- di Marcello Crinò -
La chiesa di Gesù e Maria, nella zona di Pizzo Castello, fu costruita intorno al 1622, a seguito di una donazione fatta dai fratelli Zangla, originari di Castroreale, che diedero il terreno ai componenti la confraternita di Sant’Eusenzio in modo da avere un proprio luogo di culto, visto che la confraternita, formatasi nel 1621, si riuniva nella chiesa del Carmine.
I fratelli Zangla donarono il terreno a condizione che la chiesa fosse edificata entro due anni dalla donazione, e così avvenne. La confraternita è intitolata a S. Ausenzio, un santo di origine orientale del V secolo, il cui culto è stato probabilmente portato qui dai monaci basiliani, festeggiato il 14 febbraio, lo stesso giorno di San Valentino.
Nel 1890, o poco dopo, la chiesa fu ingrandita, probabilmente in seguito all’aumento della popolazione e alla necessità di avere una chiesa dimensionata al maggior numero di fedeli. L’ampliamento avvenne operando un allungamento verso il retro e realizzandovi il transetto. Questo è appurabile dalla lettura di una mappa catastale del 1890 che documenta la pianta della chiesa prima delle modifiche.
I lavori furono realizzati grazie al contributo di Giuseppe Cutroni e del sacerdote Angelo De Luca. Giuseppe Cutroni è il filantropo del luogo, vissuto dal 1819 al 1896, che fece costruire il primo nucleo del locale ospedale. Una targa in marmo apposta nella chiesa nel 1894 ricorda l’ampliamento della chiesa e i suoi artefici.
All’interno si possono ammirare, oltre al pulpito ormai in disuso, e simile a quello del Carmine, i quadri di Filippo Jannelli, pittore castrense vissuto tra il 1621 circa e il 1696, (San Biagio, Sant’Aussenzio e Madonna dell’Itria con i Ss. Cosma e Damiano), la grande tela con il Trionfo della Croce di buona fattura e databile nei primi decenni del Settecento ed infine la statua dell’Ecce Homo, anch’essa databile tra ‘600 e ‘700. Il Trionfo della Croce, o Gesù e Maria, è un dipinto di autore ignoto che deriva dalla visione che il sacerdote messinese Padre Antonio Fermo raccontò al pittore pozzogottese Gaspare Camarda (1570-dopo il 1629) affinché la traducesse in immagine.
23 aprile 2020