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 - La Redazione -

Castanea delle Furie. Celebre villaggio di Messina che meritò nel passato anche l’attenzione dell’Ordine dei cavalieri di Malta ha avuta in questi giorni una interessante collettiva d’arte sugli antichi mestieri. L’niziativa, che va a merito del Maestro Pippo Crea di Roccavaldina,che ne aveva curato l’organizzazione realizzata con l’obiettivo di porre in rilievo l’importanza del Museo “ I FERRI DU MISTERI”, dell’Area Peloritana. Un sito che è stato, giustamente definito ” uno dei più prestigiosi della Sicilia” voluto grazie alla passione dal Cav.O.M.R.I. Domenico Gerbasi, che è stato chiamato per la sua conoscenza delle migliaia di reperti raccolti al Museo alla docenza volontaria del Centro Europeo di Studi Universitari di Pace dei CO.B-GE Corpi Blu di Soccorso Internazionale Inspired ONU-UNESCO-OMS . La Piazza Umberto I antistante il Museo veniva arricchita per l’occasione dagli stupendi colori solari di opere in pittura, disegni, lastre in rame,ed opere artistiche di bravi maestri messinesi. Un grande pannello presentava splendide liriche in dialetto siciliano; della Poetessa Maria Costa “Tesoro Umano Vivente” della Regione Siciliana e Patrimonio dell'Umanità per l'Unesco, con al centro una sua preziosa immagine realizzata dal Maestro Pippo Crea, con attorno disegni di vecchi mestieri. La Poetessa faceva pervenire nell’occasione i migliori auspici per la riuscita dell’interessante a collettiva.Veniva letta una lirica dell’indimenticabile Poeta Nino Ferraù dal fratello, con il plauso del pubblico e il Cabarettista Lorenzo Guarnera riusciva a coinvolgere i presenti con la carica di simpatia che lo ha sempre distinto, con un brillante monologo su Castanea. Il Cav.O.M.R.I. ringraziava e si congratulava con gli artisti partecipanti alla mostra.Subito dopo nella qualità di presidente dell'Associazione culturale peloritana presentava il Comm.O.M.R.I. Prof Domenico Venuti Soprintendente onorario del Museo che era presente nella circostanza anche quale Presidente del Centro Europeo di Studi Universitari di Pace, che nel porgere il saluto del Rettore Emerito Prof Don Biagio Amata già Preside dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, ricordava i profondi significati espressi dai beni etnoantropologici che il Museo “I FERRI DU MISTERI” riesce a comunicare ai visitatori e l’attenzione rivolta a questo patrimonio culturale dalle Convenzioni Internazionali dell’UNESCO e rivolgeva al suo saluto al Comandante dell’Arma dei Carabinieri di Castanea mentre esprimeva il suo pensiero di apprezzamento per il continuo impegno della Benemerita volta alla salvaguardia del patrimonio culturale e all’arte. rivolgeva un suo pensiero di gratitudine per l’opera instancabile sempre svolta Il Prof Venuti per l’occasione aveva esposto un suo disegno eseguito con biro nera ,rappresentante un tipico paladino, caratterizzato dalla corazza ed il mantello. (Messinaweb.eu si congratula con il prof Venuti ,perché con il suo disegno ricordava che l'Opera dei Pupi “bene siciliano”, è stata riconosciuta dall'UNESCO “Patrimonio Orale e Immateriale dell'Umanità”) .

Il Maestro Pippo esprimeva parole di lode nei confronti degli artisti tutti meritevoli sia per i contenuti delle opere, che per la validità dei cromatismi. Gli artisti partecipanti erano: Angela Viola, Tano Bruschetta, Mec Zodda, :Giovanni Guglielmo, Sebastiano Cavallaro, Salvatore Tortorella, Fiorangelo Prestipino, Renato Fasanella ( con 2 eccellenti opere a sbalzo su una lastra di rame). In via straordinaria ( non in tema), si vedeva esposta una interessante icona di un Pantacreatore della scuola della Repubblica monastica del Monte Athos (in greco Αυτόνομη Μοναστική

Ignorantia non est argumentum

- di Giovanni Alvaro e Cosimo Inferrera -

A volte succede che, per farsi accettare da quella parte di società che ai propri occhi appare migliore, l’uomo arrivi addirittura a disconoscere il nucleo familiare da cui ha avuto origine, dicendo su di esso peste e corna. Ed è ciò che si percepisce leggendo l’intervista, dei giorni scorsi, di tal Piercamillo Falasca su “Italia Oggi”. Il giornale tende a dirci che si tratta di un economista che ha visto la luce in quel di Sarno, cittadina del Mezzogiorno d’Italia.

