(nella foto Paola Radici Colace)
-di Rosario Fodale -
Organizzato dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria e dal Circolo Culturale “Rhegiun Juliii, si è svolto ieri, presso l’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, il Convegno su “Letteratura del Novecento: Pirandello e Alvaro”. Hanno portato i loro saluti il Dott. Giuseppe Nava, Presidente dell’Università per Stranieri e la Prof.ssa Mafalda Pollidori, membro del Direttivo del “Rhegium Julii”. Ha diretto i lavori la Dott.ssa Loreley Rosita Borruto Presidente del CIS.
Hanno relazionato due insigni professori dell’Università di Messina: Paola Radici Colace, ordinario di Filologia classica, sul tema “Pirandello: spazio e tempo dalla fisica al Nichilismo”, e Giuseppe Rando, ordinario di Letteratura Italiana, sul tema: “L’ultimo Alvaro tra politica, giornalismo e letteratura”.
Paola Radici Colace ha evidenziato, attraverso una capillare lettura di testi, come Pirandello abbia scoperto, prima di Einstein e contemporaneamente a Nietzsche, il relativismo e soprattutto la relatività del tempo e dello spazio, pervenendo a una visione nichilistica del mondo, in cui non ci sono più fatti e persone, ma interpretazioni e maschere, indossate da personaggi. Da qui, la rivoluzione culturale pirandelliana e l’invenzione, da parte del genio agrigentino, del teatro contemporaneo. La passione intellettuale e la precisione filologica della professoressa, supportate dagli strumenti informatici, hanno propiziato l’ascolto, in religioso silenzio, della bella relazione ai numerosi, attentissimi astanti.
Giuseppe Rando ha fatto quasi rivivere, con flash incisivi e fulminanti richiami testuali, davanti al folto, partecipe pubblico, quel grande scrittore e grand’uomo che fu Corrado Alvaro: un intellettuale libero, democratico, liberalsocialista, che si tenne sempre lontano dal potere (sia dal fascismo sia dal comunismo), e che fu cristiano, senza essere mai un bieco clericale. Ancorché la sua dignitosa distanza dai centri di potere gli abbia inibito un più vasto successo di pubblico. Il professore si è soffermato soprattutto su L’età breve, da lui considerato «capolavoro assoluto» ed «eccezionale romanzo di formazione», per l’alta istanza morale che lo attraversa (è il primo romanzo della letteratura italiana - e non solo - in cui viene denunciata – nel 1946! – l’orrenda pratica della pedofilia nei collegi gestiti da preti), per lo smalto inimitabile dello stile e per la compattezza mirabile della struttura; nonché su Tutto è accaduto, romanzo incompiuto, ma affresco originale e graffiante – mai troppo lodato – della caduta del fascismo nel 1943, dentro squarci di vita romana che trasudano miseria morale, opportunismo sistematico, devastante pratica clientelare, edonismo grossolano, sessualità degradata e orgiastica attorno al Capo (Mussolini, qui onorevole «Lamazza», che «in quegli anni stava acquistando una testa fallica» ): «tutte le parabole conclusive di regimi si somigliano» ha chiosato il relatore.