- di E.Caruso -
Alle ore 11.30 nella saletta proiezioni si terrà l’inedita conferenza tenuta dal dott. Giuseppe Pracanica: “Messina protagonista nella storia. La rivolta del 1° settembre 1847”.
Attraverso la sua lunga esperienza di ricercatore, Giuseppe Pracanica, discendente di quel Pracanica che compare tra i capi della storica vi...cenda, sarà possibile ripercorrere i momenti preparatori e le fasi cruente della sommossa che verrà ricordata nella storia con la frase “Fatti precorrendo e idee, Messina iniziò qui il Risorgimento italiano”.
I FATTI
Il 1. Settembre 1847, Messina, prima fra tutte le città d'Italia, innalzava il tricolore al grido di «Viva la Madonna della Lettera, Viva Pio IX, Viva l'Italia».
La rivolta sarebbe dovuta scoppiare il 2 settembre, contemporaneamente, a Messina e a Reggio; avrebbe dovuto porre in difficoltà le due guarnigioni; trascinare le popolazioni alla rivoluzione; rovesciare il potere costituito e instaurare un regime liberale.
I capi della sommossa furono i patrioti Antonino Pracanica, Antonio Caglià, Girolamo e Vincenzo Mari, Luigi Migali, Salvatore Santantonio, Francesco Saccà, Andrea Miloro e Andrea Nesci.
La spedizione mosse dai due punti della città alla stessa ora, 16.30: la colonna proveniente da Nord percorse Via Ferdinanda e per Via Pianellari si immise nel piano del Duomo; quella raccoltasi dietro la Chiesa dello Spirito Santo raggiunse la Piazza della Matrice per Via Cardines e per la calata dei Librai.
I rivoltosi furono in tutto duecento e raggiunsero il piano della Cattedrale senza incontrare resistenza, sorprendendo, per la segretezza della preparazione, la vigilante polizia. L'autorità militare borbonica seppe della rivolta nel momento stesso in cui ebbe principio e inviò, in tutta fretta, 79 soldati verso il luogo della spedizione. I regi, usciti dalla Cittadella, percorsero Via Austria e poco prima delle Quattro Fontane si divisero in due gruppi: uno proseguì verso Piazza Duomo, l'altro, attraverso le viuzze, mosse verso la parte alta del piano della Matrice per cogliere alle spalle i rivoltosi.
Il combattimento fra regi e patrioti fu breve e sanguinoso. I liberali, male armati e senza guida vennero facilmente sopraffatti dai Cacciatori di Ferdinando II. A loro non rimase che la dolorosa via dell'esilio, da cui tornarono nel '48. Una taglia fu messa sui “fuor banditi”. Il popolano Giuseppe Sciva fu invece processato e fucilato.