Già nel recente passato aveva scritto per Il Foglio un pezzo dal titolo “Mezzogiornexit”, sottolineando che la situazione greca non è diversa da quella del Sud Italia, e nell’intervista successiva ha rotto ogni argine arrivando ad affermare che anche per il Mezzogiorno bisogna usare la stessa ricetta usata per Atene: riforme in cambio di aiuti. L’intervistato dimentica che il Mezzogiorno non ha sovranità statale, che le riforme le ha fatte l’Italia e che esse sono state applicate anche al Sud. Non ci risulta che la riforma delle pensioni non sia stata estesa nelle regioni dell’ex Magna Grecia, che il Job Act non sia in vigore anche nel Sud, che la tassazione, ormai al 44,1 per cento, non colpisca i cittadini meridionali, che l’Iva applicata nel meridione non è dissimile da quella nazionale, e che la riforma della buona scuola non si estenda fin quaggiù.

Falasca presenta il Sud come un territorio di predatori che vivono solo di trasferimenti statali, di impiego pubblico e di intrallazzi vari, e lo fa con accenti duri che fanno pensare che il <suo> Nord sia chiaramente diverso e mondo dalle nefandezze meridionali, come se lì non ci fossero gli stessi mali italici che si chiamano dissesti finanziari di MPS, Ospedale S. Raffaele, Expo, Mose, ‘Mafia Capitale’, malgoverno diffuso (salvo lodevoli eccezioni). Partendo da detto nucleo concettuale ecco la bocconiana ricetta che Falasca presenta solo per il Meridione!

“Niente grandi opere e niente autostrade che costano troppo e servono dove c’è domanda”: qui il Falasca tocca il diapason della illuminazione, retrograda! Sconosce, o fa finta di sconoscere, che: “è la strada che fa il traffico, non è il traffico che fa la strada” come disse, a chiare lettere, il famoso ingegnere americano David Bernard Steinman, progettista di ponti negli Stati Uniti, in Thailandia, Inghilterra, Italia, Haiti, Puerto Rico, Canada, Corea, Iraq, intervenendo nel 1954 in riva allo Stretto di Messina dove si era recato proprio per un convegno sul Ponte, filmato dall’Istituto Luce. In quell’occasione c’eravamo anche noi e l’inizio dei lavori sembrava imminente, con capitali americani alle spalle. Ma non andò così.

Quando nel 1800 partirono i primi colpi di piccone per lo scavo della metropolitana di Londra - la più antica rete metropolitana del mondo, inaugurata nel 1863, la più estesa d'Europa e la seconda del mondo per estensione vantando ben 460 km di linea autonoma di cui il 45% costituito da gallerie sotterranee, superati solamente dai 537,4 km del recente impianto di Seul – io non c’ero, ma neanche uno di 1.073.000.000 di passeggeri circa che oggi anno la utilizzano. Anche all’Expo di Parigi del 1900, quando fu inaugurata la prima linea del Metrò non c’era nessuno dei circa 4 milioni di viaggiatori che secondo studi effettuati vennero trasportati ogni giorno nel 2009 (1,479 miliardi all’anno). Lo stesso capitò a Milano nel 1964, quando si inaugurò la prima linea. A Falasca è, dunque, oscuro il concetto che le megastrutture si stimano nel medio - grande periodo, non facendo i conti come un valente ragioniere, spicciolo dopo spicciolo.

Pare implicito che il diniego sia solo per la sua ex-terra, mentre per la patria adottiva le infrastrutture servono perché c’è la domanda. Anche qui col no al Ponte l’intervistato dimostra di sconoscere gli argomenti che tratta. Ignora, infatti, a cosa serve il Ponte e cosa sia l’interscambio merceologico, che viene oggi gestito dai porti del Nord Europa, come Anversa, Rotterdam e Amburgo, a meno che non si muova coscientemente nell’errore perché ‘vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole’, puntando a difendere lo status quo nel sistema logistico europeo.

Insomma 5 milioni di teu container che oggi transitano nel Canale di Sicilia, ogni mese, sono troppo appetibili per i paesi del Nord Europa che non vogliono dividere la torta pur sapendo che il costo del trasporto viene appesantito di ben 5/6 giorni di navigazione con noli marittimi pesantissimi, e soprattutto ci si carica di un notevole ritardo. Il corridoio 1 era nato proprio per questo, ed era stato deciso da una vera classe dirigente europea. Al bocconiano diciamo solo che la domanda, fatta di container e merci, esiste, eccome se esiste. ma va ‘intercettata’ e, in parte, conquistata con trasporto ferroviario ed A/V. In pratica l’Italia non può non sedersi alla tavola delle trasporto merci.

