Questa è un’intervista che viene da lontano, precisamente dall’Australia e
Messina web.eu con piacere la ospita.
L’intervistatore, che in passato si era interessato del nostro artista ospitandolo in una sua trasmissione radiofonica, adesso ha posto dieci domande con le quali riesce a svelare alcuni lati non del tutto conosciuti di Giuseppe Messina
1 Quando hai scoperto la tua passione per l’arte?
Risp.:
Il Prof. Nino Bellinvia che, mi sembra abbia circa sette anni più di me, ha scritto qualche tempo fa, in un articolo, che quando veniva a casa mia con il padre che era amico del mio genitore, trovava dei fili legati tra sedia e sedia dove vi erano stesi degli acquerelli ad asciugare. Perciò devo dedurre che io abbia cominciato all’età di 10 o 11 anni a dilettarmi con i colori. C’è, però un altro aneddoto, che ho appreso da mio padre: pare che all’età di 13 anni io abbia scolpito, con attrezzi rudimentali, la faccia di Garibaldi in un gradino di pietra arenaria della scala esterna della casa dove abitavo. Per questo mi sono guadagnato degli scappellotti, ma il giorno dopo ho avuto la sua approvazione.
2. Giovanissimo ti trasferisci a Roma perche?
Risp.:
Volevo scoprire cosa c’era al di là dello stretto, nella capitale. Ero curioso, non mi bastava quello di cui potevo godere in Sicilia pur essendo questa ricca di beni culturali, monumentali, artistici e paesaggistici; non mi bastavano perché riconoscevo che tanta ricchezza giaceva abbandonata, non messa a frutto. Mi rendevo conto che qui alla maggior parte della gente, a cominciare dei tanti politici, piace sonnecchiare, come dice il principe di Salina nel Gattopardo.
3. Lì hai avuto molti incontri con artisti già affermati, con chi hai avuto rapporti anche di amicizia
Risp.:
Frequentando la “Casa della Cultura” di via Arenula era facile imbattersi e chiacchierare con diversi personaggi. Si organizzavano mostre per beneficenza, si tenevano conferenze. Mi sembra che proprio qui ho avuto modo di conoscere Renato Guttuso, Nanni Loi e altri
4. Hai qualche aneddoto?
Risp.:
Più che un aneddoto ho un’esperienza straordinaria che mi piace citare: alla morte di Carlo Levi l’orazione funebre fu pronunciata da Alberto Moravia proprio dietro l’altare della patria. io ero là e ciò mi ha dato modo di conoscere approfonditamente due grandi protagonisti della letteratura italiana: grazie alle parole di Moravia potevo conoscere Levi, ma mi permettevano di mettere a fuoco una conoscenza più profonda dello stesso Moravia.
5. Decidi di tornare a Barcellona come mai?
Risp.:
Perché così avevo deciso prima di allontanarmi dalla Sicilia.
Io ero andato via non per cercare lavoro; a quei tempi qui, se uno aveva voglia di lavorare, un impiego lo trovava: io volevo scoprire altre cose altra gente con cui confrontarmi ed apprendere regole diverse del vivere civile. Praticamente desideravo capire cos’è l’arte, la grande arte, quella che nasce dentro l’artista prima di assumere la sua forma. volevo mettere assieme un bagaglio da portare con me nel momento in cui avrei deciso di fare ritorno. Sinceramente credo di esserci riuscito.
6. Inizi una “battaglia” culturale per sensibilizzare le istituzioni e nasce il “Movimento per la Divulgazione Culturale”.
Risp.:
Quella di fondare il “Movimento per la Divulgazione Culturale” credo sia stata l’intuizione più azzeccata. Serviva un punto di aggregazione. Non avevamo una sede, ma ci riunivamo nel mio studio di via Roma che era diventato non soltanto punto di ritrovo, ma anche redazione de la molla il nostro organo mensile di stampa ed anche il luogo dove si facevano i montaggi dei nostri documentari. Sì, sono stati anni di intenso lavoro e, se così non fosse stato, non avremmo adesso un numero incredibile di persone che si occupa di arte, di poesia, di giornalismo e non avremmo i tanti siti dove si fanno mostre di pittura e non soltanto. Quando penso quanto poco c’era e cosa abbiamo in città non posso che dichiararmi soddisfatto.
7. Scultore, pittore, poeta, scrittore, regista insomma spazi a 360 gradi
Risp.:
Cerco di fare ciò che mi piace mettendo in pratica ed a frutto tutto quello che sono riuscito ad apprendere
8. Cosa consigli ai giovani che vogliono “ fare arte a Barcellona”
Risp.:
Consiglio a tutti di essere umili nella ricerca del confronto scegliendo i buoni maestri e di non mollare mai. Ciascun deve avere l’obiettivo di migliorare e pensare che si è sempre dei dilettanti
9. Ti aspettavi tutto questo affetto che ti sta circondando per i “tuoi primi 50 anni”
Risp.:
Sinceramente ho sempre lavorato con un primario obiettivo: l’interesse della nostra città. Evidentemente la gente comincia a capire quanto sia inutile e nocivo quel detto: “Nemo profeta in patria” un detto che serve soltanto a tagliare le gambe a chi intraprende un percorso impegnativo, spesso per il bene della comunità.
10. Cosa speri che cambi nella nostra “nostra Barcellona” e quali sono i tuoi progetti per i prossimi 50 anni. Auguri Pippo con il cruccio di non essere presente fisicamente e partecipare a queste celebrazioni che la nostra città ti sta riservando. Con l’affetto di una vita ti abbraccio. Paolo Puglia
Risp.:
Spero che scompaia del tutto quel detto che ha scoraggiato tante persone dotate di grande fantasia, di grandi capacità e che spesso sono state costrette ad andare via e mettere il loro bagaglio culturale a servizio di altre comunità. Perciò non “Nemo profeta in patria”, ma “Semper profeta in patria”!
Per quanto riguarda i miei progetti per i prossimi 50 anni, t’invito a farmi un’altra intervista poi…a tempo debito…