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Organizzato dal Centro Diurno Camelot del Modulo Dipartimentale Salute Mentale Messina nord, diretto dal dott. Matteo Allone in sinergia con l’associazione “Il Centauro Onlus” che ha in concessione il sito monumentale, si è svolto nella Chiesa di Santa Maria della Valle (Badiazza) il musical: “I promessi sposi…oggi”, che ha visto protagonisti speciali, gli attori del Gruppo Teatrale Camelot, impegnati in una parodia che ha inteso riproporre i nuovi volti della prepotenza, dell’inganno, dell’ignavia, ma anche della solidarietà e dell’amore. Era presente il dott. Roberto Motta direttore modulo dipartimentale salute mentale Messina Nord L’evento che ha il fine di dare continuità al processo di rinascita della Badiazza e della comunità locale ha avuto il patrocinio della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali della Provincia di Messina, della Fondazione Bonino Pulejo e dell’Azienda Foreste Demaniali di Messina. Hanno contribuito all’iniziativa l’Associazione L’Aquilone Onlus, l’Unione Cattolica Stampa Italiana, ed i gruppi scout AGESCI Messina 1 e Masci Messina 2 e 3 che hanno curato il servizio accoglienza: Più di 200 autovetture hanno trovato sistemazione nelle nuove aree rese disponibili intorno alla chiesa, a testimonianza del grande interesse che ha suscitato l’evento. Un vero e proprio banco di prova per future iniziative. Il Gruppo Teatrale “Camelot”, coordinato dalla dott.ssa Anna Clementi, è un’importante attività riabilitativa e psicoeducativa del Centro, durante il quale vengono attivati i processi cognitivi ed armonizzate le dinamiche relazionali disfunzionali. L’attività teatrale accresce il coraggio, il sentimento di fiducia in se stessi e negli altri. Emozionante , divertente, ironica, interrotta dagli scroscianti e continui applausi di un pubblico di circa 300 persone il musical ha visto le esibizioni di: Allone Cettina (Agnese) - Aruta Francesco (Prete) - Buonasera Giulia (Geltrude) - Boncaldo Ramona (Addetta audio) - Caroppo Giovanni Pio (Renzo) - Cesareo Alessia (Cantante) - Claps Bruno (Bravo) - Coccoli Giovanna (Coro) - Cosenza Rosario (Coro) - De Donato Maria (Suora) - Di Pietro Alessio (Bravo) - Evangelu Spiridula (Perpetua) - Finocchiaro Antonella (Suora) - Fio Pina (Rammentatrice) - Frucella Nino (Onorevole) - Furone Matilde (Donna Prassede) - Gitto Cettina (Rammentatrice) - Giunta Alessandra (Suor Alessia) - Grasso Daniele (Azzeccagarbugli) - La Macchia Guglielmo (Fra Cristoforo) - Liotta Mariangela (Presentatrice) - Mavilia Graziella (Scenografa) - Muscarà Lilla (Donna Camilla) –

Oliveri Giorgio (Bravo) - Orlando Rosy (Lucia) - Rando Francesco (Coro) - Restuccia Lillo (Coro) - Romeo Marco (Don Rodrigo) - Russo Antonino (Bravo) - Sacco Domingo (Cardinale Borromeo) – Sergi Ignazio (Curato) - Sfregola Luigi (Bravo) - Teresano Palmira (Rammentatrice) - Tripodo Giulia (Coro) – Verboso Antonio (Innominato).

Alla parte tecnica

Sorrenti Marco (operatore video) - Antonio Cucinotta (consulente evento) Marco Allone ( audio e video).

 

 

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

TAORMINA – David Grossman saluta i suoi lettori, che da tutta la Sicilia e dalla Calabria si sono spostati per incontrarlo a Taormina. Un saluto che è sinonimo di pace. L'emozione è subito tangibile, attraversa elettrica la grande sala stracolma, per una serata destinata a restare impressa nella memoria.Incha Allah e Shalom le sue parole preferite nel suo saluto. 

L’appuntamento con il grande scrittore israeliano si è confermato un autentico evento culturale, fortemente voluto da Antonella Ferrara, presidente di Taobuk, il festival letterario che si è assicurato in esclusiva per la Sicilia la partecipazione di uno tra i massimi autori viventi. E Grossman ha accolto con entusiasmo l'invito del festival taorminese delle belle lettere, felice e onorato di essere accolto in una città palpitante di cultura, di storia e di letteratura, «dove mi sento perciò davvero a casa». 

Nella Sala Chiesa dell’Hotel San Domenico, un pubblico  di 500 persone, il sindaco di Taormina Eligio Giardina ha consegnato all’illustre ospite una targa, realizzata in collaborazione con il Rotary Club Taormina, dall’eloquente dedica “A David Grossman, Narratore di vita, Testimone di pace”, quale omaggio che l’intera città vuole tributare ad un sommo artista che ha scelto la via dell’impegno civile e non ha mai smesso di battersi per la risoluzione pacifica dei conflitti in Medioriente. E la pace è da sempre l'aspirazione costante di Grossman, emersa nel corso della conversazione dai continui riferimenti al conflitto israelo-palestinese, insieme all'inutile sofferenza su entrambi i fronti.

