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Carissimi

Ho il piacere di condividere con Voi il prossimo appuntamento promosso dall'AMMI   che si terrà il  21 Novembre  all'Ordine dei Medici, sito in via Bergamo,  per la presentazione del libro " la gioia di esserti madre " 

Sarà nostra Ospite Nicole Orlando la nota atleta Down vincitrice ai giochi olimpici e divenuta famosa con la sua partecipazione a San Remo ed al programma della Rai  " Ballando Sotto le Stelle" 

Sarà gradito relatore, fra gli altri  il nostro impareggiabile Mons Di Pietro che dal punto di vista religioso affronterà la importante problematica.  .

Sarà. una bella occasione per  condividere anche  un momento di gioia.

A presto

Un forte abbraccio

Francesca De Domenico Leonardi

Presidente AMMI  

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Catania. Il valente scrittore cileno, amato dai lettori di tutte le età, sarà nel capoluogo etneo, per ricevere il Premio Sicilia e presentare il suo nuovo romanzo, " La fine della Storia"  nell'ambito della rassegna "Paesaggi di mare", promossa dall'Assessorato Sport, Turismo e Spettacolo della Regione Siciliana.

Due gli appuntamenti, entrambi ad ingresso libero:

- mercoledì 16 novembre 2016, ore 11, Teatro Massimo Bellini, Foyer, conferenza stampa-incontro con l'autore

- giovedì 17 novembre 2016, ore 20.30, Teatro Sangiorgi, tappa finale di "Paesaggi di mare" e consegna del Premio Sicilia, che sarà conferito a Sepúlveda dall'Assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, Anthony Barbagallo.                

Anthony Barbagallo

Assessore al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana

PAESAGGI DI MARE

Catania, 16 novembre 2016, ore 11.00 - Teatro Massimo Bellini, Foyer

Ospite d'onore

Luis Sepúlveda

Intervengono

Enzo Bianco

Sindaco di Catania e della Città Metropolitana di Catania

Antonella Ferrara

Presidente dell'Associazione Taormina Book Festival 

Roberto Grossi

Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini di Catania

Antonio Barone

Direttore della Rotta dei Fenici

(Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa e dell'Organizzazione Mondiale del Turismo)

La presentazione della tappa conclusiva di Paesaggi di mare è l'occasione per un incontro "ravvicinato" con il grande scrittore Luis Sepúlveda. La conferenza stampa, aperta al pubblico, precede l'evento che avrà luogo il giorno successivo, 17 novembre, alle ore 20.30, al Teatro Sangiorgi, nel corso del quale l'autore cileno riceverà il Premio Sicilia, che gli sarà conferito dall'Assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo Anthony Barbagallo. Sepúlveda ha scelto la rassegna promossa dall'Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana per presentare a Catania in anteprima nazionale il suo nuovo romanzo La fine della storia (Guanda, 2016).   

Associazione Aura - Messina Museo del Tesoro di San Placido - Chiesa di San Giovanni di Malta