Infine vorremmo ricordare a questo economista che da solo il Ponte vale almeno 2 punti di PIL, che libera dall’isolamento oltre 11 milioni di cittadini meridionali, che richiama con gli adeguamenti di “Non Solo Ponte” una diecina di milioni di turisti annualmente in circolazione nel Mediterraneo e offre al paese la base logistica per il trasporto dei container.

La sua ricetta per risolvere i problemi del Sud fatta “solo” con la banda ultralarga è un elemento di pura fantasia.  Servono le infrastrutture, da materiali a immateriali, serve tutto, e tutto fatto e gestito con efficienza, ma la banda ultralarga da sola, comunque, non risolverebbe proprio nulla e alla fine ci ritroveremmo a scaricare a velocità pazzesca film e email e niente altro, ma continuando ad arrivare a Roma col calesse. E in queste condizioni, senza A/V il turismo è solo una bella espressione da conferenza.

Insomma il Falasca stavolta ha sbandato paurosamente. Risponde alle domande e sembra di ascoltare il sindaco di Messina quando in TV arrivò a dichiarare, col furore del ruolo tibetano che si è scelto, che al profondo Sud “non serve l’Alta Velocità”. Vien da dire che ‘Ignorantia non est argumentum’. E sembra, anche, di ascoltare vecchie sinfonie post belliche con le quali hanno imposto le gabbie salariali nelle regioni meridionali, con la motivazione “che avrebbero attratto gli investitori”. Li abbiamo attesi per oltre 35 anni inutilmente, e ora (dopo altri 35 anni) ce li ripropone facendo credere che il costo del lavoro è composto dal solo salario, e non anche dal costo fiscale e previdenziale.

Si è tanto compenetrato nel ruolo antisud come Alberto Sordi a Milano, che dopo essere stato bistrattato dai <polentun> finisce col fare il tassista, usando gli stessi metodi, messi in atto contro di lui. Tra i nemici del Sud vanno quindi annoverati anche i ‘migranti meridionali’, che sanno essere più feroci di qualche nordista bieco e cieco. Il giovane intervistato è più preso a lanciare slogan che ad elaborare un buon ragionamento di sviluppo economico: la colpa non è interamente sua, ma dei cattivi maestri già rettori, assurti all’apice dei governi nazionali, la cui azione si rivela ogni giorno di più come la iattura più grave del periodo post bellico.

                          

 

patriciadelmonaco

- di MARIA TERESA PRESTIGIACOMO -

Messina. L'Accademia Euromediterranea delle Arti, ha presentato  all'expo universale 2015 di Milano, anche la pittrice romana  Patricia Del Monaco della quale  inseriamo la biografia e le opere, in questa puntata dedicata all'EXPO 2015  DI MILANO UNIVERSALE,  NELL'ARTE

 

Patricia del Monaco artista Italiana, nasce a Roma, dove attualmente lavora nel suo atelier. Frequenta  la scuola del mosaico di Ravenna, esponendo i suoi lavori per Amnesty International nella sede di Palazzo della Provincia, e presso i Magazzini del Sale. Nel 2003 espone alla Tafe- Gallery di Perth in Australia con un ciclo di opere dedicato alla bellezza e alla spiritualità degli Alberi. Tra il 2005 e il 2008 frequenta l’atelier del Mestro  Jaber Alwan, esponendo in permanenza le sue opere. Nel 2009, espone alla Fine Art  di Miami 23rd th Edition. Dominique Chapelle, Presidente della SDAI di Parigi, la invita ad esporre con la collezione di opere intitolata “Trees” al Grand Palais. L’artista, partecipa nel 2011, con Vittorio Sgarbi alla 54° Biennale di Venezia (Padiglione Italia). Con il ciclo dedicato agli Alberi viene invitata  da William Etundi,  fondatore della See. me di New York, a “The Story of the Creative” nella sede della Angel Orengsanz Foundation. Nel 2013, espone le sue opere all’Hilton di Dubai, e successivamente  alla Seemetakeover in Times Square NY. Nell’Aprile 2014, con Similitudine&Contrasto, espone presso il Complesso Monumentale del Vittoriano a Roma, con il ciclo di opere “Il Giardino della rinascita”,abbinato ad un importante manoscritto del XVII° secolo, intitolato Hortus Regius Honselaerdicensis. Nel 2014, espone con“Sei Artisti per la ricerca” presso  il Complesso Monumentale di S. Andrea al Quirinale di Roma. Nel 2015, partecipa ad Auctionata Berlino, a Milano Expo 2015, a July Contemporary New York.

