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Causarano Patrizia5

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Avvocati  seri nella vita   ed attori al Teatro : grande attesa per la commedia  al Palacultura il 5 dicembre, commedia che ha per interpreti noti avvocati del Foro di Messina. Patrizia Causarano è  già un' attrice semi  professionista, avendo seguito le brillanti lezioni impartite dal regista famoso di nome di fatto: Giacomo Famoso  ed avendo realizzato un' intera stagione teatrale al Teatro Ambasciatori di Catania, con Carmen Longo e Chiara Pappalardo ed altri valenti attori. Da non perdere.

MESSINA, 23 NOV – Sarà presentata, venerdì alle 11 a Messina, nella sala mostre del Teatro Vittorio Emanuele, una tavola rotonda del Cirs dal tema “Comunicare il femminicidio. L’etica del giornalismo: evitare emulazione e spettacolarizzazione”. Nel corso della mattinata, inoltre, anteprima per i giornalisti, fotografi e cameramen della mostra “Violata”. Alla presentazione parteciperanno la presidente del Cirs di Messina, Maria Celeste Celi, il fotografo Domenick Giliberto e la regista Giovanna Manetto.

La tavola rotonda si svolgerà, nello stesso giorno, alle 16, nella sala Sinopoli del Teatro Vittorio Emanuele. L’iniziativa è patrocinata dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia, dall’Ordine degli Avvocati di Messina, dall’Ente autonomo regionale Teatro di Messina e dall’Istituto di istruzione superiore Liceo classico Maurolico.

Dialogheranno sul tema i giornalisti, Salvo Toscano di Live Sicilia; Elisabetta Reale di Gazzetta del Sud, Rosaria Brancato di Tempostretto; Cinzia Fresina, responsabile Aiaf  - Associazione italiana avvocati di famiglia e minori e Alessandro Cardente dell’associazione Traormina forum. Introduce i lavori Gisella Cicciò, consigliere dell’Ordine regionale dei giornalisti e coordina Antonella Gurrieri di Rai Tgr Sicilia.

L'inaugurazione della mostra è previsto alle 18.30. L’allestimento si potrà visitare fino al 4 dicembre.

LA MOSTRA – “Violata” è composta da 14 fotografie in bianco e nero quadrate: dimensioni 80x80. L’idea è quella di raccontare ciò che accade un attimo prima della tragedia. Pochi dettagli nelle immagini, perché non si vuole immortalare la realtà ma fissare l’incubo. E’ l’incubo, nella sua dimensione onirica, lascia spazio alla speranza che non ci sia l’attimo dopo e che la mano dell’assassino per ripensamento si fermi prima o per fatalità la vittima si salvi.


 - di Lillo Maiolino -

 Foto 1- di Prof. Domenico Venuti -

Sabato 26 Novembre alle ore 9, presso il Museo Provinciale Messina nel ‘900, si terrà una conferenza archeologica-ufologica che avrà come relatore di punta il famosissimo ricercatore Enrico Baccarini.

All’evento, organizzato dalla R.D.P. Eventi e presieduto dal Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale del Fante e del Centro Europeo di Studi Universitari Human Rights of the Peace (C.O.B.-G.E.), Prof. Domenico Venuti, interverranno anche Don Giovanni Lombardo, Direttore del conservatorio “Armonia dello Spirito” alla Cattedrale di Messina, la master Aura Reiki, che coinvolgerà i presenti in una seduta di reiki e lo scrittore e poeta Renato Di Pane, già premiato in vari concorsi letterari internazionali, che parlerà del suo primo libro e declamerà due sue opere in tema con la suggestiva location in cui è incastonato l’evento.

Questa conferenza vuole essere la prima di molte altre che verranno, poiché il fenomeno ufo fa ormai parte della nostra quotidianità e la città di Messina, in particolare nel 1954, fu oggetto di numerosi avvistamenti documentati e certificati come veritieri da enti preposti allo studio di questa tipologia di eventi.