Non ha nuociuto all'intenso scambio la scelta di evitare domande dirette sui politici o relative alla tragedia personale dello scrittore che la guerra ha privato del figlio primogenito: la feroce realtà di due popoli in armi da 70 anni è emersa in tutta la sua crudezza, sia per il macrocosmo sociale che per il microcosmo dei singoli.

Foto 1La Perla dello Jonio ha vissuto così un’esaltante anteprima in vista del festival che si svolgerà dal 19 al 25 settembre. «Non a caso – ha sottolineato Antonella Ferrara – come sottotitolo della serata abbiamo scelto “Aspettando Taobuk”. La presenza di Grossman ci permette di anticipare la tematica della quinta edizione, “gli ultimi muri”, incentrata sulle lotte passate e presenti contro le infinite declinazioni dell’intolleranza e delle sperequazioni sociali». 

Il parterre è quello delle grandi occasioni. Tra il pubblico anche l'assessore regionale al Turismo Cleo Li Calzi e il sindaco di Catania Enzo Bianco.

È un Grossman sempre sorprendente, eppure fedele a se stesso, quello che ha presentato all'attenta platea il nuovo romanzo “Applausi a scena vuota”, edito per i tipi di Mondadori. A condurre la conversazione la stessa Antonella Ferrara insieme al prestigioso giornalista e scrittore Franco Di Mare, direttore scientifico di Taobuk e animatore di un serrato dialogo, mentre le letture sono state affidate al vigore di un gigante della scena come Vincenzo Pirrotta, che ha esaltato l'intrinseca teatralità del testo, dichiarata già nel titolo.

"Applausi a scena vuota" si svolge a Netanya, piccola cittadina a Nord di Tel Aviv. Protagonista è il comico Doval'e. E come tutti i comici cela e dissimula una voragine tragica. L’azione si apre sul palcoscenico deserto. Un cabarettista piomba sul palco. Tra il pubblico un magistrato, suo amico d'infanzia. Deve giudicare la vita intera di quel ragazzino che al campeggio paramilitare era stato raggiunto dalla notizia della morte di un genitore ed era dovuto partire per arrivare in tempo al funerale. Ma chi è morto? Il giovane ha un viaggio intero nel deserto per torturarsi con l'angoscia di un calcolo oscuro che gli avvelena la testa: mio padre o mia madre? 

Foto 3«Raccontare una storia e raccontarla bene»: così lo stesso Grossman riassume la sua missione di scrittore. Come ci ha abituati, anche in "Applausi a scena vuota", il suo linguaggio semplice e pregnante ci porta dentro la narrazione, ci obbliga a guardare dentro di noi. 

«Un mio amico - svela - ha vissuto realmente la crudeltà di essere condotto al funerale di uno dei genitori senza sapere chi fosse dei due. Questa storia mi ha "abitato", quasi ossessionato per oltre 25 anni, ma non sapevo in che modo raccontarla, quando improvvisamente mi è venuta l’idea di un’ambientazione “teatrale”, di un one man show affidato ad un cabarettista la cui vita è stata stravolta da un profondo trauma, per approdare ad una combinazione tra humor e horror, tra risata e tragedia». La traduzione simultanea è stata resa da Marina Astrologo con accuratezza e sapiente immedesimazione.

«La comicità e il suo portato grottesco - prosegue - sono spesso una via obbligata che consente all'individuo come alla collettività di affrontare con maggiore lucidità la crisi e non lasciarsi sopraffare da essa. Lo sappiamo bene in Israele dove il sense of humor è un alleato giornaliero per una guerra eterna da affrontare day by day. Ma questo deve condurci a leggere bene in noi stessi, come accade a Doval'e. A capire chi realmente siamo. Qual è la vita che vogliamo vivere e non quella che ci è imposta, vuoi dalla famiglia vuoi dalla società. Israeliani e palestinesi devono chiedersi se davvero vogliono vivere di odio. Se piuttosto non debbano uscire dalla logica e dal tunnel della guerra, e lottare invece per la pace, perché è quella la vita vera cui aspirare e la via per la loro libertà». 

La categoria del genere comico consente a Grossman di inquadrare la violenza e l'aggressività che caratterizza negativamente la politica in Israele. «Non abbiamo più la forza e la pazienza di guardare dentro le ferite aperte. Ogni argomento può essere ridicolizzato, il dibattito politico ha assunto i toni di uno spettacolo dalla comicità deteriore». E alla considerazione di Franco Di Mare che proprio un comico abbia in Italia più del 20 per cento dell'elettorato, Grossman replica: «Beppe Grillo? Fra l'Italia e Israele non so chi vince la gara a chi ha i politici più comici».

Dalla comicità dei fatti, Grossman distingue bene l'umorismo, quale fondamentale risorsa per affrontare la grave crisi  che il mondo intero sta attraversando, la sola via per non rimanere schiacciati dalla volgarità e della sopraffazione. «Si arriva ad un punto in cui non si ha più scelta. Il proverbiale umorismo ebraico ha in questo senso una base di necessità. Quando non hai vie d'uscita, puoi vedere il lato buffo della guerra, della violenza. Persino nella Shoah, come fa il protagonista del romanzo: ma solo un ebreo ha questo diritto». 