 

Patricia del Monaco Italian artist,   borns in Rome, where she currently works in her atelier. Attends the school of the mosaic of Ravenna, exposing her works for Amnesty International at the Palace of the Province, and at the Salt Warehouses. In 2003, she exhibited at Tafe Gallery in Perth in Australia with a series of works dedicated to the beauty and spirituality of the Trees. Between 2005 and 2008 she attends the atelier of Maestro Jaber Alwan, exposing her works. In 2009, she exhibited at the Fine Art of Miami 23rd th Edition. Dominique Chapelle, President of SDAI of Paris, her invites to attend with the collection of works entitled "Trees" at the Grand Palais. The artist, participates in 2011, with Vittorio Sgarbi at the 54th Venice Biennale (Italian Pavilion). With the cycle dedicated to the Trees was invited by William Etundi, founder of See.me in New York, "The Story of the Creative" in the headquarters of the Angel Orengsanz Foundation. In 2013, she exhibited her works at the Hilton in Dubai, and subsequently to Seemetakeover in Times Square NY. In April 2014, with Simile & contrast, she exhibited at the Monumental Complex of the Victorian in Rome, with the cycle of works "The Garden of rebirth", combined with an important manuscript of the seventeenth century, entitled Hortus Regius Honselaerdicensis, In 2014, she exhibited with "Six Artists for research" at the Monumental Complex of S. Andrea at Quirinal in Rome. In 2015, she participates in Auctionata Berlin, to Milan Expo 2015, to July Contemporary New York.

website: www.patriciadelmonaco.eu   webmail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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- di MARIA TERESA PRESTIGIACOMO -

Milano. Sono già tanti gli artisti che hanno aderito all' invito dell'Accademia Euromediterranea delle Arti per partecipare alla mostra d'arte all'interno del padiglione cinese

tra coloro che hanno immediatamente aderito: il  medico pittore di Fes,  Rachid Iraqui che da Casablanca ha preso parte al vernissage della Mostra sin dal 18 maggio , data della felice inaugurazione, la romana Patricia Del Monaco, che inizia adesso la sua avventura di internazionalizzazione dei suoi prodotto d arte, i suo quadri; inoltre anche Carmen Lopez, messicana che vive a Ginevra, allo stesso modo è già in mostra nel padiglione Expo , dentro l'expo universale, un momento storico internazionale straordinario eccezionale che farà parlare di sè anche nei prossimi anni e mai potrà essere dimenticato, al pari della famosa esposizione Universale di Parigi che ha regalato ai turisti di tutto il mondo, l'ebbrezza di una romantica salita sulla Torre Eiffel. Allo stesso modo tenta la scalata del successo internazionale la pittrice messinese

 Clara D Urso, già  brillantealieva di Guttuso, nota nell'ambiente romano, quando il famoso fratello, ormai scomparso, riceveva nella sua Galleria al centro di Roma, a due passi da Piazza di Spagna da Guttuso a Purificato da Fellini agli attori in auge negli anni Sessanta Settanta. Oggi Clara  D 'Urso che tentava di essere ospitata nei padiglioni italiani, un po' in ribasso, oggi tenta di scalare le vette eccelse del Sol levante presentando le sue opere che sono state in Vaticano ed in Mostre Personali e Collettive,  nel padiglione Chine padiglione molto importanti per gli affari anche B 2 B come  è di moda dire. 

La mostra finirà il 28 settembre. Bi sarà un vincitore di una mostra  nel Sol levante.

NELLE FOTO LE OPERE DELL'ARTISTA CARMEN LOPEZ DETTA IN ARTE LYRA, IL SUO PSEUDONIMO L'ARTISTA HA AL SUO ATTIVO NUMEROSE MOSTRE IN SVIZZERA LADDOVE RISIEDE ED ALL'ESTERO, CON NOTEVOLE SUCCESSO HA PARTECIPATO NELLA GALLERIA BRICK LANE ALLA MOSTRA DI LONDRA, CONSEGUENDO NOTEVOLE SUCCESSO. E'' PRESENTE NEI CATALOGHI DI TUTTO IL MONDO CON LE SUE OPERE ORIGINALI COMPOSTE  CALIBRATE MA SEMPRE FANTASIOSE.

RACHID IRAQUI HA AL SUO ATTIVO NUMEROSE MOSTRE IN MAROCCO E NEI VARI CONTINENTI. CON L'ACCADEMIA EUROMEDITERRANEA DELLE ARTI è STATO PRESENTE ANCHE IN VATICANO PER UNA PRESTIGIOSA MOSTRA INTERNAZIONALE DI SUCCESSO CHE HA MESSO INSIEME ARTISTI, IN VATICANO, DELLE RELIGIONI LE PIù DIVERSE, CON INTENSA COMMOZIONE. IRAQUI è DI CASA A LONDRA PER LE SUE MOSTRE NELLA NOTA GALLERIA SAATCHI IN CUI ESPONE FREQUENTEMENTE IN UN'OTTICA DI INTERNAZIONALIZZAZIONE DEI SUOI PRODOTTI D ARTE. ( prima puntata)

Sono aperte le selezioni scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonando al numero 3396388666.

