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Chiesa San Pietro e Paolo

- di Monsignor Foti -

La parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, era originariamente detta "San Pietro dei Pisani". I Pisani, alleati dei Normanni durante il loro dominio in Sicilia, si stabilirono nella città di Messina e qui, in una zona ubicata tra il porto e il Duomo, costruirono una chiesa intitolandola al loro protettore San Pietro, che, secondo la tradizione, era anche fondatore della Chiesa Pisana.

Dopo l'allontanamento dei Pisani, la chiesa, eretta parrocchia nel 1267, fu affidata alle cure dell'Arcidiacono della Cattedrale che funse da parroco fino al 6 agosto 1951 quando, dopo il parere favorevole del Capitolo Protometropolitano, la cura delle anime passò al Vicario di allora, il sacerdote Giovanni Curreri.

Nel dicembre 1559 padre Francesco Niglio, provinciale della Provincia religiosa e terzo generale dell'ordine dei Camilliani, giunse nella nostra città con numerosi confratelli stabilendosi in alcune case dirimpetto il tempio dei Santi Pietro e Paolo. Ben presto i Camilliani si stabilirono nella piccola chiesa intitolata Regina Coeli che poi fu giudicata insufficiente ed inadatta per le attività dei Padri, per cui, dietro interessamento dell'Arcidiacono Don Francesco Centelles, fu permutata con la chiesa dei Santi Pietro e Paolo.

Nel maggio 1606 i Padri Crociferi, ottenuta l'approvazione apostolica, vi si trasferirono, prodigandosi nell'ampliare ed abbellire il tempio, grazie anche alla generosa donazione di 5.400 onze da parte di Donna Francesca Balsamo Aragona, principessa di Roccafiorita. La chiesa Regina Coeli divenne così chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, e, nel luglio 1716, fu solennemente consacrata dall'arcivescovo Giuseppe Migliaccio, mentre era Arcidiacono e Parroco Don Vincenzo Migliaccio dei Principi di Baucina, fratello dello stesso arcivescovo. La chiesa era abbellita dall'immagine della Vergine e dei due Apostoli, opera cinquecentesca di Polidoro Caldara da Caravaggio.

Il tempio, distrutto dal terremoto del 1783, non fu più ricostruito e il titolo parrocchiale fu trasferito nella piccola chiesa di Gesù e Maria del Selciato, situata dove oggi sorgono gli isolati 108 e 129, nei pressi di Piazza del Popolo. Nel frattempo, un incendio scoppiato durante i moti rivoluzionari del 1848 distrusse l'archivio parrocchiale, che attualmente parte della seconda metà dell' 800. La piccola chiesetta del Selciato fu anch'essa distrutta dal terremoto del 1908 e il nuovo tempio non più ricostruito.

Il titolo della parrocchia, invece, fu trasferito in una chiesa baracca voluta da Papa Pio X, eretta in Via Salandra, dedicata alla Madonna del Carmine e affidata ai Padri Carmelitani. Nel 1932 questi si trasferirono presso l'attuale chiesa del Carmine, lasciando la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo al sacerdote Giuseppe Galletta. Intanto, nell'aprile del 1925, l'arcivescovo Paino stipulava una convenzione col Comune ottenendo l'area dell'attuale isolato 16 e i relativi finanziamenti per la costruzione, da parte dello Stato, della nuova chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Autore del progetto fu il sacerdote ingegnere calabrese Carmelo Umberto Angiolini che a Messina aveva realizzato le altre chiese di S. Giuliano, S. Luca, S. Giacomo, S, Francesco di Paola e S. Domenico.

La chiesa si estende su un'area di 750 metri quadrati, è a croce greca in stile neogotico e fu inaugurata il 19 novembre del 1933, con solenne benedizione impartita dall'arcivescovo.

Il nuovo tempio, nel 1936, fu fornito di un ottimo organo, opera della ditta Tamburini, costituito da dodici registri, due manuali, pedaliera e 952 canne. Nella stessa occasione, in forma solenne, vennero riportate le sacre reliquie dei Santi Eleuterio o Liberale, vescovo di Messina e martire, e Anzia, sua madre, che monsignor Barbaro riuscì a riavere dalla Curia di Palermo. Alla solenne precessione dalla Cattedrale alla nuova chiesa dei Santi Pietro e Paolo intervenne il Seminario, il Capitolo e parecchie Confraternite (I due Santi furono martirizzati sotto l'imperatore Adriano e i loro corpi sepolti nella chiesetta Regina Coeli, poi divenuta sede della parrocchia. In seguito ai danni causati dal terremoto del 1783, le ossa dei martiri furono portate nella chiesa di Santa Ninfa a Palermo e passate, poi, nelle mani della Curia palermitana).

Durante la seconda guerra mondiale la chiesa subì i bombardamenti, registrando lievi danni, immediatamente riparati dall'Ufficio Tecnico arcivescovile con i contributi del Governo.

La parrocchia si vanta anche di avere ospitato la prima associazione intitolata al beato Pier Giorgio Frassati, morto a Torino il 4 luglio 1925 e compagno di università di un parrocchiano, che suggerì di intitolare a lui il novello Circolo di Azione Cattolica. La parrocchia, che conserva la scrivania e la bandiera, ha sempre intrattenuto rapporti con la sorella del Beato, festeggiando sempre solennemente la figura del giovane.

La chiesa custodisce due paliotti marmorei intarsiati ed un Crocifisso. La campana settecentesca, decorata dall'immagine di un santo vescovo a rilievo, reca l'iscrizione:

MARIA IOANNA ANNA FELIX AUGUSTINA FRANCISCA OPUS PACIS BERTOCCELLI 1713

Ultima modifica il Domenica, 16 Ottobre 2016 14:15
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