IntestazioneTaoBukE non è vero che quelli di sinistra non sono capaci di ridere, secondo la propaganda di destra invalsa in Israele, che vorrebbe gli altri tutti aridi, intellettualoidi, acidi. «Volete la prova del contrario? Guardate me, sono di sinistra eppure così emotivo. La risata va a braccetto con l'immaginazione, con la fantasia, prime profonde radici di libertà. L'immaginazione è un organo astratto dell'essere umano, un luogo dentro di noi che nessuno può violare o domare. Saper immaginare un futuro diverso è già gettare il seme del cambiamento. Israeliani e palestinesi devono avere la forza di immaginare la vita "naturale" che meriterebbero di vivere e che non è quella imposta dal giogo della guerra. Ciò che è normale, qui sembra impossibile. Israele e Palestina pensano che la pace sia una chimera irrazionale, che l'altro sia necessariamente, e solo, il nemico da combattere. Invece abbiamo l'obbligo morale di aprici alla pace. Per entrambi i popoli si può e si deve prospettare un altro modo di vivere e convivere che è già nel profondo delle coscienze. Molto dipende dalle scelte e dal coraggio dei nostri leader. Anche per l'Unione Europea e per gli Stati Uniti si prospetta l'ultima chance affinché Israele e Palestina riprendano il dialogo di pace».

Ancora e sempre la pace. Come emerge dall'acuto scambio di battute con Franco Di Mare, per tanti anni coraggioso inviato di guerra. E quando Antonella Ferrara gli chiede cosa resta oggi della cultura mediterranea, un tempo unificante, Grossman rimpiange il prevalere dell'omologante occidentalizzazione, mentre i popoli del Mare Nostrum hanno sviluppato nei millenni quei valori di dolcezza e pazienza, tolleranza e accoglienza, che soli possono assicurare la convivenza tra genti di differenti razze, religioni, costumi. Una ricetta antichissima per quella pace che Grossman non ha assaporato «nemmeno per un istante». «Nella mia vita non ho mai conosciuto la pace, ma non smetterò mai di considerarla possibile e necessaria».

Ed è interminabile l'applauso che precede la lunga fila per ottenere il suo prezioso autografo e il suo personale e rinnovato saluto. Che è ancora tutto in quella parola ebraica che significa il contrario di guerra. "Shalom".

 

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Milazzo. A cena con Picasso, all'Eolian Inn: un'originale cena ipotetica cena ....ovvero come avrebbe cenato quel bizzarro straordinario genio di Malaga e, persino un'esibizione picassiana arricchiva la serata all'insegna dell'arte. Il Gotha dell'arte riunito, dai docenti dell'Istituto Basile, sempre in prima linea ai convegni sull'arte, come pure la preside Pucci Prestipino, intravista all'atelier sul mare per le performances griffate Antonio Presti con il supporto di Demetrio Scopelliti, Concetta de Pasquale e i ragazzi del Liceo Artistico Basile di Messina ed inoltre, a relazionare da Teresa Pugliatti ad altri relatori che hanno coinvolto il pubblico, sino a completare la serata con il desco alla Picasso e con performances in cui originalità e stravaganza sicuramente hanno fatto la loro parte.

doc34-di Giovanni ALVARO-

Quando gli storici si interesseranno del nostro tempo forse lo indicheranno come il tempo de “Il brutto, il bello e il cattivo”, e di certo non si riferiranno al famoso film di Sergio Leone, con colonna sonora di Ennio Morricone, ma si riferiranno ai tre personaggi, messi in piedi da re Giorgio primo e ultimo, che hanno causato veri e propri sconquassi nel nostro Paese. Ma forse, per rendere più chiaro di cosa si sta parlando, preferiranno chiamarli “l’esecutore, l’insignificante e il parolaio” che poi sarebbero Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi. Tutti tre osannati dalla stampa cosiddetta ‘indipendente’ incapace di vedere aldilà del proprio naso ma felici di liberarsi del Cavaliere.

 

Il primo, “l’esecutore”, che apre la parata fu osannato come il ‘sobrio bocconiano in loden’, il tecnico presentato come il demiurgo capace di rimettere in sesto un Paese presentato quasi alla rovina per uno spread usato strumentalmente contro Berlusconi, e mantenuto alto, anche per molti mesi dopo la caduta del Cavaliere, per far capire al Rettore cosa si voleva da lui dato che aveva imbarcato nella compagine governativa due banchieri come Passera e Ciaccia, della BIIS (Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo della Intesa San Paolo) e che questo andava contro gli obiettivi della teutonica Merkel. E “l’esecutore” capita l’antifona, essendo il “più tedesco degli italiani”, si regolò di conseguenza eseguendo alla lettera “i compiti a casa”, bloccando l’unica grande opera localizzata al Sud e determinando così l’isolamento di ben tre regioni.

 

Il secondo, “l’insignificante”, voleva dare l’impressione rassicurante del giovane senza grilli per la testa ma impegnato in politica, sul terreno della riflessione e della ricerca,con la sua, fino ad allora, sconosciuta ‘VeDrò’, ha teso ad accreditarsi nei circoli europei forte del suo essere membro del Bilderberg (il ristretto e segretissimo sodalizio internazionale) ma con un debole ‘quid’ (parolina resa famosa dal Cav che però era riferita ad altro personaggio) che lo ha portato ad auto osannare se stesso con la famosa frase “In Europa dicono che ho le palle d’acciaio”. Così d’acciaio che il terzo membro della trimurti lo ha fatto secco con un semplice #staiserenoenrico.