 Buona Expo  tutti. 

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Castanea delle Furie. Chi ha detto che di Castanea delle Furie si salvano soltanto i pidoni, ha sbagliato di grosso. Come chi dice che si può creare un’opera senza amore, si sbaglia. Lo affermava il compianto poeta messinese Nino Ferraù che “ Senza amore l’arte non è che un momento di neve”, alludeva il nostro poeta dello Stretto al calore che un’opera deve contenere, per potersi veramente definire una vera opera d arte. Ed è proprio dall’amore e dalla intensa passione che nasce questo sito, questo Museo, impreziosito di notevoli oggetti. Oggi si arricchisce ancor più delle opere di diversi artisti del messinese e delle icone della scuola del noto pittore Paolo Lanza, maestro presso la sede della Comunità ellenica di Messina . Un fiore all’occhiello è il Museo Etnoantropologico che con I FERRU DU’ MISTERI a Piazza Umberto I, oggi, a Castanea delle Furie, alle ore 17.00 ha inaugurato una preziosa mostra d arte, organizzata con il supporto dell’associazione culturale peloritana della stessa Castanea e con il valido aiuto fondamentale del Cav. O.M.R.I. Geometra Domenico Gerbasi. L ‘invito mostra in copertina un Tagliacarte manuale della fine del 1800; detta immagine intende ricondurre il visitatore verso il patrimonio di Ferri du’ misteri dei nostri antenati e con un occhio proteso verso il presente ed il futuro, invita a cogliere nelle opere dei pittori, partecipanti ( dei quali parleremo in un altro articolo) i segni del nostro tempo e del tempo passato attraverso gli iconografi attuali che adottano la maestria di un’epopea perduta, per produrre opere di altissimo pregio, impreziosite di pietre semipreziose, pietre dure, lapislazzuli, turchesi o pasta di turchese che esaltano la bellezza delle icone. Una delle pittrici che hanno realizzato le icone è Anna Maria Celi, degna allieva di Paolo Lanza. Erano presenti all’evento illustri personalità ed il Comm. Domenico Venuti, sempre vicino al presidente dr Gerbasi a sostegno delle iniziative culturali mirate alla valorizzazione dell’antico e ricco patrimonio etnoantropologico dei Peloritani. Il Comm. Venuti ha espresso il suo compiacimento per la manifestazione che rappresenta un valore aggiunto per il territorio ed il comprensorio.

 

TOURSANTI2015

- di Maria teresa Prestigiacomo -

 

Villa San Giovanni. Il 4 agosto sarà a Villa San Giovanni il noto maestro Santi Scarcella.

Entra nel vivo il Jazz Tour Summer 2015 del maestro Santi Scarcella. Dopo Viterbo e Castrovillari, il musicista siciliano sarà in giro per l'Italia con altre sei tappe con il suo spettacolo "In due: io e il piano". Novità di questa tour è la presenza del sassofonista Gabriele Buonasorte,  anche lui musicista jazz, eclettico, versatile e amante delle contaminazioni sonore e di stile, entrato prepotentemente sulla scena musicale nazionale grazie al successo del suo ultimo lavoro discografico "Forward ", edito Nau Records.

Scarcella ha aperto la stagione estiva presenziando al Jazz festival di Viterbo, in collaborazione con Luigi Galluzzo, accompagnando con note e parole gli interventi di numerosi ospiti, tra questi Sergio Rizzo che rubando una delle frasi più significative del maestro Scarcella: “Cu Jè ca jetta l’oru nto fangu”, ha lanciato una provocazione evocativa di amarezze sociali attuali. Ospite alla Giornata Mondiale del Friscalettu, insieme a Gemino Calà, il musicista originario di Santa Teresa di Riva si è cimentato a spiegare l’importanza di uno strumento borderline, a cavallo tra tradizione e innovazione. Protagonista infine in una delle serate del Jazz Festival di Castrovillari, Scarcella si è esibito con ironia e improvvisazione jazzistica.

Adesso parte quindi la seconda parte del tour estivo, in compagnia del sassofonista Buonasorte. Si riparte domani da Roviano in provincia di Roma, per poi, sfiorando la Sicilia, risalire in Calabria dove ad aspettarli c’è il Roccella Jazz Festival. Ecco di seguito le prossime date: il 29 luglio a Buccheri, il primo agosto a Solarino, domenica 2 a Palazzolo Acreide, il 4 ospite de ‘La sosta estate’ di Villa S.Giovanni e il 17 agosto al Roccella Jazz Festival.

