica;  riprese televisive  della televisione Toscana Tv .

Marzio Gabrielli è stato da noi presentato  nella Galleria voluta da Paolo VI nello  Stato del Vaticano, nel corso di una prestigiosa mostra che ha visto confrontarsi numerosi pittori italiani e stranieri, di differenti confessioni religiose.

 Le  opere dell’artista di Parma sono eleganti e composte; ricordiamo, in particolare l’amore per la natura  che il pittore traduce  mirabilmente  nell’opera Lavanda che vediamo in seno all’articolo: un forte senso cromatico e ritmico e la conoscenza della prospettivae la sua atmosfera solare evocatrice di stagioni provenzali, rendono l’opera particolarmente

Accattivante.

Intervista all’artista

Chi è Marzio Gabrielli? (Abbiamo rivolto alcune domande per meglio conoscere questo  interessante artista dalle suggestioni cromatiche di notevole impatto visivo)

Sono nato a Parma, nel 1949, padre medico, madre docente di pianoforte; anch’io sono  un medico( anatomo-patologo)M per 37 anni ho svolto con passione questa attività, successivamente mi sono interessato alla pittura, alle tecniche del carboncino, acrilico ed olio, ispirato dalle foto di paesaggi e dalla natura.

Sappiamo che lei può vantare nomi illustri  che hanno segnato il suo DNA di pittore, vero?

Certamente: sono bisnipote di Carlo Rigoli, pittore fiorentino ( 1883-1962) che decorò insieme a Galileo Chini ed ad altri illustri artisti italiani, la cupola della reggia di Bangkok.

Sono molte, oggi, le sue partecipazioni a concorsi prestigiosi ed a Mostre-evento? 

Certo. Nel 2016, ho partecipato al concorso di pittura e fotografia organizzato dalla pastorale Universitaria di Parma sul tema “ Misericordia Vultus” ed alla Mostra Internazionale nell’anno del Giubileo della Misericordia “ Pace e Spiritualità” con l’Accademia Euromediterranea delle Arti, con voi, quindi. Ho esposto oltre che alle Giubbe Rosse, alla MarguttianaArte a Forte dei Marmi sino al mese scorso. Mi impegno sempre di affinare le mie tecniche espressive.

Continua il messaggio di solidarietà dell’Istituto d’Istruzione Superiore “F. P. Merendino” diretto dalla Dirigente Scolastica dott.ssa Lilia Leonardi. I ragazzi dell’Istituto Tecnico di Capo d’Orlando e dell’Alberghiero di Brolo dopo la partecipazione alla “Giornata diocesana del malato” a Gliaca di Piraino e a quella dei “Diversamente giovani over 65 “di Brolo, il 24 e 25 febbraio hanno fatto visita agli anziani ospiti di “Villa Pacis” a Capo d’Orlando.

 

L’iniziativa “A Carnevale doniamo un sorriso” ha visto gli studenti, accompagnati dai professori Mangano, Princiotta, Terranova e dalla presidente Mola della Pro Loco di Sinagra, impegnati in attività esperienziali e laboratoriali comuni con gli anziani.

Il progetto, inserito nel PTOF d’Istituto, contribuisce al conseguimento di una rosa di finalità formative e di obiettivi interdisciplinari, favorendo la creazione di un clima favorevole per lo sviluppo della solidarietà e della collaboratività.

La sua realizzazione, consente, in coerenza con i programmi, un lavoro pedagogico mirato alla costruzione dell’identità personale degli alunni (rispetto, tolleranza, condivisione ecc.).

Le principali finalità formative del progetto dal punto di vista pedagogico possono pertanto sintetizzarsi come segue:

Sensibilizzare sul tema delle diversità legate all’età;

Rompere gli stereotipi intergenerazionali e incoraggiare gli studenti a trascorrere più tempo con le persone appartenenti a un’altra generazione;

Contribuire allo sviluppo delle competenze individuali, per una società più inclusiva;

Favorire il dialogo intergenerazionale, incoraggiando la collaborazione e solidarietà reciproca, onde stimolare lo sviluppo personale e la cittadinanza attiva;

Iniziare a sentirsi responsabili dell’altro, attraverso una maggiore consapevolezza delle esigenze di cura degli anziani derivanti da una condizione di non autosufficienza.

La Presidente della Pro Loco Dott.ssa Vincenza Mola dichiara : “La Pro Loco di Sinagra sempre attenta alle problematiche sociali ha contribuito giorno 25 febbraio a donare  un sorriso ai diversamente giovani over 65” ospiti di Villa Pacis, grazie all’invito dell’Istituto Alberghiero di Brolo e si dichiara pronta a tutte  le iniziative che l’Istituto riterrà opportune”.

L’Amministrazione Comunale di Sinagra e  l’Associazione Turistica  Pro Loco in collaborazione con il  Bar  Pasticceria Gelateria Calamunci presentano il libro “ Lato B il volto nascosto delle cose” di Francesca Deodato e mostra di pittura dell’artista Elisa Caputo si terrà mercoledì 8 marzo c m alle ore  17:30, nella sala del bar pasticceria Gelateria  Calamunci.