   logo tesoro san placidoDomani Apertura Straordinaria della Chiesa e del Museo di San Giovanni di Malta Domani, Martedì 15 Novembre, in occasione della sosta della nave da crociera della MSC, l'Associazione Aura aprirà straordinaria alla Chiesa di San Giovanni di Malta e dell'annesso Museo del Tesoro di San Placido per l'intera giornata, dalle 8.00 alle 18.00. Il complesso monumentale, tra i monumenti più importanti della città per fede, storia ed arte, è comunque visitabile tutti i giorni dalle 9.30 alle 12.30 e il Lunedì, Giovedì e Sabato anche dalle 18.00 alle 20.00. La Chiesa di San Giovanni di Malta dal punto di vista storico, artistico e religioso risulta uno dei più importanti complessi monumentali della città di Messina. Nonostante i danni della natura e degli uomini e malgrado le gravi mutilazioni architettoniche, è uno dei pochi monumenti che è rimasto indenne della Messina pre terremoto del 1908. La fondazione del primo nucleo risale al VI secolo, quando San Placido discepolo di San Benedetto fonda nelle rovine di una vasta necropoli romana il primo monastero benedettino di Sicilia. Lo stesso San Placido, insieme ai fratelli Eutichio e Vittorio, alla sorella Flavia e a circa trenta monaci, subirà qualche anno dopo, il 5 Ottobre del 541, il Martirio per mano di alcun pirati di religiose ariana. Nel XII secolo, dopo la lunga occupazione araba, il ruderi di quello che fu il monastero di San Placido furono affidati dal Gran Conte Ruggero ai Cavalieri Giovanniti che ne fecero il loro primo Gran Priorato. Da quel momento fino al XIX secolo il complesso di San Giovanni divenne la prestigiosa sede siciliana dei Cavalieri detti poi di Malta e per qualche anno anche del loro Gran Magistero. Sul finire del XVI secolo la Chiesa e l’annesso Ospedale subirono dei radicali rifacimenti che comportarono nel 1588 il casuale ritrovamento delle reliquie di San Placido e dei Compagni Martiri. Da allora il Tempio di San Giovanni divenne anche luogo di particolare culto ai Santi Martiri Messinesi tanto da modificarne le strutture con la realizzazione di ampia cripta ipogeica affidata alla Confraternita di San Placido, di una basilica superiore sede del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta e di un sacello sommitale per la custodia delle reliquie realizzato dal Senato di Messina. In quegli stessi anni questo luogo fu scelto anche come sepoltura del grande matematico ed astronomo messinese Francesco Maurolico. Il terremoto del 1908 danneggiò la Chiesa e sulla carta era prevista la sua totale demolizione per dar posto al nuovo edificio della Prefettura, ma un luogo così importante non poteva essere cancellato del tutto così, per interessamento di S.E. l’Arcivescovo Mons. Letterio D’Arrigo, fu risparmiata almeno l’area dell’altare maggiore con il soprastante Sacello dei Martiri. La struttura superstite presenta nella parte esterna lato monte la monumentale tribuna cinquecentesca progettata da Jacopo del Duca con muratura a mattoni e paraste in pietra. L’interno dell’attuale chiesa utilizza la porzione superstite dell’altare maggiore e dell’antico presbiterio. Nella piccola abside dell’altare maggiore sono eleganti le decorazioni a stucco con le statue di San Benedetto, Santa Flavia, San Eutichio e San Vittorino, per non parlare degli affreschi della piccola sommitale cupoletta, tutto riferibile ai primi anni del Seicento. Al centro invece è posta una pregevole tela raffigurante la Madonna della Lettera con i Santi Placido e Rocco. Il dipinto, di ignoto pittore riferibile al 1745, fu realizzato a rendimento di grazie per la fine della terribile epidemia di peste di metà Settecento. Di particolare interesse la Cappella del SS. Sacramento che custodisce un antico altare in marmo della fine del Settecento con sommitale tela raffigurante San Placido, opera di Salvatore De Pasquale, maggiore pittore messinese della prima metà del Novecento. Nella stessa cappella è presente la marmorea tomba di Francesco Maurolico, dove spicca lo splendido mezzobusto opera cinquecentesca del celebre scultore Rinaldo Bonanno. Nel cortile interno, oltre a vari frammenti marmorei, si trova il pregevole monumento funebre settecentesco di Andrea Di Giovanni. Un monumentale scalone d’onore conduce al sommitale Sacello delle Reliquie dei Martiri, realizzato tra il 1616 e il 1624, che conserva l’antico pavimento a tarsie, le casse reliquarie con i resti dei Martiri ed un ricco soffitto con affreschi e antichi dipinti su tela. Gli ambienti adiacenti ospitano il prestigioso Museo del Tesoro di San Placido che presenta una interessante campionatura di argenti del XVI-XIX secolo, antichi paramenti serici, dipinti e sculture che testimoniano ancora oggi l’importanza di questo luogo, un tempo punto di riferimento per l’intera Sicilia. Di particolare pregio la bolla di Papa Sisto V del 1588, i mezzibusti reliquari d’argento del 1624 dei quattro fratelli martiri, i resti della cassa reliquaria di San Placido realizzata da Artale Patti nel 1616, lo sportello ligneo dipinto che chiudeva la teca delle reliquie datato sempre 1634, una raccolta completa di libri di musica corale della metà dell’Ottocento e tanto altro ancora. 

