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Bagdad 91

sirena dello stretto- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Il presidente del Teatro Vittorio Emanuele Maurizio Puglisi inaugurerà mercoledì 23 alle ore 19:00 la mostra, curata da Saverio Pugliatti, dal titolo “OniriCAmente”, personale di Carmelo Davide Caminiti.

 Carmelo Caminiti, pittore, brillante scenografo,  ha nel suo DNA il senso della bellezza e dell'arte: basti ricordare il padre, il compianto, valente scrittore di Santa Teresa di Riva e la sorella, noto soprano conosciuta in campo internazionale.

 Per il ciclo “R-esistenza d'artista” a cura di Saverio Pugliatti, il Teatro Vittorio Emanuele ospiterà dal 23 marzo al 3 aprile la personale “OniriCAMente” di Carmelo Davide Caminiti. Il tema del “sogno” s’intreccia a quello del “teatro”, in  un interessante mix che reca con sè una sorta di surrealismo originale, un linguaggio che si declina dal figurativo all'astratto e viceversa. 

Le tecniche adottate sono molteplici: dalle vernici agli smalti, al collage, ai mosaici su tavole di legno; inoltre, , carte e tele si sviluppano a partire da minuscoli difetti della trama, generando la ricca e fantasiosa produzione   dell’artista, in cui" le opere sembrano sequenze tagliate di una pellicola fantastica, racconti intimi e lucidi di magnifiche chimere, miti, fiabe, giochi di carte in riva al mare. Musica, pittura e spettacolo compongono il suo patrimonio genetico, a cui unisce una sensibilità profonda e una continua ricerca di sé stesso."

Da cosa nasce questa produzione di questa mostra Personale? Chiediamo all' artista

La vita passa attraverso la favola e si aggancia al sogno infantile dell’amore incorruttibile per la madre. Così racconta Caminiti: “Il ricordo del mio primigenio sogno (in bianco e nero) risale all’età di tre anni... Era sera e mi trovavo di fronte alla FIAT Topolino posteggiata da mio padre ancora seduto al posto guida. Ad un tratto, la mascherina cromata di quell’automobile grigio- scura si trasmutò in una fiorente cascata avvolta da un alone rarefatto che intensificandosi divenne un accecante bagliore solare dal quale tralucevano le sembianze di una splendida fata sorridente …. era la mia giovane mamma”. L’artista nelle sue tele si racconta e nella magia delle sue opere ogni volta rinasce. E  come afferma Pascoli nel suo Fanciullino pascoliano....non si invecchia, come  lo stesso Carmelo non invecchia mai, ci piace ricordarlo cosi come la sua attuale produzione recita: con il suo sorriso ingenuo, puro, straordinario di chi si nutre d'arte di musica di teatro...cioè  della vera bellezza.

La mostra, che si concluderà domenica 3 aprile, resterà aperta dal martedì alla domenica dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 21:00. Ingresso libero.

 

 

Nasce a Trapani

Residente in Trapani; docente e critico letterario.

Cura recensioni di narrativa contemporanea internazionale.

Da alcuni anni opera anche come volontaria quale insegnante di lettere classiche e filosofia presso le carceri di Trapani e Favignana.

Filologa, si è dedicata all’approfondimento del dialetto siciliano. Farfalla d’argento al XVe XVI concorso “Città di Levico” nel 1997 per la prosa e nel 1998 per la poesia con pubblicazione. Ha partecipato a numerose altre manifestazioni letterarie dove ha ricevuto premi per la critica, la poesia, e la narrativa:

Concorso internazionale “Omaggio a Dante Alighieri 1998”- Targa per la critica letteraria, diploma d’onore e il premio “Protagonisti del 1998”;

Concorso nazionale “B. Joppolo 1998” per la poesia in vernacolo;

Concorso internazionale “San Valentino 1999” di Bagheria per poesia in vernacolo;

Superpremio “Nuovo millennio” Gennaio 2000 Targa;

Premio internazionale Trofeo delle nazioni 1999 Targa per la poesia;

Superpremio “Omaggio a Italo Svevo 1999” premio per la critica letteraria;

Premio Int. Europeo Trofeo 1999 Coppa; Premio Letterario Internazionale Omaggio a G. D’Annunzio Aprile 2000, Targa per la critica letteraria;

Premio della cultura Coppa d’oro d’Europa e targa ottobre 2000;

Ha già pubblicato tre raccolte di poesie, “Dai diari dell’anima” nel 2000, “Fermenti e fremiti” nel 2001 e “Ai confini della realtà” nel 2002.

