- di Gino Lipari -
Il reverendo padre cappuccino Giovanni Mannino in un opuscolo a stampa del 1765, pubblicava un “cenno istorico sui trasporti dell’insigne quadro di Maria Santissima di Custonaci”.
Un secolo dopo, esattamente nel 1842, il marchese della gran torre Antonino Pilati ne proseguiva l’opera e compilava, come segue, lo “Stato cronologico delle venute della patrona principalissima del popolo Ericino….dal suo rurale tempio in Monte S.Giuliano per causa di bisogno di pioggia, in occasione di Peste, Tremuoto, Guerra, e Locuste.” :
“Stato cronologico delle venute di Maria Santissima di Custonaci dal suo rurale Tempio in Monte S. Giuliano per causa di bisogno
di pioggia, in occasione di peste, tremuoto, guerra, e locuste”
1 1568 pioggia
2 1 maggio1571 pioggia
3 3 aprile 1574 pioggia
4 13 novembre 1575 peste
5 7 luglio 1576 peste
6 17 aprile 1579 pioggia
7 20 aprile 1582 pioggia
8 aprile 1584 pioggia
9 3 maggio1587 pioggia
10 11 ottobre 1592 pioggia
11 9 aprile 1598 pioggia
12 8 aprile 1602 pioggia
13 3 aprile 1606 pioggia
14 1 novembre 1610 pioggia
15 9 aprile 1615 pioggia
16 20 novembre 1621 pioggia
17 23 giugno 1624 peste
18 3 aprile 1628 pioggia
19 3 maggio1631 pioggia
20 giugno 1636 peste
21 aprile 1637 pioggia
22 10 febbraio 1642 pioggia
23 aprile 1646 pioggia
24 3 maggio1648 pioggia
25 29 novembre 1654 guerra
26 13 aprile 1659 pioggia
27 19 aprile 1662 pioggia
28 aprile 1666 pioggia
29 9 aprile 1668 pioggia
30 11 aprile 1670 pioggia
31 3 maggio1674 pioggia
32 8 aprile 1676 pioggia
33 22 marzo 1681 pioggia
34 3 aprile 1684 pioggia
35 4 maggio1687 locuste
36 aprile 1691 pioggia
37 11 gennaio 1693 tremuoto
38 12 maggio1707 locuste
39 26 aprile 1710 pioggia
40 2 ottobre 1718 guerra
41 9 settembre 1726 tremuoto
42 4 maggio1732 pioggia
43 20 aprile 1734 pioggia e guerra di notte
44 aprile 1743 pioggia e peste di Messina
45 11 marzo 1749 pioggia
46 3 agosto 1751 tremuoto
47 27 aprile 1755 pioggia
48 1 marzo 1759 pioggia
49 29 febbraio 1764 pioggia
50 9 maggio1768 pioggia
51 24 aprile 1776 pioggia
52 20 marzo 1783 tremuoto
53 12 aprile 1792 pioggia
54 11 maggio1818 pioggia
55 16 marzo 1834 pioggia
56 7 luglio 1837 contaggio del cholera morbus di notte
L’aristocratico ericino di trasporti ne enumerava 56, dal 1568 fino al 1837, ed escludendo quei pochi casi , la Vergine, principalmente era invocata per pioggia scongiurando così la siccità che metteva a rischio la raccolta del grano.
Il marchese Pilati riassumeva poi così le cause dei trasporti del quadro della Vergine da Custonaci a Erice:
Per bisogno di pioggia n° 42
Per causa di peste n° 5
Per causa di tremuoto n° 4
Per causa di guerra n° 2
Per causa delle locuste n° 2
Totale delle venute n° 56
A differenza della Madonna di Trapani, il cui culto per la maggior parte era legato al mondo marinaro, quello della Madonna di Custonaci era fortemente legato al mondo contadino. Tanto che “per le reiterate grazie… viene essa chiamata la Madonna dell’acqua ed in simili bisogni come in tanti altri spingono quelli Ericini a sollecitare il trasporto”.
Il quadro, imballato, veniva accompagnato dai fedeli e da uomini armati di fucile fino a Valderice . Qui, sotto l’arco del “Cavaliere” l’icona della Madonna veniva consegnata agli Ericini che proseguivano il trasporto fino alla Città della vetta.
Un rito antico che riproponeva in chiave cristiana le <anagogie>
legate all’antico culto della Venere ericina che, in era cristiana, resisteva ancora, anche quando, nel 1087, il Normanno Ruggero aveva mutato il nome pagano della città di Erice in quello cristiano di Monte San Giuliano.
Il Papa poi, per cancellare definitivamente il rito pagano in particolare quello legato alla sacra prostituzione che ormai di sacro aveva ben poco, regalava agli Ericini una piccola statua della Madonna detta “della Stella” che si venerò in una piccola chiesetta di Erice . Ma poi, riferisce il nobile Filippo Guarnotti, questa statuetta fu, da mani sacrileghe, nel 1283, trafugata.
Fu poi il re Federico II d’Aragona ad ordinare la definitiva demolizione del tempio di Venere e la edificazione sui ruderi del tempio pagano di una chiesetta sotto titolo dell’Assunta che debellò definitivamente le ultime sacche dei riti pagani. Con molta probabilità fu anche in tale periodo spostato il centro del culto mariano dalla vetta di Erice alla valle dove sorse un santuario sotto il titolo dell’Annunziata.
Durante i trasporti del quadro della Madonna di Custonaci da valle alla vetta spesso accadeva che gli Ericini trattenevano oltre il dovuto il quadro della Madonna. Ne scaturirono interminabili liti tra custonacioti ed ericini. Che si accentuarono a partire dal 1948 allorquando Custonaci divenne comune autonomo. Leggendarie rimasero le azioni dei custonacesi per impedire agli ericini di prelevare dal santuario di Custonaci la Madonna. In particolare, e memorabili rimasero nella memoria della gente, quelle messe in atto da za’Jachina Grammatico in Cortese che, di notte, insaponava i gradini del Santuario di Custonaci per far scivolare gli ericini impedendo così loro di poter accedere al Santuario e prelevare il venerato quadro della Vergine di Custonaci. Ne scaturirono liti e tumulti che spesso, erano sedati con l’intervento Armato dell’esercito . I trasporti poi vengono a cessare soltanto nel dopoguerra con il veto delle Autorità preposte alla tutela del patrimonio artistico che vietarono i secolari trasporti del dipinto. La vicenda tuttavia lasciò l’amaro in bocca agli ericini che un Santo tutto loro non l’ebbero mai. Secondo la leggenda raccontata dal Calvini il quadro sbarcò a Cala Buguto da una barca francese in difficoltà. Ma l’opera viene attributita a Fra Ludovico Zichichi celebre madonnaro del convento di Martogna che interpellato dallo stocico ericino non svelò mai il nome dell’autore lasciando il dipinto avvolto nel mistero.