Le barche e i pescatori dello stretto di Messina
Naviga cu bon tempu marinaru
chi la bunazza non dura in eternu
pensa ca a passari di lu faru
unni ci voli cunzígghíu e guvernu,
'dda si prova fu bonu marinaru
unni si vota e gira supra un pernu.
(Naviga con bel tempo marinaio,
perchè la bonaccia non dura in eterno,
pensa che a passare da Punta Faro,
dove occorrono conoscenza e padronanza (del mare),
là si prova il bravo marinaio,
dove si volta e si gira sulla punta di un perno.)
La pesca dei pesce spada è stata una delle prime attività marinare praticate nello Stretto di Messina in modo particolare dai pescatori dei paese di Ganzirri. Attraverso varie fonti ho scoperto che esiste da secoli. Io cercherò di raccontare quello che ricordo.
L'imbarcazione principale con la quale veniva effettuata la pesca era la feluca. Questa era un tipo di barca con caratteristiche particolari :
• metri fuori tutto 11,44
• larghezza metri 4
• altezza metri 1,54.
Era dotata di una antenna di abete di 22 metri, in cima alla quale saliva u 'ntínnerí (era il marinaio che saliva in cima all'antenna per avvistare il pesce spada)
Ad ogni imbarcazione con relativo equipaggio toccava una posta, ovvero un tratto di mare dove poter pescare.
La feluca veniva ancorata a circa ottocento metri dalla costa siciliana e quando u 'ntinneri avvistava il pesce spada, l'imbarcazione più piccola, luntru, con il suo equipaggio a remi, con il farirotu (era un marinaio appostato su un piccolo albero collocato in mezzo all' untru con il compito di guidare, seguendo i movimenti del pesce spada, fa piccola imbarcazione all'inseguimento del pesce), e u lanzaturi (era il fiocinatore - quasi sempre il padrone - situato sulla poppa del luntru con il compito di arpíonare il pesce spada) andava all'inseguimento del pesce spada per arpionarlo.
Scritto da Giacomo Costa, maestro d'ascia iscritto nel Registro del personale tecnico delle costruzioni navali, compartimento di Palermo, al n° 27. Il titolo di maestro d'ascia è registrato al n°9, Palermo addì 12 Gennaio 1962 "