- di Pietro Paolo Poidimani -
In un pomeriggio romano abbastanza caldo, ero di ritorno verso Milano con amici di Genzano e Ariccia. Il Raccordo Anulare della Capitale come al solito intenso per il traffico, iniziava ad essere più percorribile, dopo il blocco di quasi un'ora a causa dell'incidente stradale che è costato la vita al campione automobilistico di Formula Uno Andrea De Cesaris. E' stato indimenticato personaggio sportivo il pilota romano per un decennio negli anni '80 protagonista nei circuiti di tutto il Mondo con Alfa Romeo, Mc Laren, Tyrrel,Sauber,Brabham.
Il magone fu totale quando arrivati sullo svincolo per la Bufalotta luogo ove De Cesaris aveva avuto l'impatto mortale con la sua moto, si scorgeva il furgone della Polizia Mortuaria, tra ambulanze, curiosi, amici ed addetti ai lavori. Dispiaciuti di quanto accaduto proseguimmo verso il Nord, verso Orte e Firenze.
Il mio cellulare intanto segnalava i tentativi di una telefonata che non riusciva a raggiungermi. Fu verso l'uscita autostadale Chiusi-Chianciano Terme che lessi quello che mai avrei voluto leggere, quello che mai avrebbesfioratolamiamente.
Mario Triolo, amico nostro comune, dopo le telefonate non riuscite mi inviava il messaggio funesto "ti volevo comunicare che purtroppo è venuto a mancare Carmelo Duro". Il leone della Val d'Agrò, la quercia della Riviera Ionica Messinese era stato spazzato via come un fuscello dal gelido vento della morte. Nel giorno caro a San Placido il 5 ottobre, quasi "placidamente" Carmelo si era avviato per altri sentieri, quelli dell'immortalità.
Non più ricerche, non più interviste, non più convegni, non più libri da scrivere, non più libri da presentare, non più articoli da inviare alle Redazioni dei giornali, non più luoghi da visitare e rivisitare, non più convivi, non più telefonate, non più appuntamenti per programmare le mille e mille cose che gli ribollivano in mente. Non più niente! Fine.
Pochi drammatici minuti quella mattina di domenica e cessava di vivere uno dei personaggi più emblematici, più carismatici della Sicilia, il cultore e studioso di storie patrie di Sant'Alessio Siculo e di tutto il mondo Peloritano, dell'entroterra e Costa Ionica del messinese, profondo come pochi altri.
Acuto indagatore per mezzo secolo fu custode e memoria vivente di quei luoghi. Ne ha tracciato i momenti e le epoche più significative, i personaggi che ne hanno illuminato il percorso, ci ha ammaliato descrivendo il territorio, l'arte, la semiologia del paesaggio, le tradizioni civili e religiose, il folclore, la cronaca, i drammi delle emigrazioni, le storie più umili della povera gente, l'eroismo di tanti.
Ha saputo raccontarcele. Ne aveva le doti: una scrittura piacevole, un timbro di voce insuperabile. Aveva il fuoco della Grande Montagna, l'Etna, che sovrasta da sempre la sua terra natale, aveva il sale del profondo mare che gli ha tenuto compagnia per tutta la vita, aveva l'umiltà e la bontà della sua terra, dell'odore di quelle zolle sempre pronte ad essere generose con i suoi abitanti.
Ma soprattutto Carmelo Duro era un uomo libero, fuori dai compromessi, dagli steriotipi, dalle convenzioni, dagli schemi. Era un uomo limpido come il cielo che quasi sempre azzurro accoglie l'alternanza delle stagioni su quella mitologica costa. Carmelo ha lasciato nelle sue opere, nei suoi scritti l'Humus per le nuove generazioni, che vorranno se vorranno attingere ed ampliare le storie di appartenenza come comunità, come gentes che da secoli sono radicate i quei luoghi meravigliosi. Di sicuro le sue opere saranno "come lo sono" pietre miliari come lui stesso: insostituibile punto di riferimento, per cultori, storici, o semplici lettori.
Lo ricordo gioioso a Caravaggio in Lombardia ( nella città che diede i natali a Michelangelo Merisi) a Palazzo Gallavresi, ricevere da Rosa Di Bella il Premio Internazionale dei Siciliani nel Mondo, il Proserpina nel giugno del 2013. Lo ricordo appassionato nella Sala Consiliare di Palazzo Cartia sede del Municipio della Città di Rosolini in occasione del 70esimo anniversario dello sbarco degli Alleati in Sicilia, a raccontarci l'eroismo di Antonio Musumeci il parroco di Sant'Alessio Siculo trucidato dai nazisti in ritiro da Randazzo verso Messina nel 1943.
Lo ricordo estasiato ed orgoglioso mentre gustavamo l'insuperabile granita al limone di Sant'Alessio, rigorosamente offerta da Carmelo (cortesissimo padrone di casa). Lo ricordo nella Sala delle Udienze della Fortezza di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani durante il suo intervento nell'agosto appena trascorso.
Ricordo il piacere di Carmelo ad invitare ufficialmente i presenti e farne , cassa di risonanza a loro volta per il 13esimo Incontro Internazionale degli Italiani nel Mondo che si terrà in agosto nel 2015, organizzato nei Comuni di Roccalumera, Sant'Alessio Siculo e Taormina.
Ci vorranno mesi e mesi prima di assimilare e fagocitare la non presenza di Duro. Nella sua "assenza giustificata!" io continuerò a pensarlo presente, anche se difficile a rintracciarlo...
Lo penserò salire e scendere per strade e sentieri della Val d'Agrò.
Lo penserò a Limina, a Roccalumera, a Mongiuffi, a Roccafiorita.
Lo penserò a Savoca, a Fiumedinisi, ad Antillo, a Casalvecchio, a Castelmola e Taormina. Ed ancora lo penserò a Pagliara, a Forza d'Agrò a Nizza di Sicilia e Letojanni e Gallodoro.
Lo penserò in tanti e tanti luoghi sperduti di quelle Vallat!
Di sicuro lo penserò.
Come amico caro, come amico leale, come uomo gentile, come cittadino esemplare da non dimenticare mai.
VIXIT