Nominata “Accademico” nel 2002, ha ottenuto, nello stesso anno, la “Targa alla carriera” al concorso internazionale di poesia e letteratura Alapaf.

" dal sito trapani nostra"

 

Nata a Messina ivi residente, laureata in giurispudenza, ha iniziato la sua carriera poetica alcuni anni fa.

Tra le sue poesie si ricordano le seguenti:

- Guardando il mare

- Il Canarino

- Spiacevole equivoco

- Salina

- Pace e mescolanza di unione tra i popoli.

fig.001 - giardino eden

-  di Antonio Cattino -

I- Ci hanno sempre detto che l’antico nome della Sicilia, Trinacria, (l’isola dalle tre punte), è stato coniato dai greci, ma la verità è che loro approdando per la prima volta in Sicilia, scoprirono che l’Isola già era chiamata così dai suoi antichi abitatori, i Siculi .

Quando questi ultimi provenendo dall’alta valle del Tevere si affacciarono dalla rocca di Scilla intorno al 1200 a.c., nel vedere aldilà del mare, la verde e rigogliosa propagine del Peloro che culminava a Capo Faro, con colline alberate degradanti verso il mare, ed ai piedi di essa la stretta pianura alluvionale, intramezzata da piccoli stagni, da paludi e canneti, rigogliosa di piante mediterranee, non poterono trattenere un grido spontaneo partito dalle avanguardie della colonna, destinato a propagarsi in ondate successive per tutte le tribù: TRINAKRIA !!!... nome che i viaggiatori siculi avevano riportato al ritorno delle loro visite in Sicilia, e che forse avevano appreso dai loro cugini etnici, abitatori dell’Isola, fin da epoca più remota, si pensa 800 anni prima, provenienti dalla Spagna, dove erano approdati in epoche più antiche, ossia i Sicani. Sulla base delle poche iscrizioni che ci hanno lasciato è possibile ipotizzare che i Siculi parlassero una lingua di diretta derivazione dal sanscrito, così come gli Etruschi i quali però hanno lasciato una documentazione scritta più copiosa, mentre pochissimo sappiamo invece dei Sicani e della loro lingua. Ritorniamo alla Trinakria poiché a seguire questi percorsi della protostoria mediterranea potremmo perderci per strada, il fatto certo è che in lingua Sanscrita TRINA significa: vegetazione, erba,parco,bosco,giardino; mentre KRIA singnifica: fatta, creata, costituita (corrispondente al latino CREO) o rimasta nel sicilano : CRIA/TURA. “I Siculi quindi,alla vista di tanto splendore,”scrive il prof.Alfredo Rizza,nel suo saggio”Origine Orientale del Siciliano” casa editrice Marna,2008,”non trovarono di meglio che identificarla con il Giardino dell’Eden, ed infatti la chiamarono TRINAKRIA cioè GIARDINO.” Iniziò così con un amore a prima vista la storia, ancora non scritta della Sicilia; infatti i Siculi cominciarono a scrivere nella loro lingua, con la venuta dei Greci, adottandone l’alfabeto greco e non l’idioma, e fecero ciò lo intorno al V °secolo a.c., per l’esigenza di poter comunicare con i nuovi venuti, trattare affari commerciali, intrattenere rapporti di vicinato. In città come Zankle e Siracusa,dove i Siculi venivano chiamati spregiativamente dai Greci con l’appellativo di Killikirioi (asini) vi era un regime di bilinguismo ed il toponimo Zankle o Dankle ( la falce) (l’odierna Messina) era stato dato dai Siculi, termine che i greci non cambiarono, ma anzi incorporarono nel loro glossario per indicare la falce.

II - La cultura sicula era una cultura certamente molto primitiva, di tipo agro pastorale, dove avevano spazio temi come l’amicizia, la famiglia, l’appartenenza nazionale o anche i fenomeni della natura, il regno animale, il volgersi delle stagioni, la fertilità della terra, l’acqua ed il sole, la fede alla parola data, il culto dei morti. Si sono tramandate notizie su danze rituali, specie in occasione di matrimoni e funerali, cosa che si riscontra ancor oggi in alcuni paesi dei Balcani,come la Bulgaria o l’Albania, nazione quest’ultima la cui lingua è molto contaminata dal lessico siculo ( da notare che i Siculi prima di passare definitivamente in italia, stazionarono per lungo periodo in quei territori che oggi formano l’Albania.) La penisola Salentina, poi, interessata dal flusso più intenso degli sbarchi, ed in cui diverse tribù sicule si radicarono, diventando forse Messapi, conserva una lingua molto simile al siciliano, tanto che gli studiosi e gli organismi internazionali preposti allo studio delle lingue, la considerano una variante della lingua siciliana, come del resto lo è il calabrese del Reggino nella bassa Calabria.

