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Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina da giovedì 28 aprile alle ore 21:00, con repliche venerdì 29 alle 21:00 e sabato 30 alle 17:30, in scena “Il bugiardo” di Carlo Goldoni. Regia di Giorgio Bongiovanni, produzione E.A.R. Teatro Di Messina

Il Bugiardo

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. “Il bugiardo” di Carlo Goldoni è una commedia ispirata alla “Verdad sospechosa”, dello spagnolo Juan Ruiz de Alarcón. Uno spettacolo per ridere dei bugiardi da commedia e del sottile confine tra verità e finzione. Sullo sfondo di una Venezia da favola, una serenata tra i canali innesca l’inarrestabile catena di menzogne che Lelio, come i bugiardi di ogni tempo, usa per mutare l’inganno in realtà.

 Note di regia di Giorgio Bongiovanni:

Nella commedia recitata in una sera di primavera del 1750 a Mantova, Goldoni non presentò certo al pubblico un personaggio del tutto nuovo: già un secolo prima Alarcón e Corneille avevano posto in scena figure di impenitenti bugiardi; per non parlare dei modelli omerici che avevano esaltato le menzogne di Odisseo come segno di raffinata intelligenza.

D’altra parte da sempre, in diversi campi dell’attività umana, dall’amore alla politica, dal commercio all’amicizia, dalla finanza fino (ovviamente) alla pubblicità, menzogna e verità sono sempre state separate da un unico, sottilissimo, labile confine.

Ne Il bugiardo di Goldoni si capovolge lo schema morale dell’intreccio con la perdita del giudizio moralistico nei confronti della menzogna. Lelio, il bugiardo, diventa simpatico, estroso e geniale nelle sue invenzioni. Il pubblico finisce per parteggiare per lui anche quando, alla fine, viene smascherato. È indicativo, a tal proposito, che Goldoni abbia deciso, nella terza edizione della commedia, di eliminare il Bargello, il capitano di polizia che arrestava Lelio per le sue malefatte, quasi a salvarlo dalla punizione, contrariamente a quanto da sempre avviene nel mito di Don Giovanni. Il dissoluto punito non riesce infatti, nonostante il suo disprezzo per il Cielo, a scampare alla condanna divina e alle fiamme dell’inferno; mentre Lelio, moderno Don Giovanni, farabutto e senza scrupoli, pur smascherato nelle sue nefandezze, se ne va impunito, senza soccombere ad un giudizio morale, né umano né divino.

La menzogna esercita fascino e simpatia, l’ingiustizia non viene punita. Tutti coloro che ne sono coinvolti la condannano, ma chi sta fuori a guardare la scena si diverte alle rocambolesche invenzioni del malvagio imbroglione. Il pubblico dovrebbe, teoricamente, avvertire un senso di disagio assistendo all’ultima scena, in cui si ritrova a simpatizzare con un ignobile farabutto che l’imperativo morale vorrebbe invece odioso. Goldoni sembra suggerirci che, probabilmente, questa simpatia verso il criminale, il maledetto, il pirata, è qualcosa di connaturato all’umano. Proprio come in Don Giovanni, il male è più attraente del bene.

Ma mentre nel mito di Don Giovanni interviene il divino a punire il malvagio e ristabilire la giustizia, in Goldoni (almeno nel Goldoni riformatore), al di là delle manierate battute finali per salvare le forme, in fin dei conti il male trionfa, o quantomeno non viene punito. Non si tratta di una adesione morale o un elogio del male, ma di una presa d’atto, di una raffigurazione della realtà e dell’umano con occhio disincantato, senza falsi moralismi e soprattutto senza il ricorso a una soluzione divina.

Questa è la vera riforma goldoniana: il Teatro descrive l’umano, il Mondo come è, non come dovrebbe essere o, addirittura, come vorremmo che fosse. L’uomo è fatto così: sarà male, sarà ingiusto, ma è così.

Noi tutti, sembra riflettere Goldoni, spettatori nel Teatro del Mondo, siamo attratti dall’ignobile menzogna, dall’offensiva ingiustizia, ma solo finché non ne siamo toccati. Se non siamo coinvolti ci divertiamo un mondo allo spettacolo del mentitore; ma quando tocca a noi, come ai personaggi sulla scena, ci arrabbiamo, ci indigniamo e siamo pronti a reclamare le più atroci pene per i bugiardi. 

Il bugiardo

di Carlo Goldoni

Regia di Giorgio Bongiovanni

Scene e costumi di Carla Ricotti

Musiche di Marco Mojana

Luci di Renzo Di Chio

Maschere dei Sartori

Regista assistente Bianca D'Amato

Assistente alle scene e ai costumi Ilaria Ariemme

Produzione E.A.R. Teatro Di Messina

Il Dottor Balanzoni                                Tommaso Minniti

Rosaura, sua figlia                                    Maria Laila Fernandez

Beatrice, sua figlia                        Roberta Catanese

Colombina, loro cameriera                      Carmen Panarello

Ottavio, amante di Beatrice                      Luca Fiorino

Florindo, amante di Rosaura                    Gabriele Furnari Falanga

Brighella, suo confidente                           Tommaso Minniti

Pantalone, padre di                      Leonardo de Colle

Lelio, il bugiardo                                      Angelo Campolo

Arlecchino, suo servo                             Enrico Bonavera

Un vetturino napolitano                           Lorenzo Pizzurro

Una giovine di mercante                          Adriana Mangano

Un portalettere                            Simone Corso 

Suonatori                                               Ilenia Giorgianni;  

 Raimonda Ruginyte   

  Sonia Zanetti 

Teatro Vittorio Emanuele

Giovedì 28 aprile ore 21:00, venerdì 29 aprile ore 21:00, sabato 30 aprile ore 17.30

Per info sui biglietti consultare il sito del Teatro Vittorio Emanuele www.teatrovittorioemanuele.it alla voce Biglietteria e www.ticketone.it

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