L'immagine della Madonna di Porto Salvo, a cui la chiesa dei Marinai è dedicata, è riprodotta due volte nel monumento argenteo del Vascelluzzo: negli sguanci la Madonna è seduta e viene dal cielo recata dagli Angeli sulle nuvole mentre nello sfondo si vede la Palazzata; e poi a poppa in un'immagine sbalzata, quasi a indirizzare e guidare la nave. Il Vascelluzzo fu realizzato tra il 1575 e il 1585, dietro autorizzazione dell'Arcivescovo di Messina e del Senato, dail'Arciconfraternita dei Marinai. È il più insigne e grande monumento argenteo del Sud e la sua manifattura è collegata a fatti cos: inattesi e provvidenziali che la fede popolare non ha esitato a definire "miracoli".
Si deve ad alcuni di questi avvenimenti la presenza del Vascelluzzo nella processione del Corpus Domini, nel corso della quale sfila per le vie della città decorato con un gran numero di n:iazzetti di spighe di grano e dotato di un prezioso reliquiario contenente alcuni capelli di Maria di Nazareth. Gli episodi miracolosi che la Chiesa messinese ricorda, per giustificare la tradizione della processione del Vascelluzzo, sono diversi. Uno di essi si ricava da uno scritto del Barenio e si riverisce alla vita di S. Alberto; gli altri si possono ricavare da scritti di vari autori come il Reina, il Samperi, il Gallo e altri.
II primo episodio ci viene dalle vicende del post-Vespro quando la città era ancora impegnata a difendersi dagli assalti degli Angioini che volevano indurla con la forza a ritornare sotto la loro mala signoria. I messinesi, autorità e popolo, che eroicamente continuavano a resistere, sostenuti anche dal loro fervore religioso ed animati dalle esortazioni del frate carmelitano S. Alberto, si rivolsero alla Madonna della Lettera per essere liberati dalla fame. Inspiegabilmente tre navicelle alla fine della Messa celebrata dal Santo, superato lo sbarramento del porto, scaricarono una grande quantità di grano.
Un altro episodio assai significativo dell'interesse materno della Madonna della Lettera verso la sua diletta Messina, si ebbe nel 1603 quando la Sicilia e Messina in particolare, che non poteva contare su un vasto entroterra agricolo e orticolo, erano afflitte da una nuova tremenda carestia. I messinesi, per non morire di fame, armarono alcune navi corsare e presero a pattugliare lo Stretto, abbordando velieri e -catturando qualunque imbarcazione cercasse di attraversarlo. La notizia della mala intenzione dei messinesi raggiunse i porti levantini, sicché i capitani delle navi dirette in Occidente, per evitare di incappare nella razzia, preferivano affrontare il più lungo percorso del Canale di Sicilia. E fu in questo tempo che si ebbe un altro avvenimento giudicato miracoloso. Ecco la tradizione. Nell'anno 1603 una nave partita da Volo, in Grecia, con un carico di 500 salme di grano, per evitare le insidiose acque dello Stretto, controllato dai pirati messinesi, scelse per il suo viaggio verso Napoli la via più lunga del Canale di Sicilia.
Si era appena allontanata dalla costa, in direzione sud-ovest, quando all'improvviso si abbatté sul mare un tremendo fortunale che, nel volgere di pochi istanti, le strappò il timone e le vele. I marinai, presi dallo sgomento, per salvarsi dall'imminente catastrofe che si profilava ineluttabile, alleggerirono le stive gettando in mare una parte del carico e tutte le artiglierie. Malgrado ciò la nave; sospinta da un vento gagliardo, avanzava sempre velocissima, alla deriva, verso una sua autonoma e misteriosa destinazione. Sopraffatti dalla paura avendo anche perso le barche di salvataggio, i marinai si rimisero alla sorte e questa indicò, come loro protettrice, la Madonna del Piliere di Messina .
I vento, la nave entrò in panne e si fermò. I marinai allora costruirono una zattera e vi mise quattro uomini estratti z sorte. Appena in mare la zattera fu presa da una vortícosa corrente revissimo tempo, la condusse direttamente dentro il porto di Messina.
i davanti ai maggiorenti della città i quattro marinai raccontarono la loro avventura e lo stra¬bse che fosse subito allestita una galea che, assieme a molte altre barche d'appoggio, andasitro alla nave di Volo. Preso il mare la galea messinese si diresse verso lo Ionio, alla cieca. data dalla Madonna della Lettera, non tardò molto ad imbattersi nella nave carica di grano. nesi, allora, ripararono alla meglio la nave e a rimorchio, la condussero in porto, dove fu scali tutto il frumento che conteneva. L'insperato fatto convinse ancora di più i messinesi della lenza della loro Santa protettrice. La fede popolare gridò al miracolo e lo stesso Senato, ad .uro ricordo dell' avvenímento, volle donare alla Chiesa peloritana, perché lo portasse ogni t processione, un artistico Vascello votivo tutto d'argento, di cento scudi dì peso, oltre la manifattura detto dalla voce popolare U Vasciddhuzzu.
