- di Marcello Crinò -
Venerdì 25 si è rinnovata a Barcellona e a Pozzo di Gotto la doppia processione delle “Varette” del Venerdì Santo, che per le sue peculiarità è stata recentemente iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (Gazzetta Ufficiale della Sicilia del 9 maggio 2014, pp. 38-44).I modi di formazione della città (due nuclei originariamente separati dal torrente Longano) hanno fatto si che a Barcellona, caso unico, si sviluppassero due processioni con ben ventisei “varette”, costituite da sculture ispirate a opere d’arte rinascimentali, manieriste e barocche. La processione di Pozzo di Gotto, risalente al 1621, seppur in forma ridottissima rispetto all’attuale, è iniziata dal Duomo di Santa Maria Assunta, dove sono confluite anche le “varette” custodite durante l’anno nelle altre chiese e magazzini. Sobriamente addobbate con i fiori e con le luci, spesso solo con candele, hanno mantenuto nel tempo le caratteristiche iniziali. Le origini di questa manifestazione, con chiari riferimenti alla tradizione spagnola, risalgono alla prima metà del Seicento, con l’Ecce Homo, datato 1621. I gruppi statuari sfilano secondo questo ordine: Ultima cena (1863), Cristo nell’orto (1864), Cristo alla colonna (1864), Ecce Homo (1621), Cristo portacroce (1864), Incontro con le pie donne (1950), Cristo caduto sotto la croce (1911), Cristo spogliato dalle vesti (1970 circa), Cristo in croce (1872), Pietà (1921), I simboli della Passione (1981), Urna col Cristo morto (1895), Addolorata (1872). L’Urna col Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, in realtà soldati romani caratterizzati da un elmo sormontato da penne di pavone, che sin dal periodo paleocristiano era il simbolo della consacrazione della Chiesa, e le cui carni erano ritenute incorruttibili e pertanto simbolo della Resurrezione. Un simbolismo ormai dimenticato ma ben chiaro a chi per primo li fece realizzare. La processione si è conclusa con il baldacchino e il sacerdote recante la reliquia della Croce, custodita in un ostensorio, e la Banda musicale.
Le “varette” di Barcellona si sono mosse dalla chiesa di San Giovanni dove si erano radunate anche quelle provenienti da altre chiese e magazzini. L’origine di questa seconda processione, che presenta caratteri di maggiore sfarzo rispetto all’altra, con addobbi floreali molto ricchi, risale alla metà del Settecento (con il Crocefisso e l’Addolorata, del 1754), cioè quando la chiesa di San Giovanni fu ingrandita acquisendo l’assetto architettonico attuale. I gruppi scultorei procedono in quest’ordine: Ultima cena (1801), Cristo nell'orto (1801), Pretorio di Pilato (1980), Cristo alla colonna (1801), Ecce Homo (1801), Cristo portacroce (1801), Incontro con la Veronica (1801), Crocefisso (1754), Discesa dalla croce (1948), Pietà (1948), Cristo portato al sepolcro (1948), Urna col Cristo morto (1929), Addolorata (1754), ed infine la Banda Musicale. Anche qui l’Urna del Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, senza le penne di pavone ma con un semplice elmo con pennacchio. La processione è stata conclusa dal baldacchino col sacerdote recante la reliquia della Croce e la banda musicale. Quest’anno è stata inserita anche la copia della Sacra Sindone, recentemente acquisita dalla parrocchia di San Giovanni.
Le due processioni, accompagnate dal canto delle “Visilla”, cioè un canto polivocale basato sul testo della Vexilla Regis del poeta latino Venanzio Fortunato, nella serata si sono incontrate sulla copertura del torrente Longano, percorrendola da nord verso sud quelle di Barcellona, e in senso inverso quelle di Pozzo di Gotto. Durante l’incontro le due processioni si sono fermate e i gruppi statuari ruotati di novanta gradi, secondo un’usanza iniziata nel 2010, e quest’anno, per la prima volta nella storia, due gruppi di “Visillanti” di Barcellona (varetta del Cristo porta croce) e di Pozzo di Gotto (Confraternita di S. Eusenzio, varetta dell’Ecce Homo) hanno intonato assieme il canto della “Visilla”. L’incontro delle due processioni del Venerdì Santo sulla copertura del torrente Longano risale al 1968, artefice Don Rodolfo Di Mauro, direttore dell’Oratorio Salesiano di Barcellona dal 1961 al 1968.
Quest’anno la manifestazione religiosa è stata attenzionata dalla sede regionale della Rai, con un ampio servizio curato dalla giornalista Lucia Basso per la rubrica del sabato “Il Settimanale”, e anticipato con passaggi anche nei TG.