 

Il terzo, “il parolaio”, si è distinto dagli altri per la partenza col botto con gli 80 euro che gli hanno permesso di vincere le elezioni europee, di vivere di rendita (per un buon tratto di strada), di nascondere la propria debolezza politica e di mettere a tacere le opposizioni interne anche col patto del Nazzareno che sembrava teso a costruire, assieme all’opposizione, le regole del gioco e la riforma dello Stato, ma che strumentalmente è stato usato (vedi scelta autonoma di Mattarella) per accreditare l’idea dell’”uomo solo al comando” e del ducetto invincibile. La stessa composizione del suo Gabinetto andava in questa direzione. Non ha voluto gente che gli potesse fare ombra, ma ha scelto soprattutto una sfilza di liceali, senza un minimo di esperienza, che son sembrati avatar o semplici yesman.

 

I tre, comunque, son passati alle glorie del potere, senza subire il vaglio elettorale, ed hanno fatto perdere ben 3 anni e mezzo all’Italia mantenendo e accentuando la tradizionale propensione della sinistra a massacrare i contribuenti e senza scelte reali contro la crisi e atte a stimolare lo sviluppo e la crescita. Si è avuta,però, la sensazione che ognuno stesse aspettando che fosse il tempo a risolvere i problemi che angustiavano il Paese. Tutti a utilizzare slogan accattivanti per nascondere la loro pochezza come ‘sveglia, riparti e risparmia Italia’ come se bastassero le parole ad aggredire una crisi dalla quale altri sono riusciti, nel frattempo, a tirarsi fuori.

 

Il parolaio ha imbellettato la sua presenza con un diluvio di parole sfruttando ogni piccola vicenda con ‘la volta buona’, ‘avanti con le riforme’, ‘nessuno ci fermerà’, e parlando soprattutto alla ‘pancia’ del Paese. Sembrava inarrestabile e imbattibile con una marcia trionfale impossibile da fermare. E invece… il Paese, non gli intrighi di palazzo, lo ha fermato. Aveva tirato troppo la corda, promesso mari e monti senza risultati apprezzabili e mostrato una voglia autoritaria condita da atteggiamenti forcaioli. E mentre lui ‘giocava’ il Paese faceva i conti con altre emergenze quali sono stati la questione morale che ha investito la sinistra, l’immigrazione di massa che sta creando grossi problemi al Paese, e l’abbandono totale del profondo Sud dove comincia a serpeggiare una voglia ribellistica.

 

A conti fatti, forse è più giusto ricordarli come ‘il tedesco’, ‘il pavido’ e ‘l’incapace’, ma sempre a conti fatti forse la storia non li ricorderà per nulla.

 

                                                                                 

                                    

Foto01 Amanita caesarea1

 

Conosciuto fin dall’antichità e particolarmente apprezzato per il suo sapore eccellente e per il delicato profumo, è uno dei funghi commestibili più ricercati dai numerosi raccoglitori che, purtroppo, raccogliendolo in maniera indiscriminata già dai primi stadi di crescita (ancora a forma di ovolo), con la presunzione di essere in grado di riconoscerlo e distinguerlo dalle specie velenose anche se non presenta ancora, in maniera netta, i suoi caratteri distintivi, causano un enorme danno all’ecologia boschiva mettendo a rischio la sua riproduzione e, in caso di confusione con la velenosa e mortale Amanita phalloides (non di rado avvenuta nel caso di raccolta allo stadio di ovolo), anche la vita dei consumatori.

Conosciuto anche come “ovolo buono”, fu molto apprezzato sulla tavola degli imperatori romani tanto che il nome “caesarea” gli venne attribuito perché ritenuto, per il suo particolare e delicato sapore, “degno dei cesari”.

Nella sistematica fungina appartiene al Genere Amanita e viene inserito nella Famiglia delle Amanitaceae, Ordine Agaricales.

Come tutti i funghi appartenenti al Genere Amanita, presenta, a maturazione, caratteristiche morfologiche ben differenziate che consentono facilmente sia il riconoscimento del genere sia, come nello specifico caso, il riconoscimento della specie.

Al Genere Amanita appartiene un consistente numero di funghi superiori, terricoli, simbionti (con eccezione di Amanita vittadini che, invece, è saprofita), di dimensioni medie o, a volte, anche notevoli, formati da un cappello ed un gambo.

La parte superiore del cappello, in alcune specie, è caratterizzata dalla presenza di ornamentazioni differenziate, residui del velo generale, che diversificano le singole specie; nella parte inferiore del cappello è situata la zona fertile del fungo (imenoforo), formata da lamelle ove si formano e maturano le spore (cellule riproduttive) che, a maturazione del carpoforo, si disperdono nell’ambiente consentendone la riproduzione.

Il gambo è caratterizzato dalla presenza di un anello (residuo del velo parziale) posizionato nella parte superiore e da una volva (residuo del velo generale) che lo avvolge nella parte inferiore, differenziandosi, per la sua conformazione, struttura e consistenza, da una specie all’altra.

