- di Angelo Miceli -
Noto ed utilizzato, ormai da millenni, nella cultura orientale dove è conosciuto come “Reishi” (Giappone) o “Ling-Zhi” (Cina), è largamente commercializzato a fini terapeutici sia di natura curativa che preventiva, attribuendogli, secondo i principi della medicina orientale, proprietà curative eccezionali tanto da identificalo come “Fungo dell’immortalità”
Molto più semplicemente la micologia moderna lo posiziona, con il nome scientifico di “Ganoderma lucidum”, nel Genere Ganoderma famiglia Ganodermataceae, Ordine Polyporales, inserendolo nel gruppo informale dei “Polipori”.
Nel gruppo vengono inserite specie fungine appartenenti a diverse famiglie: Fistulinaceae, Polyporaceae, Ganodermataceae, Bondarzewiaceaoe, Hymenochaetaceae…, tutte con imenoforo a tubuli, non asportabile dalla carne soprastante con la quale forma un insieme strettamente omogeneo. I basidiomi possono essere sessili (privi di gambo) o stipitati (munti di gambo), in tal caso il gambo può essere centrale, sub centrale o eccentrico.
I pori, a seconda delle varie specie, possono essere di forma regolare, arrotondata o irregolare e più o meno allungata.
Ganoderma lucidum(Curtis) P. Karst., protagonista della nostra “Riflessione Micologica”, nelle prime fasi della formazione si presenta come una protuberanza del tronco su cui nasce, con la parte terminale di colore bianco-biancastro non presentando, ancora, caratteristiche morfologiche ben definite e, quindi, difficilmente determinabile. Successivamente, in fase di maturazione, la parte terminale bianca maturerà l’imenio a pori assumendo caratteristiche morfo cromatiche ben precise per le quali è sempre facilmente determinabile e difficilmente confondibile con altre specie:
Cappello: si presenta con forma semicircolare, reniforme (a forma di rene, di fagiolo) o flabelliforme (a forma di ventaglio), a volte assume una caratteristica forma che ricorda quella di un mestolo. Può raggiungere un diametro di 5 – 10 cm, con uno spessore che si spinge fino ai 3 cm. Ha una superficie dura, coriacea, gibbosa e zonata, lucida di aspetto laccato od anche opaco, di colore rosso, rosso porporino più o meno intenso, rosso cupo, rosso fegato, a volte con una zonatura giallastra al margine.
Imenoforo: caratterizzato da tubuli molto corti con pori piccoli, rotondi, concolori ai tubuli, viranti al brunastro alla pressione.
Gambo: posizionato lateralmente al cappello in zona molto marginale esterna, raramente eccentrico, spesso eretto verticalmente, con forma sub cilindrica ed ondulato; concolore al cappello ed ugualmente lucido.
Carne: spessa, legnosa, tenace e fibrosa, inizialmente bianca poi colore ruggine.
Habitat: cresce e si riproduce, anche se apparentemente terricolo, da saprofita, su ceppi e radici interrate di latifoglie, specialmente di Querce; fruttifica tutto l’anno ed è molto comune.
Commestibilità: NON commestibile per il sapore amaro e per la consistenza legnosa.
Tossicità: rilevamenti statistici, anche se riferiti a casi limitati, conducono a ricoveri per grave epatotossicità, conseguenti al consumo di prodotti a base di polveri estratte dal carpoforo. Il principio tossico, ancora sconosciuto, conduce all’ipotesi che la tossicità sia conseguente all’assunzione contemporanea di altre sostanze (I. Milanesi, 2105).
Etimologia: dal greco gános = lucentezza e dérma = pelle, con la pelle lucente e
dal latino lucidus = lucido, per il suo aspetto.
In considerazione degli straordinari poteri curativi che gli vengono attribuiti dalla medicina orientale, attualmente viene coltivato in serra ed è commercializzato, con il nome di “Raishi”, in tutto il mondo. Il suo uso, nella medicina orientale, è conseguenziale ad abitudini consolidate nei secoli e comprovate da studi specifici che hanno consentito di isolare molti dei suoi componenti attivi, mentre tanti altri non risultano ancora conosciuti. Tra le popolazioni asiatiche è posizionano al primo posto tra i rimedi medici per la cura o la prevenzione di numerose patologie come acne, allergie, angina pectoris, artrite, asma, ipertensione arteriosa e tantissime altre ancora.
Il suo utilizzo, sotto forma di derivati in polvere e commercializzati in capsule o quali infusi, si va sempre più affermando anche nelle nazioni occidentali.
Senza volere entrare nel merito delle proprietà terapeutiche dei derivati del Ganoderma lucidum o di altre specie fungine, ritenendo che i funghi, in generale, presentano numerose sfaccettature e che gli elementi in essi contenuti non risultano ancora noti nella loro totalità e nei loro effetti sull’organismo umano, riteniamo opportuno consigliare precauzione nella assunzione di prodotti a base di derivati fungini al fine di evitare spiacevoli inconvenienti collegati ad effetti collaterali. Rimaniamo comunque fermamente convinti che gli studi condotti nell’ambito della micoterapia, scienza in fase progressiva di evoluzione, porteranno, in un prossimo futuro, alla scoperta di nuovi farmaci derivati dalle varie specie fungine e consentiranno di fugare, con certezze scientifiche, i dubbi che attualmente sorgono in merito all’utilizzo di derivati fungini, confermando o meno, la validità dei millenari rimedi della medicina orientale.
Foto:
- Franco Mondello – Angelo Miceli
- Assisi Francesca, Balestreri Stefano, Galli Roberto, 2008: Funghi velenosi. dalla Natura, Milano
- Balestreri Stefano, 2013: Ganoderma lucidum, Estratto da “Appunti di Micologia” (www.appuntidimicologia.it)
- Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca, 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013)
- Cocchi Luigi, Carmine Siniscalco, 2013: Micoterapia: speranze, illusioni, realtà. Alimenti & Bevande – Anno 16 n. 6: 26 – 33,
- Marino Rosanna, 2003: Funghi con principi medicinali (I° contributo). Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola - Trento anno XLVI n. 4: 355-364, Trento
- Milanesi Italo,2015: Conoscere i funghi velenosi ed i loro sosia commestibili. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
- Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampaolo, 2004:Atlante fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 1 (seconda ristampa). A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
Bibliografia essenziale:
Riferimenti siti web:
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