La Presidente Dott.ssa Francesca Mangano  

 

Affinché nessun migrante morto nel Mediterraneo rimanga “senza nome”: il caso degli eritrei Samiel Woldeab, Habtom Abraham, Atobrahan Kansay e Metkel Mehari in un momento di incontro e di commemorazione promosso da Caritas Diocesana e associazione Migralab “A. Sayad”

Di seguito il documento della rete delle associazioni

“Per salutare Samiel Woldera, Habtom Abraham, Atobrahan Kansay e Metkel Mehari ci incontreremo nel cimitero monumentale di Messina martedì 15 novembre dalle ore 11.00. Parteciperanno amici e parenti eritrei che verranno da altre città.

Nel pomeriggio alle 16.00 l’incontro promosso dall’associazione Migralab “A. Sayad” e dalla Caritas Diocesana di Messina, alla quale parteciperanno la Comunità di S. Egidio, Migrantes, attivisti eritrei, si svolgerà presso la sede della Caritas Diocesana di Via Emilia, 19.

All’incontro sono stati invitati operatori, attivisti, volontari per discutere sulle migrazioni dall’Eritrea. Saranno presenti amici e parenti dei giovani eritrei insieme al mediatore culturale Abraha Tewolde.

Ma partiamo dall’inizio. È una domenica estiva come tante altre quando uno dei nostri cellulari squilla. A telefonare è un’amica dalla Sardegna che ci contatta per aiutare un giovane eritreo. Il giovane si è ormai stabilito in una città del nord ma continua a cercare amici e familiari scomparsi in uno dei tanti naufragi dell’ultimo periodo. Sin da subito il sospetto è che i suoi parenti siano tra i cadaveri giunti a Messina nello sbarco del 14 luglio 2016. In quella telefonata si addensa il dolore sordo di un’ennesima strage annunciata. Cerchi di immaginare le voci concitate di chi in quel viaggio non si è salvato. Provi a confrontarti con il dolore di chi ha perso di vista in quel naufragio il cugino o l’amico seduto accanto sul barcone. Vieni a sapere che su quella nave i soccorritori mettono nelle tasche dei pantaloni di ognuno di quei morti i nomi.

La diaspora eritrea in Italia sta cercando di rintracciare e dare identità ai morti eritrei che giungono negli sbarchi delle coste italiane. La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia. Anche Migralab A. Sayad con quella telefonata, in punta di piedi e timorosa, entra in quella diaspora.

Dopo una ricerca presso il cimitero di Messina, in cui le quattro salme sono custodite dal momento dello sbarco, scopriamo che sulle cartelle i quattro uomini venivano catalogati come “sconosciuti”.

Per l’associazione Migralab “A. Sayad” di Messina, composta da attivisti e ricercatori che studiano le migrazioni con l’approccio critico del sociologo Abdelmalek Sayad, era importante capire cosa era successo a quegli uomini fuggiti da un regime militare ed autoritario ed evitargli se possibile la “doppia pena”, cioè dopo aver subito da innocenti la pena di una morte assurda dover subire anche la pena dell’oblio e del rimanere dei “senza nome”.

Per raccogliere la richiesta di un giovane amico eritreo, arrabbiato e addolorato per i suoi connazionali giunti morti in Italia, e soprattutto grazie alla sua insistenza nel voler sapere chi sono quegli uomini, cerchiamo di capire come far superare quest’altra frontiera a quei corpi senza vita. Veniamo a sapere dell’apertura da parte della Procura della Repubblica di Messina di un’indagine sullo sbarco del 14 luglio per la presenza di scafisti. Successivamente scopriamo dalle carte cimiteriali che l’inchiesta è seguita dalla dott.ssa Stefania La Rosa della stessa Procura. Ad una richiesta ufficiale rivolta alla magistrata per conoscere le identità dei quattro corpi nelle bare, segue un periodo di attesa tra mille incertezze, visti i primi dinieghi. Chiedere e richiedere di conoscere le loro identità è stato un viaggio emozionale e carico di perplessità. Ci riusciremo trovando risposta alle istanze umanitarie provenienti dalla diaspora eritrea o ci scontreremo con una burocrazia kafkiana sorda e arroccata nel proprio castello di carte? Una domanda che ci siamo posti con angoscia finché una volta conclusasi l’inchiesta, la stessa magistrata, dott.ssa Stefania La Rosa, ha concesso all’associazione Migralab “A. Sayad” l’accesso agli atti per poter proseguire ad ottenere i dati richiesti, inviandoci alla questura di Messina-Squadra Mobile-II sezione.