Allo stadio primordiale i carpofori appartenenti al Genere Amanita si presentano interamente avvolti da un velo generale di colore bianco-biancastro che attribuisce loro la caratteristica forma ad “uovo”, motivo per cui viene loro attribuita anche la denominazione di “ovolo”. In tale stadio è difficilissimo distinguere una specie dall’altra e non bisogna mai avere la presunzione, anche se esistono caratteri distintivi, di essere certi nella determinazione della specie. La normativa vigente in materia di raccolta funghi vieta, in maniera assoluta, la raccolta delle specie ancora allo stadio di ovolo.

Dopo questa premessa di carattere generale, ci occupiamo, ora, delle specifiche caratteristiche del nostro “protagonista”: l’Amanita caesarea.

Si presenta con un cappello di un bel colore rosso-arancio vivo, uniforme su tutta la superficie, nudo, privo di ornamentazioni o, a volte, parzialmente ricoperto da qualche lembo biancastro, residuo del velo generale. Il bordo del cappello presenta, sempre, una chiara e ben marcata striatura. Le lamelle, posizionate nella parte inferiore del cappello, sono libere al gambo, fitte ed intercalate da lamellule (struttura laminare meno lunga delle lamelle e tra di esse interposta), sempre di colore giallo-uovo, con filo leggermente denticolato.

Il gambo, a forma più o meno cilindrica, di colore giallo, presenta, nella parte superiore, un anello ampio e membranoso, striato nella zona a vista, di colore giallo. Nella parte inferiore è sempre presente una volva ampia e membranosa, residuo del velo generale, a forma di sacco, di colore inizialmente bianco candido, poi, a maturazione, di colore crema o beige chiaro.

Rivolgendo la nostra attenzione, in fase di raccolta, alle caratteristiche sopra descritte e, in particolare al colore del gambo, delle lamelle e dell’anello, che si presentano sempre ed esclusivamente gialli, l’appartenenza di un carpoforo alla specie Amanita caesarea è sempre facilmente individuabile. Pur tuttavia, soprattutto per i meno esperti e per gli “esperti” presuntuosi, la specie è facilmente confondibile con specie tossiche o velenose come Foto02 Amanita muscaria2l’Amanita muscaria e la sua varietà aureola, Foto03 Amanita crocea var. subnudipes3l’Amanita crocea (commestibile dopo adeguata cottura) e la mortale Amanita phalloides, anche se quest’ultima, a maturazione, presenta caratteristiche morfologiche e cromatiche completamente diverse, ma molto similari se raccolta allo stadio di ovolo.

In merito, senza addentrarci nelle varie problematiche che consentono la distinzione delle specie sopra menzionate, è opportuno precisare che l’Amanita muscaria, specie altamente tossica, può, in caso di pioggia, perdere le verruche bianche che ne ricoprono il cappello e presentarsi con un colore rosso simile a quello della Amanita caesarea e che l’Amanita aureola o l’Amanita crocea, seppur diverse, presentano un cappello di colore similare mentre, gambo e lamelle, per tali specie, sono sempre di colore bianco, quindi ben diverse da quelle dell’Amanita caesarea che sono sempre di colore giallo.

Foto04 Amanita phalloides4

Un discorso a parte merita l’Amanita phalloides che, come precedentemente detto, presenta caratteristiche cromatiche molto differenti dall’Amanita caesarea, ma è spesso causa, come le statistiche ricordano, di decessi conseguenti alla sua confusione con Amanita caesarea quando viene raccolta allo stadio di ovolo.

Attenersi, in fase di raccolta, alla normativa vigente che vieta, in senso assoluto, la raccolta di carpofori allo stadio di ovolo per almeno due ottime ragioni, l’una di natura tossicologica, al fine di evitare confusione con specie tossiche o velenose, l’altra di natura ecologica al fine di consentire ai carpofori di effettuare, a maturazione, la sporulazione e di garantire così la riproduzione della specie.

Pur esistendo delle caratteristiche che consentono il riconoscimento dell’ovolo buono in forma chiusa dalle specie tossiche o velenose, è bene lasciare questa pratica solo agli esperti micologi professionisti e non fidarsi mai della capacità ed abilità di quanti ritengono di essere “esperti” basando le proprie conoscenze di raccolta e riconoscimento su quanto tramandato, in maniera empirica, da padre in figlio.

In merito è sufficiente ricordare quanto è recentemente successo a Padova (autunno 2014) dove in un supermercato erano stati posti in vendita delle Amanita caesarea allo stadio di ovolo con regolare certificazione rilasciata da un micologo. Solo un successivo più attento esame degli esemplari ha consentito di rilevare la presenza di alcuni ovoli di Amanita phalloides (velenoso-mortale) e di porre in essere i provvedimenti necessari. La notizia è stata riportata dal quotidiano locale “Il Mattino”. Non facciamo considerazioni in merito a quanto successo ma, se anche un micologo può sbagliare…….. è bene non fidarsi mai dei “così detti esperti”.