In merito a questo, ospite della conferenza sarà il Presidente del Centro Ufologico Siciliano, Dott. Salvatore Giusa, il quale farà un breve accenno alla situazione ufologica attuale sul territorio siciliano.

 

- di Marcello Crinò - 

La triste vicenda di Carlo Meucci, da tutti ritenuto figlio di Antonio Meucci (1808-1889), inventore del telefono, vissuto lungamente a Tindari, in provincia di Messina, dopo essere nato a New York nel 1872, viene ricostruita dal giornalista di Gioiosa Marea Mimmo Mòllica nel libro Meucci il figlio del… telefono mendicante a Tindari, Armenio Editore, 2016. Si tratta di una vicenda già conosciuta seppur non nei dettagli (cfr.: Meucci, inventore del telefono. Suo figlio, ambulante a Tindari, di Carlo D’Arrigo in “Gazzetta del Sud”, 17 febbraio 2012), ma non abbastanza diffusa, quasi una leggenda metropolitana che adesso viene ben documentata nonostante l’incertezza sul suo reale giorno di nascita, che la dice lunga sulle difficoltà incontrate da Mòllica per potere affermare con certezza che Carlo Meucci è figlio del grande inventore o se, come invece asserisce l’ingegnere catanese Basilio Catania, colui che per primo riconobbe a Meucci la paternità dell'invenzione del telefono, “sembra probabile che Carlo Meucci abbia inventato una falsa identità”.

Per quanto la sua data di nascita oscilli tra il 3 e il 4 novembre 1872, su tutti i documenti rilasciati dai Comuni siciliani dove Carlo Meucci abitò e fu registrato anagraficamente risulta essere figlio di Antonino Meucci ed Ester Mochi, vale a dire dell’inventore del telefono e della costumista del teatro La Pergola di Firenze che Antonio Meucci sposò il 7 agosto 1834. Carlo in America rischiava d’essere rapito dalla Mano Nera, e per questo motivo il padre volle affidarlo a una donna calabrese perché lo portasse in Italia.

Carlo Meucci, afferma Mimmo Mòllica, fu migrante, naufrago e figlio scomodo, in un momento della storia dell’umanità fortemente segnato dalle migrazioni in cui “quella dell’identità non è una questione di secondaria importanza”, al di là del diritto all’identità stessa che mai cesserà d’essere questione di fondamentale importanza per l’essere umano e per la stessa società. Il diritto all’onore, al decoro, alla reputazione, sono valori della persona tutelati (forse non abbastanza) dalla legge. Carlo Meucci risulta essersi sposato a Venezia nel 1921, con Preghieri o Preghiera Anna, ovvero con Pugliese Anna o Marianna, come in data 15 gennaio 2016 il Comune di Marsala (TP) ha certificato, su richiesta di Mimmo Mòllica, e come altri uffici anagrafici comunali analogamente hanno attestato. Ma ci sono di mezzo tante peripezie, le difficoltà dei tempi, l’emigrazione e l’immigrazione, il naufragio mentre Carlo tornava in Italia dall’America, dove era andato a cercare il padre, scoprendo che era già morto, così come la madre.

Stabilì la sua residenza in Sicilia, tra Mazara del Vallo, Marsala, Barcellona Pozzo di Gotto, Sant’Agata Militello e Tindari. Proprio in quest’ultimo luogo, dove era già stato nelle sue peregrinazioni di ambulante, si mise a sedere sulla scalinata del Santuario della Madonna Nera, tra gente semplice e accogliente, gente che non aveva forse mai sentito parlare di Antonio Meucci e dell’invenzione rubata, quella del telefono. A Tindari, Carlo Meucci sentì d’essere arrivato: costruì alla meglio una baracca di legno e lamiere e sopra, con pennello e vernice scrisse “Al piccolo bazar di Carlo”. Morìrà all’Ospedale Civile di Patti il 19 giugno del 1966.