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

TAORMINA - «Il “Don Giovanni” è un’opera impegnativa, molto difficile, con certi tranelli musicali particolari, in cui tutto deve funzionare: è una scalata fino alla fine, non c’è un momento in cui si possa allentare la tensione». Non ha dubbi sul suo prossimo lavoro Stefano Romani, il direttore che il 4 agosto alle 21.30 impugnerà la bacchetta per guidare l’Orchestra del Taormina Opera Festival per il debutto al Teatro Antico, che accoglierà una nuova messinscena del capolavoro musicato da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte. Un originalissimo allestimento, pensato e firmato dal grande regista e scenografo Enrico Castiglione, che si riconfermadeus ex machina di importanti produzioni operistiche, acclamate a livello internazionale.

Dopo lo straordinario successo riscosso lo scorso 15 luglio con “Carmen”, tramessa in diretta mondovisione nei cinema, in un Teatro Antico tutto esaurito adesso è la volta del libertino Burlador, protagonista del melodramma “Il dissoluto punito o sia Don Giovanni”, inserito da Castiglione all'interno del Taormina Opera Festival, insieme all’eroina di Bizet e al “Barbiere di Siviglia” di Rossini, per formare una particolare “trilogia", dedicata alla città andalusa che è sullo sfondo di tutti e tre i soggetti.

Le altre repliche di “Don Giovanni” sono previste il 9 e il 12 agosto. Sul quel palco suggestivo, che si apre sullo Jonio e sul mitico vulcano Etna, si esibiranno il basso-baritono tedesco di origini greche Iconomou Panajotis nel ruolo del titolo, il basso Enrico Rinaldo (il Commendatore), il soprano Chiara Taigi (Donna Anna), il tenore Filippo Pina Castiglioni (Don Ottavio), il soprano Dafne (Donna Elvira), il basso Colin Noe (Leporello), il basso Daniele Piscopo (Masetto), il mezzosoprano Marina Ziatkova (Zerlina). Gli interpreti si ammanteranno dei nuovi costumi creati da Sonia Cammarata, che per l’occasione ha voluto ricreare le coloratissime atmosfere libertine settecentesche. José Garcia 0034609756975 Il Commendatore

Sul podio Stefano Romani, che dopo aver studiato, tra gli altri, con i maestri Descev e Pradella, ha intrapreso l’attività nei primi anni ’90 come direttore principale de “I filarmonici” di Rovigo. Anche a Taormina darà come sempre le spalle al pubblico, ma si rivolgerà verso quello scorcio di cielo e mare tra i più suggestivi al mondo…

 

Maestro Romani, è la prima volta che dirige al Teatro Antico?

 

«Sì, e sicuramente farlo in luogo così magico e coinvolgente sarà un momento molto importante della mia vita. Penso che quella sera non sarò solo sul podio, mi faranno compagnia tutti i personaggi del mito che hanno abitato queste coste, sin dalla primitiva scrittura di Omero».

 

Lei ha già lavorato con Enrico Castiglione: quale rapporto ha instaurato con questo prestigioso artista e scenografo?

 

«È la seconda volta che collaboriamo: insieme abbiamo debuttato a Skopje in Macedonia per la messa in scena “Adriana Lecouvreur” di Cilea, protagonista Giovanna Casolla. Castiglione ha la particolarità di iniettare giovinezza e freschezza in ogni allestimento che concepisce, pensando sempre a soluzioni particolari ed inedite. Non è un caso che riesca a proiettare tutto in mondovisione: il pubblico ha necessità di assaporare qualcosa di innovativo, ma che sia tradizionale al contempo».

 

Qual è la sua peculiare lettura del “Don Giovanni” di Mozart?

 

«Intendo dare risalto a quello che Mozart ha pensato nell’evidenziare le varie situazioni più movimentate ed interessanti, rispettando il più possibile il testo e le indicazioni musicali dettate dal sommo Salisburghese. Molti anni di attività accanto a grandi maestri - di vita e di musica, fra i quali ricordo il grande Peter Maag - mi hanno portato a capire quanto sia importante cercare un suono particolare che sicuramente, se ben interpretato, si attagli alla perfezione alle linee e alle caratteristiche di tutte le situazioni e di tutti i caratteri dei personaggi. Ritengo che Mozart sia stato quasi unico nel ricercare queste sfaccettature: insomma, affrontarlo non è facile e solo dopo approfonditi studi e significative esperienze musicali si può raggiungere una consapevolezza nell'esecuzione».