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Ceramica ed amuleti ( Dea Madre) di epoca cicladica rinvenuti a Messina, 2000/2400 a.c.

II - Quanto alla produzione culturale ed artistica dei Siculi, in mancanza di testimonianze attendibili, non disponiamo di testimonianze letterarie ma possiamo ipotizzare, sulla base degli strumenti musicali tramandati ( il flauto singolo o fischietto o la sua versione multipla del flauto di Pan, lo scacciapensieri detto comunemente marranzano che fu prima di canna e poi di metallo, il tamburo in varie espressioni ma non è escluso che conoscessero l’arpa ) che la musica accompagnasse le danze corroborate quasi sempre da ricche libagioni di vino.

Dagli storici greci apprendiamo che avevano una alta conoscenza dell’arte della politica, come dimostrato da alcuni fatti importanti:

A) La costituzione della federazione con i Sicani e la fondazione di una capitale unica, sita forse vicino ad Enna, significativamente chiamata “TRINAKRIA” quindi la “Città Giardino” dove i re si alternavano periodicamente fra l’etnia Sicula e quella Sicana.

B) L’epopea e l’azione politica del grande condottiero siculo Ducezio che nel 453 ac iniziò una lunga guerra di liberazione contro i Greci, fondando la lega delle città Sicule e da esse venne proclamato RE, dopo varie alterne vicende, sconfitto e costretto in esilio a Corinto, dopo 4 anni ritornò in Sicilia ed elesse Calè Acte (Caronia) come sua ultima capitale; dopo la sua morte rimase nella memoria dei Siculi-Siciliani come il primo RE di Sicilia. IV - La religione dei Siculi si interessava ai fatti ed ai fenomeni della natura, all’alternarsi delle stagioni; le divinità erano quindi Demetra, personificazione della Madre Terra e mutuata probabilmente ed associata nei Siculi al culto di Core, dea della fecondità, era presente anche Gaia la dea che emerge dalla natura agricola e ne diviene protettrice. Un culto particolare, autoctono e non importato fu per i Siculi quello di Adranon, rappresentato da un cane che aveva un grande santuario alle falde dell’Etna protetto, si dice, da mille cani, certamente centinaia di molossi che, addestrati dai sacerdoti del tempio, non aggredivano i pellegrini durante il giorno, anzi familiarizzavano con essi, guidandoli nelle visite, culto associato a quello per la divinità ETNA, nell’ovvia individuazione nel Vulcano la Madre del territorio siciliano. Insieme a quello per Adranon, assunse una grande valenza nazionale per i Siculi il culto dei Fratelli Palici, una coppia di gemelli abitatori del le profondità della Sicilia, dei due laghetti di Naftia, alla periferia di Palagonia, ancora esistenti situati nelle campagne fra i Comuni di Mineo (Minoa ) e Palagonia (Palikè- Trinakrie) , oggi non più visibili in quanto inglobati in uno stabilimento industriale, furono sede nell'antichità del culto dei fratelli Palici, divinità Ctonie. La leggenda,tramandataci da Diodoro Siculo,e da altri storici greci e romani dice che nelle profondità del laghetto, abitavano i due fratelli figli di Giove Etnio e della Ninfa "Thalia", ai margini del lago vi era un tempio arcaico, molto suggestivo, con un portico monumentale colonnato, dove si amministrava il culto, sede di una confraternita di religiosi che, ispirati dalle due divinità, discernevano il vero dal falso nei giuramenti, punendo con la perdita della vista ogni spergiuro. Infatti spesso qualche convenuto veniva visto uscire privo della vista dal tempio, poichè esposto nel pronunciare il giuramento ai vapori e alle esalazioni che uscivano dalle acque del lago, ne era stato leso proprio nella vista... Altrimenti veniva scritto il giuramento su una tavoletta di argilla, e se il giuramento o l'impegno era veritiero la tavoletta sarebbe riemersa a galla sospinta dai ribollii delle acque. Fin qui la leggenda dei fratelli Palici su cui non mi dilungo oltre. Le espressioni siciliane " Orbu 'i l'occhi avissi addivintari, si non dicu la verità" = "se non dicessi la verità dovrei diventare cieco degli occhi" (o simile) o "la verità veni sempri a galla"... derivano da quel popolo che visse in Sicilia fin dal 1200 avanti Cristo, e che ci ha donato tramandandolo eroicamente, spesso, vocaboli come il verbo TALIARI (guardare)...dal Siculo THAL (guardare), AMMUCCIARI da AMUC-CIAR (velare - nascondere) o modi di dire, simili a quelli illustrati. Risalta infine quella innata consuetudine di accompagnare il nostro parlare con una espressiva gestualità, usanza che ci fa pensare che essa era l'unico modo per comunicare con i forestieri ed i conquistatori (come i Greci o i Fenici o gli stessi Romani) che parlavano lingue molto distanti e sconosciute.