Nel frattempo con stupore scopriamo che in realtà uno dei familiari era stato ospite in uno dei centri di primissima accoglienza di Messina. Sicuramente la sua condizione non gli ha permesso di reclamare quei corpi.

E proprio perché non è facile reclamarli o riconoscerli per le loro pessime condizioni, per noi si è aperta una pagina importante per la storia dei morti nel Mediterraneo, che spesso giungono nei cimiteri siciliani con un numero o addirittura con la dicitura di sconosciuti. In tanti, attivisti e giornalisti, da anni stiamo cercando di capire cosa succede e per questo ci sono anche dei ricercatori della Vrije University di Amsterdam, che dopo varie fasi di ricerca sui registri funebri di alcuni paesi mediterranei in cui arrivano molti morti annegati nel mar Mediterraneo, hanno chiesto all’Unione Europea di costituire un Osservatorio Europeo sulla morte dei migranti. Sui dati raccolti dai ricercatori in circa 500 registri funebri delle coste di approdo, si può leggere che dal 1990 al 2013 sono stati 3188 i cadaveri recuperati e di questi corpi circa il 65% è rimasto sconosciuto.

I fatti drammatici del 3 ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa, in cui i tantissimi morti non hanno trovato la loro identità per mille difficoltà burocratiche o perché il loro stato fisico era deteriorato per poter consentire dei riconoscimenti, potevano segnare un punto di non ritorno per la coscienza collettiva europea. Questo a distanza di tre anni purtroppo possiamo dire che non si è verificato Certamente però lo strano silenzio del governo eritreo su quell’inaccettabile strage ha ulteriormente stimolato tanti attivisti e ricercatori nel fare luce su questo esodo straordinario dall’Eritrea.

Nei fatti la morte di uomini e donne eritrei in quel naufragio segna uno spartiacque nella narrazione delle migrazioni e ci fa soffermare sul fatto che subito dopo quella tragica notte in cui morirono anche molti siriani, l’Europa aprì le porte ai siriani, glissando sugli eritrei morti in massa in tanti altri tragici naufragi.

Eppure attualmente sono gli eritrei a costituire quasi il 30% degli arrivi nelle coste siciliane e calabresi. Nessuno ne parla, tranne alcuni autori e giornalisti che hanno iniziato a spiegare che gli eritrei scappano da una dittatura spietata, da uno Stato-Caserma instaurato dal presidente Isaias Afewerki, che nel 1993 guidò l’Eritrea verso l’indipendenza dopo un conflitto trentennale con l’Etiopia e per questo si guadagnò, e continua ancora oggi a goderne, stima e fiducia in Occidente.

Di Afewerki in realtà non si sa molto, in particolare della sua dittatura, anche se una commissione di inchiesta dell’ONU ha accusato l’Eritrea di violazione sistematica dei diritti umani. Quando si parla di migranti giunti nelle nostre coste, la narrazione dei media (tranne alcuni importanti servizi) è meccanicamente quella di parlare in maniera generica di migranti economici da sottoporre a superficiali e generiche identificazioni attraverso la pratica hotspot, considerata da Amnesty International una delle ultime lesioni e violazioni di diritti umani perpetrati dall’Italia.

Siamo di fronte a politiche migratorie che ci confermano sempre di più quanto bisogna fare i conti con una frontiera di silenzi e ostruzionismi. Ma narrare è il nostro compito e immaginiamo quel viaggio iniziato dal campo di Sawa e finito a Messina.

Da cosa scappano gli eritrei?

Da oltre un decennio gli eritrei scappano da uno “Stato-Caserma”. In questi ultimi dieci anni circa 400 mila eritrei sono scappati da un futuro di vita che per loro prevede la leva a tempo indeterminato. Dall’età di 17 anni sia uomini che donne vengono arruolati per entrare nel campo di Sawa, dove le condizioni per le reclute sono invivibili. Dalle storie che sono state raccolte in questi anni, sia le donne sia gli uomini se rimangono in Eritrea rischiano di restare imbrigliati nel sistema panottico dello Stato-Caserma istituito da Afewerki. Quanti possono sopravvivere in un campo in cui le condizioni sono quelle di stare in celle irraggiungibili sia dagli uomini che dalla luce del giorno?