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Se volete imparare a riconoscere i funghi, frequentate la nostra Associazione:

CENTRO di CULTURA MICOLOGICA

c/o Dopo Lavoro Ferroviario – Via Reggio Calabria Is. 11 ter – Messina

incontri settimanali - mercoledì dalle ore 17,00 alle ore 19,00

Approfondimenti micologici con riconoscimento dei funghi dal vero

Info: Angelo Miceli 3286955460 – Franco Mondello 3282489544

 

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Parigi. A Parigi, ho incontrato Danny Wise e mi sono innamorata del suo stile inconfondibile ed amato dalle dive di Hollywood: dalle sue borse di coccodrillo, pezzi unici di grande valore, ai vestiti da serate di Gran Gala  da usare su qualche yacth di un magnate russo che approda nel Mediterraneo. Qui, in Sicilia, Wise, dall'America è tornato per un gesto d 'amore per la sua terra e la sua gente ma Parigi e Mosca sono le sue altre città d 'adozione, dopo Caltanissetta, sede del suo  chic atelier d'Haute couture. Ogni anno ritorna al porticciolo di Riposto, tra barche e panfili e presenta i suoi abiti dal composto o sfavillante lusso, sempre in perfetta armonia ma con qualcosa in più che lo contraddistingua dal panorama degli altri stilisti italiani, sintesi tra cuore antico mediterraneo e perfezione tecnica, nella fattura degli abiti.

Donne importanti e dive del Cinema che per discrezione Wise preferisce non citare, sono state e continuano ad essere sue affezionate clienti; le sue collezioni vanno a ruba in Francia ed in Russia, per l'originalità che mantiene sempre una composta eleganza, classe e capacità di stupire.

Danny Wise riceve da due papi  onorificenze.

 

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- di Angelo Miceli -

                                       

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Conosciuto fin dall’antichità e particolarmente apprezzato per il suo sapore eccellente e per il delicato profumo, è uno dei funghi commestibili più ricercati dai numerosi raccoglitori che, purtroppo, raccogliendolo in maniera indiscriminata già dai primi stadi di crescita (ancora a forma di ovolo), con la presunzione di essere in grado di riconoscerlo e distinguerlo dalle specie velenose anche se non presenta ancora, in maniera netta, i suoi caratteri distintivi, causano un enorme danno all’ecologia boschiva mettendo a rischio la sua riproduzione e, in caso di confusione con la velenosa e mortale Amanita phalloides (non di rado avvenuta nel caso di raccolta allo stadio di ovolo), anche la vita dei consumatori.

Conosciuto anche come “ovolo buono”, fu molto apprezzato sulla tavola degli imperatori romani tanto che il nome “caesarea” gli venne attribuito perché ritenuto, per il suo particolare e delicato sapore, “degno dei cesari”.

Nella sistematica fungina appartiene al Genere Amanita e viene inserito nella Famiglia delle Amanitaceae, Ordine Agaricales.

Come tutti i funghi appartenenti al Genere Amanita, presenta, a maturazione, caratteristiche morfologiche ben differenziate che consentono facilmente sia il riconoscimento del genere sia, come nello specifico caso, il riconoscimento della specie.

Al Genere Amanita appartiene un consistente numero di funghi superiori, terricoli, simbionti (con eccezione di Amanita vittadini che, invece, è saprofita), di dimensioni medie o, a volte, anche notevoli, formati da un cappello ed un gambo.

La parte superiore del cappello, in alcune specie, è caratterizzata dalla presenza di ornamentazioni differenziate, residui del velo generale, che diversificano le singole specie; nella parte inferiore del cappello è situata la zona fertile del fungo (imenoforo), formata da lamelle ove si formano e maturano le spore (cellule riproduttive) che, a maturazione del carpoforo, si disperdono nell’ambiente consentendone la riproduzione.

Il gambo è caratterizzato dalla presenza di un anello (residuo del velo parziale) posizionato nella parte superiore e da una volva (residuo del velo generale) che lo avvolge nella parte inferiore, differenziandosi, per la sua conformazione, struttura e consistenza, da una specie all’altra.

Allo stadio primordiale i carpofori appartenenti al Genere Amanita si presentano interamente avvolti da un velo generale di colore bianco-biancastro che attribuisce loro la caratteristica forma ad “uovo”, motivo per cui viene loro attribuita anche la denominazione di “ovolo”. In tale stadio è difficilissimo distinguere una specie dall’altra e non bisogna mai avere la presunzione, anche se esistono caratteri distintivi, di essere certi nella determinazione della specie. La normativa vigente in materia di raccolta funghi vieta, in maniera assoluta, la raccolta delle specie ancora allo stadio di ovolo.

Dopo questa premessa di carattere generale, ci occupiamo, ora, delle specifiche caratteristiche del nostro “protagonista”: l’Amanita caesarea.

Si presenta con un cappello di un bel colore rosso-arancio vivo, uniforme su tutta la superficie, nudo, privo di ornamentazioni o, a volte, parzialmente ricoperto da qualche lembo biancastro, residuo del velo generale. Il bordo del cappello presenta, sempre, una chiara e ben marcata striatura. Le lamelle, posizionate nella parte inferiore del cappello, sono libere al gambo, fitte ed intercalate da lamellule (struttura laminare meno lunga delle lamelle e tra di esse interposta), sempre di colore giallo-uovo, con filo leggermente denticolato.