Relativamente alla sua presenza a Barcellona, all’Ufficio di Stato Civile della città risulta: “Meucci Carlo, di Antonino e di Magrì Ester, nato a New York il 3 Novembre 1872, coniugato a Venezia nel 1921 con Preghiere Anna, professione commerciante, è stato iscritto nell’Anagrafe del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) il 27 settembre 1941 con abitazione in via Risorgimento, n. 57. E’stato eliminato dal registro della Popolazione il 3 giugno 1942 per emigrazione nel Comune di S. Agata Militello”.

 

- di MARIA TERESA PRESTIGIACOMO -

Messina.  L'opera di Togo fa bella mostra di sé a Messina nel corridoio che conduce verso il Salone degli specchi del Palazzo dei Leoni ex provincia regionale di Messina. Ecco ritratta in foto l'opera del maestro messinese, milanese d'adozione, con i suoi colori forti e brillanti, parla della Sicilia  mediterranea ma con l'arsura delle sue campagne assolate...

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Fondazione Antonio Presti - Fiumara d’Arte
 La Politica della bellezza di Antonio Presti

L’impegno della Fondazione Antonio Presti - Fiumara d’Arte - è sempre stato quello di affermare attraverso il valore della  “bellezza” una possibilità di cambiamento. Sempre con spirito di donazione sono state offerte alla terra di Sicilia grandi musei all’aperto, impegni etici per quei luoghi di “mancamento” (periferie), per ridare alla bellezza il suo spirito emozionale. Il tutto nasce da un grande sacrificio personale del presidente Antonio Presti che con proprie risorse, senza contributi pubblici, ha realizzato tutti gli eventi di Fiumara d’Arte.

 Antonio Presti 28Antonio Presti, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte, è un siciliano che ha deciso di dedicare tutto se stesso, compreso il suo patrimonio personale, per far trionfare l’arte in tutte le sue forme. Nato a Messina, è il presidente della Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte, impegnato da anni in Italia e nel mondo a creare una coscienza legata alla cultura ma soprattutto ad uno spirito etico, che si forma proprio attraverso un rapporto differente con la bellezza.  Tra le iniziative la creazione del museo a cielo aperto di sculture monumentali nella Valle dei Nebrodi in Sicilia “Fiumara d'Arte”,  l'Atelier sul Mare, un albergo-museo a Castel di Tusa, in provincia di Messina e  la realizzazione del "Chilometro di tela", che ha chiamato a raccolta, durante i numerosi anni della sua realizzazione, numerosissimi artisti. A Catania  ha creato la "Devozione alla Bellezza", con il “Cero di S.Agata”,  la Casa-d'Arte Stesicorea, l'evento di poesia “Il treno dei Poeti”, e ancora "Terzocchio – Meridiani di Luce" rivolto al quartiere periferico di Catania “Librino”, dove Presti chiamerà a collaborare alcuni tra  i più importanti fotografi del mondo, che avranno l'incarico di fotografare l'anima del quartiere: “la gente”.

LA POLITICA DELLA BELLEZZA DI ANTONIO PRESTI

Antonio Presti viene indicato come uno degli ultimi grandi mecenati, anche se, in verità, lui stesso non ama essere definito tale, ma soltanto un uomo devoto alla bellezza, che a questa ha dedicato tutta la sua vita: bellezza intesa come dono, come condivisione, come etica. Un altro elemento imprescindibile è il suo legame con la Sicilia, la sua terra. Quindi non un mecenate, ma un uomo che regala bellezza ad una terra già meravigliosa. Il dono della bellezza esclude il concetto di proprietà, per cui ha preferito far costruire tutte le opere della Fiumara d’Arte, parco di sculture monumentali, su terreni demaniali per donarle ai comuni dell'area. Un dono che gli è costato numerosi processi per appropriazione indebita dei terreni demaniali e abusivismo edilizio e che gli imponevano la demolizione delle opere. Nel tempo, anche grazie all'appoggio della comunità  culturale internazionale, della stampa consapevole, artisti, critici e direttori di musei, i processi si sono conclusi in un nulla di fatto e le sculture oggi, dopo 25 anni,  sono salve.

