- di Valentina Gangemi -
Ad una settimana dalla pubblicizzatissima Notte Bianca di Milazzo, “La Grande Notte della Bellezza”, di bello e meraviglioso resta ben poco: in barba ai grandi spettacoli ed agli esilaranti castelli di parole costruiti per promuovere tale evento, ciò che oggi hanno nel cuore i Milazzesi e tutti i cittadini dei comuni limitrofi è solo una “Grande Paura”, una “Grande Rabbia”, una “Grande Tristezza” verso quel colosso che da troppi anni ormai macchia una Terra in ginocchio, spenta da quelle fiamme che ieri notte hanno bruciato non solo virgin-naphta, ma anche e soprattutto coscienze umane. Quasi come un ironico gioco del destino, proprio lo sponsor de “La Grande Notte della Bellezza”, ieri, nella notte tra il 26 ed il 27 settembre, ha dato il suo peggior spettacolo: un inferno di fiamme e fuoco, alle ore 0.45, ha svegliato i cittadini di Milazzo e dintorni, che invece di trovarsi davanti gli splendidi cieli stellati che la Sicilia ci regala a fine estate, hanno visto una spaventosa, colossale, nube rossastra, che come sangue tingeva la notte di paura e terrore.
Un serbatoio, il 513 esattamente, nel pomeriggio di ieri aveva cominciato a dare problemi, tanto che era stato predisposto il trasferimento del greggio contenuto, in un altro serbatoio. Eppure, nonostante le richieste di manutenzione urgente, alle 0.45 del 27 settembre, il tetto galleggiante del serbatoio 513 ha ceduto e, per cause ancora da accertare, si è sviluppato uno spaventoso incendio.
Subito le fiamme hanno raggiunto altezze spaventose, elevando nubi nere che hanno reso l’aria irrespirabile. La gente, terrorizzata, non sapeva se abbandonare o no le proprie abitazioni, nonostante i comunicati stampa del Comune di Milazzo invitassero i cittadini a non evacuare la zona. Eppure il terrore si respirava negli occhi di chi, attonito, guardava le fiamme che toccavano il cielo e non poteva far altro che sperare, solo sperare. Gli inviti alla calma ed al non allarmismo del Comune di Milazzo, sono serviti a ben poco: la gente, memore dell’incidente che nel 1993 è costato la vita a 7 lavoratori della Raffineria, ha lasciato la propria casa per mettersi al riparo, il più lontano possibile, da quell’inferno di fuoco e veleno. Mentre le squadre antincendio cercavano di raffreddare il serbatoio 513, quelli limitrofi sono stati svuotati per evitare il peggio; eppure le fiamme continuavano a divampare: per spegnere l’incendio è stato necessario che tutto il grezzo contenuto nel serbatoio di esaurisse da sé. Solo nella mattinata del 27 le fiamme ed il fumo hanno cessato di riversarsi nell’aria, già tanto martoriata, della costa tirrenica. Ciò che resta adesso è solo un disastro ambientale di cui ancora non si conoscono gli effetti. Eppure ciò che per certo si sa è che un colosso del genere non può e non deve essere una delle maggiori fonti economiche del territorio; un tale mostro non può controllare le vite di tutti quei cittadini che muoiono di tumore, che respirano aria avvelenata, che temono ogni giorno per la loro vita. Forse il disastro di questa notte dovrebbe essere l’inizio di una seria azione di protesta, di una rivolta che deve partire dal basso! Mai più “Grandi Notti della Paura”!