Il gambo, a forma più o meno cilindrica, di colore giallo, presenta, nella parte superiore, un anello ampio e membranoso, striato nella zona a vista, di colore giallo. Nella parte inferiore è sempre presente una volva ampia e membranosa, residuo del velo generale, a forma di sacco, di colore inizialmente bianco candido, poi, a maturazione, di colore crema o beige chiaro.

Rivolgendo la nostra attenzione, in fase di raccolta, alle caratteristiche sopra descritte e, in particolare al colore del gambo, delle lamelle e dell’anello, che si presentano sempre ed esclusivamente gialli, l’appartenenza di un carpoforo alla specie Amanita caesarea è sempre facilmente individuabile. Pur tuttavia, soprattutto per i meno esperti e per gli “esperti” presuntuosi, la specie è facilmente confondibile con specie tossiche o velenose come Foto02 Amanita muscaria2l’Amanita muscaria e la sua varietà aureola, Foto03 Amanita crocea var. subnudipes3l’Amanita crocea (commestibile dopo adeguata cottura) e la mortale Amanita phalloides, anche se quest’ultima, a maturazione, presenta caratteristiche morfologiche e cromatiche completamente diverse, ma molto similari se raccolta allo stadio di ovolo.

In merito, senza addentrarci nelle varie problematiche che consentono la distinzione delle specie sopra menzionate, è opportuno precisare che l’Amanita muscaria, specie altamente tossica, può, in caso di pioggia, perdere le verruche bianche che ne ricoprono il cappello e presentarsi con un colore rosso simile a quello della Amanita caesarea e che l’Amanita aureola o l’Amanita crocea, seppur diverse, presentano un cappello di colore similare mentre, gambo e lamelle, per tali specie, sono sempre di colore bianco, quindi ben diverse da quelle dell’Amanita caesarea che sono sempre di colore giallo.

Foto04 Amanita phalloides4

Un discorso a parte merita l’Amanita phalloides che, come precedentemente detto, presenta caratteristiche cromatiche molto differenti dall’Amanita caesarea, ma è spesso causa, come le statistiche ricordano, di decessi conseguenti alla sua confusione con Amanita caesarea quando viene raccolta allo stadio di ovolo.

Attenersi, in fase di raccolta, alla normativa vigente che vieta, in senso assoluto, la raccolta di carpofori allo stadio di ovolo per almeno due ottime ragioni, l’una di natura tossicologica, al fine di evitare confusione con specie tossiche o velenose, l’altra di natura ecologica al fine di consentire ai carpofori di effettuare, a maturazione, la sporulazione e di garantire così la riproduzione della specie.

Pur esistendo delle caratteristiche che consentono il riconoscimento dell’ovolo buono in forma chiusa dalle specie tossiche o velenose, è bene lasciare questa pratica solo agli esperti micologi professionisti e non fidarsi mai della capacità ed abilità di quanti ritengono di essere “esperti” basando le proprie conoscenze di raccolta e riconoscimento su quanto tramandato, in maniera empirica, da padre in figlio.

In merito è sufficiente ricordare quanto è recentemente successo a Padova (autunno 2014) dove in un supermercato erano stati posti in vendita delle Amanita caesarea allo stadio di ovolo con regolare certificazione rilasciata da un micologo. Solo un successivo più attento esame degli esemplari ha consentito di rilevare la presenza di alcuni ovoli di Amanita phalloides (velenoso-mortale) e di porre in essere i provvedimenti necessari. La notizia è stata riportata dal quotidiano locale “Il Mattino”. Non facciamo considerazioni in merito a quanto successo ma, se anche un micologo può sbagliare…….. è bene non fidarsi mai dei “così detti esperti”.

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Se volete imparare a riconoscere i funghi, frequentate la nostra Associazione:

CENTRO di CULTURA MICOLOGICA

c/o Dopo Lavoro Ferroviario – Via Reggio Calabria Is. 11 ter – Messina

incontri settimanali - mercoledì dalle ore 17,00 alle ore 19,00

Approfondimenti micologici con riconoscimento dei funghi dal vero

Info: Angelo Miceli 3286955460 – Franco Mondello 3282489544

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Si scrive “Poesia”… si legge “Sentimento”… Con queste poche, semplici, ma significative parole può essere descritta la Cerimonia di Premiazione della Settima Edizione del Premio Internazionale di Poesia “Maria, Madre del Buon Cammino”, certamen letterario promosso dalla Parrocchia Sacro Cuore di Gesù – S. Venera di Trappitello Taormina (ME), guidata dal Sac. Padre Tonino Tricomi, e organizzato da Massimo Manganaro e Gioacchino Aveni. Un concorso consolidato e di prestigio – al quale hanno partecipato ben 160 Poeti e 270 Poesie provenienti da tutta Italia e dall’estero – che, ormai, si è ritagliato uno spazio significativo nel panorama dei premi nazionali e internazionali, divenendo un appuntamento imperdibile per tanti appassionati di ars poetica.