Un altro episodio simile ai precedenti accadde nel 1636. La Sicilia, e Messina in primo luogo, erano , da una grave carestia. Quell'anno aveva piovuto pochissimo. Le campagne erano secche e il grano raccolto nell'estate precedente era stato quasi tutto esaurito o esportato. Non si sapeva sa fare o a chi rivolgersi quando, il giorno prima di Pasqua, giunsero inaspettatamente in porto vi olandesi cariche di frumento. II Senato le fece scaricare e i fedeli, convinti che quell'arrivo avvenuto per opera miracolosa della Madonna della Lettera, corsero in chiesa a pregare e cantare Te Deum.
IL Vascelluzzo oggi si presenta composto da due parti. Quella bassa, che poggia su quattro gambe di , ha forma di un tavolinetto artisticamente lavorato a bulino e a sbalzo. II piano si alza a forma ,di trapezio tronco e svasato. Ai quattro lati, sulle facce piane, spiccano altrettanti grandi medaglioni cene storiche, mentre agli angoli fanno bella mostra quattro angioletti musicofili, purtroppo dell'oggetto che originariamente tenevano in mano. Teste d'angeli e altre decorazioni floreali ornavavano i lati del tavolinetto. Sui lati esso reca due fori passanti entro i quali vengono infilate delle assi che durante le processioni consentono il suo trasporto a spalla.
La parte alta è dominata da un bellissimo vascello d'argento che riproduce la forma e l'armamento galee trecentesche, verosimilmente un galeone da guerra a vela. All'albero maestro sventolano rosi vessilli rossi e vario sartiame. Dalle murate sporgono otto cannoni per parte, ed altri cannoni ornanono la poppa. In alto a tutto, si alza un sostegno sormontato da una corona regale sul quale, te la processione, viene riposto un cilindretto d'argento contenente, secondo la tradizione, i Capelli con i quali Maria di Nazareth accompagnò la sua lettera ai messinesi.
L'inserimento della teca coi capelli conferisce alla processione carisma religioso e devozionale. Durante l'anno il Vascelluzzo è custodito in una piccola cappella della chiesa di S. Maria di Porto Salva dei Marinai, ubicata vicina piazza S. Vincenzo alle spalle di Casa Pia. Le spighe della sua spoliazione, di solito, vengono distribuite dal parroco ai fedeli che le custodiscono in casa, come auspicio di abbondanza e di fecondità.
La mattina del Corpus Domini, nella chiesa di S. Maria dei Marinai viene celebrata una messa solenne durante la quale il clero distribuisce ai fedeli piccoli pani di grano. A loro volta i fedeli consegnano al clero fasci di spighe di grano appositamente coltivate e raccolte per corredare la composizione. Finita la funzione e arricchito il vascelluzzo con gli addobbi d'uso, alcuni confrati, a spalla e a passo velocissimo, quasi correndo, lo trasferiscono in Duomo dove viene dotato della preziosissima reliquia dei Sacri Capelli. Nel pomeriggio, seguendo un cerimoniale consolidato da una tradizione ormai secolare, esso viene portato in processione per le vie dei centro, seguito e preceduto da una gran folla, da una o più bande musicali, dalle autorità cittadine, dalle Associazioni, Congregazioni e dalle Arcinconfraternite religiose, e dai babbaluci che sono dei fedeli laici incappucciati.
Al termine della processione, dopo il sermone e 1a benedizione dell'Arcivescovo, i confrati restituiscono ai canonici del Duomo la reliquia dei Sacri Capelli e immediatamente, di gran corsa, riportano il Vuscelluzzo nella loro chiesa di S. Maria dei Marinai, riponendolo nella cappelletta ad esso riservata: L'usanza di trasferire di gran corsa il simulacro è molto antica. Si deve, in parte, alla preoccupazione che esso durante il percorso possa venire spogliato dei suoi addobbi.
La gratitudine dei messinesi verso la Madonna, si manifestava anche nell'usanza di collocare nelle chiese, davanti a1 SS. Sacramento, lampade che riproducevano piccoli vascelli.
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