Da questo paese del Corno d’Africa provenivano le oltre 360 vittime del naufragio dell’ottobre 2013 davanti alle coste lampedusane. Già in quel tragico momento andava acceso un dibattito in Italia e nel resto dell’Europa per capire le cause di questa fuga di massa. Sarebbe emerso che in Eritrea non c’è scampo: o fuggi o muori languendo in un sistema governativo basato su un servizio militare a vita. Eppure questo regime autoritario continua ad accrescere il suo potere anche grazie alla complicità e agli aiuti dei paesi occidentali convinti così di bloccare eventuali nuove partenze.

Le morti nel Mediterraneo ormai non si possono considerare conseguenze inattese di incidenti ma un vero e proprio genocidio. In ogni sbarco arriva una percentuale di morti sempre più alta. A sentire i numeri snocciolati dai media sono tra i 10 e i venti morti al giorno. E’ un genocidio perpetrato sotto gli occhi di tutti.

A Samiel Woldeab di anni 16 circa (come riportato nel documento della squadra mobile), a Habtom Abraham di anni 23 (circa), a Atobrahan Kansay di anni 40 (circa) e a Metkel Mehari di anni 17 (circa), va il nostro affetto. Non siamo riusciti a conoscerli, a vedere i loro volti. Ma li vogliamo commemorare. Vogliamo lasciarli dormire in pace nella città di Messina con la loro identità e la loro storia di origine che è quella drammatica di tutti gli eritrei che finora sono riusciti a scappare dallo Stato-Caserma di Afewerki e hanno superato una traversata che per non contare più morti si dovrebbe trasformare in un corridoio umanitario.

Non si può più oscurare la morte dei migranti nel più grande cimitero del mondo: il mar Mediterraneo. Bisogna invece illuminare tutti questi avvenimenti per raccontare la complessità contemporanea dei paesi coloniali e il ruolo dell’Europa in questo genocidio”.

Le associazioni promotrici

Messina, 14 novembre 2016

Ufficio stampa: Marco Olivieri, giornalista professionista (tessera n. 078527), cell. 347 7978283, mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., https://marcoolivierigiornalista.wordpress.com/

Biglietti: da 22 a 28 euro Concerto di Capodanno - Biglietti: da 35 a 50 euro (riduzioni del 25% con Parco della Musica card)

Il Roma Gospel Festival è l’ormai consueto appuntamento all’interno del Natale all’Auditorium nel quale vengono ospitate alcune delle migliori formazioni corali e gruppi di spiritual e gospel provenienti dagli Stati Uniti. Nell’arco del festival vengono presentate le proposte più attuali di un genere musicale ormai consolidato e diffuso anche in Italia e in Europa, caratterizzate tutte da una profonda carica di gioiosa spiritualità. Il festival è giunto alla quindicesima edizione, diventando un solido punto di riferimento per gli appassionati e i curiosi di questa particolare forma di blues, strettamente collegata alla più profonda devozione religiosa.

CALENDARIO Da giovedì 22 dicembre a domenica 1 gennaio 2017

Roma Gospel Festival

Sala Sinopoli

Giovedì 22 e venerdì 23 dicembre 2016

Roma Gospel Festival

The Mount Unity Choir Feat. Earl Bynum

Sala Sinopoli ore 21

Venerdì 23 dicembre 2016

Cartoon

Sala Petrassi ore 21

Venerdì 23 dicembre 2016

Fiorella Mannoia

Sala Santa Cecilia ore 21

Domenica 25 dicembre 2016

Roma Gospel Festival

Harlem Gospel Choir

Sala Sinopoli ore 18

Lunedì 26 dicembre 2016

Roma Gospel Festival

Harlem Gospel Choir

Sala Sinopoli ore 21

Martedì 27 dicembre 2016

Roma Gospel Festival

Harlem Gospel Choir

Sala Sinopoli ore 21

Mercoledì 28 giovedì 29 e venerdì 30 dicembre 2016

Roma Gospel Festival

Robin Brown Atlanta Gospel Choir

Sala Sinopoli ore 21

Sabato 31 dicembre 2016

Roma Gospel Festival

James Hall & Worship & Praise

Sala Sinopoli ore 22

Domenica 1 gennaio 2017 

Roma Gospel Festival

James Hall & Worship & Praise

Sala Sinopoli ore 18

Info  06-80241281  www.auditorium.com Ufficio stampa Musica per Roma tel. 06-80241.231 – 228 – 261 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

“ Il Cinema racconta il Novecento“, organizzata dal "Museo Messina nel'900" e curata da Egidio Bernava continua i suoi appuntamenti il 25 novembre.