Presenti alla Cerimonia i sei Giurati: Don Paolo Buttiglieri, Consulente Ecclesiastico Regionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana e docente di Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Salesiana, collabora con l’“Osservatore Romano”, l’“Avvenire” e altre testate nazionali; Enza Conti, giornalista pubblicista, fondatrice e Direttrice Responsabile della Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Cultura “Il Convivio”; Giuseppe Manitta, poeta, critico letterario e Caporedattore delle Riviste “Il Convivio” e “Cultura e Prospettive”; Salvatore Puglia, stimato poeta il cui nome figura nel “Dizionario Bibliografico e Critico degli Autori ed Artisti Italiani”; Maria Lidia Simone, poetessa e pittrice, Cavaliere dell’Arte e vincitrice del Leone di San Marco alla Biennale di Venezia, dell’Oscar d’Oro nelle Canarie e del Nobel Internazionale d’Arte; Teresa Vadalà Fierro, affermata poetessa e autrice di testi teatrali, vincitrice di numerosissimi premi internazionali.

Dinanzi un folto pubblico, quello delle grandi occasioni, sono state premiate le Opere in Versi vincitrici e i loro autori:

            – Poesia in Lingua Italiana a tema religioso:

1) Zina Ferrara Musumeci (Trappitello Taormina, MESSINA), Alle Porte del Cielo;

2) Antonio Bicchierri (San Giorgio Jonico, TARANTO), Ti parlerò…;

3) Teresa Rosito (Scanzano Jonico, MATERA), La forza della fede;

Menzione d’Onore a Rosa Maria Di Salvatore (Catania), Richiamo d’Amore;

Menzione di Merito a Nicola Cavaliere (Contesse, MESSINA), I.N.R.I. Questi è il Re…;

Menzione Speciale a Luigi Antonio Pilo (Torre Faro, MESSINA), Tra le braccia del Padre.

                                                 

            – Poesia in Vernacolo Siciliano a tema religioso:

1) Giuseppe Pappalardo (Palermo), Iu sugnu;

2) Giuseppe Sammartano (Paternò, CATANIA), Fa sempri jornu s’hai nto cori Diu!;

3) Aurora Carbone (Messina), Cunfidu in Tia, Diu miu;

Menzione d’Onore a Francesca Privitera (Mascalucia, CATANIA), Gràzzi Signuri (discurrennu cu Diu);

Menzione di Merito a Giovanni Querci(Messina), A Madonna d’u Tinniru.

            – Poesia in Lingua Italiana a tema libero:

1) Rita Muscardin (Savona), Il violino di Auschwitz;

2) Palma Civello (Palermo), Ai fiori recisi tra le onde;

3) Antonino Foti (Barcellona Pozzo di Gotto, MESSINA), Quinto comandamento;

Menzione d’Onore a Francesco Rizza (Gravina, CATANIA), Notte senza luce;

Menzione di Merito a Franco Casadei (Cesena, FORLÌ-CESENA), Bruno e Rosalba;

Menzione Speciale a Michele Barbera (Menfi, AGRIGENTO), Ragazzi a Mosul.

            – Poesia in Vernacolo Siciliano a tema libero:

1)Emanuele Insinna (Palermo), E ti nni vai matri di duluri;

2) Salvatore Paolino(Modica, RAGUSA), E puòi t’inn’jsti senza fari scrùsciu;

3)Orazio Martorana (San Cataldo, CALTANISSETTA), La Nustalgia;

Menzione d’Onore ad Anna Maria Ucchino (Trappitello Taormina, MESSINA), Matri di migranti; Menzione di Merito ad Antonio Barracato (Cefalù, PALERMO), U mari.

            – Poesia in Lingua Italiana a tema libero (Juniores):

1) Martina Umbrello (Montauro, CATANZARO), Quella finestra sul mondo;

2) Katia Cristina Urzì (Messina), Chi sono io?;

3) Giorgio Stopo (Misserio, MESSINA), Quando l’animo è vuoto d’ira;

Menzione d’Onore a Miriam Scala (Soverato, CATANZARO), Sguardi;

Menzione di Merito aJosè Felice Francesco Ruggeri (Giardini Naxos, MESSINA), Storia.

Premio Speciale “Prof. Pasquale Vinciguerra” ad Angela Salvatrice Bono (Catania),Dda vecchia seggia; Premio Speciale “Padre Salvatore Arcidiacono” a Giovanni Rizza (Acicastello, CATANIA),Spini santi; Premio Speciale “Parrocchia Sacro Cuore di Gesù” a Sciabò Melania Vinci (Catania), Pènsimi; Premio Speciale “La Voce” aGiovanni Malambrì (Messina),Silenzio infinito… (visioni a Ginostra); Premio Speciale “Primi Versi” a Chiara Riccobono (Gaggi, MESSINA), Madre aiutaci.

Ai poeti primi classificati è stata data in dono anche la silloge poetica “Sulle onde della Vita” di Teresa Vadalà Fierro.

Durante la Serata, sapientemente condotta da Angela Maria Vecchio, Presidente dell’AVIS “Giovanni Paolo II” di Gaggi, è stato inoltre reso pubblico il Bando dell’Ottava Edizione del Premio Internazionale di Poesia “Maria, Madre del Buon Cammino”. Per informazioni:'Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.','','','')">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – Tel. 349/4289961. Pagina facebook: Premio di Poesia “Maria, Madre del Buon Cammino” – Trappitello Taormina.

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