 

Il libertino Don Giovanni passa la vita a sedurre donne. L'elenco di quelle da lui conquistate nel girare il mondo è conservato da Leporello sul suo celeberrimo “catalogo”…. Scavando dentro questa superlativa partitura, cosa le piace evidenziare?

 

«Mi piace definire il “Don Giovanni” molto attuale: rispecchia molto la dissolutezza dei tempi moderni, ma il suo vibrato vitale, gioioso e allegro lo destinerà ad essere immortale».

 

«Questo è il fin di chi fa mal: e de' perfidi la morte alla vita è sempre ugual»: il “Don Giovanni” ci affascina anche per quel dilemma legato alle due “versioni”: la praghese e la viennese. Quale dei due finali predilige e quale verrà rappresentato al Teatro Antico?

 

«Senza dubbio si darà vita alla versione di Vienna, che trovo più completa. Chiudere con il sestetto, il momento affidato alla “morale”, mi sembra sia più adatto alla modernità, tempo di ansie e angosce particolari, di un’umanità che è costretta ad agire senza il senso del divino, che ha perso la direzione. È giusto, quindi, avvicinare il più possibile il pubblico al giudizio etico sul personaggio».

 

C’è una frase o un momento dell’opera che giudica emblematico e che, secondo lei, può riassumere il senso dell’intera creazione?

 

«Un momento che trovo veramente importante e capitale, non solo dell’opera in sé, ma anche della storia della lirica in generale, è il proprio il finale viennese, quasi catartico, quando Don Giovanni non risolve la contesa col Commendatore ma discende all’inferno in mezzo al coro delle anime dannate. Qui secondo me è racchiuso tutto il significato di questo capolavoro: la stupidità dell’uomo incontentabile, privo di umiltà che non riesce a piegarsi nemmeno di fronte alla morte».

 

Lei ha diretto titoli celeberrimi, tra i quali “Nabucco”, “Rigoletto”, “La traviata”, “Il trovatore”, “Il barbiere di Siviglia”, “Don Giovanni”, “Tosca”, “Madama Butterfly”, “La bohème”, “Carmen”. Come ha costruito il suo repertorio di elezione?

 

«Ovviamente, come si evince da questi capolavori, continuo ad eseguire opere appartenenti al grande repertorio tradizionale. A formare la storia della lirica sono queste partiture straordinarie, che in ogni luogo e in ogni tempo risultano immortali».

Stefano Romani

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

TAORMINA - «Il “Don Giovanni” è un’opera impegnativa, molto difficile, con certi tranelli musicali particolari, in cui tutto deve funzionare: è una scalata fino alla fine, non c’è un momento in cui si possa allentare la tensione». Non ha dubbi sul suo prossimo lavoro Stefano Romani, il direttore che il 4 agosto alle 21.30 impugnerà la bacchetta per guidare l’Orchestra del Taormina Opera Festival per il debutto al Teatro Antico, che accoglierà una nuova messinscena del capolavoro musicato da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte. Un originalissimo allestimento, pensato e firmato dal grande regista e scenografo Enrico Castiglione, che si riconfermadeus ex machina di importanti produzioni operistiche, acclamate a livello internazionale.

Dopo lo straordinario successo riscosso lo scorso 15 luglio con “Carmen”, tramessa in diretta mondovisione nei cinema, in un Teatro Antico tutto esaurito adesso è la volta del libertino Burlador, protagonista del melodramma “Il dissoluto punito o sia Don Giovanni”, inserito da Castiglione all'interno del Taormina Opera Festival, insieme all’eroina di Bizet e al “Barbiere di Siviglia” di Rossini, per formare una particolare “trilogia", dedicata alla città andalusa che è sullo sfondo di tutti e tre i soggetti.

Le altre repliche di “Don Giovanni” sono previste il 9 e il 12 agosto. Sul quel palco suggestivo, che si apre sullo Jonio e sul mitico vulcano Etna, si esibiranno il basso-baritono tedesco di origini greche Iconomou Panajotis nel ruolo del titolo, il basso Enrico Rinaldo (il Commendatore), il soprano Chiara Taigi (Donna Anna), il tenore Filippo Pina Castiglioni (Don Ottavio), il soprano Dafne (Donna Elvira), il basso Colin Noe (Leporello), il basso Daniele Piscopo (Masetto), il mezzosoprano Marina Ziatkova (Zerlina). Gli interpreti si ammanteranno dei nuovi costumi creati da Sonia Cammarata, che per l’occasione ha voluto ricreare le coloratissime atmosfere libertine settecentesche. José Garcia 0034609756975 Il Commendatore

Sul podio Stefano Romani, che dopo aver studiato, tra gli altri, con i maestri Descev e Pradella, ha intrapreso l’attività nei primi anni ’90 come direttore principale de “I filarmonici” di Rovigo. Anche a Taormina darà come sempre le spalle al pubblico, ma si rivolgerà verso quello scorcio di cielo e mare tra i più suggestivi al mondo…

 

Maestro Romani, è la prima volta che dirige al Teatro Antico?

