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DOPO PARIGI BISOGNA TAGLIARE LA TESTA AL SERPENTE

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- di Giovanni ALVARO -

Basta, basta, basta. La misura è colma. Non è più possibile assistere all’orrore che queste mattanze provocano e limitarsi ai cortei, alle illuminazioni con i colori delle bandiera del paese aggredito, alle magliette con l’iconema del fatto verificatosi e ai messaggi di solidarietà e di vicinanza al paese trovatosi nel mirino. Non capire che la debole o finta reazione finora messa in campo, aumenta la spavalderia delle centrali del terrore e la loro pericolosità, e significa essere incapaci e illusi.

Bisogna cambiare registro e bloccare subito l’escalation di terrore e di violenza pura alla quale siamo stati costretti ad assistere e che era stata anticipata da quella grande giornalista e scrittrice che fu Oriana Fallaci accusata in vita d’essere solo una pazza visionaria. Aveva capito, la grande italiana, che la mancata o inadeguata risposta sarebbe stata mortale per l’Occidente che non può continuare a vivere attendendo, quasi passivamente, la prossima mattanza per ripetere tutto il copione che si dipana ad ogni attacco terroristico.

Certo l’assenza di vere leadership in Europa e un Obama che invece di guardare la luna continua a guardare il dito dei suoi miseri obiettivi rende cupo l’immediato futuro. L’improvvisato ‘Premio Nobel’ pensa che l’obiettivo immediato da conquistare non sia schiacciare, senza perdere tempo, la testa del serpente che sta avvelenando una intera generazione di giovani musulmani, ma l’eliminazione dalla scena politica mediorientale di Assad, così come è avvenuto per Gheddafi e ed altri leader arabi, per completare quelle cosiddette ‘primavere arabe’ che sono state la scelta più infausta degli occidentali che si erano illusi che è semplice facile esportare la democrazia.

Aver trovato resistenza in Siria ha spinto Obama e la coalizione europea a lasciar campo aperto al nuovo leader del terrore qual è Abu Bark al-Baghadadi che ha messo in piedi il cosiddetto Califfato dando una cornice ‘legale’ alla gestione del petrolio, esistente nei territori conquistati, col quale finanzia una guerra anche con truppe mercenarie reclutate pure in Occidente.

Obama ha sorvolato sul fatto che Assad (malgrado il suo status di dittatore) era ed è amato dalla maggioranza del suo popolo. La sua famiglia fa parte della setta degli Alawiti che, si dice, ha avuto origini dall’undicesimo imam che faceva parte della setta più importante e numerosa degli sciiti qual è quella degli Imamiti. Essa è una setta che attribuisce a 12 imam oltre alla natura umana addirittura una natura divina. Aver ignorato questo particolare ha portato il signor Obama a lasciar campo libero al Califfato sperando che lo stesso potesse avere ragione di Assad. Nel frattempo ha continuato a fornire forti finanziamenti e massicci armamenti ai gruppi anti Assad (spacciati per opposizione democratica), pensando che, dopo la caduta di Assad, sarebbe stato più facile liberarsi della presenza ingombrante di Al-Baghdadi.

Malgrado questi marchiani errori si è ancora in tempo a schiacciare la testa del serpente costruendo una coalizione nella quale devono esserci la Russia ed i Paesi Arabi che non possono e non devono stare a guardare. Dire come fa Renzi che la lotta al terrorismo sarà lunga significa che la si vuole affrontare come è stato fino ad oggi. Una intervista di Gentiloni (Ministro degli Esteri italiano) dei giorni scorsi apriva alla coalizione, Russia inclusa, ma poneva la condizione della cacciata di Assad., anche se rinviata a dopo. Se così stanno le cose siamo veramente in mano a dei dilettanti.

Il giubileo alle porte impone l’abbandono delle strategie errate finora battute e l’immediato avvio di nuovi rapporti che chiudano la nuova guerra fredda aperta dal ‘pacifista’ Obama che, con le sanzioni alla Russia, sta facendo più male ai paesi che le applicano che alla Russia stessa. E intanto con la vicenda del doping atletico si registra un ulteriore balzo in avanti della guerra fredda che rischia di compromettere la lotta al terrorismo che oggi è l’emergenza non più rinviabile.

                                                                       

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