Tutto questo ha portato Antonio Presti ad assumere un ruolo oppositivo rispetto alle istituzioni, alle quali aveva fatto dono delle opere della Fiumara e che non solo non avevano accettato il dono, ma non lo avevano nemmeno riconosciuto come “valore”, a dispetto di quanto ha fatto fin da principio la gente comune. La sua opposizione non è stata rispetto a questo o quel partito, questo o quel potere, ma rispetto all'ignoranza, alla presunzione, alla persecuzione, al nulla.Antonio Presti 31

Adesso, che la vicenda della Fiumara si è conclusa positivamente con l’accettazione del dono, che implica anche la cura del bene ricevuto con la Legge Regionale 6/06 dal titolo "Valorizzazione turistica-Fruizione e conservazione opere di Fiumara d'arte",  il ruolo di Antonio Presti sarà di garante del rispetto degli impegni presi dall’amministrazione e di collaborazione per il restauro delle opere. Adesso, oltre a restituire dignità alle sculture , si potrà pensare, in futuro, ad ampliare la Fondazione Fiumara d’Arte,  con nuovi progetti.

Se il valore è la semina, il raccolto di questa semina spirituale di Bellezza, sarà ancora una nuova semina per le generazioni future. Per questo, ancora una volta, Antonio Presti conferma il suo impegno civile e culturale per il quartiere di Librino, periferia di Catania, dove, insieme alla sua equipe, sta lavorando da anni per la realizzazione di un grande museo all’aperto della fotografia. A Taormina si appresta ad avviare un altro progetto per il risanamento del Villaggio Le Rocce, ridotto a discarica, sul quale Presti vuole realizzare un centro culturale internazionale per rispondere all’abbandono con il “valore”, al degrado con la “Bellezza”, mentre in un sito di estremo interesse naturalistico ambientale ricadente nel versante est del parco dell’Etna, e precisamente nel Bosco di Betulle e nei monti Sartorius, vuole realizzare un itinerario naturalistico-culturale denominato “Io vedo l’invisibile”. Due iniziative che faranno del territorio etneo, il simbolo di una rinascita civile e culturale, di una nuova generazione che non vuole essere più “anti” ma vuole contribuire a costruire il progetto etico di una Sicilia contemporanea che vuole scegliere la  Bellezza per parlare al mondo. Il sogno di Antonio Presti è legare etica ed estetica in un legame indissolubile per una nuova politica dell'essere, una politica sociale forte fatta di impegno civile. In fondo si tratta di dare nuova linfa ad un pensiero di cui erano già portatori gli antichi greci, soprattutto il grande Aristotele.

In questo momento storico, il messaggio di Antonio Presti al mondo dell’arte, agli intellettuali, agli artisti, ai giovani, è di intraprendere un percorso nuovo di impegno politico e sociale. Nella contemporaneità l'artista tende ad usare l'arte come ostentazione del proprio 'ego' e del facile arricchimento. La cultura di cui Antonio Presti parla, invece deve essere politica. Non un’autocelebrazione per pochi, ma il valore dell’impegno: un  concetto di Bellezza che può essere compreso e condiviso anche da chi non si sia mai confrontato con un manuale d’arte. Un'Arte non protagonista di un'estetica dell'apparire, ma azione artistica che interviene nella vita sociale. 

Fondazione Antonio Presti - Fiumara D’Arte

Gianfranco Molino 349 2231802

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Un concerto stratosferico, oggi, al Palacultura, ore 18.00 a Messina, un concerto che vedrà protagonista, tra tanti concertisti, il gia primo violino del Teatro Vittorio, Fabio Lisanti, pluripremiato in Italia ed all'estero ....Ricordiamo il premio Cartagine di Hammamet. 