Si tratta  di straordinarie storie ordinarie accomunate da ricordi, sensazioni e momenti vissuti. Le ali dei sogni lasciano intravedere mondi possibili e il gioco arricchisce l'esperienza con una risata. Un dramma diventa occasione irrinunciabile di cambiamento, opportunità e magico ponte verso il futuro.

Alla presentazione del libro interverranno, oltre l’autrice, l’Avv.to Vincenza Maccora, sindaco di Sinagra; la Dott.ssa Vincenza Mola, presidente della Pro Loco di Sinagra, la Dott.ssa Mirella Deodato psicoterapeuta, neurologo, e neuropsichiatra infantile e  la Dott.ssa Elena Grasso Giornalista e Consulente Editoriale.


«IL FUTURO DEL TEATRO? L’ALLEANZA GENERAZIONALE
TRA MAESTRO E ALLIEVO: UN AMORE CHE VIVE DI LIBERTÀ»

Lo scrittore: «A Giuseppe il mio messaggio teatrale: fare sognare il pubblico
e usare il palco come uno spazio aperto, dove il racconto trova la sua sede naturale»

IL CASELLA

 

PALERMO - Un tradimento che giura amore eterno. Perché il transfer che avviene dal racconto alla sceneggiatura teatrale, dalle pagine di un libro al palcoscenico, mutua l’opera ma non la snatura; altera le forme ma senza annacquare i contenuti. Si colora con la voce e i volti degli attori, ma preservando rigorosamente la narrazione e custodendone i sospiri poetici. È questo il dinamismo professionale che contraddistingue il regista Giuseppe Dipasquale, allievo di quel Camilleri che racconta l’altra Sicilia, «quella lunga quasi un secolo, che ha finalmente elaborato il lutto e ha finito di fare geremiadi pur senza sottacerne le incognite», come sottolinea lo stesso regista. Un incessante esercizio di stile per far schizzare l’inchiostro nella partitura scenica e disegnare l’espressione corporea dei personaggi che nascono dal genio creativo del Maestro. Un rapporto simbiotico, quello tra i due, che vive di ricordi avvolti da quella dolce vita d’Accademia che trascinava i cantastorie della contemporaneità verso la rivoluzione delle visioni.

Tutto questo (e molto altro) è l’anima de “Il Casellante”, che dal 7 al 12 marzo andrà in scena al Biondo di Palermo. Dopo un tour che ha toccato diverse città italiane, lo spettacolo approda finalmente in Sicilia, terra di contraddizioni che passa dal tubo catodico attraverso Montalbano e si riversa nel presente vivendo le passioni dei teatranti e del Teatro. Quello con la maiuscola, quello vivo, fatto per le persone e con le persone. «Portare Camilleri a teatro è come traghettare un’emozione tra prosa e poesia – spiega il regista siciliano Dipasquale – e questo è stato possibile anche grazie alla musica, che accompagna un linguaggio personale, originale com’è quello di Camilleri; e che ritma una divertita sinfonia di parlate fatta di neologismi, di sintassi travestita. Il Casellante è rimasto integro, ha una stabilità narrativa che è stata calata di peso nella solidità drammaturgica, questo anche perché ha la forza mitologica che l’autore ha voluto dare alla storia». Un amore artistico, quello tra Camilleri e Dipasquale, che ha segnato un passaggio di consegne: l’arte di Camilleri a teatro, con quella forza che dalle parole arriva all’azione, coinvolgendo il pubblico attraverso il sentimento. 

«Mentre scrivevo Il Casellante – spiega Andrea Camilleri - mi sono abbandonato a una sorta di tentativo di poesia in prosa: anche la scrittura è diversa, pur mantenendo il suo rigoroso vigatese. È più fantasiosa, più libera, più ariosa, vira e volteggia intorno alla fabula. Se il regista avesse ipotizzato una scenografica chiusa, blindando lo spazio scenico, avrebbe commesso un errore. Invece ha usato il palcoscenico come spazio aperto, come spazio della fantasia assoluta, dove il racconto ha trovato con semplicità la sua sede naturale, utilizzando pochissimi mezzi scenici e affidando tutto il resto al canto e parola. Giuseppe ha fatto quello a cui narrativamente tendevo: una melopea teatrale, o meglio, un cunto siciliano, in cui la musica ha una valenza drammaturgica preminente che centra lo spirito motore col quale ho scritto questo lavoro. Ma questo per me è il teatro – continua lo scrittore, maestro del corso di Regia all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” nel 1985, quando avvenne il primo incontro tra i due - la libertà di distaccarsi dal testo pur fornendo la stessa chiave di lettura e rimanendo a fuoco sul tema, con l’obiettivo di lasciare immaginare il pubblico, trascinarlo verso la scoperta di se stesso ma attraverso un’altra dimensione». Quella profonda del teatro, dove l’azione è affidata alla parola. E viceversa.

 

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