La rassegna cinematografica  rappresenta una delle  proposte con le quali il Museo  racconta la storia del novecento, anche attraverso la proiezione di  film noti.

Dopo il film " C'eravamo tanto amati " del regista Ettore Scola con Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Stefania Sandrelli che raccontava le vicissitudini del ritorno alla normalità dopo la fine del conflitto bellico, di tre amici , Gianni, Nicola e Antonio, ex partigiani, che  alla fine della seconda guerra mondiale, nonostante l'affetto che li unisce, prendono strade diverse con Egidio Bernava e Geri  Villaroel e dopo  la mostra pittorica di Nicoletta Irrera, impressionismo con colori luminescenti  che coglie il " Segreto della Luce " .....

Ecco le prossime proiezioni prima  delle festività prevedono: 

 Venerdì 25 Novembre <<Schindler List>> di Steven Spielberg

  Venerdì 9 Dicembre <<Guardia e Ladri>> di Mario Monicelli e Steno 

Il biglietto d'ingresso di € 4,00 comprende : La visita guidata al Museo ( dalle ore 16:00 ) e la visione del film.

Museo Provinciale Messina nel '900

Viale Boccetta alto – ingresso attuale  da Via Scoppo n. 2A

(dietro  alll'edificio del Liceo "Archimede") 98122 Messina-

www.museomessinanel900.it

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- di Marcello Crinò -

Domenica 13 novembre, nella sala dell’ex Monte di Pietà, si è tenuto il concerto del Premio Michele Giamboi, istituito dalla dottoressa Raffaella Comito in ricordo del marito Michele Giamboi nell’ambito del Concorso musicale nazionale Città di Barcellona Pozzo di Gotto “Premio Placido Mandanici”, che si svolge annualmente nel mese di maggio. Si sono esibite, in un concerto di altissima qualità artistica, le due giovanissime vincitrici: la violoncellista siracusana Lucia Rizza e la fisarmonicista palermitana Lia Ceravolo.

Lucia Rizza, che attualmente studia presso la scuola di musica di Fiesole con il maestro cinese Marianne Chen, ha eseguito brani di Bach, Haydn, Davidoff e Popper,  ed in alcuni brani è stata accompagnata al pianoforte dalla madre, Margaret Franzò.

Lia Ceravolo ha iniziato lo studio dello strumento al Conservatorio con la barcellonese Carmela Stefano, ed attualmente fa parte dell’Orchestra del Conservatorio Bellini di Palermo. Ha eseguito brani di Pachelbell, Creston, Precz e Magnante. Infine hanno  suonato assieme due brani di Astor Piazzolla. Il concerto ha entusiasmato il pubblico che ha applaudito lungamente.

In conclusione della serata, presentata dal maestro Antero Arena, direttore artistico del Premio Mandanici, la dottoressa Raffaella Comito ha consegnato il Premio alle due musiciste, conferito per aver dato maggiore prova di sensibilità musicale e dedizione verso l’arte musicale. L’evento è stato realizzato dall’Associazione Musicale Placido Mandanici in collaborazione con l’Orchestra da Camera di Messina, la Genius Loci, la Pro Loco Alessandro Manganaro e col patrocinio del Comune.

Ricordiamo brevemente la figura del dottor Michele Giamboi, nato a Lione, in Francia, nel 1936, e rientrato con la famiglia nella città d’origine, Novara di Sicilia, durante la guerra. Si laureò in medicina a Messina nel 1961 e successivamente si specializzò in Igiene Generale e Speciale. Docente universitario di Igiene a Messina e primariato ospedaliero di Patologia Clinica, pubblicò numerosi lavori scientifici. Nel 1971 sposò Raffaella Comito con la quale approfondì le medicine naturali, l’agopuntura, l’omeopatia ecc. Scrisse la voce Floriterapia di Bach nel volume di aggiornamento 1977 del Grande Dizionario Enciclopedico della UTET. Scoprì la passione per la musica, coinvolgendo la moglie e i tre figli. Bach, Mozart, l’Ottocento, Beethoven e Brahms sono stati i suoi autori preferiti, che gli alleviarono le sofferenze della breve malattia che lo portò via prematuramente nel 2003.

 

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