ANTONIO CATTINO – nota del 12 maggio 2013, rivista nel mese di Marzo 2016.

note: riferimenti storico-linguistici, *" La Lingua dei Siculi" di Enrico Caltagirone - Marna Edizioni – 2003 ;*Saggio del prof.Alfredo Rizza,”Origine Orientale del Siciliano” casa editrice Marna,2008”;*Consultazione del saggio“Storia dei Siculi” di Claudio D’Angelo, editrice Drepanum 2015.

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- di Marcello Crinò -

 

Sabato 19 all’ex pescheria di via Longo è stata aperta la mostra O Crux ave Spes Unica, incentrata sulla Settimana Santa a Barcellona, a cura della Pro Loco Nomos di Manno e della Società Operaia di Mutuo Soccorso, col patrocinio del Comune. Ad inaugurarla il sindaco Roberto Materia, il presidente della Pro Loco Nomos Carmelo Maimone e il presidente della Società Operaia Filippo Castellano, assieme ad amministratori comunali e componenti delle due associazioni. La mostra, allestita in tutti gli spazi disponibili dell’ex Pescheria, al piano terra e al primo piano, presenta una raccolta di documenti, testimonianze, foto, dipinti, varette in miniatura, e prodotti gastronomici, tutti legati alla Settimana Santa barcellonese, carica di storia e tradizioni, il cui culmine è rappresentato dalla doppia processione del Venerdì Santo. Alla mostra, spiega alla stampa Nunzia Giaimis, del direttivo della Pro Loco, hanno partecipato in vari modi, fornendo materiali e collaborazione, l’Istituto Comprensivo Ugo Foscolo, l’Associazione fabbri d’arte di Caprileone e San Marco D’Alunzio, l’associazione giovanile della Società Operaia, il Comitato Venerdì Santo di San Giovanni Battista, il Museo Etnostorico Nello Cassata, il sito web wexillaregis.it. E’ presente anche “Il bosco dei giusti”, con gli alberelli di ulivo piantati per ricordare le persone che nel mondo si sono opposti ai crimini contro l’umanità. Tra i tanti reperti esposti, anche due preziosi quadri su tela del Sei-Settecento di proprietà privata raffiguranti la Madonna col Bambino e il Sacro Cuore. Inoltre, hanno sottolineato gli organizzatori, vista la coincidenza con la festività di San Giuseppe, la presenza della “Tavola di San Giuseppe”, realizzata con ottimi prodotti gastronomici forniti gratuitamente da ditte locali. La mostra resterà aperta fino al 27 marzo.

 

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- di Marcello Crinò -

 

Sabato 19 l’Università della Terza Età di Barcellona, in collaborazione con l’associazione Andromeda di Castroreale, ha proposto all’ex Monte di Pietà un incontro sull’astronomia, con una conferenza incentrata sulle Supernove e l’accelerazione dell’Universo, con una parte dedicata alla onde gravitazionali. A relazionare è stato il dottor Vincenzo Antonuccio Delogu, dell’Osservatorio Astrofisico di Catania. Nell’introdurre la conferenza, la professoressa Tanina Caliri, Rettore dell’U.T.E. ha sottolineato che da tre anni si svolgono questi incontri sull’astronomia che si muovono tra scienza e filosofia. Una breve introduzione è stata formulata da Paolo Faranda dell’associazione Andromeda, nata per stimolare l’interesse dei giovani di Castroreale verso l’astronomia. Proprio in questa direzione è la loro realizzazione di un Planetario a Castroreale e quello in corso di realizzazione a Patti. Il dottor Delogu, astrofisico messinese, col suo articolato intervento, si è addentrato in un affascinante viaggio nei misteri dell’universo. Ha spiegato cosa sono le Supernove e il concetto di espansione dell’universo, soffermandosi sulle onde gravitazionali e approfondendo le recenti notizie sulla loro scoperta. Ha parlato delle dinamiche dello spazio-tempo, precisando che questo esiste come entità fisica, e che l’universo è in continua espansione, come è possibile verificare attraverso l’osservazione delle galassie che si allontanano le une dalle altre. Ha illustrato le tecniche per determinarne la velocità di allontanamento ed infine ha risposto alle domande poste dalle numerose persone presenti.

 

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