 

«Sì, e sicuramente farlo in luogo così magico e coinvolgente sarà un momento molto importante della mia vita. Penso che quella sera non sarò solo sul podio, mi faranno compagnia tutti i personaggi del mito che hanno abitato queste coste, sin dalla primitiva scrittura di Omero».

 

Lei ha già lavorato con Enrico Castiglione: quale rapporto ha instaurato con questo prestigioso artista e scenografo?

 

«È la seconda volta che collaboriamo: insieme abbiamo debuttato a Skopje in Macedonia per la messa in scena “Adriana Lecouvreur” di Cilea, protagonista Giovanna Casolla. Castiglione ha la particolarità di iniettare giovinezza e freschezza in ogni allestimento che concepisce, pensando sempre a soluzioni particolari ed inedite. Non è un caso che riesca a proiettare tutto in mondovisione: il pubblico ha necessità di assaporare qualcosa di innovativo, ma che sia tradizionale al contempo».

 

Qual è la sua peculiare lettura del “Don Giovanni” di Mozart?

 

«Intendo dare risalto a quello che Mozart ha pensato nell’evidenziare le varie situazioni più movimentate ed interessanti, rispettando il più possibile il testo e le indicazioni musicali dettate dal sommo Salisburghese. Molti anni di attività accanto a grandi maestri - di vita e di musica, fra i quali ricordo il grande Peter Maag - mi hanno portato a capire quanto sia importante cercare un suono particolare che sicuramente, se ben interpretato, si attagli alla perfezione alle linee e alle caratteristiche di tutte le situazioni e di tutti i caratteri dei personaggi. Ritengo che Mozart sia stato quasi unico nel ricercare queste sfaccettature: insomma, affrontarlo non è facile e solo dopo approfonditi studi e significative esperienze musicali si può raggiungere una consapevolezza nell'esecuzione».

 

Il libertino Don Giovanni passa la vita a sedurre donne. L'elenco di quelle da lui conquistate nel girare il mondo è conservato da Leporello sul suo celeberrimo “catalogo”…. Scavando dentro questa superlativa partitura, cosa le piace evidenziare?

 

«Mi piace definire il “Don Giovanni” molto attuale: rispecchia molto la dissolutezza dei tempi moderni, ma il suo vibrato vitale, gioioso e allegro lo destinerà ad essere immortale».

 

«Questo è il fin di chi fa mal: e de' perfidi la morte alla vita è sempre ugual»: il “Don Giovanni” ci affascina anche per quel dilemma legato alle due “versioni”: la praghese e la viennese. Quale dei due finali predilige e quale verrà rappresentato al Teatro Antico?

 

«Senza dubbio si darà vita alla versione di Vienna, che trovo più completa. Chiudere con il sestetto, il momento affidato alla “morale”, mi sembra sia più adatto alla modernità, tempo di ansie e angosce particolari, di un’umanità che è costretta ad agire senza il senso del divino, che ha perso la direzione. È giusto, quindi, avvicinare il più possibile il pubblico al giudizio etico sul personaggio».

 

C’è una frase o un momento dell’opera che giudica emblematico e che, secondo lei, può riassumere il senso dell’intera creazione?

 

«Un momento che trovo veramente importante e capitale, non solo dell’opera in sé, ma anche della storia della lirica in generale, è il proprio il finale viennese, quasi catartico, quando Don Giovanni non risolve la contesa col Commendatore ma discende all’inferno in mezzo al coro delle anime dannate. Qui secondo me è racchiuso tutto il significato di questo capolavoro: la stupidità dell’uomo incontentabile, privo di umiltà che non riesce a piegarsi nemmeno di fronte alla morte».

 

Lei ha diretto titoli celeberrimi, tra i quali “Nabucco”, “Rigoletto”, “La traviata”, “Il trovatore”, “Il barbiere di Siviglia”, “Don Giovanni”, “Tosca”, “Madama Butterfly”, “La bohème”, “Carmen”. Come ha costruito il suo repertorio di elezione?

 

«Ovviamente, come si evince da questi capolavori, continuo ad eseguire opere appartenenti al grande repertorio tradizionale. A formare la storia della lirica sono queste partiture straordinarie, che in ogni luogo e in ogni tempo risultano immortali».

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