Un programma straordinario che le doti tecniche ed interpretative di Lisanti e degli altri musicisti, tradurranno in un pomeriggio magico.

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- di Marcello Crinò -  

La lunga storia del Liceo Classico Luigi Valli di Barcellona, già raccontata in un libro di Francesco Lanzellotti (Giambra Editori, 2015) che ha riscosso un grande successo, viene adesso arricchita da un secondo volume, che presenta altre testimonianze e documenti. Infatti moltissimi ex studenti e docenti del Liceo hanno rivisitato le raccolte di foto e raccontato le vicende collegate ad esse. Il nuovo libro, dal titolo Il nostro amato Valli. Una tacita empatia (Giambra Editori, 2016), con in copertina un disegno dei Basiliani realizzato a suo tempo dal pittore Iris Isgrò,  è stato presentato sabato 19 nell’aula magna del Liceo Classico, in un incontro organizzato dalla Fi.Da.Pa., e dal Lions Club, col patrocinio del Comune. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Cristina Saja.

Dopo i saluti del professore Claudio Rosanova, in rappresentanza dell’istituto scolastico, e dei presidenti della Fi.Da.Pa. Maria Concetta Santamaria e del Lions Nino Genovese, la parola è stata data a Raffaella Campo per svolgere una densa e appassionata relazione sul libro, corredata dalla proiezione di immagini. Ha parlato quindi degli ottantacinque anni di vita del Liceo nella sede storica dei Basiliani, dal 1931 al 1968, dove si intrecciava l’entusiasmo degli studenti ma anche le difficoltà nel periodo bellico. La “tacita empatia” del titolo rappresenta un valore sentimentale e non solo cronachistico del volume, dove si trovano le testimonianze di tanti ex studenti scomparsi recentemente, come l’ingegnere Gambadauro, i dottori Romano e Rossitto. Vengono anche ricordati alcuni studenti divenuti famosi, come Vincenzo Consolo, Stefano Munafò, Emilio Isgrò, Carmelino Motta, Vittorio Sindoni, ma anche la figura di Graziella Recupero, uccisa da uno spasimante respinto, o di Andrea Urbano morto durante una scalata a Colle del Re. La lettura del libro va oltre il semplice ricordo, ma è la storia del Liceo che si intreccia con la storia della città.

Francesco Lanzellotti nel suo intervento ha spiegato i motivi che l’hanno portato a realizzare questo secondo volume, cioè la scoperta di nuove foto e documenti, grazie soprattutto al dottore Renzo Rossitto, poco prima della sua scomparsa. Dal libro, ha rammentato Lanzellotti, emerge una città che negli anni Trenta era un polo culturale, in grado di attirare tantissimi ragazzi dai paesi del messinese, essendo questo uno dei pochi Licei della provincia. Si è soffermato poi sul problema della scomparsa, dopo l’accorpamento con il Liceo Scientifico avvenuto nel 2013, dell’intitolazione a Luigi Valli; infatti adesso l’intero istituto risulta intitolato a  Enrico Medi, lanciando anche un’appello alle associazioni culturali perché facciano la loro parte nel ridare al Liceo al nome storico.

L’argomento è stato ripreso in conclusione dall’assessore Ilenia Torre, precisando che l’Amministrazione Comunale si sta muovendo nella direzione del ripristino del nome Valli, ma ha spiegato che non sarà un’operazione semplice, in quanto ci sono  parecchie difficoltà di tipo burocratico. 

La presentazione, seguita da un folto ed attento pubblico, è stata intercalata dalla lettura di brani del libro a cura di Lia Pia Sottile e Giovanni Corica, ed intermezzi musicali alla chitarra con Carmelo Imbesi e Carmen Zangarà.

 

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